Citazione:
Sertes ha scritto:
Comunque va bene la risposta di Red & Doc: non è che Assange non è un gatekeeper, è proprio che i gatekeeper non esistono.
Anzi, se credi che esistano sei un paranoico con una visione del mondo molto semplicistica.
Sertes, ti rispondo provando allo stesso tempo a tirare le somme di questo thread.
All'origine della nostra incomprensione vi è il fatto che, secondo me, tu e altri qui dentro avete un'idea sostanzialmente sbagliata di che cosa sia un
gatekeeper. Essenzialmente lo vedete come una pedina all'interno di un gioco, come una sorta di agente di Matrix, prezzolato o comunque manovrato, che prende ordini da qualcun altro e agisce per conto terzi. Un burattino, insomma, un attore, uno che mente sapendo di mentire perché recita un copione scritto da altri. Anche l'ultimo intervento di Rickard, che pure trovo nel complesso ricevibile, si inscrive in questo quadro. Il vostro errore, almeno secondo me, non è tanto nelle conclusioni, quanto proprio nella premessa. Questa vostra visione non solo è semplicistica. È anche immotivatamente rassicurante per le ragioni che proverò a spiegarvi.
Per iniziare, chiariamo subito un punto:
il gatekeeper non è un disinformatore, è una cosa molto, molto diversa. Il disinformatore è a tutti gli effetti la figura che avete in mente voi. È un infiltrato, uno che si spaccia per qualcuno o qualcosa che non è, che si presenta con le sembianze di un amico che la pensa come te e vuole aiutarti, ma solo per guadagnare la tua fiducia, perché in realtà agisce per conto di altri con la finalità opposta, quella di distruggerti. Una spia, in poche parole. Rientrano a pieno titolo in questa categoria gli agenti della CIA, del Pentagono e dei vari servizi segreti nazionali che popolano ampiamente i siti Internet in cui si parla di complotti, ma anche vari giornalisti, opinionisti e politologi iscritti sul libro paga (l'Italia del dopoguerra ne è stata pena), per finire con i falsi
whistleblowers, ossia quelli che rivelano una parte esigua e trascurabile della verità nascosta con l'obiettivo di farti credere che non ci sia altro oltre a quello (secondo la vostra ipotesi, peraltro non dimostrata, Assange farebbe parte di questo sottogruppo). Oppure i falsi truthers, quelli che si presentano improvvisamente in un forum complottista richiamando l'attenzione su un particolare apparentemente intrigante e potenzialmente esplosivo che potrebbe svelare il mistero, sapendo fin dall'inizio che si tratta di una falsa pista che verrà facilmente smentita e coprirà di ridicolo chi ha abboccato. Questo è essenzialmente il disinformatore. È una figura che esiste da sempre. Ogni guerra ha avuto le sue spie e i suoi infiltrati. Il
gatekeeper, invece, no, è una figura completamente diversa e tipica della moderna società di massa. Il guardiano del cancello non è necessariamente uno pagato o manovrato, anzi quasi mai lo è. Ciò nonostante, è uno che gode spesso di una forte autorità morale, che ha una fortissima influenza sugli altri. Uno che, attraverso la propria opinione, ha il potere di condizionare l'opinione di gruppi di persone, spesso anche numerosi, e questo essenzialmente
perché sono quelle stesse persone a fidarsi di lui. Un po' come l'esempio della casalinga nell'articolo citato da perspicace. Il marito e i figli affidano a lei il compito della spesa. In ultima analisi, mangiano quello che decide lei. Si badi bene, non perché non sarebbero in grado di andare al supermercato, di cucinarsi il cibo da soli o di andare a trattoria, ma perché semplicemente
si fidano di lei. Il
gatekeeper è il filtro attraverso il quale molte persone leggono le notizie, la lente attraverso cui osservano il mondo, il guru al quale si rivolgono quando cercano risposte ai propri interrogativi. Ovvio che potrebbero cercarsi le risposte da soli, ma evidentemente trovano più comodo scegliersi una guida che li orienti nelle scelte, in poche parole qualcuno che pensi per loro. Può essere un intellettuale, un giornalista, uno scienziato, a volte un artista di successo. Anche un politico emergente, come Grillo. In poche parole, è quello a cui molti credono perché "se lo dice lui…". Ecco il
gatekeeper.
