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  Il rifiuto dell’autorità

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  •  bifidus
      bifidus
Re: Il rifiuto dell’autorità
#530
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 4/4/2007
Da
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Citazione:
"...io vedo un discorso tra sordi piuttosto inutile e poco interessante."

Paxtibi, da bravo... se "Amici" non ti piace, sei libero di cambiare canale.
Se ognuno di noi andasse a "imbrattare" le discussioni che ritiene futili con interventi di questo tipo, non penso che si farebbe cosa utile e degna di interesse generale.
Saluti.
Inviato il: 5/5/2007 13:40
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#529
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 3/4/2005
Da Atene
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vedono minacciata la "comunità da interventi ostili e provocatori.....

Guarda che io lo dico per voi, sai cosa me ne frega a me di questa fantomatica "comunità" che non so neanche cosa sia.

Tu vedi quello che vedi, io vedo un discorso tra sordi piuttosto inutile e poco interessante. Questione di punti di vista, probabilmente. Per come la vedo io, ad esempio, i tuoi interventi sono meno interessanti di una puntata di Amici, ma sono sicuro che per te non è così: liberissimo di non seguire i miei consigli.
Inviato il: 5/5/2007 13:18
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  •  NERONE
      NERONE
Re: Il rifiuto dell’autorità
#528
Mi sento vacillare
Iscritto il: 13/9/2004
Da
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una flame (dall'inglese per "fiamma") è un messaggio deliberatamente ostile e provocatorio inviato da un utente alla comunità o a un altro individuo specifico;

Di grazia dove avresti visto tutto ciò?
Quello che vedo io sono 27 pagine su un argomento particolarmente interessante , con interventi altrettanto interessanti da parte di tutti, tranne quelli che danno "consigli" e vedono minacciata la "comunità da interventi ostili e provocatori.....
Inviato il: 5/5/2007 13:01
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#527
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 3/4/2005
Da Atene
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Vorrei dare a tutti un consiglio: perché non vi limitate a postare la vostra opinione sull'autorità e la finite lì, sempre meglio di questo teatro dell'assurdo non credete?

In fondo è chiaro da almeno una decina di pagine che qui non c'è alcuna discussione, almeno si eviterebbero i flame.
Inviato il: 5/5/2007 12:28
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  •  arturo
      arturo
Re: Il rifiuto dell’autorità
#526
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 1/3/2007
Da
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@ livello faticosamente raggiunto @...

(finalmente meglio tardi che mai !)
… e che è quello di aver constato la natura innata della gerarchia (con quel che comporta) e come tale non bisognosa di argomentazioni

Infatti, proprio perché riconosce l’esigenza del valore protettivo e non violento dell’autorità ( il cui ordine è sempre gerarchico per definizione) quale dimensione positiva del potere, l’uomo ne rifiuta tutte le sue rappresentazioni deviate e aberranti.

Così come può rifiutare tutte le degenerazioni di altri istinti umani positivi quali la sessualità l’amore e l indifferenza , la libertà e l’obbedienza, il coraggio e la cautela, la generosità e l’ oculatezza

Stabilita quindi l’impossibilità da parte dell’essere umano di prescindere dal principio di autorità avendo quest’ultimo un valore benefico ed essenziale alla sopravvivenza degli individui stessi, il senso della discussione potrebbe essere quello di accertare quali siano le cause che lo portano ad identificare la nozione di autorità con quella di potere tout-court e dunque a respingerla quasi ne fosse spinto da una sorta di volontà inconscia all’ autodistruzione (componente naturale in perenne agguato e opposta all’istinto di conservazione)

Le lettura che ne da Prealbe nel suo ultimo intervento potrebbe essere un buon punto di partenza.

Del resto siamo solo a pagina 27 . Non c’è motivo di perdersi d'animo : prima o poi, insistendo, si raggiunge l’obiettivo.O per lo meno ci s avvicina …

Anch’io, dài e dài, ho finalmente imparato come si fa ad ottenere il grassetto !
Inviato il: 5/5/2007 12:10
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#525
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 1/11/2005
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Citazione:
Infantilismo è il ruolo consolatorio del desiderio dell’impossibile che diamo alla nostra realtà.

Infantilismo e' la realta' di molti italiani, neofobi che abitano in casa, dormono nella loro cameretta con i posters di Winnie-the-Pooh e Caballero sotto il letto, Mercedes del Paparino per quando debbono fare bella figura, e che lasciano prendere ogni decisione a qualcun altro, perche' vivere nell'eterna infanzia e' confortevole.
Basta fidarsi e non pestare troppi piedi. E' vero, se non hai paparino e' dura, ma chi se ne frega, visto che paparino ce l'hanno? Basta dire si a tutti e pensare che tutti siano imbecilli, perche' loro riescono a sfruttare la situazione e sopravvivere nelle loro piccole sicurezze.

Questo e' infantile. Ho centrato anche l'ambiente di qualche partecipante a questo forum, neh?

