Sick, se Gilliam è uno che vuole fare soldi ha sbagliato genere.
Dovrebbe fare i cinepanettoni natalizi...

Beh Audisio, tra il voler fare soldi coi cinepanettoni e il NON volerne fare ce ne passa. Di Gilliam ho visto - credo - tutto, tranne Parnassus, sono andato all'incontro in FNAC, adoro i Monty Phyton...insomma è un regista che stimo parecchio.

Di fatto i miliardoni li ha fatti, di fatto gira con delle star ( e molto alla moda, quali Deep e Jude Law), di fatto è un attore. L'unica cosa che mi inquieta veramente è il dipinto commissionato da Ledger ( ma siè sicuri che non sia una cosa montata ad arte?). Ci risentiamo dopo che avrò visto Parnassus.

B'nai B'rith
Monty Phyton

Citazione:

appunto

insieme, a Freud?

a no, lui, prima di loro

Calvero
Conosci Greenaway? Che ne pensi dei suoi lavori?

Citazione:

Cenere sul capo. Mi spiace, lo giuro. Ma sono ignorante.
Il film che mi consigli al volo?

Infatti stavo già per chiederti prima. De - Il ventre dell'architetto - mi ricordo benissimo quando uscì al cinema, e mi fece già il trailer uno strano effetto...

Il ventre dell'architetto
Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante
L'ultima tempesta da Shakespeare

Quelli che conosco io.

Fai attenzione non sono solo film.

Ho visto Parnassus

E' preoccupante che questo prodotto indefinibile venga considerato un film e ancora più preoccupante che se ne discuta. Ora se dalla pubblicità ai videogiochi al marketing alla finanza creativa tutto viene considerato arte, a maggior ragione si può dire che anche la merda è una forma d'arte, se non l'artista per eccellenza, dal momento che fuma e nessuno gli lo ha insegnato.


PS
Non mi ero sbagliato nel collegare l'impianto scenico al cinema di Greenaway, solo che questi il suo mestiere lo sa fare bene, anche se i messaggi che lancia, proprio per questa sua qualità, risultano molto, molto pericolosi.

Ho riflettuto sul fatto di aver esagerato o meno nell'aver commentato così negativamente il film a caldo.
A distanza di due giorni cercando di ripercorrere mentalmente lo svolgimento del racconto mi accorgo che oltre la momentanea sensazione di fastidio procurata da un prodotto confezionato, come la quasi totalità delle confezioni artistiche odierne, appositamente per appiattire, svilire, mortificare, travisando il mistero dell'esistenza e ogni forma vitale di sentimento, niente altro è rimasto, come se non avessi mai assistito anche se virtualmente alla sua proiezione.