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  La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana

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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#31
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
Messaggi: 11520
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Un articolo sulla morte di Pasolini e su altre cosette nostrane: link
Inviato il: 31/3/2009 19:42
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#32
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
Messaggi: 11520
Offline
Un articolo sul caso Mro che fa accapponare la pelle: link .
Inviato il: 1/5/2009 3:41
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  •  Calvero
      Calvero
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#33
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/6/2007
Da Fleed / Umon
Messaggi: 13165
Offline
io ultimamente su rai educational, mi sono visto moltissimi servizi riproposti delle puntate di Mixer. Devo dire che sono documentare eccezionali in - La storia siamo noi - e non solo di Mixer.. hanno trattato tutti gli argomenti qui citati. Mi sono fatto 3 settimane di cura di documentari pazzesca poiché ero costretto a casa-...

..vi posso assicurare che almeno il 70% di questi eventi tragici indirettamente e non (anche a distanza di anni!!!) sono assolutamente collegati. Così come per la Mobyprince, ad esempio, vi è un nesso con l'assassinio di Ilaria Alpi..

..devo riconoscere la professionalità di quei documentari di avermi tenuto incollato anche per un ora, con fatti, interviste, documentazioni, testimonianze e con una infinità di chicche imperdibili che non mi sarei mai aspettato da un servizio pubblico.. sarà perché Rai Educational - La storia siamo noi - non lo guarda nessuno?

..ovviamente di queste questioni io ho già letto molti libri, quindi ho potuto tracciare le coordinate sulla veridicità delle informazioni e degli avvenimenti..

comunque, ovviamente, le versioni ufficiali non solo non sono assolutamente vere, ma nascondono trame con un comune denominatore, sempre.
Inviato il: 17/7/2009 14:17
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  •  redna
      redna
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#34
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/4/2007
Da
Messaggi: 8095
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tirati via gli orpelli, il tutto è una guerra fra bande.....
Inviato il: 18/7/2009 21:46
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#35
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
Messaggi: 11520
Offline
Diceva un vecchio adagio Video Killed the Radio Star.

SU CDC c'è un articolo interassante che mostra il trait d'union tra il mutare dello scenario politico e la progressiva decadenza del cinema italiano e non solo.

Citazione:

Parafrasando il refrain di un vecchio e celebre motivo della fine degli anni Settanta potremmo riassumere gran parte del senso di questo notevole lavoro documentario filmico scandendo sul flusso della musica le seguenti parole: “Video killed the (Italian) cinema stars” perché, se è vero che la cinematografia nostrana ha subito i pesanti colpi assestati dalla potente macchina spettacolar – hollywoodiana, non si può tacere che in questo inarrestabile declino abbia giocato l’affermazione progressiva dell’emittenza televisiva privata. Anzi... Nonostante le apparenza la radio gode ancora di ottima salute. Secondo Valerio Jalongo – già autore de “Sulla mia pelle” – potrebbe esistere qualche nesso fra queste forze, come vedremo più avanti…

L’opera è soprattutto un atto d’amore, il riconoscimento del notevole e prezioso ruolo svolto dalla generazione ormai scomparsa di produttori italiani – dai più “piccoli” ai colossi riconosciuti – nella nostra industria culturale, spettacolare ed audiovisiva. Il nostro è, infatti, il nipote di Silvio Clementelli, produttore noto per pellicole “commerciali” fra cui l’arcinoto “Malizia” del regista Salvatore Samperi, da poco scomparso… Fa, quindi, una certa sensazione scoprire che in luogo delle numerose ma fiorenti piccole case di produzione cinematografica sorgano studi televisivi.
Lo schiaffo più doloroso, tuttavia, lo spettatore lo riceve di fronte alle immagini di una gioventù inebetita, ignorante e senza talento in attesa dei provini per gli “Amici” della De Filippi in Costanzo. Alla precisa domanda dell’intervistatore ad alcune ragazze su chi fosse Federico Fellini le risposte sono state semplicemente disarmanti. Eppure non sono trascorsi molti lustri dalla scomparsa di quello che è considerato dai più esperti in materia di celluloide come il più grande regista cinematografico italiano di tutti i tempi e uno dei più universalmente ammirati nella storia del cinema mondiale. Giustamente Jalongo ci rammenta come, prima di altri illustri e blasonati colleghi, il “director” riminese avesse compreso le insidie di una televisione commerciale che, con i suoi stacchi pubblicitari, sviliva (e ancora svilisce) l’opera creativa di un artista. Cercando di difendere la dignità estetica delle sue opere dalla invadenza degli spot della televisione commerciale che già a quel tempo – e si parla dei “ruggenti” anni Ottanta – era sinonimo di egemonia berlusconiana, Fellini prendeva sostanzialmente anche le parti dei suoi meno “agguerriti” colleghi.

Pare che dopo la prima proiezione presso il cinema Mexico di Milano il nostro Jalongo abbia rivelato che per Fellini il Cavalier Silvio Berlusconi era semplicemente il “gangster”. Non si conosce la fonte di questa curiosa notiziola che, se confermata, ci fornirebbe l’ulteriore prova di come la mancanza di scrupoli di Sua Emittenza – attuale e discusso Capo di Governo – non fosse totalmente ignota ed estranea agli ambienti dello spettacolo. In ogni caso Fellini condusse contro il Cavaliere una battaglia legale forse persa in partenza… Nell’ultima parte della sua vita e della sua carriera cinematografica ricca di riconoscimenti internazionali, Fellini si fece più cupo e pessimista. Il rumoroso, vitale e grottesco circo che accompagnava le sue pellicole era improvvisamente diventato malinconico e “lunare”. “Ginger e Fred”, ad esempio, era chiaramente una caustica satira che puntava il dito sulla società dei media e sulla televisione italiana allora divisa fra la RAI che risentiva sempre più l’impronta craxiana – il Presidente della RAI era un certo Enrico Manca, craxiano di ferro il cui nome compare nella lista conosciuta della loggia P2 – e la TV dell’emergente e rampante Berlusconi. Insomma gli albori dell’era dei “nani e della ballerine” che ormai hanno invaso lo spazio virtuale e reale imponendosi in una società che si è ormai “spettacolarizzata” nel senso più deteriore del termine. Insomma anche questo è stato Federico Fellini…

Basterebbe questo pugno di ragioni per consigliare la visione di questo documentario ai giovani e ai giovanissimi per quanto consentito da una distribuzione inevitabilmente e prevedibilmente scarsa sul territorio. Personalmente mi ha incuriosito il manifesto della pellicola con quelle mani ingabbiate ed intrappolate nello schermo di una televisione del tipo che circolava circa trent’anni fa e la frase di lancio che accostava la decadenza della cinematografia nazionale ai “misteri d’Italia”. Affermazione tutt’altro che impegnativa ed esagerata perché, chi è abbastanza documentato o ha abbastanza anni sulle spalle da aver assistito alle cronache ed agli eventi di quaranta e cinquant’’anni fa, sa benissimo che il cinema italiano costituiva la seconda grande industria di celluloide del pianeta senza temere la concorrenza danarosa e già allora spietata degli americani. Cinecittà era una seconda Hollywood, una sorta di Mecca degli amanti del cinema. Oggi sembra quasi incredibile solo pensarlo, ma nel passato il cinema rappresentava forse la voce più importante della nostra industria culturale e dello spettacolo realizzando fatturati da capogiro. I nostri film erano invidiati da tutti potendo contare su maestri ed autentici inventori di nuovi linguaggi come Fellini o Antonioni, sugli immortali mostri sacri del neorealismo come De Sica (padre ovviamente !), Rossellini e Visconti e più avanti su una nuova generazione fervida generazione di autori come Bellocchio, Bertolucci e Pasolini per citare solo i più famosi e anche scandalosi. Naturalmente tale industria doveva molto al cosiddetto cinema popolare grazie al quale probabilemtne molti capolavori non avrebbero potuto essere concretamente realizzati. Penso all’invenzione della “commedia all’italiana” che, grazie a un gruppo affiatato e divertito di registi, mirabili attori e sceneggiatori, ha saputo raccontare smarrimenti, nevrosi e vizi di un paese in costante movimento e cambiamento sia pure nel suo antico e non scalfibile retaggio culturale senza indulgere sul riso “grasso e facile”, ma non solo… Rispettando la sua tradizione artistica e creativa il paese ha partorito genietti e meticolosi artigiani che si sono cimentati in generi come il western, il poliziesco e l’horror con notevoli risultati. Il valore di ottimi tecnici come Freda e Bava – di cui, infatti, si sono giovati maestri più quotati – è ormai internazionalmente riconosciuto mentre Sergio Leone ha sicuramente contribuito a rinnovare un genere come quello western, appannaggio dei soli americani, nella sua ultima fase “aurea”. Mi perdonerà il lettore per la solita digressione ma vorrei che fosse chiaro quanto peso e quanto contasse per noi italiani – dal punto di vista culturale, morale, intellettuale, economico, ecc… - l’industria di celluloide per la quale avremmo avuto più di un motivo per essere orgogliosi e per la quale, fuori dai nostri confini, eravamo ammirati, invidiati e, pure vezzeggiati. Poi, come vedremo, sono arrivati i terribili anni Settanta…

La scomparsa di una meraviglia del genere non può non essere trattata alla stregua di un “mistero”, l’ennesimo “mistero d’Italia” e sappiamo benissimo come ogni “mistero” – in Italia – altro non è che un delitto su cui investigare per fare emergere moventi e per scoprire il colpevole e – più spesso – i colpevoli. Come persona interessata ai “misteri” della nostra storia ma anche come discreto amante del cinema – buono ma anche meno buono – ho deciso quindi di visionare il documentario di Valerio Jalongo nell’unica sala milanese disponibile, il cinema Mexico celebre per aver contribuito qui in Italia a rendere cult un piccolo gioiello musicale underground come il “The Rocky Horror Picture Show” con una giovanissima Sarandon. Periodicamente l’esercente Sancassani fa proiettare il “The Rocky” per la gioia di fan incalliti che si vestono, cantano e ballano come i protagonisti sullo schermo. Il Mexico, però, è molto altro…
Cinema d’essai e piccolo luogo di resistenza all’invasione americanizzante, hollywoodianizante e berlusconizzante delle multisale ha tenuto in cartellone per circa un anno e mezzo il piccolo capolavoro d’esordio di Giorgio Diritti “Il vento fa il suo giro”.

Sancassani dimostra tutto il suo coraggio anche concedendo – unico a Milano – la sala per la proiezione di un documentario senz’altro scomodo come quello di Jalongo. In effetti, avendo il sottoscritto assistito anche alla proiezione del più noto “Videocracy” e azzardando un confronto fra i due docu-film, l’impressione che ne ho ricavato è che tutto sommato, malgrado la promessa di illustrare gli ultimi trent’anni di storia della televisione italiana, l’opera di Erik Gandini si sia limitata a fotografare l’esistente in maniera piuttosto scontata e con un labile tentativo di approfondimento. I reality, le vicende e le vicissitudini di personaggi come Lele Mora e Corona in qualche modo essi stessi saltimbanchi del circo berlusconiano, la base sostanzialmente impolitica e apolitica del consenso al Cavaliere, molto mediatica e televisiva, invece… Si tratta di elementi, eventi, circostanze ormai note ai più – naturalmente fra coloro che hanno tempo, voglia e volontà di informarsi – mentre non si aggiunge una virgola circa le radici della nostra deriva culturale, morale ed intellettuale. Videocrazia è termine già usato e abusato ripetutamente anche in sede analitica per designare questo coinvolgimento apparente, illusorio e manipolatorio della massa nei meccanismi dello spettacolo televisivo. “Videocracy” ha potuto godere dell’indiretta pubblicità offerta dalla censura targata RAI del relativo trailer generando aspettative che, per quanto mi riguardo, sono state deluse. Alla fine l’”antiberlusconismo” di Jalongo risulta molto più saldo di quello di Gandini lasciando in ombra gli aspetti più politici del Cavaliere ed affrontando piuttosto di petto, invece, quelli (sotto)culturali. In definitiva la visione de “Di me cosa ne sai” completa ed integra ampiamente quella di “Videocracy”.

