Re: Prima del 1989 nei paesi excomunisti si viveva meglio o si vive meglio adesso?

Inviato da  lixuxis il 28/2/2006 22:38:14
Pubblichiamo la lettera di Marina Olexyuk Holyck, mediatrice culturale del punto di incontro Madreperla, scritta in occasione dell'inaugurazione della mostra "Corridoio 5 Viaggio a ritroso in Ucraina", presso Officina delle Arti di Reggio Emilia.

Quando mi sono laureata mia mamma era felice. Mi disse “Farai una vita meno faticosa della mia, sarà interessante e potrai vivere tra i tuoi libri”. Così fu per 17 anni.
Facevo l'insegnante ed ero innamorata del mio lavoro. Non era facile ma mi dava molta soddisfazione.
È crollato tutto... Meno male che mia mamma non sa come è cambiata la mia vita, a volte penso a voce alta “Sarebbe molto dispiaciuta. Ma è morta prima che accadesse tutto ciò...”
Perché siamo venute in Italia? Dovevamo uscire, invadere strade e piazze, stare in piedi per settimane, mesi, tutto il tempo che occorreva per ottenere il rispetto dei nostri diritti, cambiare realmente il nostro paese.
Mi rendo conto, però , che questa moltitudine di donne immigrate serve...ad aprire gli occhi. Qualcuno doveva fare questo passo, offrire una lezione alle generazioni future. Ma chi ha fatto questo passo? I più deboli o i più forti?
I più deboli, o chi come me, non voleva accettare compromessi per diventare più forte? Io in Italia ho scoperto molte cose. Ho conosciuto un'altra Italia, non quella dei libri, non solo la storia, i monumenti e l'arte. Ma anche i problemi dei ricchi, le lacrime dei famosi, la solitudine dei genitori con 4-5 figli. Poi l'incertezza dei giovani, la poca fede. Un'altra grande delusione è stata la legge Bossi-Fini, non ci credevo: una legge così in un paese democratico!
Attraverso il lavoro di assistente domiciliare (badante) ho conosciuto il vero-altissimo prezzo della libertà.
L'uomo libero non sa quanto è cara la libertà! Ho conosciuto meglio me stessa, le mie forze, le debolezze. Ho imparato la pazienza ed il coraggio, dire “si” e “no” in modo indipendente. So che da un giorno all'altro la vita può cambiare radicalmente, bisogna essere pronti e non mollare. Ho imparato a non avere paura di cambiare. Che ci sono parole, come solitudine e “nostalgia-canaglia”, disperazione e piacere che hanno significato diverso quando le trovi sul dizionario, rispetto a quando macinano il tuo cuore. Quanto è caro un saluto, un sorriso, una stretta di mano sincera...
Il tempo trascorso in Italia mi ha aiutato a crescere, a diventare matura e indipendente. Come se avessi fatto un'altra università. L'università della vita come prova di resistenza. Non potrei mai (adesso, non prima) disapprovare una persona che si è addormentata su una panchina, “sarà stanca -penso- non avrà la propria casa”. Così come chi mangia per strada “avrà fame -mi dico- non avrà tempo per fermarsi”. So che ognuno di noi ha le sue ragioni, chi ride e chi piange, chi urla e chi sussurra. Così come quella che porta il burqa e quella che invece indossa la minigonna e ha l'ombelico scoperto. Ed è giusto così, ognuno ha le sue ragioni.
Rispetto a cinque anni fa, oggi sono un'altra persona. Più forte, matura, decisa e pratica. Ho perso tante cose alle quali tenevo eppure mi ritengo fortunata. Ho incontrato persone meravigliose, che mi hanno regalato amicizia, rispetto sostegno e comprensione. Gli voglio molto bene e prego per loro. Ringrazio tutti coloro che mi conoscono. Questa esperienza, ripeto, se non mi ha arricchito materialmente (come speravo) mi ha arricchito spiritualmente. Adesso scrivendo, sorrido. Sorrido a te, Italia.

Marina Olexyuk Holyck

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