Re: CREDO MUTWA, UN GRANDE ANZIANO SCIAMANO ZULU'

Inviato da  benitoche il 10/4/2015 11:32:58
vedo che han tutti le idee molto chiare

Manchi solo tu

Citazione:

peonia ha scritto:
grazie Benitoche, non la conoscevo questa narrazione anche se su Atlantide qualosa di simile l'avevo letta.
Che te ne sembra di Credo?

certo unisce e collega un sacco di cose...


I chiaroveggenti riportano tutti le stesse informazioni ,le loro visioni coincidono sempre.Meglio della datazione al carbonio

Davide71,Steiner?

le mie informazioni sono sempre e solo citazioni di Steiner;un chiaroveggente ,come dicevo a Redna ,risulta estremamente "preciso"

Citazione:
Quello che non mi torna è la possibilità che sia esistita una terra tra l'Europa e l'America. Non prendermi per pazzo, ma potrebbe essere che la civiltà atlantidea si sia sviluppata prima che l'Africa e l'America si separassero?






è vero che la storia insegna, e se è giusto il concetto del Vico secondo cui essa si ripete per alternanza di cicli temporali, allora per capire quello che sta succedendo adesso a questo bizzarro mondo, nel tormentato e non del tutto ponderato presente dell’umana civiltà, vale la pena di andare a rileggersi le considerazioni di chi ha indagato gli avvenimenti e i personaggi che li hanno mossi con il calibro e la lente della conoscenza esoterica e spirituale. Perché accadono fatti, in questo melting pot, o salad bowl del villaggio globale, che meritano di essere letti e valutati tenendo conto non tanto della causalità indeterminata delle vicende, quanto piuttosto valutando la plausibile responsabilità di un complotto di forze agenti in base a leggi e propositi ostili al progresso materiale e morale degli uomini. Che ciò sia vero lo prova il fatto che appena si ventila l’interferenza di un simile complotto in una qualunque occorrenza della cronaca, ecco che spunta il giorna- lista, l’esperto, il maître à penser, persino il sacerdote, tutti pronti a giurare che si tratta di paranoia, di mania di persecuzione, di demenza senile. Capita ogni qualvolta uno spirito vigile avverte che il complotto è stato imbastito, che il Male, attraverso operatori subalterni e compiacenti, ha colpito ancora. Subito si attivano allora gli ingegni perversi che, speculando con ogni possibile teorema, mirano a provare che il Male non esiste, che fa parte dei deliri mentali e psichici di personalità sprovvedute, inadeguate a reggere il passo di carica di questa civiltà d’assalto.

E invece il Male esiste, da quando, calato nella veste materica, l’uomo iniziò il suo percorso evolutivo, combattendo un’aspra lotta per ritornare alla dimensione angelica e imperitura da cui si era esiliato.
Esiste, eccome, il Signore occulto – ma ora neanche tanto – della Materia, e ha molto bene operato con le sue pompe e seduzioni, diabolicamente fingendo di non esserci, o di essere altro, o di trovarsi altrove.
La sua opera tangibile ebbe inizio ai primordi della storia umana, nelle nebbie ovattate di Atlantide, quando il dorato e felice continente avvertiva ormai i sinistri bagliori della sua inarrestabile decadenza.
«Lo sviluppo della ricchezza materiale sotto i re-pontefici della razza tolteca avrebbe avuto il suo con- traccolpo fatale: con la crescente coscienza dell’Io si destarono l’orgoglio e lo spirito di dominio. La prima eruzione delle cattive passioni si verificò presso una razza alleata dei Toltechi, una razza incrociata ai Lèmuri dal color giallo nerastro: i Turanici dell’Atlantide, gli antenati dei Turanici d’Asia, e i padri della magia nera. Alla magia bianca, opera disinteressata dell’uomo in armonia con le potenze dell’alto, si oppone la magia nera, che si richiama alle forze del basso sotto la spinta dell’ambizione e della lussuria. I re turanici vollero dominare e godere schiacciando i loro vicini. Ruppero il patto fraterno che li legava ai re toltechi e cambiarono il culto. Furono istituiti i sacrifici cruenti. Invece della pura bevanda dell’ispirazione divina si bevve il sangue nero dei tori, evocatore di influenze demoniache. ...Si videro culti mostruosi, templi consacrati a serpenti giganteschi, a pterodattili viventi, divoratori di vittime umane. L’uomo potente si fece adorare da greggi di schiavi e di donne. Da quando con la corruzione atlantidea la donna divenne uno strumento di piacere, la frenesia sensuale si sviluppò con una forza crescente. La poligamia pullulava.

...Di secolo in secolo il male si accumulò: l’irruzione invadente del vizio, il furore dell’egoismo e l’anarchia raggiunsero una tale estensione che tutta la popolazione si divise in due campi. Una minoranza si raggruppò attorno ai re toltechi, rimasti fedeli all’antica tradizione, mentre il resto adottò la religione tene- brosa dei Turanici. ... Il pontefice dei re solari dovette rifugiarsi nel nord, vicino ad un re alleato dei Tlavatli, dove si stabilí con un nucleo di fedeli. A partire da quel momento ebbero inizio le grandi migrazioni verso l’Oriente, mentre la civiltà propriamente atlantidea non fece che decadere. I Turanici occuparono la metropoli e il culto del sangue profanò il tempio del Sole. La magia nera trionfava, e corruzione e perversità raggiunsero proporzioni spaventose in quell’umanità impulsiva, ancora sprovvista del freno della ragione.

