Re: LA STORIA CHE NON HO STUDIATO...

Inviato da  toussaint il 23/6/2015 12:50:42
C'è un altro particolare interessante.
Tutti voi avrete sentito parlare di Katyn, ossia del massacro di migliaia di soldati e militari polacchi che Polonia e occidente attribuiscono ai russi per fiaccare il sentimento indipendentista polacco nei confronti della Russia, mentre i russi lo attribuiscono ai nazisti e accusano l'occidente di voler screditare i russi.
Ma nessuno ha mai sentito parlare dei progrom ucraini nei confronti della popolazione civile polacca che abitava nella regione di Leopoli (o L'viv), la roccaforte del banderismo ucraino.
E non ne avete mai sentito parlare perché la Polonia è oggi la principale animatrice e finanziatrice del movimento naziONALIsta ucraino.
E se non credete a me dovreste credere a uno che certo comunista non è, ovvero il Presidente della Repubblica Ceca Milos Zeman che così ha risposto su Facebook a un gruppo di "studiosi" ucraini che lo invitava a rivalutare la figura di Stepan Bandera:

"Conoscete la frase di Bandera: 'Dovete uccidere ogni persona polacca in età tra i 6 e i 60 anni?" Se affermate di non saperlo, mi chiedo che studiosi siete. Se invece conoscete quella frase di Bandera, avrei una seconda domanda:
"Siete d'accordo oppure no?" Se siete d'accordo con quella frase, allora la nostra discussione si chiude qua“
Il post di Zeman è apparso Venerdì 8 Gennaio sulla sua pagina di Facebook. Il quotidiano online in lingua inglese The Prague Post ne ha dato notizia lo stessogiorno. Sebbene ignorata dai media occidentali, la notizia circola ora nei social network.
Non è la prima volta che Zeman fa parlare di se con delle prese di posizioni controcorrente a favore della Russia. All'inizio della settimana scorsa aveva definito l'attuale primo ministro ucraino, Arseniy Yatsenyuk, un "guerrafondaio“ non interessato ad una soluzione pacifica della crisi nel Donbass. In un altra occasione aveva sbeffeggiato le Pussy Riots.
L'atteggiamento di Zeman non deve essere passato inosservato a Washington, se già il 2 Dicembre un gruppo di 500 manifestanti aveva inscenato una improbabile protesta a Praga chiedendo le sue dimissioni, e affermando di avere ottenuto 100 000 firme con la loro petizione online. In quell'occasione i manifestanti esibirono cartelline e altri oggetti e indumenti di colore rosso, in perfetto stile "rivoluzione colorata“ made in USA. Fu un buco nell'acqua, ma anche una conferma di come gli USA sono sempre pronti a far scattare le loro ONG per destabilizzare il Paese non allineato di turno. Chissà se a Londra i bookmakers hanno già iniziato a scommettere sul colore della "rivoluzione“ a Budapest prossima ventura! (edit, riferimento all'altro governo dell'Europa dell'Est vicino a Putin, quello ungherese di Orban)
Ma torniamo a Zeman, e alla sua lettera aperta. Il tono è lapidale eppure pacato; sempre cortese, ma fermo nel delineare prese di posizioni ineccepibili.
Il presidente ceco ricorda ai sedicenti studiosi di cose ucraine quale fosse l'aspirazione di Bandera: fare dell'Ucraina uno stato vassallo della Germania.
L'ideologo nazista Alfred Rosenberg - quello condannato a morte per crimini contro l'umanità dal tribunale di Norinberga – era favorevole al disegno di Bandera.
Hitler, spiega Zeman, aveva però un altro piano: dare, a guerra vinta, l'Ucraina ai contadini tedeschi. Una pulizia etnica, quindi. Il progetto di Bandera, caro a Rosenberg, venne cancellato da Hitler, e il nostro eroe finì chiuso in un campo di concentramento.
Nel ricordare come l'ex presidente ucraino Yuschenko - quello della "rivoluzione arancione“ del 2005 - proclamò Bandera un eroe nazionale nel 2010 (decisione ribaltata un anno dopo da un tribunale ucraino), Zeman traccia un parallelo con gli attuali tentativi di proclamare eroe nazionale anche Roman Shukhevych. Shukhevych, per intenderci, fu tra i principali responsabili del massacro di migliaia di ebrei durante il pogrom di Leopoli del 1941. "Non posso congratularmi con un Paese che ha simili eroi nazionali“, conclude Zeman la sua lettera aperta agli studiosi filo-banderisti, ai quali non resta che perorare altrove la loro causa. Magari, perchè no, proprio nella vicina e russofobica alleata Polonia.
Preso da:
Prossima rivoluzione colorata: Praga?

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