Re: NO TAV INSEGNA.

Inviato da  florizel il 30/6/2011 13:20:54
Copio-incollo dal secondo articolo, e ci sarebbe da fare una disanima delle dinamiche, punto per punto, per svelare quanto di artificioso ci sia nella descrizione dell'evento.
E forse anche nell'evento stesso:

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/409347/

"L’imprenditore della Val Susa che, con i suoi operai, sta delimitando l’area del primo cantiere della linea ferroviaria Torino-Lione è stato aggredito da cinque militanti No Tav martedì sera a Susa, qualche minuto prima dell’inizio di una fiaccolata di solidarietà dopo lo sgombero del presidio della Maddalena di Chiomonte...

Ferdinando Lazzaro, titolare della Italcoge di Susa, stava rientrando a casa dopo più venti ore trascorse nel cantiere, blindato da 600 poliziotti e carabinieri. Era alla guida della sua auto, ha rallentato in attesa che i cancelli automatici si aprissero, quando è stato circondato dal gruppo di persone, tutte a volto scoperto.

Alcuni avevano la bandiera con il treno crociato sulle spalle, altri T-shirt con i simboli del movimento che per oltre vent’anni è riuscito a bloccare l’opera. Gli aggressori hanno spalancato le portiere con l’idea di trascinare fuori l’imprenditore, nella colluttazione ha battuto con violenza sulla carrozzeria, poi è stato ripetutamente colpito con calci e pugni. Insulti e minacce: «Traditore, infame, la pagherai prima o poi»."


Vado a cercare ITALCOGE nel web, e che ci trovo?

Il Lato Oscuro della TAV.

"Siamo nel novembre 2005, e la ditta Italcoge, oggi incaricata di realizzare la galleria geognostica per la Torino-Lione, appariva dentro le relazioni del comando della compagnia di Susa della Guardia di Finanza.

Poi finisce in un fascicolo che il pm Onelio Dodero aveva stilato per un processo di truffa aggravata che riguarda i titolari della casa di riposo San Giuseppe delle Salesiane di Don Bosco di Aglè.

I sospetti nascevano dal fatto che i titolari della Italcoge appartenevano alla stessa famiglia, i Lazzaro, di cui un componente è ritenuto affiliato fin dagli anni '70 al clan dei Mazzaferro.

Benedetto Lazzaro aveva ottenuto l'appalto per la manutenzione di un tratto dell'Autostrada del Frejus ed era stato consigliere comunale della Democrazia Cristiana a Susa. Nel fascicolo di Dodero vengono evidenziate alcune anomalie, a cui sarebbero stati collegati i familiari di Benedetto, tra cui Ferdinando Lazzaro, allora presidente Italcoge, nella richiesta di un finanziamento regionale di un milione e mezzo di euro.

Inoltre Ferdinando Lazzaro era stato indagato anche nel 2002 con l'accusa di aver truccato alcuni appalti e nel 1993 dei componenti della famiglia Lazzaro erano stati indagati per emissione di fatture false, a cui avrebbero fatto capo dei pagamenti in nero.

Oggi l'amministratore della Italcoge è Antonio Lazzaro, che era stato accusato di non pagare da mesi i suoi operai.
Accusa che lui aveva, il 23 maggio scorso, rispedito al mittente, in occasione di un'assemblea sindacale degli operai affermando che se i dipendenti non erano stati pagati per due mesi era a causa dei mancati finanziamenti statali."


Serve altro?

Torno all'articolo de La Stampa.

"È stato il presidente della Comunità Montana, Sandro Plano, che stava raggiungendo la piazza dove si stavano concentrando i primi partecipanti alla fiaccolata, a vedere la scena e a intervenire con decisione.
Plano s’è interposto tra gli aggressori e la vittima e li ha invitati ad andarsene, prima che la situazione si aggravasse ancora. Poi ha aiutato Lazzaro a riprendersi dallo choc. L’imprenditore è andato subito al pronto soccorso dell’ospedale di Susa, dove gli hanno diagnosticato una piccola frattura a un gomito, che è stato ingessato. Poi altre lesioni lievi, con prognosi di 10 giorni.

Ha presentato una denuncia (con la descrizione delle fisionomie degli aggressori) ai carabinieri di Susa, che hanno aperto un’inchiesta. Di sicuro né anarchici, né black bloc, né autonomi dei centri sociali torinesi. Ma gente della Val Susa, non giovanissima, forse militanti storici dei No Tav, ora alle prese con uno dei momenti più difficili del loro percorso, dopo la rapidissima e imprevedibile fine della Libera Repubblica della Maddalena, spazzata via dal blitz di lunedì mattina.

Plano, che da sempre esprime posizioni contrarie alla linea dell’Alta Velocità, spiega: «Non ho visto colpi, quando sono arrivato io volavano solo insulti e altre parole spiacevoli, li ho separati e ho convinto il gruppetto di No Tav ad andare via. Mi sembrava solo una discussione animata, sono arrivato dopo che era già iniziata»."


Il resto è una serie di subdole accuse fondate su ipotesi non date come verità assoluta dei fatti. Tanto per garantirsi lo stipendio.

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