Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  Makk il 14/6/2011 5:12:40
Citazione:

florizel ha scritto:
Makk (a Calvero)
Citazione:
… se accettano un certo stato di cose e modo di essere è solo perché non vedono sbocchi all'incazzatura, ma se gli mettono lì, sul piatto, scodellato e pronto, un modo plausibile e non troppo impegnativo di fare un gesto che ha una qualche speranza di essere significativo, allora quell'opportunità la colgono

Questa è una parte della realtà delle cose, ma va superata.
Altrimenti le cose restano a livello di urna, Makk.

Quello che và superato è la lagna continua su quanto sono stronzi questi italiani.

So' vent'anni che gli italiani sono alternativamente grandi quando ti danno i risultati che aspetti e "popolo dimmerda" quando non lo fanno.

Io ho molta più fiducia nelle persone e penso che se ti ciccano un referendum è perché hai fatto male a proporglielo.
Se sono sfiduciati è perché ne hanno motivo.
Se ti tolgono voti o non ti seguono nelle iniziative è perché stai perdendo la loro fiducia.
ecc...

Non sto "santificando" le masse.
Per come la vedo io le sto solo inquadrando per quello che sono, con la loro capacità infinita di subire e con la loro disponibilità a cogliere i segnali in bene e in male.

La [s]fiducia nella possibilità di reagire è come un odore che si sparge e permea l'intera collettività, non è facile percepirlo come individui ma come massa l'odore esiste e determina il comportamento.
Per chi vuole muoversi (e non ha la capacità di sentirlo, l'odore, non ce l'ha quasi nessuno) è frustrante non avere riscontro, o averlo parziale; come invece è esaltante quando, apparentemente per magia, le stesse cose che ieri ti davano risultati miseri oggi diventano entusiasmanti, allegre, travolgenti.

Per questo dico che, dato un modo semplice e che dia la sensazione di poter incidere, scoprirari che le persone non hanno problemi a partecipare.
Hanno problemi ad esporsi: se il momento non promette bene, se l'odore non è quello del muoversi ma di stagnare, saranno restie e stolidamente refrattarie.

E' avvilente vedere con quale miopia si esaltano o condannano le masse per qualcosa che non dipende da loro.
Che in sostanza vuol dire non capire la potenzialità sempre presente nelle masse, anche quando non la esprimono, e quanta disponibilità persino commovente dei singoli alla partecipazione, anche quando è compressa.
Salvo poi trovarsi sorpresi e quasi increduli quando invece le potenzialità vengono espresse: come fosse un fenomeno miracoloso. Quando invece è normalità anche quella, solo a pensarci un attimo.

Trovo irritante il senso di superiorità di chi crede di possedere chissà quale guida interiore e "marcia in più" ripsetto al "gregge".

Che se ne fa?
Se tanto non capisce la natura e i comportamenti dei propri simili, non è adatto a interagire con (né tantomeno a guidare) le persone rispetto alle quali si sente "altra cosa".

Né a capire che il ruolo di uno che si ritiene consapevole è di essere animatore e organizzatore nei momenti "alti" (siano essi stagioni o picchi isolati) e "custode della fiamma" in quelli di stagnazione.
Mansioni "di servizio" e di dubbia soddisfazione. Ma sono quelle che servono.

"Rimanere fermi" (nel caso: all'urna) è un concetto che presume un'evoluzione nelle masse.
Beh, se ci sarà evoluzione sarà l'intero contesto storico-politico-sociale a determinarla, non il singolo gesto. Le masse "sentiranno l'odore", e forse i loro movimenti non saranno resi vani dalle contromisure (perché le masse si muovono quasi sempre in danno di uno status quo).
Porsi il problema del "significato della vittoria referendaria" è un po' come voler comprendere il contenuto di un libro leggendone una singola pagina.
Operazione poi particolarmente difficile da parte di chi non ha molta stima e comprensione della forma letteraria e della tecnica di stampa.

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