Infantile e' inoltre, oltre che miope, fare l'antico e noioso giochetto della padella e della brace, della destra e della sinistra: se non si e' pecoroni infantili si e' utopisti. E da quando?
Non accettare tutta la merda che ci spandono addosso non tramuta nessuno in un seguace di Huxley, mi pare, solo in un essere umano ancora vivo, non come quelli che, disoccupati, si vestono come Managers, perche' cosi' magari il destino viene ingannato.
Essere a favore dell'autorita', non vi trasformera' in persone in autorita' ma solo in patetici onanisti come quelli che vanno a vedere 11 fessi ignoranti giocare al pallone e quando loro vincono la partita dicono "abbiamo vinto". WAKE UP, LOSER!
_________________
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E' dall'uso (mancato) del Congiuntivo, che li riconoscerete.
Inviato il: 5/5/2007 12:02
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Il rifiuto dell’autorità
#524
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/1/2007
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Franco8
Citazione:
Non solo... tanto per fare un discorso semi-serio direi che se l'adolescenza è caratterizzata dal rifiuto dell'autorità (naturale ribellione alle figure genitoriali e al mondo "adulto" in genere), non dimentichiamo l'aspetto infantile e pre-adolescenziale del bisogno dell'autorità...

Franco8, puoi precisare in che senso parli di “bisogno”? Intendi un “bisogno” legato a fattori come la sussistenza oppure come un’esigenza interiore del bambino o del pre-adolescente? Per favore, sviluppa un po’ la questione, ché mi sembra interessante.

Citazione:
"Qualcuno" dimentica (O forse non lo sa ancora, non vuole capirlo, malgrado lo si sia spiegato in molti modi) che la fase adolescenziale e tutto quello che comporta sono, appunto, tappe necessarie per lo sviluppo della personalià adulta, tappa per acquisire responsabilità, padronanza di sè, relativa autonomia e se volgiamo anche una certa "autorità" nei riguardi dei non-automi (Questo se vogliamo vedere l'aspetto familiare e micro-sociale della cosa: guida-autorità per i "piccoli", per gli "allievi", per i "meno esperti").
[ Con ciò non faccio riferimento a "ipotesi assai cervellotiche e, per la cronaca, assurde" ma alle teorie pedagogiche, alla psicologia della crescita e, se volete, più propriamente all'autosservazione che ciascuno può fare su di sè e anche alle esperienze di genitore...]

Anche su questo, per cortesia, puoi approfondire un po’?

Thanks.


Prealbe
Inviato il: 5/5/2007 11:38
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#523
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Di niente, ho solo cercato di mantenermi al livello faticosamente raggiunto.
Inviato il: 4/5/2007 23:47
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Il rifiuto dell’autorità
#522
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/1/2007
Da
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Interventone, Pax. Grazie mille, ma ci arrivavamo lo stesso a pagina 27.


Prealbe
Inviato il: 4/5/2007 23:40
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#521
Sono certo di non sapere
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Da Atene
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Secondo me dovreste cambiare titolo al topic. "Tre passi nel delirio", ad esempio, mi pare più consono.

Bye.
Inviato il: 4/5/2007 23:22
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  •  NERONE
      NERONE
Re: Il rifiuto dell’autorità
#520
Mi sento vacillare
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Tutta la storia dell’umanità è un susseguirsi di teorie irrazionali con stadi di razionalità. La perenne lotta tra il male e il bene, come non ci sia quasi possibilità di esistere senza questa lotta. Quanto sia distruttivo il male, lo sappiamo, ma spesso ignoriamo quanto lo possa essere il bene. Infantilismo è il proiettare la nostra storia dentro ad un immaginario da noi arbitrariamente ordinato, che ci restituisce l’illusione di immagini di un mondo rovesciato, un mondo in cui ingiustizia, miseria, disuguaglianza, sperequazione, intolleranza, sono sostituite dai loro opposti. Infantilismo è rifugiarsi in questa illusione. E’ utopia .

la Società Perfetta non è realisticamente realizzabile, non è neppure realistico pensare che si possa smettere di perseguirla.
Infantilismo è il ruolo consolatorio del desiderio dell’impossibile che diamo alla nostra realtà. Ma è utopia, ed è prerogativa dell’utopia incoraggiare a produrre immagini di un mondo diverso e migliore in quello in cui ci si trova.
Rifiutando regole ed autorità ci si illude di percorrere un percorso verso la liberta’, verso un mondo migliore e piu’ giusto. E’ lo stesso metodo usato dai regimi totalitari, che si servono delle utopie. Non lo fanno per incoraggiare sogni di mondi diversi , ma per diffondere rappresentazioni di sé che coincidono con l’utopia , per escludere la possibilità che un mondo diverso e migliore si possa anche solo immaginare. Gli archivi storici del nazismo e del comunismo sovietico sono pieni di questi esempi….rifiuto delle regole, della gerarchia, dell’autorità, potere al popolo….


