Re: Corrado Malanga

Inviato da  alroc il 31/12/2013 10:17:33
Citazione:

invisibile ha scritto:
Citazione:

alroc ha scritto:

"Filippo" non va da Malanga a fare il TCTDF, questa è una tecnica che si fa da soli.

Va bene.

Allora: Filippo si appresta a fare il TCTDF.

Perché?


Possono esserci varie ragioni anche una semplice curiosità.

Non credo di poter descrivere tutte le motivazioni che spingono alcune persone ad effettuare la tecnica perché non posso essere nella testa di tutti.
Posso descriverne alcune, le più probabili.

Le persone che scelgono di fare la tecnica credo appartengano a una categoria particolare. Sono individui che nascono con l'esigenza di indagare, una instancabile esigenza di conoscere. Sentono dentro una spinta forte a cercare qualcosa, non sanno bene cosa, ma sentono che non possono farne a meno. Questa motivazione interna implica il fatto di sentirsi soli, perché le persone intorno a loro sembrano non porsi lo stesso tipo di domande. Il mondo che li circonda sembra essere "normale", sembra essere soddisfatto e privo delle loro curiosità.

Avere tante domande in testa e non poterle condividere con le persone che ti sono più vicine è un vero cruccio. Tentare di condividere con altri diventa un rischio perché si è certi del giudizio, quasi sempre negativo.

Così l'indagine di molte persone è solitaria, recondita, coltivata nell'intimità del proprio animo. Con il tempo si riesce da soli a pervenire a certe verità, si scopre che molte risposte sono proprio dentro l'animo, l'unica cosa che manca in quel caso è il confronto, un vero confronto sincero senza schermaglie che consenta di pervenire ad una sommaria verifica di quanto scoperto in solitudine.

Conoscere Malanga permette a molte di questa persone di conoscere una popolazione di esseri che hanno fatto un percorso simile al loro e questo permette di mettersi in contatto, ma per fare questo bisogna essere prima liberi da interferenze.

Una delle cose che si scopre è infatti quella di essere ostacolati nel proprio cammino. L'ostacolo è inizialmente ben nascosto, talmente nascosto che si può vivere un'intera esistenza senza averne la consapevolezza. Poi, in un attimo ci si rende conto che, facendo un bilancio esistenziale, si è stati soggetti a una forte entità disturbante.

La presenza di un parassita è uno dei passaggi più difficili da compiere perché si deve mettere in dubbio tutto l'apparato fondamentale della propria personalità.

Nella cultura occidentale ci forgiano ad esaltare l'unica cosa che crediamo davvero nostra e cioè il nostro Io, quell'ego senza confini che crediamo di essere.

In realtà si scopre che molte sfaccettature del nostro modo di essere sono il frutto di un condizionamento parassitario. Questo è un passo davvero difficile, perché bisogna mettere in crisi tutto l'apparato che regge in piedi la personalità. Far decadere certe parti del carattere è un vero evento tragico. Bisogna in sostanza "morire a se stessi" per risorgere dalle proprie ceneri e ricostruirsi con fatica.

La tecnica è il trampolino di lancio, ma il vero lavoro si svolge su di sé.

Quindi Filippo fa la tecnica perché scopre che le cose da lui pensate non sono solo frutto della sua fantasia, ma hanno un riscontro reale anche al di fuori di sé. Fa la tecnica perché vuole provare a vedere se funziona.

Se la tecnica è eseguita nel modo giusto, funziona e da quel momento si capisce la vera differenza tra l'essere liberi e il non esserlo. Finché si è dentro il problema non si ha la percezione reale della propria condizione perché fuorviati dalla componente disturbante.

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