Scuola dell'obbligo

Inviato da  caviale il 13/5/2014 15:15:52
Salve,
premetto che scrivo da lettore abitudinale di Luogocomune, ma non ho mai seguito più di tanto il forum, nonostante la grande ricchezza derivante dal confronto e il pluralismo che ho apprezzato molto nei commenti agli articoli.
Ammetto di sentirmi restìo nel condividere opinioni o pensieri (miei) che per qualche motivo mi sembrano "non all'altezza" della generale lucidità che guida la maggior parte degli utenti che commentano usualmente sul sito, questo stesso topic mi lascia perplesso (per l'utilità che potrebbe avere) tuttavia ho deciso di provare a porre questa questione, su cui ho riflettuto e dalla cui eventuale conclusione mi trovo ancora molto lontano.

La questione riguarda, come intuibile, la scuola dell'obbligo. O meglio, i motivi storici (su cui sono ignorantissimo) e ideologici (non so se rende questa parola) per cui è stata imposta, perlomeno in Italia, la frequentazione obbligatoria della scuola ma soprattutto sugli effetti che essa produce negli individui della società.

Chiarisco che parlo da interno, cioè da studente di liceo, e per la stessa condizione anche da immaturo (potrei non avere una visione complessiva), ma penso che l'esperienza personale abbia un ruolo decisivo (e l'ha avuto per me) se si vuole affrontare un qualsiasi argomento.

L'interesse per l'argomento nasce da un'iniziale insofferenza verso le strutture con cui la scuola è organizzata, la gerarchia (principio di autorità) e l'andazzo generale che hanno fatto sorgere in me molti dubbi, che adesso cercherò di spiegare.

Mi rendo conto in corso d'opera che una riflessione di tipo discorsivo andrebbe troppo per le lunghe (si può sempre rimediare in seguito) quindi proverò a sintetizzare in punti principali i nodi della questione.

1) Nella scuola italiana il professore parla, scrive, assegna e lo studente (passivamente) ascolta, scrive, esegue. Il tutto avviene in modo prettamente frontale (con ovvie eccezioni dovute a particolari personalità), nozionistico e quasi mnemonico. Ma com'è che, fino alla terza superiore (esperienza personale ma, guarda caso, limite attuale dell'obbligo scolastico) ogni cosa viene insegnata come conoscenza certa assoluta e indiscussa, nonostante le stesse materie studiate confermino la provvisorietà di tali conoscenze? (es astronomia, storia dell'evoluzione, ecc)

2) Il fulcro del lavoro del professore sta nel raggiungimento negli studenti di risultati prestabiliti (non siamo forse individui con diverse personalità e attitudini?).
Perchè tutti i professori (con incarichi a vita) lasciano (per probabile sfinimento o stanchezza professionale, ma spesso per convinzione) che l'incentivo a studiare e "andare bene" sia il voto, universale e obiettivo (in pura teoria)? IN altri termini, perchè tutti, appena entrati a scuola, entrano nella stessa dinamica di studio+capacità=voto buono; studio-capacità=voto medio(+ contrari e sfumature varie), ma sempre nell'ottica di un adeguamento ai canoni generali come raggiungimento di un obiettivo comune?
(questo punto mi rendo conto di averlo spiegato male, ma il linguaggio spesso rappresenta per me un limite)

3) Ogni iniziativa personale, ogni creazione non richiesta (stile the wall), ogni spinta "autonomista", peraltro tipica dei ragazzi giovani, viene costantemente repressa e umiliata nel nome di un non ben specificato "non puoi fare come vuoi tu"(in compenso si fa come dice il prof o l'autorità di turno)?

Non mi chiedo se tali meccanismi (specie il numero 2), odiosi per chi di indole è incline all'auto-nomia, comodi per chi cerca nel raggiungere obiettivi considerati buoni soddisfazione e compiacimento, siano educativi o meno (i meccanismi), anche perchè ogni pensiero sull'argomento è opinabile,
mi chiedo piuttosto se non siano proprio una sorta di indottrinamento delle masse infantili e giovani su come "doversi comportare" (non riesco a dirlo meglio, perdonatemi), una selezione preventiva fra chi, abituato a farcela con certi modi e metodi, andrà avanti e chi è destinato a perdere.

In attesa di risposte, confronti e critiche (considero LC ad un livello superiore al mio modo di affrontare le questioni quindi sono tutt'orecchi), e del dono di qualche Dio dell'espressione linguistica e del ragionamento discorsivo,
vi auguro una buona vita

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