“Di me cosa ne sai” nasce soprattutto per portare alla luce l’esperienza del movimento di autori Ring creato per fronteggiare la situazione di “eterna crisi” del cinema italiano. In sintesi lo sviluppo di questo documentario procede su tre binari differenti. Il primo accompagna il povero regista Felice Farina nel suo tentativo quasi decennale di fare uscire e distribuire un suo film proprio per mostrarci quanto oggi sia arduo fare cinema. Il secondo viaggia a ritroso nel tempo per illustrare come è stato possibile smantellare sostanzialmente l’industria cinematografica italiana. Il terzo, infine, assume la prospettiva presente anche intervistando addetti ai lavori e famosi registi di caratura internazionale. L’esordio, citando i versi di Pasolini e inserendo le immagini dell’atroce “Salò” dello stesso, è indubbiamente efficace e di forte impatto. Il poeta friulano comprese in tempi non sospetti la deriva edonistica e consumistica della società postmoderna, i guasti della società dello spettacolo e la conseguente decadenza morale che avrebbe condotto ad una mentalità esclusivamente appropriativa e ad una violenza sempre più gratuita nel nostro paese. Gli anni del terrorismo sono dietro l’angolo ma non solo… Il riferimento pasoliniano ai processi di deculturazione italiana viene consapevolmente agganciato alla demolizione dell’industria cinematografica nostrana che di quella tendenza sarebbe parte o declinazione da non trascurare. E’ noto poi come Pasolini detestasse la televisione, quella che era ancora la TV in bianco e nero monopolizzata dalla RAI le cui cure pubblicitarie erano state affidate alle ingenue mani di Carosello. L’intellettuale, il poeta, lo scrittore e regista friulano esagerava o, più semplicemente, considerata la sua sensibilità e l’intuito fuori dal comune, aveva semplicemente “visto prima”, anticipato ? Quel che è certo è che i fatti si sono incaricati di dare ragione a Pasolini su molte delle cose che scriveva o rappresentava…

Ma , secondo l’autore, quali sono state le modalità con cui l’industria cinematografica italiana è stata azzerata ? Dovendo prestare attenzione all’aspetto più genuinamente produttivo, distributivo, in sostanza economico, della questione Jalongo ha “registrato” le preziose affermazioni dello storico, anziano produttore Dino De Laurentiis – oggi anche presidente del Napoli Calcio – il quale è recentemente tornato dagli USA dopo una trentennale permanenza in quel paese ed alterne fortune. Nel secondo Dopoguerra, come conseguenza della vittoria degli angloamericani, si è assistito ad un’invasione fuori controllo delle pellicole d’Oltreoceano senza che potessero essere approntate le necessarie tutele da parte della nostra giovane Repubblica appena nata e ancora troppo fragile. In qualche modo gli americani hanno sempre guardato al nostro paese come ad una terra di conquista sia pure con mezzi economici (e culturali). Nel 1949 un’imponente manifestazione degli addetti ai lavori del cinema – fra gli altri nelle immagini sono riconoscibili la grandissima Anna Magnani e Vittorio De Sica – si rivolse al governo perché prendesse provvedimenti utili a contenere l’invasione cinematografica a stelle e strisce e a rilanciare le pellicole nazionali. De Laurentiis è sferzante e netto nei suoi giudizi sui politici italiani: tutti costoro - dai democristiani ovviamente fino agli stessi comunisti i quali si sono sempre fatti un vanto di sostenere la cultura nazionale nelle sue varie forme – avrebbero detestato il cinema italiano perché generalmente critico nei confronti dei politici. Basterebbe citare quel cinema di impegno civile e politico che ha fatto la fortuna dei Rosi, dei Petri ma anche di un autore più “popolare” come Damiano Damiani più recentemente noto come regista della serie TV sulla mafia di successo “La Piovra”. Si comprende come già in queste affermazioni risieda una parte delle cause che hanno concorso a determinare il declino del cinema italiano. Tuttavia il produttore napoletano riconosce all’allora giovanissimo Giulio Andreotti, già ministro e navigato uomo politico democristiano, lungimiranza, apertura e un’ottima prospettiva assunta per quel che riguarda il problema mosso nella citata manifestazione di registi, attori, sceneggiatori, ecc… Nel 1950 si fece promotore di una legge che consentiva alle coproduzioni di usufruire degli incentivi statali e ciò aprì le porte dell’Italia e di Cinecittà a inglesi, tedeschi, spagnoli e, soprattutto, americani interessati a sfruttare le locations italiane. Cinecittà divenne meta dei divi più gettonati di Hollywood e, grazie anche alla disponibilità italiana vennero girati kolossal a sfondo storico soprattutto in coproduzione con gli americani. Si pensi solo a “Quo vadis” o a “La Bibbia”. Il resto è noto: i successivi venti anni furono gli anni d’oro del cinema italiano che giunse a concorrere alla pari con il colosso hollywoodiano. Poi arrivarono i maledetti, terribili anni Settanta…

Nel 1972 la legge Andreotti venne soppiantata dalla nuova normativa promossa da un socialista, tale Corona – l’omonimia con il “paparazzo” che ha riempito le cronache odierne è casuale e curiosa – in base alla quale avrebbero potuto accedere ai finanziamenti pubblici solo le pellicole ad intera produzione italiana. E’ l’inizio della fine perché erano proprio i capitali affluiti in Italia grazie alle coproduzioni che il cinema italiano aveva potuto prosperare ed essere ammirato nel mondo. Con qualche malizia Jalongo introduce immagini dell’astro nascente del PSI, quel Bettino Craxi che ha avviato la stagione del rampantismo e dello yuppismo più spregiudicati accogliendo sotto la sua alla protettiva imprenditori emergenti come Silvio Berlusconi.

A metà degli anni Settanta, nell’arco di appena tre anni, i tre maggiori produttori italiani lasceranno il paese per approdare ai più floridi lidi statunitensi. Secondo De Laurentiis fare cinema in Italia era diventato impossibile. I coniugi Ponti – Loren, con ottime entrature ed amicizie in ambito hollywoodiano, abbandonano l’Italia per sopravvenute questioni fiscali. Mi pare di ricordare che a suo tempo si sospettò la celebre coppia di aver chiesto aiuto a personaggi legati alla famigerata banda della Magliana per dirimere tali controversie. Più complicata la vicenda di Alberto Grimaldi, proprietario della PEA cinematografica e produttore di pellicole scandalose come il celebre “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci. Nel 1975 Grimaldi aveva in cantiere ben quattro importantissime produzioni tutte destinate a far discutere: “Casanova” di Federico Fellini; il citato “Salò” di Pierpaolo Pasolini; “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi – tratto da Sciascia e fortemente polemico nei confronti del Compromesso Storico -; “Novecento” di Bernardo Bertolucci – produzione quest’ultima assai impegnativa anche per la presenza di un folto e formidabile cast internazionale. Cominciano i guai… Il documentario cita l’episodio del furto delle “pizze” dell’opera di Pasolini e il relativo tentativo di ricatto ed estorsione. Questa circostanza verrà ricordata anni dopo dal regista, sceneggiatore e collaboratore di Pasolini Sergio Citti poco prima della sua morte. Proprio in quel frangente il 2 novembre 1975 verrà assassinato lo scandaloso poeta friulano quasi certamente vittima di un complotto i cui contorni hanno cominciato ad emergere solo recentemente. Per anni lo stesso Grimaldi vivrà nel terrore di essere rapito con la sua famiglia, mentre la magistratura si accanì sulle sue opere come “Ultimo tango” e “Salò”. Anche lui lascerà l’Italia per gli USA e “Novecento”- da molti ritenuto opera di propaganda comunista – verrà finanziato da due celebri major americane. Sono anni difficili, anni convulsi per il paese che attraversa un’escalation di inusitata violenza stragista, terrorista, criminale e “diffusa”, ma ci sono anche gli interessi, le lotte per il potere e le “guerre di mercato”. De Laurentiis ipotizza che la legge Corona – che assestò il primo pesante colpo all’industria cinematografica italiana – venne concepita per venire incontro ai desiderata degli americani. Evidentemente Hollywood non poteva accettare la concorrenza italiana e si regolò di conseguenza… Si tratta di dichiarazioni provenienti da una fonte che ben conosce non solo gli ambienti dei produttori e dei distributori italiani ma anche il potente sistema delle major hollywoodiane. Ciò è molto interessante anche per poter analizzare ed “investigare” sugli eventi successivi compreso il “trasferimento” di De Laurentiis, Ponti e Grimaldi in America.
Non dimentichiamo che quelli sono anche gli anni di una paura diffusa fra certi settori dell’”alta borghesia” imprenditoriale e della classe dirigente nei confronti del Compromesso Storico fra democristiani e comunisti, paura che, nella maniera più immediata, si concretizza con la fuga di ingenti capitali all’estero.
Dal punto di vista della distribuzione e della produzione cinematografica i rubinetti dei finanziamenti cominciano a chiudersi con il conseguente calo dei fatturati…

Mi perdonerà ancora il lettore se, commentando il docu-film di Jalongo, innesterò personali riflessioni, ma il discorso portato avanti dall’autore, soffermandosi peraltro giustamente sul versante meramente cinematografico, richiede che debba essere completato allargando un pochino la prospettiva del quadro. Dalla visione del film si ricava quasi immediatamente che fra l’egemonico strapotere hollywoodiano e la progressiva affermazione dell’impero televisivo e mediatico berlusconiano qualche rapporto vi deve pur essere. Anche per questo motivo avrebbe giovato di più ad una discussione storica un’impostazione diversa di “Videocracy”, spietata ma risaputa fotografia del presente sociale, mediatico e televisivo italiano. A questo proposito vorrei fare un salto indietro nel passato, anzi… nessun salto perché, semplicemente, ci limiteremo a tornare agli anni in cui il nostro cinema cominciava ad attraversare la sua stagione più difficile.

