Re: Questo cazzo di voto

Inviato da  a_mensa il 19/8/2010 18:16:25
so che può apparire OT, ma credo che abbia invece una buona pertinenza con questo topic, proprio in relazione alla funzione del voto.

L’articolo sulla situazione irlandese è un’ottima occasione per mettere un po’ di punti fermi su un certo numero di questioni che ci riguardano molto da vicino.
Link:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7361&mode=&order=0&thold=0

Una cosa vorrei chiarire subito, tanto per non creare ne confusioni ne fraintendimenti, e cioè, per me, in un consesso civile i debiti si pagano. Tutti. Sempre. L’unica variante sull’andazzo attuale è CHI li deve pagare.
La prassi corrente vorrebbe che a pagare i debiti siano coloro che li contraggono. Chi ha il beneficio del prestito dovrebbe farsi carico di restituire quanto avuto, e anche con gli interessi.
Un’equa quantità di interessi ha due giustificazioni “morali”:
1) Disincentivare la richiesta di prestiti, limitandola ai soli casi veramente utili
2) Ricompensare il sacrificio di chi ha risparmiato
Torneremo eventualmente sul significato e quantificazione dell’”equo”(1), ma ora vorrei concentrarmi un attimo sul “chi”.
La legge prevede il reato di circonvenzione di incapace, e quindi andrebbe analizzato il significato di questa definizione.
Altro passettino riguarda il caso in cui si deleghi qualcuno a contrarre debiti in nome e per conto proprio.
Perché contrarre debiti ? semplice, perché viene speso più di quanto sarebbe opportuno in riferimento alle entrate.
Ora vediamo cosa accade in uno stato retto da un regime democratico rappresentativo.
Alcuni individui, raggruppati in partiti, si propongono a governare il paese.
Il popolo vota e quindi conferisce il mandato a dei rappresentanti.
E qui sta il primo problema.
Il mandato è un mandato in bianco. Una volta conferito, non c’è verso di revocarlo, anche se coloro che sono stati eletti facessero esattamente l’opposto di quanto promesso in campagna elettorale.
Non è un po’ troppo ? se voi vi rivolgete per alcune questioni ad un commercialista, o ad un amministratore, nel momento in cui aveste dei dubbi sulla sua onestà e/o correttezza gli revochereste il mandato e vi rivolgereste a qualcun altro no ? già perché nessuno vi obbliga a farvi ridurre sul lastrico da un disonesto/incompetente/scorretto. No, al primo errore, alla prima deviazione da quanto vi aspettate, lo liquidate e gli revocate il mandato. Il senso di questa possibilità è accettare un errore, ma non rendere quell’unico errore nella scelta della persona, la vostra rovina.
E invece no, in quello che chiamano sistema democratico, non è prevista la revoca. Una volta eletti fanno ciò che vogliono per i prossimi cinque anni. Dopo, e solo dopo, potrete affidarvi a qualcun altro.
Ma quanti danni si possono fare in cinque anni ? con un deficit di bilancio di solo il 4% annuo si accumulerebbe un debito di ben più del 20%.
L’altro particolare è che nessuno , quando si candida, chiarisce se ed eventualmente di quanto propone di indebitarsi.
Trattare gli elettori da persone competenti e soprattutto capaci di intendere e volere, è troppo impegnativo, vincolante. Fare un bilancio preventivo di come si vorrebbe gestire il pubblico denaro, permetterebbe agli elettori di fare scelte consapevoli.
Ma pare che questo è proprio quanto vogliano evitare. Nessuno prende impegni precisi e vincolanti, perché nessun altro lo fa, e quindi la scelta non viene fatta sicuramente su questo parametro.
La fotografia ricalca esattamente l’agire in nome e per conto di chi è incapace di intendere e volere. Carta bianca, cioè.
