@Notturno
Tu comunichi non verbalmente in continuazione, con successo e in maniera molto più ricca di quanto tu possa mai sapere, perfino provando a farci caso. Lo facciamo tutti.
Gli "esperimenti" come quelli del tuo professore sono giochi di prestigio per persone superficiali (non in senso dispregiativo, semplicemente che "si fermano alla superficie").
Effettivamente i giochetti e le cazzabubbole sensazionaliste che si possono leggere su un qualsiasi
"Empathy for dummies" vel similia sono vere e in linea di massima abbastanza precise, ma non sono molto diverse dalle
sconvolgenti rivelazioni sulle proporzioni tra piede e avambraccio e sono abbastanza fuorvianti per quel che riguarda la sensibilità autentica alle
grida silenziose che ci passano davanti agli occhi in continuazione.
I neuroni specchio (sempre che esistano veramente) e l'attenzione ai dettagli "alla Sherlock Holmes" possono aiutare molto
in lettura, così come una buona faccia di bronzo è indispensabile per modulare, quando possibile, la comunicazione
in scrittura, ma è tutta fondamentalmente questione di empatia e animo. Un'analisi intelligente della propria stessa persona, che pochi riescono a compiere ma che virtualmente sarebbe alla portata di tutti.
Per questo, all'interno di certe categorie di persone che condividono status ed esperienze emotive più o meno simili, come i depressi o gli omosessuali, il margine d'errore nel riconoscere all'istante un "consimile" è quasi 0.
Un'esperienza curiosa e molto formativa concernente l'argomento è relazionarsi con un
aspergeriano. Se ci riesci, puoi considerarti a pieno titolo un
esperto in materia (anche se non potrai fregiartene con nessuno!
).
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