Sarà forse un caso, ma gli anni della legge Corona sul cinema e l’esodo dei maggiori produttori cinematografici italiani coincidono con la normativa che cominciò a spezzare il monopolio televisivo della RAI. Inizialmente si concesse alle piccole emittenti televisive (ma anche radiofoniche. Chi non ricorda fra i cinquantenni la stagione delle “radio libere”) di trasmettere localmente, ma nel successivo deserto legislativo e nella giungla del mercato dei canali televisivi commerciali prosperò quel soggetto più spregiudicato e privo di scrupoli che oggi tutti ben conoscono. Dapprincipio furono forse in pochi a prevedere quegli sviluppi, tuttavia è utile dare un’occhiata a quei soggetti che si precipitarono immediatamente nell’avventuroso mondo delle emittenti commerciali. Si pensi solo a Tele Malta degli editori Rizzoli, gli stessi che assecondarono l’assalto piduista al Corriere della Sera con il concorso del banchiere piduista Roberto Calvi, quello che, per intenderci, è stato “impiccato” sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra; a Tele Torino su cui si stagliava l’ombra dell’aristocratico piduista e golpista “bianco” Edgardo Sogno, “eroe” della resistenza “antifascista” ed “anticomunista” con intensi contatti americani ed inglesi; e ancora alla storica Antenna 3 cofondata dal presentatore Enzo Tortora a quei tempi simpatizzante della destra prima delle note avventure giudiziarie che lo hanno anche avvicinato ai radicali di Pannella. Sarà forse un caso… In quegli anni le prime emittenti televisive locali avevano budget e palinsesti modesti: piccoli spettacoli di intrattenimento, vecchi film, giochi per ragazzi, quiz, spogliarelli notturni, ecc… Sicuramente determinate forze politiche ed economiche compresero più e meglio delle sinistre le potenzialità del mezzo dal punto di vista culturale e furono altrettanto leste a cogliere il senso della cultura “popolare” o “bassa”. Prigioniera di un certo snobismo culturale ed intellettuale – almeno fra le generazioni non più giovani – la sinistra egemonizzata dal PCI, troppo occupata nei suoi distinguo fra cultura “alta” e subcultura, si mosse con estremo ritardo, mentre le nuove destre – di marca “postfascista” e neoconservatrice – si giovarono delle possibilità offerte dai nuovi media, dallo spettacolo e dall’intrattenimento “popolari” oltre che della centralità dei meccanismi pubblicitari. Questo discorso può essere esteso oltre i nostri confini: alfiere del nuovo neoliberismo e neoconservatorismo anglosassone non fu forse l’ex star di Hollywood e delatore ai tempi del maccartismo Ronald Reagan che, fra l’altro, incoraggiò il successo della propagandistica serie dei film di “Rambo” ? Quanto vi sia poco di casuale in queste tendenze è dimostrato proprio da quell’ormai celebre e citatissimo Piano di Rinascita Democratica della loggia P2 controllata dall’ineffabile Venerabile Gelli al centro di mille trame e mille misteri italiani. Accanto all’obiettivo di condizionare pesantemente l’informazione della carta stampata, Gelli & c. si proponevano di “dissolvere la RAI TV – evidentemente ritenuta troppo sbilanciata a sinistra (corsivo mio) – in nome della libertà di antenna”. Alla luce di tali intenti non stupisce l’interesse nei confronti della televisione privata e commerciale da parte degli iscritti alla P2 compreso il Cavalier Silvio Berlusconi ed è poi curioso notare come analoga attenzione nei confronti dell’informazione e dei “nuovi” media domestici è prestata dalla Trilateral di Rockfeller e soci, l’organismo messo in piedi da noti finanzieri, politici, diplomatici banchieri, imprenditori e dipendenti eccellenti delle multinazionali per diffondere il Verbo neoliberista. Tutto ciò odora molto di manipolazione tenuto conto delle note diffidenze nei confronti della democrazia e della partecipazione da parte dei soggetti summenzionati. Per converso fra gli intellettuali di “sinistra” Pasolini fu tra i pochissimi ad assumere una visione olistica e a capire la portata della cultura intesa nella sua interezza, senza trascurare gli aspetti sub culturali fino a quelli rientranti nell’ambito dell’incultura e della deculturazione.

Dai fermenti giovanili del Settantasette al cosiddetto Riflusso, quel ripiegamento nel privato che si è letteralmente “mangiato il politico” il passo è veramente breve e la nuova televisione commerciale ha assunto un indubbio ruolo in tutto questo. “Video killed the cinema stars”: inizia l’emorragia di spettatori dalle sale cinematografiche favorita progressivamente anche dal mercato dell’home video che introduce il cinema fra le mura domestiche. La nuova televisione a colori, ritenuta da molti come l’autentico spartiacque del mutamento culturale ed antropologico italiano, attira e, a non pochi, piace… Fra tante avventure catodiche di breve respiro, solo quella del giovane Cavalier Silvio Berlusconi, buon pupillo di Gelli, resiste: divenuto presto padrone incontrastato della concessioni pubblicitarie, il nostro si concentra anche sulla programmazione cinematografica in televisione facendo incetta di pacchetti di film come quelli del magazzino della Titanus di Goffredo Lombardi. Responsabile di questa linea era allora il giovane Freccero che una ventina d’anni dopo si sarebbe occupato della programmazione del canale Italia Uno, l’emittente giovanile dell’impero berlusconiano Mediaset. Fino ad allora la televisione nazionale – anche a causa delle limitare possibilità offerte dal “bianco e nero” – non aveva dato molto spazio alla trasmissione di pellicole cinematografiche, ma da un giorno all’altro gli schermi vengono letteralmente invasi da film anche piuttosto recenti. Sarebbe inutile ribadire quanto ciò abbia contribuito alla diserzione degli spettatori dai cinema. Più comodo, senz’altro meno faticoso assistere seduti in poltrona ad una proiezione…

Nel frattempo, in un contesto da selvaggio west mediatico, il Cavaliere diventa proprietario di ben tre reti televisive (Canale 5 , Italia Uno e Retequattro) imponendo il suo monopolio sulla TV commerciale grazie – come ebbe a dire l’editore Rusconi – alle “disponibilità illimitate”. Sulla televisione Berlusconi edifica un impero dell’industria mediatica, dello spettacolo e dell’intrattenimento da autentico one man showman quale è sempre stato… Non semplicemente tycoon… Televisione, editoria, musica, cinema, calcio, radio, ecc… Una corte circondata da uomini spettacolo come taluni scrittori e giornalisti, presentatori ed anchorman televisivi, showmen, cantanti, registi, attori, calciatori, deejay, vallette, veline, ecc… Il tutto condito da una spruzzatina di malizia e piccoli pruriti sessuali piuttosto caserecci piuttosto in linea con taluni dettami di certo cinema piuttosto in voga negli anni Settanta. Fra gli attori principali del “riflusso italiano”, Berlusconi contribuì a popolarizzare i “nani e le ballerine” della scuderia di Craxi, un altro protagonista della società del riflusso (e dello spettacolo). Prima ancora del Cavaliere con Forza Italia, fu proprio Bettino Craxi ad accarezzare l’idea di trasformare il PSI nel partito della “gente dello spettacolo” probabilmente influenzato dall’amico. Naturalmente Berlusconi non trascurò – dal suo punto di vista di “imprenditore” – l’industria cinematografica – e divenne socio dei Cecchi Gori – nei magnifici e rampanti anni Ottanta i maggiori produttori distributori cinematografici italiani specializzati soprattutto nelle “commedie all’italiana” interpretate dai comici più popolari di quel periodo e proprietari della Fiorentina, discreto avversario del meraviglioso Milan berlusconiano in serie A – nella Penta Cinematografica. La consueta spregiudicatezza premiò il Cavaliere che, con gli anni, impose il quasi monopolio nella produzione e nella distribuzione cinematografica condividendolo, con l’acquisto della storica Medusa, – caso strano ! – con la RAI. Il duopolio televisivo ormai sancito dalla famigerata legge del ministro repubblicano Mammì ma concertata soprattutto da Craxi ed Andreotti, si riflette sul cinema con le prevedibili conseguenze. Alla costosa realizzazione di film per il grande schermo si preferiscono – e non può essere diversamente – le fiction televisive spesso di pessima fattura.
Nel frattempo i format e i palinsesti della RAI TV cominciano ad assomigliare sempre più a quelli Mediaset mentre all’orizzonte si affaccia Sky, il nuovo concorrente riconducibile al tycoon australiano Rupert Murdoch (nella foto, sotto), uno degli uomini più potenti, influenti e ricchi del pianeta, ancora una volta di simpatie neoconservatrici.

Questo sunto della nostra storia “mediatica” non è presente nel documentario di Jalongo che, invece, concede ampio spazio alla contesa fra il regista Fellini e Berlusconi sulla questione delle interruzioni pubblicitarie durante la trasmissione di film in televisione, ma la connessione fra il declino dell’industria cinematografica e l’inarrestabile affermazione della televisione commerciale e “pubblicitaria” berlusconiana non è solamente suggerita… Anzi il regista si mostra convinto dello stretto rapporto fra lo strapotere delle major americane ed hollywoodiane in Italia e l’egemonia della televisione berlusconiana… Nello stesso pugno di anni la legge Corona, le trasferte americane più o meno indotte dei De Laurentiis, dei Ponti, dei Grimaldi, la progressiva occupazione dell’etere di canali patrocinati da determinati settori economici e politici, ecc… Sorgono domande spontanee – quantomeno a me -: gli americani e Hollywood hanno ugualmente condizionato il socialista Corona per arginare la concorrenza italiana e hanno avuto qualche ruolo nelle vicende che hanno coinvolto D Laurentiis e gli altri ? Al contempo potrebbero realmente foraggiato l’impero televisivo berlusconiano per boicottare il nostro cinema ? Domande che rimandano al vecchio leit motiv, l’antico adagio: quale è l’origine delle fortune berlusconiane da Milano 2 alla televisione ? Quali sono stati – e forse sono tuttora – i rubinetti dell’impero Mediaset/Fininvest/Publitalia/Edilnord ?

Domande non facili a cui dovranno essere fornite risposte complesse che non possono esaurirsi nella riproposizione stantia del mito dell”uomo che si è fatto da solo”. Qualche raggio di luce filtra fra le nuvole e possiamo intravedere i colori di quei capitali… Le banche sindoniane e quelle a conduzione socialista e craxiana, la loggia P2, Cosa Nostra siciliana, ecc… “Di me cosa ne sai” suggerisce l’intervento di altri soggetti: quelle potentissime major hollywoodiane che hanno imposto il loro dominio incontrastato sulla cinematografia mondiale. Non possiamo escludere a priori l’intervento di quelle lobbies che molto investono sulla macchina spettacolare hollywoodiana, probabilmente e prevalentemente italoamericane (leggi mafie italoamericane) ed ebraiche, con l’aggiunta magari di potenti organizzazioni settarie sul modello di Scientology la quale ha esercitato ed esercita un forte ascendente su alcune delle più note star e attori di Hollywood come Tom Cruise – da alcuni considerato addirittura il vero capo – e John Travolta. Domande che ancora attendono risposte… Domande attinenti all’ennesimo “mistero italiano”… Chi e perché ha ucciso il cinema italiano ?
Forse, ma non bisogna farsi eccessive e soverchie illusioni, qualche risposta verrà dall’inchiesta giudiziaria sulla compravendita dei diritti cinematografici americani da parte della Mediaset…

Da uno sguardo pasoliniano cambia il paesaggio…

Il paesaggio del mutamento antropologico del popolo italiano…

Sullo sfondo di questo quadro piuttosto desolante l’apertura di centri commerciali, grandi megasupermercati dell’audiovisivo come i Blockbuster, i multiplex, le multisale cinematografiche, ecc…

Quel panorama si divide fra il dominio globale e globalizzante del cinema a stelle e strisce e quella televisione berlusconiana molto casereccia, becera e provinciale che ha invaso la casa di ogni famiglia italiana, volente o nolente…

All’inesorabile calo di spettatori nei cinema si accompagna la progressiva affermazione delle pellicole statunitensi “più o meno hollywoodiane” a scapito di quelle italiane.
Basterebbe dare una scorsa alle classifiche degli incassi delle stagioni cinematografiche di venti, trenta e quarant’anni fa per prendere atto di questa tendenza che pare inarrestabile.
In passato le preferenze del pubblico italiano si sono indirizzate sui prodotti della nostra cinematografia piuttosto che sulla concorrenza hollywoodiana e dovrebbe fare male – a chi ha occhi, orecchie e cervello per intendere – constatare che nelle stagioni più recenti quasi esclusivamente le “squisitezze” dei vari De Sica e Boldi sono state in grado di reggere all’ondata del cinema mainstream del cinema americano. Non lamentiamoci troppo, però… Dagli USA approda in Italia ogni scarto di magazzino possibile e anche ai limiti della inguardabilità, specie se di tratta di pellicole del recente filone “demenziale” (o demente ?). Intanto chiudono le piccole case cinematografiche del nostro paese e si moltiplicano gli studi televisivi.

