Re: Disastro o cospirazione? Discussione sulla crisi economica in corso
#1
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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vernavideo ha scritto: Intanto registro che cercate di evitare la domanda. Contenti voi...
Ciao, Stefano
Sì, il problema è che non capisco di cosa stai parlando. Parli di età dell'oro che non sono mai esistite... se guardiamo agli anni che indichi tu non c'è nessuna espansione economica che non sia immancabilmente seguita da inflazione e recessione.
Gli anni postbellici furono caratterizzati anche da elevata inflazione, riconducibile principalmente a due ragioni: con la fine della guerra, accanto alla scomparsa dei meccanismi forzosi per sottrarre liquidità al settore privato, iniziò una consistente immissione di moneta cartacea da parte delle autorità militari alleate (le Amlire); inoltre, venne effettuato un brusco adeguamento del cambio lira-dollaro, con una svalutazione implicita della nostra moneta di circa cinque volte. Il Governo si trovò, quindi, a dover affrontare difficoltà economiche crescenti. In questa fase fu fondamentale la posizione autorevole di Luigi Einaudi (Governatore della Banca d’Italia, prima, Ministro del Bilancio e Presidente della Repubblica, poi). Inizialmente, Einaudi propose di eliminare i prezzi politici che gravavano sul bilancio dello Stato e di effettuare una drastica riduzione della spesa pubblica; nonostante ciò, però, l’inflazione continuava a crescere in maniera vorticosa. Divenuto Ministro del Bilancio, tuttavia, Einaudi decise, nel 1947, una drastica misura di restrizione monetaria : con l’introduzione di un nuovo sistema di riserva obbligatoria per le banche si pose un limite notevole all’espansione del credito bancario; tale intervento riuscì ad arrestare la spirale inflazionistica.
Terminata la ricostruzione, iniziarono gli anni del cosiddetto “miracolo economico” (1956-1963), caratterizzati da una crescita del reddito molto elevata [...]
Il miracolo economico si interruppe nel 1963 [...] l’inflazione accelerò, la competitività diminuì, la bilancia dei pagamenti peggiorò ed i profitti subirono uno schiacciamento. Le autorità di politica economica reagirono con una politica monetaria restrittiva, per ridurre la domanda e migliorare la bilancia dei pagamenti. Il padronato reagì invece aumentando ritmi e tempi di lavoro, al fine di ottenere aumenti di produttività, interni alla fabbrica, che compensassero gli incrementi dei salari. La disoccupazione aumentò, riconducendo a più miti comportamenti il sindacato: negli anni successivi al 1964 sembrò che si potessero ripristinare le condizioni alla base del miracolo economico e riprendere a crescere a tassi sostenuti: in effetti così accadde tra il 1965 ed il 1969, per cui la manovra congiunturale del 1963 sembrò essere stata coronata da un pieno successo. [...] Seguì una ripetizione di eventi simile a quella del 1963-64: l’inflazione aumentò, la competitività peggiorò, la bilancia dei pagamenti diventò negativa, la domanda aggregata si ridusse.
Altro esempio: Non è oggettivamente possibile sintetizzare in pochi punti la vicenda economica italiana del secondo dopoguerra. Si possono individuare alcuni periodi sulla base dell’andamento delle grandezze economiche fondamentali. Ignorando gli anni della ricostruzione postbellica, il primo periodo, che va dal 1950 al 1968, è caratterizzato da un rilevante tasso di sviluppo (superiore al 5% medio annuo), da una sostanziale assenza di inflazione (salvo episodi transitori), da un costo del debito inferiore al tasso di crescita e da una politica fiscale, per scelta e per effetto della forte crescita economica, molto equilibrata. Il rapporto fra debito pubblico e prodotto interno è sceso da 41 nel 1951 a 33 nel 1964 per poi risalire a 41 nel 1968, quando cominciavano a manifestarsi le prime tensioni, finanziarie ed economiche, sul piano interno e su quello internazionale. Il secondo periodo, dal 1968 al 1983, è caratterizzato da una rilevante inflazione, superiore a quella dei principali paesi per le ripetute svalutazioni della lira, da una crescita ancora sostenuta intorno al 3% medio, e da tassi di interesse reali fortemente negativi resi possibili dall’impostazione permissiva della politica monetaria degli Stati Uniti. A partire dal 1973 il saldo del bilancio pubblico è diventato fortemente negativo (nella media del periodo intorno al 10% annuo) per effetto dell’aumento delle spese (circa 10 punti di prodotto interno di cui 4 per interessi) e di una stagnazione delle entrate che solo alla fine degli anni ’70 superarono i livelli di inizio decennio.
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