Da Spinoziano di ferro, ovviamente mi ritrovo con la sostanza delle argomentazioni del post iniziale. Dal punto di vista empirico, del nostro vissuto soggettivo, il "libero arbitrio" è reinterpretabile come una funzione (inevitabile) della nostra finitezza: se siamo, come siamo, una variabile finita di una catena causale infinita, non saremo mai in grado di coglierla nella sua interezza ed avremo, inevitabilmente, la sensazione di una libera scelta nella maggior parte delle nostre azioni. Le tesi di "Godel, Escher, Bach. Un'Eterna Ghirlanda Brillante" citate non tolgono e non mettono: spostano solo il problema di un livello.
Shevek
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