“Video killed the cinema stars”…

Jalongo affronta senza reticenze il tema della “colonizzazione dell’immaginario” effettuata dagli americani attraverso il cinema hollywoodiano interpellando anche registi stranieri di caratura internazionale quali il tedesco Wenders e l’inglese Ken Loach. La suddetta operazione culturale “deculturalizzante” ha una portata globale nel suo tentativo di annullare la concorrenza di tutte le cinematografie straniere – italiana, francese, inglese, spagnola , tedesca, ecc… non importa – a vantaggio e profitto della “American way of life”. Potessimo almeno godere della visione di opere di ottima o pregevole fattura ! Invece, secondo la logica american – hollywoodiana, i film vengono realizzati secondo una logica puramente industriale e standardizzata, impacchettati e venduti come una qualsiasi merce. Siamo alla mercificazione e alla reificazione del processo artistico e creativo che, anche e soprattutto grazie agli incredibili investimenti e spese di produzione, non può non generare povertà di contenuti, miseria estetica e cattivo gusto imperante nelle sue molteplici e gratuite forma (certa rappresentazione del sesso e della violenza, i dettagli raccapriccianti, l’effettismo e il sensazionalismo, la volgarità e il turpiloquio a piene mani, ecc…).
Strumento principe della colonizzazione dell’immaginario attuata dal sistema hollywoodiano è la multisala ove sono generalmente concentrate le pellicole d’oltreoceano. Non stupisce che questi “luoghi”, questi nuovi templi dello “spettacolo mercificato” appartengano perlopiù alle major hollywoodiane, a questi colossi che si sono ormai imposti come onnipresenti multinazionali dell’audiovisivo. E, altrettanto, non stupisce l’analogo ruolo ricoperto dalla Medusa, la casa di distribuzione e produzione cinematografica berlusconiana, anch’essa proprietaria di multisale colme e ribollenti di proiezioni di film americani. In gioco è il controllo della cultura e dell’immaginario e, accanto ad essa, il monopolio dei mercati dell’audiovisivo. In tutto e per tutto gli americani partono avvantaggiati: a differenza degli altri paesi l’industria hollywoodiana può fabbricare i suoi sogni con il sostegno delle Ambasciate nei vari paesi. Molto attive nella “promozione culturale americana”, le varie sedi diplomatiche hanno aperto sezioni che si dedicano in maniera pressoché esclusiva alla promozione dei propri prodotti filmici.
A queste autentiche invasioni “culturali” gli altri paesi, come la Francia, cercano di resistere come possono… Ormai lontana dal suo glorioso passato di celluloide, l’Italia mostra invece tutta la sua fragilità non potendo andare oltre una legge che ancora una volta finisce per subordinare il sostegno e la rinascita del cinema ai consueti criteri clientelari. Tuttavia avevamo già appreso in precedenza lo scarso amore dei politici per il cinema e nulla può più ormai sorprenderci.

Dominio incontrastato di Hollywood, berlusconismo imperante nello spettacolo e nella cultura prima ancora che nella politica, diffidenza di politici, scarsi investimenti, ecc… Sono ipotesi sufficienti a spiegare il tracollo del cinema italiano ? Oppure anche gli addetti ai lavori - produttori, registi, sceneggiatori, attori in taluni casi – portano il peso di qualche responsabilità. L’autore è sufficientemente onesto e accorto da non schivare la questione affidandola soprattutto alle parole di Paolo Sorrentino, il regista del “Divo”, il quale riconosce una diffusa mancanza di coraggio negli autori italiana, quasi un’incapacità di raccontare le storie di questo paese.

Penuria di talento, scarso coraggio, incapacità di rappresentare la “realtà…
In questo contesto non si può non sentire la mancanza e la nostalgia dei Fellini, degli Antonioni, dei Visconti, dei De Sica, dei Rossellini, dei Pasolini e, ancora, dell’impegno dei Rosi e dei Petri, per citare solo alcuni celebri nomi… Un tempo film come “Il Divo” e “Gomorra” non erano merce poi così rara.
E’ comunque certo che non si può ridurre la questione al mero dato economico o a quello, pure connesso, del controllo della (sub)cultura di una nazione.


In conclusione i limiti di “Di me che ne sai” risiedono probabilmente soprattutto nel mezzo scelto per affrontare il tema, il “mistero italiano” sottaciuto. Nonostante la tesi l’opera di Jalongo è efficace soprattutto nell’avanzare talune scomode domande piuttosto che nell’approfondimento delle tesi. La forma del documentario cinematografico “a tesi” – e il discorso vale in questo caso come in quello di “Videocracy” e perfino in quelli dei docu-film di Michael Moore – finisce per “ingabbiare” l’intero percorso analitico ed investigativo. A mio giudizio la scrittura rimane la forma più adatta per “narrare” magari la storia della “cultura” nell’Italia repubblicana attraverso l’evoluzione - o involuzione a seconda dei punti di vista – nel complesso dei vari settori dell’industria mediatica, dello spettacolo, dell’intrattenimento e dell’audiovisivo e il ruolo di queste ultime nella trasformazione postmoderna del nostro paese. Si potrebbe magari abbinare un volume di approfondimento ad un documentario filmico. Ciò non sminuisce, tuttavia, il valore complessivo dell’opera che, secondo il sottoscritto, meriterebbe di essere proiettato nelle scuole italiane, ma noi non abitiamo in un paese normale… Noi attraversiamo quell’universo vagamente “concentrazionario” – un campo di concentramento soft - di cui parlava Pasolini anche se non abbiamo abbastanza coraggio per ammetterlo pubblicamente. In qualunque modo si voglia ribaltare e girate il tema si è costretti sempre a tornare alle parole e alle immagini concepite dal poeta friulano.

Il “mistero” dell’assassinio del cinema italiano non può essere svelato, ma noi sappiamo…

Intuiamo i nomi dei mandanti e degli esecutori, ma non abbiamo le prove…

Dobbiamo accontentarci – al momento – di quella Verità che non può essere espressa e che attende, come e soprattutto in altri casi, di essere pronunciata…

Torniamo ancora una volta a quei giovani che ignoravano l’esistenza, la storia e il ruolo di un grande regista come Fellini, chiudiamo gli occhi e pensiamo per una volta ancora a questo paese in cui il virtuale ha letteralmente divorato il reale, in cui il reality ha preso il posto della realtà, in cui il voto più importante è quello del “Grande Fratello” e l’Italia che conta quella “vippara” dei presentatori ed anchor man televisivi, dei cantanti, degli attori , dei calciatori, delle veline, delle pornostar, ecc… Nel preciso istante in cui “immaginiamo” un paese del genere, un mondo che ha sganciato da sé ogni residuo di realtà, cominceremmo anche ad attendere con ansia che qualcuno “racconti” quel paese, qualcuno che recuperi la realtà.

Scopriremmo che, se nulla sappiamo del glorioso cinema del nostro passato, ugualmente conosciamo del nostro presente e della nostra contemporaneità…

Sempre in attesa di un autore, un regista o un filmaker che abbia la forza, il talento e il coraggio di “scrivere il romanzo italiano”, sia pure in forma di immagini…

“Di me cosa ne sai”: visione vivamente consigliata e, se verrà pubblicato il DVD, non lasciatevi sfuggire l’occasione…

HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org
8.11.2009

Source : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6449
Inviato il: 8/11/2009 7:54
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  •  edo
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#36
Sono certo di non sapere
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Che si sappia, esiste in dvd una storia d'italia che analizzi in modo meno "pieroangiolesco" la storia del periodo risorgimentale?
Inviato il: 8/11/2009 10:02
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  •  Calvero
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#37
Sono certo di non sapere
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Citazione:

SU CDC c'è un articolo interassante che mostra il trait d'union tra il mutare dello scenario politico e la progressiva decadenza del cinema italiano e non solo.

...CUT....

“Di me cosa ne sai”: visione vivamente consigliata e, se verrà pubblicato il DVD, non lasciatevi sfuggire l’occasione…



Grazie Ivan di ver postato questo magnifico articolo. Cosa aggiungere? Niente, se non una dose considerevole di disgusto.. molte cose si sanno già tra addetti ai lavori e cinefili.. ma queste coordinate sono, purtroppo, "strepitose"..

e non saremmo dentro Orwell?
Inviato il: 8/11/2009 13:57
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#38
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Citazione:

edo ha scritto:
Che si sappia, esiste in dvd una storia d'italia che analizzi in modo meno "pieroangiolesco" la storia del periodo risorgimentale?


A) Non ci trovo nulla di Pieroangiolesco.. B) Non credo che esista il DVD che dici tu (magari!!) ..comunque ti consiglio la lettura di un Libro veramente interessante, che non tratta quel periodo, ma lo circonda - lo anticipa e lo sorpassa ..tracciando un percorso storico che credo ti potrebbe interessare assai

IL TALISMANO di Hancock e Bauval

..fammi sapere in caso

ciao
Inviato il: 8/11/2009 14:02
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  •  edo
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#39
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A) Non ci trovo nulla di Pieroangiolesco..

mi sono spiegato male, il termine è riferito alla tradizione storica raccontata nei libri scolastici
Inviato il: 8/11/2009 15:00
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  •  Calvero
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#40
Sono certo di non sapere
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Citazione:


mi sono spiegato male, il termine è riferito alla tradizione storica raccontata nei libri scolastici



Inviato il: 8/11/2009 15:25
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  •  gronda85
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#41
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Citazione:

Fabrizio70 ha scritto:
Per chi vuole informarsi sulla situazione italiana consiglio http://www.misteriditalia.com/ , un'ottimo sito , purtroppo ora alcuni approfondimenti sono in area abbonati , ma basta e avanza lo spazio gratis per farsi un'idea della storia italiana , esempi della sezione "altri misteri" :

Citazione:

1933 - 1946: I DELITTI DI ALLEGHE

1946: RINA FORT. IL DELITTO DI VIA SAN GREGORIO

1948: UNA PISTOLA PER LA CONTESSA BELLENTANI

1953: IL CASO MONTESI

1954: IL CASO GALLO: IL MORTO MAI MORTO

1955: LA DECAPITATA DI CASTELGANDOLFO

1958: IL DELITTO MARTIRANO (IL CASO GHIANI-FENAROLI)

1962: IL DELITTO DEL BITTER

1963: L'UOMO IN BLU (IL MISTERO DI CHRISTA WANNINGER)

1963: LA TRAGEDIA DEL VAJONT

1964: L'AFFARE BEBAWI

1967: LO STRANO SUICIDIO DI LUIGI TENCO

1968-1985: LE 16 VITTIME DEL MOSTRO DI FIRENZE

1969: IL CASO LAVORINI

1970: IL BOIA DI ALBENGA E L'ASSASSINIO DI CARLA GRUBER

1970: NOBILTA' E GELOSIA: LA STRAGE DEL MARCHESE CASATI

1971: PERCHÉ UCCIDERE MILENA SUTTER?

1971: IL DELITTO DELLA CATTOLICA

1971: IL MOSTRO DI MARSALA

1973: GLI AMANTI DIABOLICI DI TORINO

1975: L'ASSASSINIO DI PIER PAOLO PASOLINI

1975: IL MASSACRO DEL CIRCEO

1975: IL MASSACRO DELLA FAMIGLIA GRANERIS

1976: IL CASO CARLOTTO

1977-1984: I DELITTI DI LUDWIG

1978: CHI HA UCCISO FAUSTO E IAIO?

