Citazione:
Io credo che noi si sia troppo abituati a identificarci con il nostro corpo. Se il mio corpo soffre io soffro, se il mio corpo muore io muoio, ma è davvero così? Ne siamo così certi?
Ciao gandalf (elen sìla lumenn omentielvo)
Io penso, invece, che noi siamo
troppo poco abituati ad identificarci con il nostro corpo. Che ci dimentichiamo troppo spesso che se vediamo, saltiamo, corriamo, pensiamo, facciamo l'amore, accarezziamo, uccidiamo, queste sono cose che facciamo con il corpo, quindi con noi stessi. E' curioso come tu abbia citato, parlando del corpo, solo :
il dolore, le cicatrici, i ricordi, le sensazioni fisiche sono i segni che il tempo incide sulla nostra carne e le marchia indelebilmente. . Perché non il calore, la gioia, il soprassalto, il nodo alle viscere che ti prende quando vedi l'amato (o l'amata), il rossore della rabbia, il pallore della paura... Perché non anche il piacere di vedere il proprio corpo crescere, trasformarsi, invecchiare? Sapendo che la vita ha le sue stagioni, e che in ognuna di esse esistono frutti da cogliere.
Citazione:
Dov’è Timor? Dov'è Davy? Dov'è Fiammifero?
Dove sono i tuoi pensieri, dov’è la tua coscienza? Nel cervello? Nel cuore? O c’è un qualcosa che di noi travalica il piano fisico e ci pone in una dimensione che non è accessibile ai nostri sensi e alla nostra ragione?
Dove, se non nel corpo con il quale scrivi queste parole? E, se esiste una dimensione "non accessibile ai sensi o alla ragione", che ci importa? Dato che non è accessibile a noi stessi, nemmeno noi stessi siamo accessibili ad essa. Quindi né noi abbiamo influenza su di essa, né il contrario. E che ci sia o meno, a questo punto, fa lo stesso.
Io leggo i vostri interventi (il tuo, quello di Davy, quelli di altri) e mi soffermo a chiedermi quale sia il motivo che vi spinge a fuggire dal corpo che possedete e a ricercare una realtà differente da quella che avete sottomano ogni secondo. E che richiederebbe, da sola, una vita o due per essere pienamente compresa.
Parlate di anime, di spiriti, scrivete di energie, di "biofotoni" (Ah, bastasse inventare una parola nuova per creare una nuova realtà...), ma non conoscete probabilmente nemmeno la conformazione delle linee delle vostre mani, o il colore esatto dei vostri occhi, il punto d'appoggio a terra dei vostri piedi e la posizione delle vostre spalle mentre scrivete... Eppure, quante cose potrebbero dire a voi. Di voi.
Citazione:
Mio nonno era (o meglio è) quell’”energia” che i scaldava il cuore, quell’amore che mi trascinava a se senza condizioni…
Era
anche quella sensazione. Fai un passo indietro, se vuoi. Prova a ricordare tuo nonno e a prestare, contemporaneamente, attenzione a quanto accade nel tuo corpo. Scoprirai che i ricordi sono incarnati. Nel vero senso della parola. Che ogni volta che ricordi una persona o un avvenimento del passato alcune zone del corpo saranno più calde, altre più fredde. Alcuni muscoli saranno tesi, altri, rilassati. Che il tuo respiro sarà diverso per ogni ricordo. Quell'"energia" è la tua traduzione in linguaggio verbale di un linguaggio corporeo più antico e preciso.
Citazione:
Io credo che esista un tempo per il nostro corpo, nel quale siamo immersi, nel quale soffriamo, amiamo, moriamo, ma noi non siamo il nostro corpo, noi siamo energia, pensiero, coscienza e questa non si distrugge, si trasforma…
Noi siamo esattamente il nostro corpo. Senza questo corpo, non esiste mente, spirito, anima. Senza questo corpo non esiste coscienza. E ogni volta che il nostro corpo si modifica si modifica anche il nostro modo di pensare, sentire, percepire, agire. Una persona che perde un braccio pensa in modo diverso da una persona che li ha ancora tutti e due. Un poeta col mal di denti non riesce a pensare e a scrivere poesie.
Citazione:
Che cosa significa ciò? Che siamo delle macchine? Che abbiamo il dono di una “supercoscienza” che agisce al di là del nostro IO consapevole facendoci reagire a cose di cui non siamo ancora coscienti? Sono domande enormi a cui non potremo MAI dare risposte definitive: la coscienza non può studiare e dimostrare se stessa se non in modo “incosciente”……
Io penso che siamo macchine. Abbastanza ben fatte. Ma macchine siamo e rimaniamo. E non ci vedo nulla di male. Riusciamo persino, in alcuni istanti della nostra vita, ad essere felici. Anche senza supercoscienze varie, che mi sembrano solo uno dei tanti modi di rinnegare una fede antica per sposarne una nuova.
Buona vita
Guglielmo