"Spinta" era intesa come "tendenza a spostare verso qualcosa"... non in attacco ma in difesa appunto...
Va bene: spingersi/stimolarsi in una posizione di difesa (e già prevedo l’appunto: no, spingersi/determinarsi in una posizione di difesa). Ma su questo sorvolo, perché è un dettaglio formale, di cui per altro mi sono reso responsabile. Invece…
In difesa dalla consapevolezza, consciamente latente, di non poter annoverare tra le proprie qualita' esistenziali il "sapere infinito".
Questa frase è di intelligenza sottile – mi sembra: bravo! È tuttavia ‘una angolazione’, non ‘la angolazione’… (Ma angolazione di che? – mi chiederai incominciando forse a spazientirti. Ti rispondo subito con ciò che sai già: angolazione del proprio giudizio che ognuno vuole il più possibile circolare.) Ora la mia angolazione, che giudica il credente tout court, non è di psicologo ma di spiritualista (anch’essa ‘una angolazione’): quest’uomo comune che crede, al di là della sua consapevolezza frustrante più/meno mascherata o affiorante di difendersi dal non sapere l’infinito, è incapace – penso – di essere infinito: dunque una deficienza ontologica, non cognitiva. Il vero/autentico credente (io dico nel Divino, non in Dio) sa di essere infinito. E tuttavia ve ne sono per me almeno altre quattro, di angolazioni, che formano ‘la angolazione’ di cui sopra. In questo post mi limito a enunciarle: estetica, relazionale, vitale e mnemonica. Ma parlarne – qui! – significherebbe rarefazione ed enunciarne la sintesi madornalità – no, grazie!
bisogni insensati
È vero: bisogno insensato o uomo insensato? – mi sono chiesto prima en passant; ma perché non avevo capito la tua frase precedente: … il bisogno dell'uomo, insensato, di pretendere… Adesso so che intendevi il bisogno insensato…
Certo che esistono! Nell'era del SUPERconsumismo come fai a sostenere una cosa del genere...
… ma non capisco che vuoi intendere. Una cosa però sì – la capisco: non sono un consumista, per certo; quindi ho sensatamente ‘bisogni insensati’ .
si voleva indirizzare verso le motivazioni socioculturali... non quelle individuali...
Ogni posizione che assumo è individualistica. Non sono più disponibile, nel modo più categorico, a fare ‘sociocultura’.
"Sceglie la busta numero 1 o la busta numero 1?" "La numero 1, grazie".
Pensare l’Aldilà come un paesaggio sterminato – ad esempio – dove viaggiare all’infinito e perdermici felicemente (perché questo ho già detto che per me è il Divino) allo stesso modo che pensare un Dio/padre onnipotente ecc. con pantaloni/fallo e vergine deflorata all’attivo, e premiatore e punitore, ecc. ecc. – beh pensare che sia obbiettivamente la stessa ‘busta’ vuol dire o prendermi in giro facendo il finto tonto oppure essere veramente cretino. Ma penso, stimandoti per quello che scrivi e vado leggendo con interesse, che si tratti della prima ipotesi. D’accordo: prendimi in giro. Ciao, ludfrescj
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