1978 - 1996: MAURIZIO MIGHELLA, LA CARRIERA DI UN SERIAL KILLER

1980: GABRIELLA DE PALO E ITALO TONI, SCOMAPRSI IN LIBANO

1983: IL DELITTO DEL DAMS

1983: IL CASO TORTORA

1986: L'OMICIDIO MAZZA: KATHARINA MIROSLAWA E' INNOCENTE?

1987: GIGLIOLA GUERINONI E IL DELITTO DI CAIRO MONTENOTTE

1988: IL FURIOSO OMICIDIO DEL CANARO DELLA MAGLIANA

1988: IL DELITTO DEL CATAMARANO

1989: IL DELITTO DI SAN PATRIGNANO

1989: LA CIRCE DELLA VERSILIA. IL DELITTO IACOPI

1990: L'IMBALSAMATORE DELLA STAZIONE TERMINI

1990: L'OMICIDIO DI VIA POMA

1990: IL DELITTO DI BALSORANO

1990: LA SCOMPARSA DI DAVIDE CERVIA

1991: LA TRAGEDIA DEL MOBY PRINCE

1991: PIETRO MASO E IL MASSACRO DEI SUOI GENITORI

1991: IL DELITTO DELL'OLGIATA

1992-93: I DELITTI DEL MOSTRO DI FOLIGNO

1993: L'OMICIDIO DI CINZIA BRUNO (UN ERRORE GIUDIZIARIO)

1993-1994: GIANFRANCO STEVANIN, IL MOSTRO DI TERRAZZO

1994: L'OMICIDIO DI VEROLI: LA COMMERCIALISTA NELL'ARMADIO.

1995-1998: MILENA QUAGLINI, LA DONNA CHE UCCIDEVA GLI UOMINI VIOLENTI

1996: L'ASSASSINIO DI NADA CELLA

1997: IL DELITTO DELLA SAPIENZA ( IL CASO MARTA RUSSO)

1997: L'AFFONDAMENTO DELLA KATER I RADES

1997 - 1998: DONATO BILANCIA. IL SERIAL KILLER DELLA LIGURIA

1998: L'AEREO KILLER DEL CERMIS

1998: IL MISTERIOSO OMICIDIO SCROPPO

1998 - 2004: I DELITTI DELLE COSIDDETTE "BESTIE DI SATANA"

2001: ERIKA E OMAR - IL DUPLICE OMICIDIO DI NOVI LIGURE

2001: MICHELE PROFETA: IL SERIAL KILLER DI PADOVA

2001: IL DELITTO DI ARCE: L'OMICIDIO DI SERENA MOLLICONE

2002: IL DELITTO DI COGNE


vogliamo aggiungere il suicidio della gatto-trocchi che aveva parlato ddi massoneria e stanismo?
Inviato il: 9/11/2009 23:18
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  •  gronda85
      gronda85
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#42
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

edo ha scritto:
Che si sappia, esiste in dvd una storia d'italia che analizzi in modo meno "pieroangiolesco" la storia del periodo risorgimentale?


prova con storia d'italia di montanelli

ripeto:PROVA
Inviato il: 9/11/2009 23:22
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#43
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La triste fine di tanti artisti nel bel paese è ormai storia.

Tra le tante spicca quella di Pasolini.

E' di adesso una notizia del ritrovamento di un'opera di Pasolini scomparsa misteriosamente, ne parlano diversi giornali:


link articolo "il Pasolini scomparso"

La notiza fa accapponare la pelle :

Citazione:


...

Si tratta di un dattiloscritto scomparso di Pasolini, che avrebbe dovuto costituire un capitolo del romanzo incompiuto “Petrolio”.

...



«L’ho letto ma non posso ancora dire nulla - ha dichiarato Dell’Utri - è uno scritto inquietante per l’Eni, parla di temi e problemi dell’azienda, parla di Cefis, di Mattei e si lega alla storia del nostro Paese».

Pur non volendo anticipare il contenuto del capitolo, Dell’Utri non ha esitato a parlare di “giallo” a proposito del destino del dattiloscritto. «Credo - si è limitato a dire - che sia stato rubato dallo studio di Pasolini».

...

«Pazzesco, roba da matti, incredibile. Quel capitolo del romanzo “Petrolio”, ritenuto dal giudice Calia un documento storico sulle stragi d’Italia, è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un “corpo di reato”. Se è vero, Dell’Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini», ha commentato D’Elia.

«Ho scritto che c’era una continuità tra il potere proto-piduista di Eugenio Cefis e il potere attuale - ha aggiunto - ma mai avrei creduto che un’eredità culturale e politica contemplasse anche il ricevere quelle carte, quel capitolo sottratto da casa Pasolini dopo la sua morte e che potrebbe anche averla giustificata, motivata»

...

Inviato il: 3/3/2010 2:56
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#44
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Un episodio di cronaca recente che si riallaccia a fatti del passato , che lascia tante perplessità piu' che evidenti quando le Tv hanno mostrato i luoghi e le circostanze del fatto:

Citazione:


- Un metro: questa la profondità misurata dai carabinieri del Nucleo subacqueo di Taranto nello specchio di mare della località Torre Ovo, vicino Torricella, in provincia di Taranto, dove martedì è stato trovato morto, probabilmente suicida, Pietrino Vanacore, l'ex portiere del palazzo di via Poma a Roma nel quale fu assassinata Simonetta Cesaroni.

....



I dettagli qui: http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_marzo_13/vanacore-cadavere-in-acque-alte-un-metro-1602650958958.shtml
Inviato il: 14/3/2010 4:52
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#45
Sono certo di non sapere
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Anche Il Messaggero avanza perplessità su quest'ultimo caso:

Citazione:


... Certo, appare difficile annegare in una pozza così bassa, ed è questo uno dei principali misteri che accompagna la vicenda. ...



link articolo
Inviato il: 14/3/2010 18:21
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  •  effeviemme
      effeviemme
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#46
Mi sento vacillare
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cit.:
dal post di ivan

citazione

Certo, appare difficile annegare in una pozza così bassa, ed è questo uno dei principali misteri che accompagna la vicenda. ...
----------------------------

Se non ricordo male, era convocato a testimoniare tra pochissimo proprio sulla vicenda
di via Poma.
Collegato al metro d'acqua, non fa supporre che possa trattarsi di un evento "assistito"?
Chissà che potrebbe pensarne Paolo Franceschetti....

fvm
Inviato il: 14/3/2010 19:06
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  •  francesco7
      francesco7
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#47
Mi sento vacillare
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DELITTO DI VIA POMA: VANACORE SUICIDA? IMPROBABILE… PIU’ VEROSIMILE PENSARE CHE SIA STATO “SUICIDATO”
Per quel che riguarda il pensiero di Franceschetti su questo presunto suicidio non vi è da dubitare alla luce di quanto si vede sulla bara....un mazzo di rose rosse e alla luce del luogo in cui è avvenuto il sucidio Torre Ovo, la torre infatti è un forte simbolo massonico.
Inviato il: 14/3/2010 20:01
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  •  redna
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#48
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Citazione:
.. Certo, appare difficile annegare in una pozza così bassa, ed è questo uno dei principali misteri che accompagna la vicenda. ...


no il vero mistero è perchè SUBITO è stato dichiarato che Vanacore si è suicidato.
Senza nessuna perizia calligrafica hanno SUBITO detto che i cartelli li ha scritti lo stesso Vanacore.
Quando la versione del suicidio stava scricchiolando allora hanno incominicato a dire che era stato 'indotto' al suicidio. Questo prima di effettuare qualsiasi analisi.
E in fretta e furia hanno fatto i funerali.

Nella lista degli omicidi irrisolti metterei anche il delitto dell'Olgiata e la morte della contessa Vacca Agusta.

delitto dell'olgiata, affari, tangenti e servizi segreti....

vacca agusta: con maurizio raggio riciclati 20 miliardi di tangenti di craxi....
Inviato il: 14/3/2010 22:18
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#49
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Ho ridato un'occhiata al sito http://www.misteriditalia.it/ .

Già lo conoscevo, purtuttavia non ci si stanca mai di rileggerlo.

Quel che è impressionante è il quadro generale che non cambia mai: un fattaccio, indagini strane che spesso non portano a nulla, oscure manovre nell'ombra tese a depistare e nascondere la verità, strane scomparse di testimoni.

Il paese raccontato dal sito non è luogo dove la verità e la giustizia viene fatta emergere, anzi, è un luogo misterioso, pieno di intrighi inimmaginabili , dove la verità bisogna cercarla guardando i particolari di quel poco che riesce a trapelare da filmati, foto, testimonianze, dove la realtà spesso supera la fantasia.

E si nota come nel tempo le cose non migliorano, anzi, si ingarbuglino ancora un pò di piu' in matasse che nessuno riesce piu' a districare date le circostanze.
Inviato il: 15/3/2010 4:43
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#50
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Citazione:
E si nota come nel tempo le cose non migliorano, anzi, si ingarbuglino ancora un pò di piu' in matasse che nessuno riesce piu' a districare date le circostanze.


le cose si ingarbugliano perchè ogni singolo caso lo presentano come slegato a tutto un contesto.
Anche via poma potrebbe essere un fatto a se se si guarda il fattaccio da come ce lo presentano i media.
Ma via poma è un proseguo dei misteri italiani. Il padre della Cesaroni ha sempre detto che per trovare l'omicida della figlia dovevano esaminare il computer. Il pc non è stato esaminato subito e dallo stesso sono stati inviati anche dopo il delitto della Cesaroni.
Quali dati venivano inviati da quel pc?
Inviato il: 15/3/2010 8:39
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#51
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Non c'è solo l'aspetto del contesto .

Quel che emerge è che spesso c'è stata una superficialità nella raccolta dei dati del fatto.

Ad esempio, leggendo del caso Tenco non si è chiaro nemmeno come fosse posizionato il corpo nella stanza dell'albergo, in che mano fosse la pistola e così via .

Situazioni analoghe emergono in altri casi. E tutto ciò fa sorgere degli interrogativi semplici nella sostanza (ma com'è possibile ? nemmeno i dettagli del luogo dei fatti sono registarti con cura) ma sconfortanti in prospettiva ( ma che significa tutto cio' ? un depistaggio forse ? e perchè ? ).

Si nota, poi, come con il passare del tempo i media son diventati sempre meno media d'inchiesta : mentre il caso del bandito Giuliano è stato "smascherato" da un'inchiesta giornalistica, si vede come i media nel tempo diventano sempre piu' sono sic et simplicter cassa di risonanza di verità preconfezionate spesso incartate ed etichettate in maniera talmente grossolana che è sin troppo semplice accorgersi del trucco.
Inviato il: 15/3/2010 21:18
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      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#52
Sono certo di non sapere
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I giornali raccontano in questi giorni del triste esito di un altro mistero:

Citazione:


Il giallo di Potenza risolto dopo 17 anni:

in una chiesa i resti di Elisa Claps

Il corpo trovato in un sottotetto della Ss Trinità dove erano
al lavoro degli operai. La ragazza sparì quando aveva 16 anni

...



Link http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=95032&sez=HOME_INITALIA

Notare il titolo " Il giallo di Potenza risolto dopo 17 anni" .


Leggendo l'articolo pare però che non si sia risolto poi un granchè poichè il medesimo dice :

Citazione:


La chiesa della Ss. Trinità è l'ultimo posto in cui Elisa Claps, allora sedicenne, sarebbe stata vista. Nelle chiacchierate cittadine si fa largo un interrrogativo, come sia stato possibile che per tutto questo tempo un corpo sia stato presente nella chiesa senza che alcuno se ne sia accorto.



Cioè in pratica non si è cercato con cura nel posto piu' ovvio dove cercare, ossia dove è stata vista l'ultima volta .

