Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?

Inviato da  CescoC il 4/12/2013 14:36:30
Ue contro Russia: la campagna di Ucraina

26 novembre 2013

Lo scontro fra Unione Europea e Russia ha per teatro di operazioni l’Ucraina, sempre più ostaggio di opposti interessi, che, naturalmente, non sono quelli del popolo, ma di oligarchie sostenute da potenze straniere che vogliono farne terra di conquista economica.

Se, però, la Russia, nel perseguire i suoi interessi, sta operando attraverso le legittime forme di pressione consentite dal diritto e gli usi internazionali, l’UE, prima ancora di aver inglobato l’Ucraina, già la considera come un paese a sovranità limitata, intervenendo direttamente nei suoi affari interni con estrema arroganza.

Il primo passo di questa affermazione di potere era stato l’esigere che l’Ucraina trovasse modo di scarcerare la corrotta ex primo ministro Yulia Timoschenko, condannata a sette anni di reclusione dopo un regolare e legittimo processo, perché questa era stata l’eroina di quella rivoluzione arancione, con cui si voleva imporre l’influenza geopolitica occidentale sul paese, esportandovi democrazia a dispetto dei risultati delle urne. Le leggi ad personam, però, che prevedevano la possibilità di curare all’estero la Timoschenko, con un biglietto di sola andata, sono state respinte dal Parlamento eletto dal popolo ucraino e questa manifestazione di sovranità popolare ha interrotto il negoziato: nessuno può opporsi al volere di una eurocrazia, che essendo priva di qualsiasi legittimazione democratica, la aborre.

Nonostante ciò, il vero intervento a gamba tesa dell’UE è l’impedire all’Ucraina di discutere direttamente e pariteticamente con la Russia. Così, alla richiesta di aprire un tavolo trilaterale parallelo alle trattative per l’ingresso nell’Unione, la risposta di Bruxelles è stata negativa: non vi è alcun motivo che un terzo possa interferire in una trattativa che è esclusivamente bilaterale e sbilanciata.

Inoltre, dimostrando così di trattare Kiev come ormai subalterna a Bruxelles, gli eurocrati hanno dichiarato che, comprendendo che la Russia può aver delle preoccupazioni per l’ingresso dell’Ucraina nello spazio economico dell’Unione, sono pronti ad aprire un tavolo bilaterale con Mosca. Con Mosca e basta, però. Kiev per Bruxelles non avrebbe già più alcuna voce in capitolo: l’Ucraina viene trattata come uno Stato a sovranità limitata, assoggettato al volere delle oligarchie atlantiste.

Gli ucraini sono, comunque, fortemente divisi: da una parte c’è il pragmatismo di chi parteggia per la Russia nella consapevolezza della situazione disastrosa in cui versa l’UE, che ha poco da offrire e che quel poco promesso non lo formalizza; dall’altra c’è il ricordo dell’Holodomor, il genocidio per fame che subì il paese nel 1933 sotto il dominio stalinista, e il fatto che gli ucraini hanno sempre vissuto l’unione alla Russia come una dominazione straniera.

Gli scontri intestini sarebbero, pertanto, legittimi e comprensibili, non fosse che sono guidati dall’estero e che entrambe le fazioni si ritrovano a essere non al servizio degli interessi della propria nazione, ma asserviti a quelli delle potenze che stanno usando l’Ucraina come un campo di battaglia in una guerra combattuta con le armi della pressione economica.

Anche il fronte della (dis)informazione è, naturalmente, mobilitato. Euronews, la voce dell’eurocrazia, titola «Manifestazioni e scontri a Kiev», sottolineando che sono scesi in piazza a migliaia contro il presidente Viktor Yanukovich, colpevole «di una gestione miope del Paese e di subalternità a Mosca», ma solo en passant rileva che vi sono state anche manifestazioni anti UE a poca distanza. Sono, però, paradossalmente le manifestazioni antieuropeiste che rendono l’Ucraina più vicina agli altri popoli d’Europa, anch’essi mobilitati contro Bruxelles, anziché l’adesione ai vincoli di un contratto capestro, propugnato da dirigenti di partiti che, quanto a “subalternità”, non scherzano affatto.

La succitata rete all news, nel sostenere il diritto dell’UE a inglobare l’Ucraina, si lascia sfuggire un dettaglio da cui emerge chiaramente che l’interesse ucraino è di entrare nell’unione doganale con Russia, Bielorussia e Kazakhstan: «la Russia è il primo partner commerciale e il principale fornitore di gas metano. Con questo dietrofront Kiev si è messa al riparo da, più volte minacciate, ritorsioni da parte di Mosca».
Interessante notare, anche, come le naturali conseguenze economiche derivanti dall’adesione ad una organizzazione sovrannazionale invece che a un’altra, siano presentate come ritorsioni se messe in atto dai russi, mentre si ritiene normale che la UE sbatta la porta in faccia e ponga in atto le medesime “ritorsioni” in rapporto alla vicenda Timoschenko, inalberandosi perché il Parlamento ucraino, nel sovrano esercizio delle sue funzioni, non approva le leggi volute da una oligarchia straniera che pretende la scarcerazione di un corrotto.

È evidente che sia la Russia che la UE perseguono i loro interessi, più o meno legittimi, ma gli ucraini nel decidere con chi schierarsi dovrebbero tenere a mente un “dettaglio” fondamentale: nello scontro per “conquistarli” Mosca è favorevole ad incontri trilaterali e non sembra intenzionata a sedere a un tavolo bilaterale con la sola UE ed escludendo Kiev, mentre la UE rifiuta di trattare se non bilateralmente. Questo significa che per la Russia l’Ucraina è uno Stato sovrano, mentre per l’Unione no. Secondo Bruxelles l’Ucraina la sovranità l’ha già persa e non può pretendere di sedere ad un tavolo paritetico che preveda anche la Russia: a rappresentarla ci pensa l’UE, e Kiev può solo trattare per l’adesione e in posizione di sudditanza.

Infine, c’è da chiedersi che senso abbia entrare in uno spazio economico in via disgregazione e che non ha nessuna intenzione di rinnovarsi e riformarsi, neppure per salvarsi, come conferma l’arroganza dirigistica con cui vengono affrontati i negoziati con l’Ucraina. Arroganza che gli eurodeputati ardiscono anche contro Putin al quale, in una risoluzione, richiedono lo stop alle minacce e alle pressioni sui Paesi dell'Europa orientale, pronti a stipulare accordi con l'Unione Europea, dopo le recenti “sanzioni commerciali” nei confronti di Ucraina e Moldavia e le minacce all'Armenia, nell’intento di dissuaderle dallo stringere intese con la stessa Ue.

Certo che se l’UE sostiene che di sanzioni si tratti c’è da crederle, visto che essa ha una lunga tradizione come sanzionatrice di tutto e tutti, ma forse si tratta di “sanzioni” non solo legittime, ma logiche, considerato che l’UE le pratica regolarmente. Per Bruxelles, infatti, l’annuncio dell'Armenia di voler aderire all'unione doganale russa sarebbe incompatibile con un accordo di libero scambio con l'Ue. Non è forse anche questa una sanzione, nel segno della minaccia e della pressione? Se sì, ciò legittima le misure russe di ritorsione; se no, il comportamento di Mosca rientra nei normali tentativi di condizionamento: l’UE si rassegni, il mondo è ridiventato multipolare anche per le potenze economiche e, come in geopolitica, non conviene mettersi contro la Russia o si rischia di ritrovarsi alla canna del gas.

Ferdinando Menconi

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