premettendo che col mio primo commento di solidarietà a floh non intendevo riferirmi a niente e nessuno in particolare. ho semplicemete risuonato per simpatia alla nota di sdegno per l'omologazione e l'appiattimento del cordoglio.
a me dispiace per la sorte di simoncelli e certamente avrei preferito che se la fosse cavata. però, per quanto siano state dette cose giuste, mi pare che ci sia dell'altro.
è proprio vero che l'agonismo attraverso il quale l'uomo prende le misure a sé stesso e ai propri limiti debba necessariamente comprendere il pericolo per la propria e altrui vita?
voglio dire, se esiste la categoria degli sport estremi è solo perché ne esiste anche una di sport NON estremi, altrimenti non avrebbe senso specificarne la natura. penso ad esempio all'atletica, a tutti i giochi che coinvolgono una palla (dal ping-pong al calcio), al nuoto, al sollevamento pesi e a tantissimi altri che sono sicuro sia facile farsi venire in mente.
e allora, escludendo il calcio, il baseball, il rugby e, in genere, gli sport "nazionali" (per i quali le origini credo vadano ricercate in un contesto storico, prima che culturale), cosa porta gli sport pericolosi a riscuotere tanto successo? a me sembra che se da quegli sport si elimina il "fattore morte" rimanga molto poco, per lo spettatore e per l'agonista.
restando in tema di motociclismo vorrei fare un esempio che probabilmente non è calzante al 100%, ma che mi aiuta a definire e inquadrare il punto: immagino di escogitare un modo per cui un pilota non abbia nessuna probabilità di farsi il benché minimo graffio; con un simulatore, ad esempio. dopotutto, se lo scopo della gara è solo quello di arrivare primi, il tutto si traduce in una pura questione di velocità e di capacità tecnico-pratiche di condurre il mezzo meglio di tutti gli altri, per virtuale che sia.
si può obbiettare che sport come motoGP e F1 richiedano anche capacità prettamente fisiche di un certo livello, ed è giusto: se io dovessi fare una curva su una macchina di formula 1 come la fanno i professionisti, per prima cosa mi si staccherebbe la testa dal collo.
ma immaginando che l'ipotetico simulatore sia in grado di fornire un preciso feedback fisico al "giocatore", torno a chiedermi cosa rimarrebbe dello sport e cosa resterebbe dello spettacolo (non necessariamente in quest'ordine).
ripeto, so che portare sul virtuale una situazione del genere sia un esempio incompleto, ma mi serve per chiedermi: mantenendo intatte tutte le altre caratteristiche (tecnica motoristica, competenza, capacità di concentrazione, capacità di guida del mezzo e preparazione fisica), cosa resta, se si toglie in maniera ASSOLUTA il pericolo dalle corse?
si può dire che la vera differenza la faccia l'adrenalina.
so di non essere un grande metro di paragone non avendo mai parteciparo a gare motoristiche, ma posso solo far riferimento a quella che è la mia esperienza.
ho giocato con giochi di macchine (F1 e rally), non assiduamente ma l'ho fatto, e il senso di sfida, la concentrazione, il divertimento e anche l'adrenalina c'erano tutti. solo che non ho rischiato di morire nemmeno una volta, se non forse quando, per eccesso di entusiasmo, ho fatto cadere l'aranciata che è andata a finire pericolosamente vicina ad una presa multipla certamente non a norma di sicurezza.
ripeto ancora una volta che non sostengo che le gare pericolose debbano diventare necessariamente virtuali, però mi chiedo dove stia la differenza con quelle reali.
o meglio, una mezza idea ce l'ho ed è riassunta pressapoco tutta in un
filmato del genere.
letteralmente sfruttare e monetizzare il sensazionalismo che deriva da pratiche abbastanza antiche di esorcizzazione e prova di "maturità".
ps: spero si sia capito qualcosa di quello che intendevo dire.