Dice Repubblica:

Citazione:


...

Il corpo era stato murato nel sottotetto della chiesa. Il particolare non è di poco conto se si considera che l'edificio fu oggetto di approfondite perquisizioni dopo la scomparsa. I resti sono stati scoperti da alcuni operai che stavano facendo degli interventi di manutenzione per alcune infiltrazioni di acqua.
...



Link: http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/17/news/potenza_resti_umani-2721151/

Il Corriere mostra una panoramica dei luoghi: http://www.corriere.it/gallery/cronache/03-2010/class/1/giallo-elisa-claps_10b6097e-31fe-11df-b03c-00144f02aabe.shtml#6


Il sito Ansa dà qualche particolare in piu':

Citazione:


...

Si tratta di un ampio locale in cui è molto difficile accedere: per raggiungerlo infatti bisogna prima salire sul terrazzo della chiesa, passando dalla sacrestia, e successivamente infilarsi in una sorta di cunicolo che porta al sottotetto

...


Link: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/03/17/visualizza_new.html_1734060264.html


Dal Corriere apprendiamo:
Citazione:

L'inchiesta sulla morte di Elisa Claps è stata trasferita alla procura di Salerno dopo che un magistrato è risultato coinvolto nelle indagini, chiamato in causa da un collaboratore di giustizia.




Link: http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_17/claps-elisa-trovati-resti_5a92a54e-31d0-11df-b03c-00144f02aabe.shtml

La Stampa. dà altri particolari della vicenda: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201003articoli/53213girata.asp

Citazione:

quasi sei anni dopo la scomparsa, nella puntata di "Chi l’ha visto" dell’ 11 maggio 1999, il fratello di Elisa Claps ha fatto una rivelazione. Un messaggio di posta elettronica, pervenuto al sito Internet dedicato a Elisa dalla famiglia, dice che la ragazza sta bene, che si trova in Brasile, che non vuole tornare in Italia e non vuole rivedere i familiari. La email risulta inviata il 23 aprile 1999, alle 21.45, non dal Brasile ma dal ’Tatì’ club di Potenza, un bar sala giochi dove ci sono due postazioni Internet che si possono affittare


Mi pare che chiedano i documenti nei locali pubblici che offrono servizi web, possibile che non si possa risalire con certezza a chi scritto all'epoca l'e-mail ?



.
Inviato il: 18/3/2010 4:14
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#53
Sono certo di non sapere
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Dal sito di Grillo:

Citazione:

I preparativi per l'Unità d'Italia fervono. 150 anni e non li dimostra. Sembra ieri che i francesi ci liberavano a Solferino e che l'esercito sabaudo massacrava decine di migliaia di meridionali. La vera Storia d'Italia non è mai stata scritta. Appartiene a qualche libro, qualche rara testimonianza. L'Italia è un problema metafisico irrisolto. Cos'è? Perché esiste? Da dove viene?
Dove sta andando? Il blog inizia da oggi a cercare di dare una risposta. Nicola Biondo ci ricorda che siamo stati liberati dalla CIA e dalla mafia.


1943: Cosa Nostra si fa Stato (espandi | comprimi)
Sono Nicola Biondo, sono un giornalista freelance, con Sigfrido Ranucci per Chiare Lettere abbiamo scritto un libro che si intitola “Il patto” abbiamo indagato la trattativa tra Stato e mafia e analizzato i documenti che ci raccontano, come, questa trattativa partita nel 1992/1993 abbia le radici ben piantate nel passato, in quel passato che ha visto gli americani rivolgersi a Cosa Nostra per lo sbarco in Sicilia nel 1943 e che ha consentito a Cosa Nostra di farsi Stato..

Tutto ciò è avvenuto sotto la diretta responsabilità dei servizi segretari americani, dell’Oss, della Cia e ha consentito a Cosa Nostra di diventare quell’esercito della violenza che fino ai giorni nostri può imporre trattative o può scatenare una guerra.
Uno degli argomenti principali per capire com’è stato mai possibile che la banda criminale Cosa Nostra sia diventata così potente nel nostro Paese, abbia conquistato uomini e cose in una porzione molto grande del territorio a sud e abbia iniziato a investire già dalla fine anni 50, primi anni 60 al nord, è capire come mai e com’è stato possibile che Cosa Nostra si sia fatta Stato. E’ una storia che dobbiamo riprendere dal 1941, quando nella cella di uno dei più grandi boss di mafia, Lucky Luciano, a poche decine di chilometri da New York, il boss riceve alcuni ufficiali della marina statunitense. Cosa volevano quegli ufficiali? Volevano che il boss li aiutasse a fare piazza pulita delle spie naziste nel porto di New York. Lucky Luciano riesce non soltanto a prometterlo, ma lo mette in pratica, fa scoprire attraverso i suoi uomini le spie di Hitler nel porto, da lì parte questa storia innominabile anche se ormai conosciuta, la storia incredibile dei rapporti tra i servizi segreti americani e Cosa Nostra. A partire da lì si stringe questo rapporto e attraverso Lucky Luciano e i suoi agganci in Sicilia gli Stati Uniti ottengono le informazioni per operare nel 1943 lo sbarco in Sicilia.
E' subito dopo lo sbarco in Sicilia che Cosa Nostra si fa Stato, con lo sbarco americano i boss mafiosi diventano amministratori dell’ordine pubblico, alcuni addirittura sindaci, è il vecchio sogno di Cosa Nostra di avere non solo un proprio esercito, ma di dettare legge, lo sbarco americano, l’amministrazione americana lo garantisce. A capo della sezione Italia dell’Oss che poi diventerà la Cia c’è un ragazzo di 27 anni, si chiama James Angleton, quest’ultimo mette in piedi all’interno della sezione Italia, un ristretto nucleo di persone, una dozzina al massimo. Nei documenti ufficiali questo nucleo di persone, che si occuperà solo e esclusivamente della Sicilia, verrà chiamato il cerchio della mafia.
A questo gruppo di 007 che si occupano della Sicilia, si aggiungono anche dei giovani in gamba siciliani, tra questi c’è un nome che ricorrerà poi per altri 40 anni, quello di Michele Sindoma.
In cosa consiste davvero la presenza degli americani in Sicilia? C’è un’informativa, un report dal titolo emblematico: “La mafia combatte il crimine”. Cosa Nostra diventa l’esercito di occupazione, insieme con gli americani, che gestisce l’ordine pubblico, che deve evitare che le masse contadine potessero invadere e fare a pezzi il latifondo, ma la Sicilia non è soltanto una colonna portante nella politica estera, agli sgoccioli della seconda guerra mondiale, è un avamposto dal quale si controlla l’intero Mediterraneo L’Intelligence americana capisce che c’è già un’altra guerra da combattere e è quella contro il comunismo sovietico.


Mafia e neofascismo. Portella delle Ginestre (espandi | comprimi)
La saldatura tra uomini di Cosa Nostra a cui viene demandato il compito di controllo sociale, di controllo territoriale, vede l’entrata di un ulteriore segmento di potere, è quello incarnato da alcuni elementi dal neofascismo che seppur sconfitto, come la mafia, viene assoldato in chiave anticomunista, simbolo di questo terzo lato, di questa santa alleanza mafia – servizi americani, è la figura di Juan Valerio Borghese che infatti viene salvato dalla fucilazione da parte dei partigiani da alcuni ufficiali americani.

Insieme con i capi mafia, con le spie americane, con elementi del neofascismo italiano, un altro uomo simbolo di questa santa alleanza è bandito Salvatore Giuliano, la santa alleanza si manifesta in tutto il suo orrore il primo maggio 1947, a Portella delle Ginestre, un commando composto da mafiosi, spie, neofascisti, spara sulla folla che festeggia il primo maggio, la festa del lavoro, tutto ciò accade a poca distanza dalle elezioni regionali che avevano visto il trionfo del blocco popolare di sinistra, il bilancio è di 14 morti e di decine di feriti.
La mafia finisce così assoldata in una sorta di guerra civile contro il latifondo, il voto popolare, la miseria, e Salvatore Giuliano lo si potrebbe definire come un nome collettivo dietro il quale si nascondono strategie, sigle e personaggi lontani anni luce dai volti truci dei mafiosi.
Dietro Giuliano c’è una cerchia di personaggi che vagheggiano una Sicilia nazione autonoma o uno Stato federato agli Stati Uniti, ma soprattutto c’è un progetto preciso, studiato a tavolino dei documenti dell’Oss e poi della Cia, verrà chiamato: "Piano X" che prevede l’assistenza, il finanziamento e l’armamento di movimento anticomunisti, di chiara matrice fascista, affinché promuovano tutte quelle azioni di sabotaggio, di guerriglia e di disturbo, da attribuire al fronte popolare composto da comunisti e socialisti.
Il quadro di questa Santa alleanza viene completato dall’alta borghesia siciliana, da quella nobiltà nera che con l’avvento della Repubblica e delle riforme sociali, non ha alcuna intenzione di perdere il proprio potere.
Ci sono in particolare due esponenti dell’alba borghesia siciliana che raccontano perfettamente questa storia, uno è il principe Giovanni Alliata di Monte Reale, un massone, un fascista e che in seguito verrà coinvolto nello scandalo della loggia P2, secondo alcune testimonianze questo principe sarebbe uno degli ideatori della strage di Portella delle Ginestre, finirà poi in seguito coinvolto anche nei tentativi di golpe avvenuti negli anni 70, ci ritroviamo davanti, come dice il Giudice Roberto Scarpinato, a una lupara proletaria e un cervello borghese.
Un altro importante nome è quello di Vito Guarrasi, il vero dominus della vita politica e economica siciliana per quasi 50 anni, una foto lo immortala nel 1943, appena ventinovenne alla firma dell’armistizio tra Italia e Stati Uniti, a volerlo lì è un importante generale, il generale Castellano, uno degli architetti di quella santa alleanza tra spie, mafia e neofascisti. Molti anni più tardi l’avvocato Guarrasi ammetterà di essere stato in stretti rapporti di stima per ragioni di servizio proprio con l’Oss e poi con la Cia, era una spia.
In quegli anni sono tantissimi i rapporti che indicano come uno degli strumenti usati dalle classi dirigenti italiane e siciliane era la carta del Movimento separatista, una sorta di lega del sud che oggi stiamo rivedendo nel panorama politico, la manovalanza usata a Portella delle Ginestre, viene però presto sacrificata. Giuliano muore in seguito a una trattativa tra la mafia e i Carabinieri che mettono in scena una fiction degna di una serie televisiva, un conflitto a fuoco, assolutamente inesistente in cui il bndito, Salvatore Giuliano assurto come il nemico pubblico N. 1 in Italia, sarebbe stato ucciso, ma non è così!
La storia inventata di un conflitto a fuoco in cui Salvatore Giuliano avrebbe trovato la morte, viene scoperta da un eccezionale giornalista, Tommaso Besozzi, che manda in frantumi la versione ufficiale e scrive un articolo dal titolo chiarissimo, definitivo: “Di sicuro c’è solo che è morto”, di sicuro oggi sappiamo che Salvatore Giuliano è stato tradito, ucciso nel suo letto e portato su un set, dove è stata allestita la sua morte, un conflitto a fuoco inesistente. Aa tradire Giuliano è un suo cugino, Gaspare Pisciotta, che di lì a poco, terrorizzato per i segreti di questo accordo tra lo Stato e Cosa Nostra, deciderà di raccontare tutto al processo per la strage di Portella. Dice Pisciotta una frase che forse è ancora molto, molto attuale: “Banditi, Polizia e mafia sono un corpo solo come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”.
Il 9 febbraio 1954 a Gaspare Pisciotta verrà servito un caffè avvelenato e morirà in carcere. E' da allora, scriverà qualche anno dopo Leonardo Sciascia, che l’Italia diventa un Paese senza verità, anzi viene fuori una regola, che nessuna verità si saprà mai riguardo a fatti criminali, delittuosi in cui ci sia minimamente attinenza con la gestione del potere.

