Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  Mande il 6/6/2011 18:44:54
Cagliostro
Citazione:

Il post di Franceschetti mi è sembrato fin troppo apodittico, a totale delegittimazione del referendum, e quel fottuto post sulle scie chimiche subito susseguente mi ha veramente fatto impressione.

Premesso che non ho letto ciò che dice sulle scie chimiche per cui su quello non mi esprimo parliamo del suo articolo sul referendum.

Approfittiamo così per riassumere a cosa servono i referendum sull'acqua.
Franceschetti ha detto il vero solo che ha analizzato uno solo dei due quesiti. Cosa ha detto Franceschetti?

- Le aziende pubbliche che gestiscono l'acqua decadono automaticamente al 31-12-2011 a meno che non vendano il 40% delle loro azioni a privati.

Sostanzialmente è vero. Andrebbe aggiunto che il privato che entrerà in possesso di almeno il 40% delle azioni avrà diritto di gestire l'azienda come più gli aggrada come fosse socio di maggioranza.
Questo anche per rispondere ad Ashoka che si domandava come mai
"Girgenti, una società privata ma solo di nome, poiché esprime gli azionisti di minoranza ma è controllata al 56,5% dalla Acoset spa, società dei Comuni catanesi e dalla Voltano spa, di proprietà dei Comuni agrigentini."
si comportasse così.

La risposta è semplice. Con la nuova legge il privato che ha il 40% delle azioni si comporta come socio di maggioranza e prende autonomamente tutte le decisioni nonostante il pubblico abbia la maggioranza assoluta delle azioni (56,5%). Piccoli codicilli che nessuno legge.

Questa legge va abrogata per poter permettere di nuovo il controllo pubblico delle aziende. Ciò nonostante non vieta la loro privatizzazione.

- Francescetti poi dice che il vuoto legislativo verrà colmato seguendo le direttive europee.

Non è un mistero che la maggioranza delle leggi dello stato italiano che vengono emanate oggi non sono altro che ricezioni di "politiche comunitarie". Molto probabilmente il vuoto verrà colmato seguendo linee guida privatizzatrici emanate dal mai eletto consiglio europeo.

Dunque il referendum è inutile?

Ma neanche per sogno. Esiste apposta il secondo quesito sulla remunerazione del capitale. In pratica abolendo la remunerazione del capitale non vi sarà interesse per aziende private a partecipare ad eventuali gare imposte da direttive europee.

Ecco dunque che agendo su due punti si può ottenere l'obbiettivo. Da una parte viene abolita la legge che impediva la gestione pubblica e dall'altra viene tolto il movente alle aziende private per partecipare ad ipotetiche aste future.

Il referendum essendo istituto abrogativo e non propositivo più di così dubito potesse fare. Nulla vieta un domani di porre altri quesiti per abrogare eventuali leggi che non rispecchino la volontà della popolazione.

In merito alla speciosa critica che Lezik85 continua a riproporre ovvero che solo i privati hanno i capitali necessari giova ricordare che non è così.
La storia italiana degli ultimi anni mostra solo "capitalisti senza capitali" che chiedono prestiti bancari persino per fare le famose scalate. Che i capitali necessari (sempre se lo sono) per riammodernare la rete idrica vengano presi in prestito da privati o da enti verrebbe da dire che è quasi la stessa cosa.

Quasi perché in realtà non è esattamente lo stesso. Un ente pubblico non è soggetto a fallimento per definizione e di conseguenza i tassi con i quali remunera i capitali bancari sono sempre più bassi rispetto ad un privato. Di conseguenza è nella mia piena convenienza che se debito deve essere fatto (pubblico o privato nessuno tirerà fuori un euro di suo) tanto vale che venga remunerato il meno possibile.

Totalmente errata poi è la critica che eliminando la remunerazione del capitale con quesito referendario nessuna azienda riuscirà più ad ottenere prestiti, privata a pubblica che sia. I costi e gli ammortamenti dei capitali chiesti a prestito finiranno comunque nella bolletta. Quello che non potrà più finirci è la remunerazione degli azionisti fissata al 7% forfettario.

Ashoka
Citazione:

E alla vigilia dei referendum il governatore annuncia il varo di una legge regionale che consentirà agli utenti di diventare padroni degli acquedotti (e dell'acqua che bevono). La legge permetterà ai cittadini (quindi privati) di acquistare azioni delle società di gestione. Alcune, tra l'altro, sono già quotate in Borsa. "Se centomila toscani investono trentamila euro otteniamo tre miliardi", spiega Rossi, "è la cifra necessaria al piano ventennale". Le azioni acquistate dagli utenti sarebbero remunerate con un tasso di interesse leggermente superiore a quello bancario, ma inferiore al 7% riconosciuto oggi ai soci pubblici e privati.

Storia già vista e rivista della quale la privatizzazione di Telecom è esemplare. Si crea praticamente una "public company" (che non è sinonimo di azienda pubblica) all'americana con migliaia di azionisti senza diritto di voto ed un azionista di maggioranza che con poche percentuali (anche il 7%) può fare il bello ed il brutto tempo coi soldi degli altri.

"Siamo tutti froci col culo degli altri" soleva dire chi di queste porcherie se ne intendeva. Ma si sa, la storia insegna che la storia non insegna nulla.

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