È in questo senso che va vista, almeno secondo me, la figura del "guardiano del cancello". Non è un buttafuori che lavora per il padrone e controlla il flusso verso l'interno. Non è un ostacolo che il visitatore si trova davanti sulla propria strada come molti pensano. Al contrario, è piuttosto uno che viene cercato. È la guida che si scelgono quelli che hanno bisogno di una guida per pensare, è la bussola di cui si servono quelli che, altrimenti, non saprebbero da che parte andare. Si possono fare milioni di esempi di
gatekeeper, ma quasi nessuno di loro, almeno stando a quello che mi è dato di sapere oggi, è mai stato propriamente un agente della CIA o del Pentagono. Bob Dylan, per citare il primo esempio che mi viene in mente, ha fatto certamente molti più danni di qualsiasi agente della CIA o del Mossad, ma il fatto che abbia detto certe cose a un certo punto della sua carriera dopo averne fatte intuire altre all'inizio non è necessariamente la prova che sia stato messo sul libro paga per farlo. Certe decisioni avvengono quasi sempre
spontaneamente, semplicemente perché si cambia idea e perché, a un certo punto, si trova molto più comodo sedere allo stesso tavolo del potere, magari in una posizione un po' distante dal centrotavola, passando quasi inosservati ai fotografi, piuttosto che averlo contro. Tanto chi lo ha eretto a proprio guru non metterà mai veramente in discussione le sue scelte, né capirà le cagate che si celano nei suoi versi. Correrà a comprare qualsiasi scorreggia decida di incidere. Come sempre. Un altro che ha contribuito come pochi altri a distruggere la credibilità del movimento dei
truthers in questi 13 anni è il protagonista del video che ho postato qui sotto. È proprio grazie a opinioni come la sua, ancorché fondate su premesse falsissime e facilmente smontabili, nonché su un uso estensivo della tecnica dello
strawman (assistere al video per credere, è in inglese, ma è facilmente comprensibile anche senza sottotitoli), che molti dei miei amici che si dichiarano "di sinistra" e che so per certo non essere pregiudizialmente fanatici filo-americani si rifiutano ancor oggi di considerare la possibilità dell'
inside job. Se credo che Chomsky sia pagato dal Pentagono? No, non lo credo affatto. Credo che nel suo caso, oltre alla solita e ben nota resistenza psicologica, vi sia la precisa consapevolezza che considerare pubblicamente il complotto comporterebbe fatalmente trovarsi contro nell'arco di meno di 24 ore tutti i network televisivi e tutti i circoli accademici più influenti d'America. Nel giro di cinque minuti perderebbe l'enorme credibilità che si è guadagnato in 70 anni. Siamo onesti. Chi di noi lo farebbe? Evidentemente trova molto più comodo rimanere in quella nicchia d'oro che si è scavato negli anni. Preferisce rimanere seduto su quel pulpito privilegiato dal quale può fingere di attaccare il potere dei media e il "sistema", senza però rischiare di perdere il suo comodissimo posto a tavola. Chomsky sa benissimo ciò che in America
si può dire e ciò che
non si può dire. Sa benissimo qual è il limite oltre il quale non ci si può spingere senza dover pagare un prezzo altissimo e subire conseguenze irreversibili. Se dici che l'amministrazione Bush ha voluto a tutti i costi la guerra in Iraq, vieni chiamato dalla CNN o persino dalla Fox a confrontarti con un altro opinionista. Se dici che il governo americano ha fatto l'11 settembre, vieni sbeffeggiato all'istante come un vecchio rincoglionito ed è pure probabile che qualche settimana dopo ti tocchi leggere un'intervista, su una qualche rivista a larga tiratura, in cui una tua ex-studentessa dichiara di aver ricevuto molestie sessuali da te in passato. Ecco, secondo me, come funziona il
gatekeeper. Come spiega brillantemente l'articolo di perspicace, l'autocensura è molto più efficace della censura. Il resto viene da sé.
In conclusione, l'idea che personaggi come Assange o Chomsky siano manovrati in remoto, non è solo semplicistica e non è solo inficiata da una visione, a voler essere buoni, matrixiana del mondo e del potere; è anche fuorviante, perché tutto sommato è molto più rassicurante credere a un Potere-Matrix che manovra le sue pedine a proprio piacimento piuttosto che ammettere che molta gente preferisce credere
da sola alla verità che gli fa più comodo e si sceglie da sola i guru ai quale credere.