Questa lunga storia che odora di morte, miseria e violenza, questa santa alleanza, non è altro che il frutto avvelenato della guerra al nazifascismo, Portella delle Ginestre è il primo atto terroristico che secondo gli storici fonda la Prima Repubblica, e come la Prima Repubblica è stata fondata sul sangue versato a Portella, la seconda Repubblica nasce sul sangue versato a Capaci e a Via d’Amelio



Gli Stati Uniti e l'Italia (espandi | comprimi)
Questa lunga storia di mafia, di colletti bianchi, di spioni e di servizi segreti, la ritroveremo come una costante in tutti i delitti di mafia e in molti atti di terrorismo politico avvenuti in Italia a partire dal 12 dicembre 1969, dalla strage di Piazza Fontana. E' assolutamente innegabile l’influenza che gli Stati Uniti hanno avuto nelle scelte politiche, sociali e economiche di questo Paese.

è noto che noi abbiamo in Italia moltissime basi americane, al cui interno sono celati ordigni nucleari, noi siamo una sorta di portaerei americana nel cuore del Mediterraneo. E' passato abbastanza tempo per poter affermare che vi furono pesanti interventi degli Stati Uniti nella vita politica italiana, il primo è quello per le elezioni del 1948, nel 1949 l’Italia fu il primo Paese che usciva sconfitto dalla Seconda Guerra Mondiale a ricostruire i suoi servizi segreti e fu reso possibile su impulso americano, gli americani per tutti gli anni 50 chiesero costantemente ai governi italiani di mettere fuori legge i partiti della sinistra, il PCI e il PSI. Addirittura furono approvate alcune leggi che però non furono mai fino in fondo messe in pratica, una su tutte, anche molto divertente, del 1953 vietata lo strillonaggio dei giornali, quindi i ragazzini che vendevano giornali per esempio di sinistra non potevano annunciare il titolo del giornale nelle vie e nelle piazze. Vii fu un fortissimo controllo da parte degli americani, soprattutto delle zone di confine, in maniera particolare il confine orientale su Trieste e in Friuli. Vi è stato, e probabilmente vi è tutt’ora, un fortissimo controllo sul sistema delle telecomunicazioni.
Il caso più eclatante di coinvolgimento degli americani nelle vicende italiane è sicuramente stato il caso Mattei, la morte di Ernico Mattei che era il capo dell’ENI, l’Ente Nazionale Idrocarburi, che consentiva all’Italia l’approvvigionamento di materie prime, di petrolio, anche quella è ormai una storia che possiamo raccontare.
Enrico Mattei e la sua politica espansionista nella ricerca di materie prime a favore dell’Italia, non era assolutamente vista di buon occhio dagli americani, non potevano consentire che Mattei non solo stringesse accordi con i Paesi del Medio Oriente o che potesse stringere accordi addirittura con l’Unione Sovietica, ma che si espandesse anche in zone come l’Indonesia che era il giardino di casa del dominio americano.
Enrico Mattei muore in un attentato. La giustizia dei tribunali ha provato a portare in aula il caso Mattei, con certezza possiamo dire che in quell’attentato, l’aereo di Mattei fu sabotato, ebbero un ruolo di manovalanza proprio alcuni uomini di Cosa Nostra, l’aereo di Mattei infatti partiva da Catania e doveva atterrare a Milano.
Non sarebbe corretto dire che tutto quello che è successo in Italia, nel bene o nel male, sia stato causato dall’influenza americana. Possiamo dire invece, con buona certezza, che gli americani hanno a un certo punto accettato l’anomalia di un Paese che aveva una forte opposizione comunista e socialista e, allo stesso tempo, un governo come quello della Democrazia Cristiana, che era sì alleato agli Stati Uniti, ma culturalmente molto lontano dal mondo anglosassone e quindi protestante, mentre la Democrazia Cristiana aveva un legame fortissime con l’oltre Tevere, con Città del Vaticano, con la chiesa cattolica. L’anomalia italiana fu accettata solo nella misura in cui l’Italia non avesse voluto diventare una potenza nello scacchiere mondiale, finché si fosse accontentata di essere una potenza a medio raggio si potevano accettare una serie di anomalie. Questo è visibile proprio nella politica energetica di Mattei e poi negli scontri, anche molto duri, che l’Amministrazione americana ha avuto con i governi italiani quando negli anni 70 e 80 i governi italiani hanno direttamente trattato con i Paesi mediorientali per il petrolio. L’orgoglio nazionale di questo Paese viene fuori soltanto quando si tratta della nazionale di calcio e del petrolio.
Senza alcun dubbio vi sono state e vi sono tutt’ora cessioni di quote di sovranità nazionale a favore dell’alleato americano e questo è visibile nel soltanto nel campo militare o nel campo politico, ma è stato anche nel campo scientifico, nella chimica, nella ricerca atomica. Ciò di cui tanto si parla, la fuga dei cervelli dalle università, dalle aziende italiane, è un problema che data agli anni 50. Questo paese è stato terra di conquista, non solo terra di confine, ma soprattutto terra di conquiste per i migliori brevetti italiani come quello della plastica che è stato brevettato in Italia, la plastica fine, quella che usiamo tutti i giorni in casa.
Gli Stati Uniti in un certo senso hanno fatto campagna acquisti in questi campi, nel campo della ricerca scientifica, per esempio nel campo dell’industria, spesso e volentieri rendendo più povero questo Paese.



Le stragi e i tentativi di golpe (espandi | comprimi)
Però va anche detto questo, si è spesso parlato del fatto che strutture spionistiche, militari americane abbiano avuto un ruolo nella storia delle stragi italiane, nella storia della strategia della tensione, anche su questo vanno dette delle parole definitive di chiarezza, Ordine nuovo, gruppo terroristico di matrice fascista, resosi responsabile di una serie di atti terroristici in Italia, a partire da Piazza Fontana, ma anche prima e anche dopo, non aveva rapporti diretti con strutture di intelligence americane, gli americani non li pagavano per mettere le bombe, gli americani avevano dei propri uomini all’interno di Ordine nuovo,

esponenti di Ordine nuovo erano fonti degli americani, uno in particolare era un’antenna informativa degli americani e nello stesso tempo l’artificiere di Ordine nuovo, è probabilmente l’uomo che ha confezionato la bomba di Piazza Fontana, del 12 dicembre 1969. Va anche detto che dare responsabilità che non sono emerse giudiziariamente agli americani nel periodo delle stragi, significa anche minimizzare il ruolo di una certa classe dirigente in Italia.
Non possiamo dimenticare che sia la storia di Cosa Nostra, sia la storia di alcuni gruppi terroristici di estrema destra in Italia, quelli che hanno messo tecnicamente e fisicamente le bombe nelle banche, nelle stazioni, è una storia che riguarda le classi dirigenti, il potere di questo Paese. Abbiamo avuto esponenti, troppi, tanti esponenti della classe dirigente italiana che erano pronti a un bagno di sangue e l’hanno messo in pratica, con Piazza Fontana, con Piazza della Loggia, con Bologna, con i tentativi di golpe, anche sui tentativi di golpe va detta una parola di chiarezza. Gli Stati Uniti erano sicuramente a conoscenza, per esempio, del golpe Borghese che avrebbe visto la partecipazione di alcuni importanti uomini di Cosa Nostra. In quel caso la Santa Alleanza che si manifesta a Portella delle Ginestre, la stessa uguale Santa Alleanza si è manifestata con il tentativo del Golpe Borghese.



Le spie americane (espandi | comprimi)
Ci sono due casi famosi di spie americane che hanno lavorato in Italia: uno è un caso che ha contorni divertenti, è quello di Ronald Stark che ha una biografia da storia del rock, in effetti Ronald Stark nasce nel mondo del rock psichedelico californiano, si dice che era un caro amico di Jim Morrison. Ronald Stark è anche un grande commerciante di pasticche di Lsd negli anni 60 in tutta la California e poi in Europa.

Stark con questo curriculum di tutto rispetto viene assoldato dalla Cia per una serie di operazioni, una in particolare si chiama operazione Blue Moon che si è realizzata proprio nei confini statunitensi per distruggere la protesta che montava dai campus universitari americani, la protesta contro la guerra nel Vietnam, la Cia decide di finanziare la produzione di milioni e milioni di pasticche di Lsd da immettere nel mercato, sembra fantascienza, ma la storia la raccontano gli stessi documenti della Cia.
Ronald Stark nella prima metà degli anni 70, si trasferisce in Italia, ha dei contatti incredibili, per esempio con il capo del Servizio Segreto Militare Vito Miceli, con Salvo Lima, il pro console andreottiano, è l’uomo di cerniera tra mafia e politica in Sicilia. Viene arrestato per trasferimento di stupefacenti, in carcere entra in contatto con i fondatori delle Brigate Rosse, Curcio e Franceschini, a cui dà una serie di dritte per procurarsi delle armi in alcuni campi di addestramento in Medio Oriente, una storia assolutamente da romanzo. Ronald Stark viene interrogato dai magistrati italiani, questi ultimi gli chiedono chiaramente se lui è della Cia, se lui è una spia americana e lui in maniera assolutamente serafica, ve lo potete immaginare come un classico hippy, capelli lunghi, orecchino e sguardo un po’ allucinato, dice: c’è una legge in America che punisce le spie che ammettono di essere delle spie e si chiude nel suo assoluto silenzio.
Scontati alcuni mesi di pena in carcere viene fatto uscire con uno stratagemma giuridico, portato alla base americana di Camp Derby in Toscana e da lì scompare. e' stato fatto qualche anno fa un funerale a Ronald Stark, ma secondo alcuni rapporti dei servizi quella bara era vuota, il mistero della vita e della morte di Ronald Stark continua.
Un'altra spia che ha lavorato in Italia per conto degli americani è il milanese Carlo Rocchi, quest’ultimo si è occupato del trasferimento di alcuni importanti gerarchi nazisti in sud America, ha lavorato in centro America, ha lavorato in prima linea in tutte quelle guerre che hanno visto gli Stati Uniti impegnati sia nel centro e nel sud America, sia nel sud est asiatico, Carlo Rocchi lo ritroviamo in un caso di depistaggio delle indagini sulla strage di Piazza Fontana.
In sostanza Rocchi, venuto a sapere che parte delle indagini riguardava uomini di Ordine nuovo in contatto con ufficiali Nato americani di Verona, prova a depistare le indagini e si mette in contatto con un testimone dell’inchiesta, proponendogli di dire cose assolutamente false o indimostrabili. Questo tentativo di depistaggio viene scoperto dal Giudice Salvini, dall’ufficiale dei Carabinieri Massimo Giraudo e Carlo Rocchi viene interrogato e in maniera assolutamente serafica dice: "Perché vi stupite, lavoro per un governo alleato all’Italia, quindi se gli interessi americani vengono “colpiti” da un’inchiesta, sono in diritto di fornire le notizie su questa inchiesta agli americani".
E’ una buffonata ovviamente ed è un reato quello che ha compiuto Carlo Rocchi. Il suo nome verrà anche fuori per quanto riguarda l’inchiesta Mani Pulite, questa è un’altra grande domanda che ci si è sempre fatti, ci sono stati centri di potere occulto, i Servizi Segreti che hanno agito sull’inchiesta contro la corruzione che sono state fatte in Italia, Carlo Rocchi per esempio prova a carpire informazioni a alcuni magistrati della Procura di Milano, il suo nome finisce in uno strano e mai fino in fondo indagato progetto di attentato al giudice D’Ambrosio che era il vice di Borrelli alla Procura di Milano. Carlo Rocchi sicuramente era uno di quegli agenti americani che in Italia ha lavorato sempre in prima linea, sotto copertura e con strettissimi legami con i servizi segreti italiani, anche andando in alcuni casi ben oltre la legge.



