Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?

Inviato da  perspicace il 21/11/2013 12:50:10
F-35. Intervista all'Ing. Armando Armando, ex pilota dell'Aeronautica Militare Italiana

In pratica mi sta dicendo che da una linea di velivoli di ideazione e fabbricazione interamente italiana od europea, passeremmo ad una generazione di aviogetti totalmente “made in USA”?

“Esattamente così: F-35 è un velivolo (meglio: sistema d’arma) di progettazione interamente americana di elevatissime pretese tecnologiche ed operative. Si tratta cioè di un sistema altamente sofisticato il cui sviluppo tecnico è tutt’altro che congelato ed anzi continuamente soggetto a revisioni e modifiche. L’esperienza ci insegna che quando programmi di quel tipo si trovano in fase di iniziale sperimentazione, i tempi di realizzazione e di consegna sono soggetti a ritardi enormi ed i costi sono conseguentemente soggetti a crescite incontrollabili dovute per lo più alle modifiche in corso d’opera. Esse si rivelano necessarie ed indispensabili per superare i problemi coevi ad ogni fase di sviluppo. Su queste modifiche l’industria è naturalmente indotta –per evidenti motivi di business- a favorire le emergenti modifiche costringendo di fatto il Cliente ad accettare, le innovazioni proposte per non vanificare ogni sforzo tecnico economico già impegnato/speso nel programma."

Ma non si rischia un forte “gap” operativo rimanendo ancorati, per i prossimi decenni, ai velivoli oggi in linea?

“Questo pericolo non c’è. Esiste un velivolo (anche qui, meglio chiamarlo sistema d’arma) modernissimo ed ormai maturo, di progettazione e costruzione completamente Europea, le cui linee di produzione sono tuttora in funzione e lo rimarranno per alcuni anni ancora. Si chiama Eurofighter 2000 “Typhoon” e ne sono dotate le Aeronautiche Militari di Gran Bretagna, Germania, Spagna ed Italia come Paesi partner del programma ed Austria ed Arabia Saudita come Paesi clienti”.

E lei ritiene che disponendo di tale velivolo il nostro paese possa affrontare le possibili e temibili sfide future in uno scenario di operatività che, sempre più spesso, non è solo nazionale?

“Il programma Eurofighter (ancora più del suo predecessore Tornado) nacque col preciso scopo di affrancare l’Europa dalla dipendenza dagli Stati Uniti quanto a tecnologie militari, ed infatti tutto il velivolo e tutti i suoi sistemi utilizzano esclusivamente componenti di fabbricazione europea. Il ruolo primario per cui il sistema Eurofighter è stato specificato e progettato è quello di conquistare la “superiorità aerea”, ovvero interdire all’avversario l’uso dello spazio aereo, integrando le proprie risorse aeromeccaniche (velocità, manovrabilità etc.), sensoristiche (radar, IR, comunicazioni etc.) e di armamento nella rete difensiva alleata”.

Possibile che con l’Eurofighter, entrato in linea presso il 4° Stormo Caccia nell’ormai lontano febbraio 2004, (e l’anno prossimo saranno 10 anni che vola) si possano sostenere gli impegni strategico-tattici-operativi cui il nostro paese e sempre più esposto anche in teatri extraterritoriali?

“ Non avrei dubbi in merito: l’Eurofighter, con opportuni adattamenti, potrebbe benissimo svolgere i ruoli previsti per F-35 in tutti gli scenari operativi ipotizzabili, anche senza disporre della caratteristica più tipica (e più costosa) di F-35 e cioè la presunta invisibilità ai radar (ma questa caratteristica potrebbe rivelarsi inutile nei prossimi anni con lo sviluppo di sistemi radar più “attenti”, e poi pare che le caratteristiche di invisibilità che sarebbero consentite ai velivoli venduti all’Italia non sarebbero le stesse di quelli usati dagli americani, ma questa è un’altra storia) .”

Dunque lei appare convinto che il programma Eurofighter (“Typhoon” questo il nome definitivo del velivolo) possa ben supplire ad un’eventuale assenza dell’F35 dalle nostre linee di volo. Ma a quali ulteriori costi di produzione si andrebbe incontro per poter “adattare” il Typhoon e farlo… rassomigliare all’F35?

“Il programma Eurofighter è costato caro, ma ha dato e dà lavoro a migliaia di tecnici ed operai in tutta Europa, ed ha consentito alle nostre industrie di fare un enorme salto di qualità in termini di ricerca, progettazione, test e tecnologie di produzione con le ovvie ricadute tecnologiche anche in tutti i settori civili più avanzati dell’elettronica, della meccanica e della logistica internazionale”

Ma il mondo militare ed industriale sembra affermare e garantire che il programma F35 avrà enormi ricadute occupazionali e consentirà l’acquisizione di vaste e concrete conoscenze aeronautiche al pari delle già note esperienze e conquiste rese possibili dall’adozione dell’ormai sperimentato ed efficiente Eurofighter?

“Le cose non stanno in questi termini: il programma F-35 darà minime ricadute occupazionali in Italia (costruzione di qualche parte di struttura e montaggio finale dei velivoli) e praticamente nessuna ricaduta di know-how, in quanto gli Stati Uniti hanno già ampiamente dimostrato di non voler trasferire nessuna conoscenza sulle tecnologie avanzate coinvolte (tutti i “joint project group” messi in piedi si sono rivelati una grossa delusione per gli ingegneri delle società non americane che vi hanno partecipato)”.

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