Re: L'immagine mediatica della donna

Inviato da  perspicace il 24/11/2013 17:05:48
Nudo artistico o pornografia?

Oggi pomeriggio su un canale Mediaset alle 14:30 (quindi fascia protetta) secondo me hanno trasmesso pornografia.

Ma sembra che il confine sia labile o addirittura lavabile...

Il commercio del corpo: ruolo, etimologia e significato

I fatti di cronaca delle ultime settimane hanno bombardato le orecchie dei fruitori di giornali e telegiornali con parole come squillo, prostituta, escort, ecc. Questi termini che, tra l’altro, sono tutti sinonimi, hanno, nel significato, un senso comune che esprime una situazione di disagio e di povertà sia morale che economica.

Molte delle parole solitamente adoperate per indicare l’atto della prostituzione, infatti, hanno in sé una radice che indica, a seconda dei casi, l’azione del commercio, della vendita e dell’esposizione sul mercato. L’oggetto di tale traffico è, manco a dirlo, il corpo, inteso, però, nella sua appetibilità sessuale. Si parlava di situazione di disagio e povertà perché al fondo della scelta di dedicarsi alla prostituzione c’è una decisione estrema: è come dire che quando l’avaro mercato del lavoro non accetta più niente dell’individuo: ad esempio la capacità intellettiva, maturata dopo anni di studio, la prestanza fisica, dovuta alla giovane età, la capacità di compiere lavoretti manuali e artigianali, dovuta al senso pratico, allora non resta altro da fare che s-vendere per intero il proprio corpo. È questo, infatti, il senso della parola prostituta, derivata dal verbo latino sto (stare, porre) preceduto dal suffisso pro- (davanti), mettere davanti, esporre, in questo caso il proprio corpo, allo scopo di venderlo. C’è, invece, un senso più legato al denaro e al guadagno dietro le parole ‘porno’ e ‘meretrice’. Il primo dei due termini, infatti, deriva dal verbo greco pernēmi, che significa praticare il commercio e vendere, utilizzato, nel nostro caso, per indicare la pratica della vendita del proprio corpo. Con una sfumatura di significato leggermente differente, oggi la stessa parola indica tutto quel materiale che ha come oggetto l’esposizione del nudo, non quello artistico, effettuata, appunto, a fini di vendita. La radice mer-, invece, che sta alla base di meretrice, è la stessa del verbo latino mereo, che significa ottenere un guadagno, ma al di là del nostro caso specifico, il senso di questa parola non aveva un valore negativo per i romani. La valenza negativa compare quando il termine è declinato al femminile, infatti, meretrice è colei che ottiene un guadagno vendendo sé stessa. A una classe leggermente più alta appartengono, poi, le ragazze squillo. Questo vocabolo, nato da una traduzione italiana della locuzione inglese “call girl”, significa letteralmente ragazza chiamata, o meglio, ragazza a disposizione su chiamata. Visto il senso del discorso condotto fino ad ora, è abbastanza intuitivo capire il motivo della reperibilità delle squillo, che, però, sicuramente non sono costrette a esporsi in vendita sulla piazza o sulle strade, ma lavorano al riparo sia dagli agenti atmosferici che da possibili incidenti di sorta. Magari, ad essere esposte erano, però, le propagande delle loro prestazioni e la loro dignità di donne, purtroppo costrette a un mestiere infamante.[...]

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