Sovranità nazionale e FMI (espandi | comprimi)L’influenza americana nelle vicende italiane è innegabile, oggi però nel momento in cui si parla di cessione di quote di sovranità nazionale, il problema non è più il rapporto, non è più solo il rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti, o tra l’Italia e la Russia, o l’Italia e la Cina, il problema è un altro.

L’influenza americana nelle vicende italiane è innegabile, oggi però nel momento in cui si parla di cessione di quote di sovranità nazionale, il problema non è più il rapporto, non è più solo il rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti, o tra l’Italia e la Russia, o l’Italia e la Cina, il problema è un altro. Ci sono istituzioni finanziarie internazionali che come la Nato nel passato, nel campo militare e politico, oggi hanno un’enorme forza nel sottrarre potere alle istituzioni democratiche, in particolare mi riferisco al Fondo Monetario Internazionale (FMI). E' di questi giorni la notizia che la Grecia non vuole rivolgersi per un prestito, per la sua fragilissima economia ormai al default, all'FMI. Questo è un punto che andrebbe affrontato perché farsi prestare dei soldi dall'FMI, significherebbe dare in gestione parte della vita economica dei cittadini di quello Stato, significherebbe appaltare le scelte di politica fiscale a un’istituzione che non è stata eletta da nessuno e all’interno della quale gli americani hanno un ruolo evidentemente predominante, quindi la cessione di quote di sovranità internazionale, ormai, è qualcosa che avviene con modalità molto diverse che nel passato e direi quasi senza spargimento di sangue, fino a quando non si arriva al default economico totale. com’è avvenuto in Argentina



Link articolo: http://www.beppegrillo.it/2010/03/1943_cosa_nostr.html#comments
Inviato il: 24/3/2010 20:56
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#54
Sono certo di non sapere
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Ultime novità sul caso di via Poma: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2010/20-maggio-2010/vanacore-non-si-avvelenato-prima-annegare-si-infittisce-giallo-morte-1703050755339.shtml


Link foto: http://roma.corriere.it/gallery/roma/03-2010/pietrino-vanacore/1/giallo-via-poma-si-uccide-pietrino-vanacore_36c7bf4a-2b96-11df-8630-00144f02aabe.shtml#7

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E ultime novità sul caso Claps: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=102815&sez=HOME_INITALIA

Un particolare è agghiacciante, dice l'articolo: " ... alcuni anni fa, all'interno del bagno di un bar sito nei pressi della chiesa, qualcuno scrisse sul muro Elisa è nella Chiesa della Trinità "

E ovviamente nessuno controllò ...

Sono incredibili le storie che si sentono in questo paese.
Inviato il: 21/5/2010 4:35
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  •  francesco7
      francesco7
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#55
Mi sento vacillare
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Citazione:
Sono incredibili le storie che si sentono in questo paese.

Dopo lunghe indagini, il pentito Cappiello sara' considerato dall'autorita' giudiziaria di Salerno “inattendibile”. Eppure, ad offrire uno scenario sorprendentemente simile delle due vicende (Claps e Gianfredi), era arrivata la testimonianza di un prete-coraggio della diocesi di Potenza: don Marcello Cozzi. La giovane, quel fatale giorno del 1993, aveva battuto mortalmente la testa per sottrarsi ad un tentativo di violenza messo in atto da Danilo Restivo, il cui padre, per coprire le responsabilita' del ragazzo, avrebbe contattato il dottor Cannizzaro; questi a sua volta si sarebbe rivolto a Giuseppe Gianfredi, che avrebbe fatto sparire il cadavere con l'aiuto dei fratelli Notargiacomo, titolari di un'officina meccanica, che avevano pertanto la disponibilita' di acido in grado di dissolvere il cadavere. Anche stavolta le indagini furono archiviate. Si segnala intanto ancora un particolare: da alcuni accertamenti della Guardia di Finanza di Catanzaro era emerso che Luigi Grimaldi, dirigente della Squadra Mobile di Potenza all'epoca delle indagini sulla scomparsa di Elisa Claps, dopo aver ricoperto l'incarico di dirigente amministrativo presso l'Universita' di Salerno, svolgeva l'incarico di dirigente amministrativo presso l'Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, dove Michele Cannizzaro era direttore generale.


«Quando il lunedì mattina sono stata avvertita telefonicamente della scomparsa di Elisa, io dissi al responsabile della squadra mobile queste testuali parole: ”Fate tutto ciò che ritenete necessario”. Se ci fosse stato un sequestro degli abiti per loro iniziativa, poi avrebbero dovuto trasmetterlo alla Procura per la convalida. Io sono un magistrato: non faccio i decreti al telefono».

Già chissà perchè gli abiti non furono sequestrati....il mistero si infittisce....
Inviato il: 21/5/2010 11:18
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#56
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Sconvolgente ...
Inviato il: 21/5/2010 15:17
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      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#57
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Son passati diversi anni dai tristi fatti del G8 di Genova.

Il blog di P.F. esamina uno dei lati piu' oscuri della vicenda, quello dei Black Block.

Link : http://paolofranceschetti.blogspot.com/2010/06/i-black-block-al-g8-di-genova-chi-erano.html

Citazione:



I Black Block al G8 di Genova. Chi erano e cosa volevano realmente.

E' dai tempi del G8 che mi domando chi erano questi misteriosi "Black Block" detti anche tute nere, che hanno messo a ferro e fuoco la città di Genova.

Ma, andando a caccia di notizie, non ho mai trovato teorie o articoli di un certo rilievo su questo gruppo.

...

I Black Block altro non sono che agenti dei servizi segreti, che avevano il compito di creare il caos al G8.

...

D'altronde questo spiega anche un altro fenomeno curioso; osservando questi Black Block li si vede in forma, muscolosi e atletici; non esiste una foto di un black block un po' rachitico, gobbo, basso, ecc... (osservate la foto all'inizio dell'articolo).

...

Scopo dei Black Block era quello di creare il caos a Genova, per gettare il discredito su chiunque manifestasse contro la globalizzazione.

Nell'immaginario collettivo, infatti, dopo il G8, è rimasta la seguente equazione: No Global = delinquente che incendia, crea caos, distrugge.

La maggioranza dei manifestanti era gente pacifica; era presente all'evento l'Azione Cattolica, l'Arci, movimenti pacifisti, buddisti, cattolici, atei, cittadini che si erano riuniti spontaneamente.

Nella mente della casalinga disinformata, o dell'operaio pantofolaio che vive di luoghi comuni, oggi No Global = delinquente.


Operazione riuscita quindi.

Si crea un problema falso, perché creato dalla élite al potere (il caos del G8), e si allontana in questo modo la gente dal vero problema: cioè che la globalizzazione sta uccidendo le nostre colture, sta affamando le popolazioni del terzo mondo, sta distruggendo la nostra agricoltura lasciandola in mano alle multinazionali.

Perché oggi, chiunque è contro la globalizzazione, è visto con sospetto; è visto come un violento, un agitatore, un debosciato.
Mentre la verità è che chi è contro la globalizzazione è, più semplicemente, a favore dei nostri allevatori, coltivatori, produttori e commercianti; è a favore delle popolazioni del terzo mondo.






Uno scenario che turba ed inquieta .
Inviato il: 15/6/2010 5:33
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#58
Sono certo di non sapere
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E sempre a proprosito di scenari che turbano ed inquietano, la Gazzetta del Mezzogiorno riporta il seguente articolo:



Link: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallabasilicata_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=343440&IDCategoria=1

Citazione:

Omicidio Claps
Una storia piena di strani depistaggi

Di FABIO AMENDOLARA

«Questa storia è piena di depistaggi, ma io ho imparato a riconoscerli», ha detto ieri l’avvocato Giuliana Scarpetta, legale della famiglia Claps. Ed è vero. Alcuni sono «innocenti», come li ha definiti il questore di Potenza Romolo Panico. Altri volontari. La lista è lunga. Perché, dopo la scomparsa di Elisa Claps, il 12 settembre del 1993, c’è stata una corsa all’avvistamento. Per 17 anni c’è chi ha visto la ragazza ovunque e l’ha segnalato. In qualche occasione c’è stata una chiara volontà di sviare le indagini, ma a volte era solo voglia di apparire in tv. Elisabetta Postiglione, all’epoca era minorenne. Il 15 settembre del 1993, tre giorni dopo la scomparsa di Elisa, va dai carabinieri della stazione di Pignola e racconta al maresciallo «alcuni episodi - è scritto in un’informativa dei carabinieri - che potevano avere relazione con la scomparsa di Elisa Claps».

Le indagini sulle dichiarazioni della ragazza, però, non portano a nulla. E lei pochi giorni dopo ammetterà di aver inventato tutto per «sollecitare le ricerche». La considerarono una bravata. Il 24 settembre del 1193, poi, sulla linea telefonica istituita per il caso Claps, arriva una telefonata che segnala la presenza di Elisa nel comune di Seregno, in provincia di Milano. I carabinieri di Potenza corrono, ma trovano solo una ragazza che le somiglia molto.

Il 27 settembre del 1993 un uomo chiama i carabinieri e segnala di aver visto in una campagna di Vaglio una ragazza somigliante a Elisa. Le ricerche vengono effettuate con unità cinofile ed elicotteri. L’esito è negativo.

Poi, è sempre il 1993, un tassista segnala la presenza di Elisa a Napoli. Altre segnalazioni arrivano da Matera, Roma e Milano. Quando si comincia a parlare della pista albanese Elisa viene vista a Casalabate (Le), proprio in compagnia di albanesi. Dopo pochi giorni si scopre che non è così. Ma è con la storia della Fiat Uno bianca che si scateneranno le segnalazioni. Elisa viene vista dappertutto. «Siamo ancora in attesa degli esiti dell’incidente probatorio. Quello dell’assenza del Dna di Danilo Restivo nel sottotetto della Trinità è solo l’ultimo depistaggio in ordine di tempo», afferma l’avvocato Scarpetta. Per opera di chi? È ciò che resta da stabilire.




Appunto, per opera di chi ? Cosa c'è dietro questa strana storia ? Qual'è lo scenario che c'è dietro ?

Forse non lo sapremo mai .

E anche questo turba ed inquieta.
Inviato il: 15/6/2010 5:37
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#59
Sono certo di non sapere
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Da Bronx
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Il caso Claps è sempre piu' strano.

Da La Gazzetta del Mezzogiorno :

Citazione:


Scontro Pdl-Lega su primo Pm
del caso-Claps. Vaccari: Csm indaghi
Ma Laboccetta difende il magistrato



Link articolo: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=343818&IDCategoria=1


Si rimane senza parole ...
Inviato il: 16/6/2010 7:22
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#60
Sono certo di non sapere
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Ancora altri misteri nel mistero:

Da http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=343871&IDCategoria=1

Citazione:


Elisa Claps: morti misteriosamente 3 testi dell'inchiesta

Ci sono altri tre misteri sullo sfondo del giallo di Elisa Claps. Tre morti sospette. Perché in tre distinti incidenti stradali, nel corso degli anni, sono morti tre testimoni. Qualcuno liquida quegli avvenimenti dicendo che sono solo coincidenze. Sinistre coincidenze. ....

Inviato il: 16/6/2010 21:56
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