...Infine il disordine toccò gli elementi e tutta la natura, némesi ineluttabile della magia nera. Una prima catastrofe separò l’Atlantide dall’America nascente ed altre seguirono ad intervalli regolari.
...La Terra è un essere vivente. La sua crosta solida e minerale non è che una piccola scorza rispetto all’interno del globo, composto di sfere concentriche di materia sottile, che sono gli organi sensitivi e genera- tori del pianeta. Ricettacoli di forze primordiali, queste viscere vibranti del globo rispondono magneticamente ai moti che agitano l’umanità: tesaurizzano in un certo senso l’elettricità delle passioni umane, per rinviarla poi periodicamente alla superficie, in enormi masse.
Ai tempi della Lemuria lo scatenamento dell’animalità brutale aveva fatto zampillare direttamente il fuoco terrestre alla superficie del globo, e il continente lemurico si era trasformato in una specie di solfatara bollente, in cui migliaia di vulcani agivano per sterminare con il fuoco quel mondo brulicante di mostri deformi.
Ai tempi di Atlantide l’effetto delle passioni umane sull’anima ignea della terra fu piú complesso e non meno spaventoso. ...Inoltre le scariche elettriche che accompagnarono quei fenomeni scatenarono nell’atmo- sfera cicloni, tempeste e uragani mai visti. Una parte dell’acqua che fino allora vagava nell’aria sotto forma di vapore piombò sul continente in cascate e piogge torrenziali»(1).
La rovina di Atlantide non avvenne dunque per inabissamento, e quindi per acqua. Questa fu, nella fase finale del dramma, una pietosa copertura d’oblio su una civiltà distrutta prima dal fuoco delle passioni, dei vizi irrefrenabili, delle devozioni mostruose. Fu il fuoco dei vulcani sottomarini che, erodendo la base su cui pog- giava il continente, lo fece sprofondare negli abissi oceanici. Effetto eso/endo: quello che è dentro l’uomo si trasmette per osmosi al pianeta che lo ospita, uno scambio positivo allorquando il travaso è di valori ideali, distruttivo nei casi in cui il baratto avviene per commercio animico con le forze inferiori. «La magia nera
agiva direttamente in tutta la sua potenza sul centro della Terra, da cui traeva la sua forza. Da lí essa suscitò nel cerchio di fuoco elementare altri impulsi. Questo fuoco, venuto dalle profondità per vie tortuose, si accu- mulò nei crepacci e nelle caverne della crosta terrestre. ...Dal loro punto di partenza al loro punto d’arrivo queste ondate di fuoco sotterraneo scavavano la crosta terrestre dell’antico continente. Con la sottrazione della sua base, L’Atlantide sprofondò in pezzi e finí per crollare nel mare con una gran parte dei suoi abitanti»(2).
Sono trascorsi da quella catastrofe planetaria piú di 12.000 anni, basandoci su quanto ci dicono i sacerdoti egizi per bocca di Solone, e che Platone conferma nel Crizia e nel Timeo, eppure l’umanità conserva tuttora,
nelle pieghe piú remote della sua memoria ancestrale e nel corredo archetipico, il ricordo della rovina del mondo per fuoco, scatenato dalle Potenze ignee del pianeta sollecitate ad agire dalla caduta morale dell’uomo.
Gli Etruschi, popolo misterioso apparso come un fantasma nello scenario delle civiltà protoitaliche, erano forse nella corrente delle migrazioni da Atlantide al seguito dei re Toltechi per allontanarsi dai crudeli operatori di magia nera, i Turanici, verso Occidente. Dopo un tortuoso peregrinare millenario, approdarono in Asia Minore, e da qui, portati sempre dall’onda lunga di una segreta esigenza di trovare un luogo definitivo e con- sono alle loro esigenze magico-misteriche, si insediarono nella regione che per connotazioni geologiche, umori terrestri, bontà del suolo e immanenza di geni benigni, ricordava loro l’ubertosa Atlantide, ricca di verde e di acque, dedita alla magia bianca e ai culti sereni di divinità benevole, dispensatrici di doni materiali e soprannaturali. Ma il ricordo del fuoco che aveva corroso dall’interno il felice continente, facendolo sprofon- dare, non li aveva mai abbandonati, era un dato ricorrente nelle loro espressioni religiose ed artistiche. Per esorcizzarne il devastante potere avevano coniato uno scongiuro, composto di due sole parole: “Arse verse”. Lo imprimevano sul frontone dei templi, sugli architravi degli edifici pubblici, sulla facciata delle case. I Romani li imitarono, ben conoscendo le attitudini alla magia e al vaticinio possedute da quello strano popolo loro vicino, prima nemico e poi mèntore e modello di organizzazione sociale e culturale. “Allontana il fuoco”, elemento di vita e origine di tutte le cose create, ma allo stesso tempo strumento di distruzione catartica, di purificazione attraverso la consunzione della materia per la nascita di un nuovo ordine cosmico e naturale. Fuoco che si allea spesso con l’acqua, nonostante le loro qualità fisiche, almeno in apparenza, li contrappongano

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