È inutile e stupido , quindi prendersela con un governo che dilapida risorse, che arricchisce la “cricca” dei soliti che ruotano nelle stanze del potere, che senza vergogna, anche in tempi di crisi, si alza i compensi per se e per i rappresentanti del popolo, è inutile e anche stupido inveire contro chi ha creato e continua ad aumentare il debito pubblico, quando si accetta un sistema che prevede proprio questa assenza di controllo.
La definizione di democrazia asserisce che il potere è del popolo.
Ma quale potere ? se non si possono contestare le voci di spesa del governo, se non si può contestare il modo e l’entità delle tassazioni, se non si può contestare la formazione e l’incremento di un debito che poi, direttamente o indirettamente tutti i cittadini sono chiamati a pagare.
E non solo il debito, ma gli interessi.
Sul nostro debito si pagano annualmente tra i 70 e gli 80 miliardi di euro di interessi.
Quante manovre si potrebbero evitare, disponendo di tutti quei soldi ?
Quanta sanità, quanta scuola, quanta giustizia in più si potrebbe avere ?
Quando la maggior parte di quel debito è stato creato (almeno qui in Italia) al governo c’era il CAF (Craxi, Andreotti, Forlani), e quel periodo è ricordato da tutti con una certa nostalgia. La Milano da bere, la ricordate ? peccato che in quel periodo il debito pubblico venne moltiplicato per 15, ed ora siamo nel purgatorio in cui si stenta a trovare di che pagare gli interessi, e per fortuna i tassi sono bassi, perché dovessero alzarsi, sarebbe un’ulteriore rovina. E forse, il rimborso del debito lo faranno i nostri figli o nipoti. E nel mentre noi paghiamo gli interessi.
Non serve prendersela con ministri scorretti, ladri, disonesti. Essi hanno avuto un mandato in bianco, e solo dei santi non ne avrebbero approfittato.
Il marcio è nel sistema, che chiamano “democratico” ma democratico si guarda bene dall’esserlo, quando il potere di decidere entrate, uscite, ed eventuali indebitamenti, non è previsto che ce l’abbia il popolo.
Anzi il popolo deve essere tenuto all’oscuro, non disturbare i “manovratori” che decidono nazionalizzazioni e privatizzazioni, spese, entrate, favori e penalizzazioni, sempre ovviamente a carico del solito contribuente cui è negato ogni potere di contrasto e di controllo.
L’ipocrisia di questo sistema lo si tocca con mano, quando i creditori bussano alla porta, o cominciano a rifiutarsi di rifinanziare i debiti, allora il popolo si accorge di esser sovraccaricato di una soma che non si aspettava, di un debito di cui non si sente responsabile perché non lo ha ne deciso ne approvato, nonostante continuino a dirgli che lui, popolo, è sovrano.
E allora si inveisce contro tutto e tutti, tranne che con quelli che sarebbe anche corretto appenderli per le palle sulla pubblica piazza, ovvero primi ministri e ministri del tesoro che a quella situazione hanno portato i loro popoli.
Ma soprattutto, dovrebbero guardarsi allo specchio e darsi dell’idiota per non essersi accorti della truffa che per ignoranza o per interesse hanno avallato. Ovvero questa “democrazia rappresentativa” senza controllo.
Mensa Andrea


Note:
#1 la finanza islamica non prevede interesse, ma la compartecipazione. Il mondo occidentale non è abituato a questo criterio, preferendo il tasso di interesse.
Tale tasso dovrebbe coprire almeno la svalutazione del denaro imprestato; inoltre ad esso è legato il “rischio di insolvenza”, ovvero la probabilità, viste le caratteristiche del debitore, che questi non possa rimborsare il prestito stesso alla scadenza. Più alta tale probabilità, maggiore il tasso di interesse.
Un altro parametro tiene conto della quantità di liquidità disponibile, ovvero quanto denaro è disponibile per essere imprestato, rispetto a quanto effettivamente viene richiesto. Maggiore è l’offerta, minore il tasso di interesse

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