E' per questo che l'ipnosi a scopo terapeutico è una bella responsabilità. Perchè l'ipnotizzatore puo' soltanto aggiungere , non puo' sostituire nulla, e deve farlo in modo che dopo il suo intervento non sorga una personalità parallela a quella che ha trovato prima. In pratica il rischio è "schizofrenizzare" il soggetto.
Non vero. Il soggetto era gia' schizofrenico per i capperi suoi, in quanto i vari centri automatici si impossessano di volta in volta, a seconda degli stimoli, del funzionamento di tutta la mente. La personalita', a questo punto, non esiste ma si dovrebbe invece parlare delle personalita', che sono degli abbozzi mal riusciti e sottosviluppati di cio' che i centri intellettuali dovrebbero fare, ma che non fanno. Il fatto che il soggetto usi una personalita' alla volta e non tutte assieme non significa che non sia in realta' una folla perche', ricordiamoci, vorrebbe smettere di mangiare dolci. Nessun soggetto (nella mia limitata esperienza come ipnoterapeuta l'ho toccato con mano) che abbia bisogno di ipnosi (e siamo praticamente tutti nella stessa situazione, consciamente o no) differisce da questa tipologia. Naturalmente l'ipnotista deve sapere come revertire le "istruzioni" altrimenti nuove istruzioni semplicemente non funzioneranno. Questa e' pero' (come Eremita fa giustamente notare) la differenza con la psicoterapia: la psicoterapia funziona benissimo per fare si che i "terapeuti" facciano soldi e perpetuino il loro mumbo-jumbo, ma se fossero tenuti in considerazione i risultati tangibili sarebbe ormai storia antica. Invece parecchi, se non tutti quelli che si sottopongono sinceramente all'ipnosi, per esempio, smettono di mangiare dolci in poche sedute. Citazione:
Il nostro problema, di macchine da calcolo organiche
Da qui in poi i centri automatici del pur ottimo Eremita prendono il sopravvento. C'e' veramente bisogno di rifugiarsi nel caldo e protettivo comfort di etichette e nomenclature familiari, se non fosse cosi'? Ovviamente no. Io mi sono attenuto volutamente a termini che fossero i piu' fattuali possibili, dato come scontato (e mi pare una presupposizione che chiunque avesse sperimentato) che ci sia qualcosa nella nostra mente che funziona in automatico, e qualcosa che no. Era necessario ricorrere a termini mutuati da una interpretazione del mondo che e' ad alcuni piu' familiare? Certamente no, cambiando etichette non si migliora il vino. Sicuramente pero' il definire l'uomo una "macchina da calcolo organica" e' un presupposto assolutamente non provato da nessuna esperienza: quella parte dei centri automatici che e' familiare con questi concetti che si e' impossessata del discorso del buon Eremita (non me ne voglia, niente di personale) ed i suoi centri intellettuali sono andati immediatamente in vacanza premio. E' difficile mantenere l'attenzione, molto difficile......una lotta strenua.
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