Spesso è accaduto che il totalitarismo, incubo ispiratore di tutti i sognatori utopici, si sia servito dell’utopia, che ha inserito nell’inventario di argomenti del proprio apparato propagandistico, per legittimare comportamenti repressivi perpetrati in funzione della promessa di un benessere da raggiungere in un ipotetico futuro.

Forse a questo "infantilismo utopico" bisognerebbe contrapporre un atteggiamento ed una filosofia antiutopica .
Inviato il: 4/5/2007 23:09
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#519
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Ecco… magari se uno ci ragiona un po’, forse ci arriva anche da solo senza bisogno di ulteriori spiegazioni


Ti chiami SUZUKI?

A questo punto si puo' solo piu' risalire....
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Inviato il: 4/5/2007 21:38
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Il rifiuto dell’autorità
#518
Sono certo di non sapere
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Da ROMA
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Istruttivooooo!
Scopro che alla mia veneranda età sono ancora in fase pre-adolescenziale,al limite della demenza senile per il rifiuto dell'autorità ed il suo disconoscimento pur registrando la sua esistenza
Spiegato perchè ho cambiato centinaia di lavori,interrotto rapporti interpersonali e viaggio con pochi intimi
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Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 4/5/2007 19:23
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  •  arturo
      arturo
Re: Il rifiuto dell’autorità
#517
Ho qualche dubbio
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@Per esempio: Non s'è ancora capito a cosa, a quale realtà, a quale contesto, si riferiva la osservazione di prealbe su un "generalizzato", viscerale e totale "rifiuto dell'autorità"... Non dubitiamo a questo punto che lui le veda sul serio, quello che dice... malgrado gli sia stato chiesto ripetutamente, sin dall'inizio, a che cosa si riferisse esattaemente@

Ecco… magari se uno ci ragiona un po’, forse ci arriva anche da solo senza bisogno di ulteriori spiegazioni
Inviato il: 4/5/2007 17:47
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  •  franco8
      franco8
Re: Il rifiuto dell’autorità
#516
Dubito ormai di tutto
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arturoCitazione:

si potrebbe anche iniziare a ragionare…

Ma quindi... finora... che abbiamo fatto!?

.. Sempre più surreale...!!

NERONECitazione:

Salvo poi, "pensarla come te" diventi per me l'unico modo di "comunicare".

L'hai detto: "per te"... per te, NERONE!.
Beh, in effetti sembra un linguaggio in codice fra voi con slogan e frasi fatte, tipo "relativismo culturale"...

Continuate pure... a "comunicare" fra di voi... quando deciderete di aggiungere anche qualcosa di "sostazioso", mi faccio vivo...

Per esempio: Non s'è ancora capito a cosa, a quale realtà, a quale contesto, si riferiva la osservazione di prealbe su un "generalizzato", viscerale e totale "rifiuto dell'autorità"... Non dubitiamo a questo punto che lui le veda sul serio, quello che dice... malgrado gli sia stato chiesto ripetutamente, sin dall'inizio, a che cosa si riferisse esattaemente...
Sarebbe bello anche sapere quali sarebbe questi "valori" di cui sente la mancaza... visto l'elogio dell'obbedienza infantile e il buttare a mare libertè, egalitè e fratenitè... C'è poco da stare allegri, insomma.
_________________
.... ....io non mi definisco affatto volentieri ateo, non più di quanto io sia a-MickeyMouse.
..
(detto, fatto)
Inviato il: 4/5/2007 15:13
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  •  arturo
      arturo
Re: Il rifiuto dell’autorità
#515
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 1/3/2007
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La tesi di Prealbe offre moltissimi spunti di riflessione.
Adesso, forse - se qualche spirito temerario decidesse di avventurarsi nell’impresa-…si potrebbe anche iniziare a ragionare… facendo però molta attenzione : il percorso è minato ! .
Inviato il: 4/5/2007 12:22
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  •  franco8
      franco8
Re: Il rifiuto dell’autorità
#514
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

citazione-
Per le altre cose che dici, rimangono validi l’infantilismo e il relativo ego ipertrofico.


Nonche' la gerarchia del branco adolescenziale e la dipendenza infantile dagli adulti per il seguaci del mondo irregimentato.


Non solo... tanto per fare un discorso semi-serio direi che se l'adolescenza è caratterizzata dal rifiuto dell'autorità (naturale ribellione alle figure genitoriali e al mondo "adulto" in genere), non dimentichiamo l'aspetto infantile e pre-adolescenziale del bisogno dell'autorità... "Qualcuno" dimentica (O forse non lo sa ancora, non vuole capirlo, malgrado lo si sia spiegato in molti modi) che la fase adolescenziale e tutto quello che comporta sono, appunto, tappe necessarie per lo sviluppo della personalià adulta, tappa per acquisire responsabilità, padronanza di sè, relativa autonomia e se volgiamo anche una certa "autorità" nei riguardi dei non-automi (Questo se vogliamo vedere l'aspetto familiare e micro-sociale della cosa: guida-autorità per i "piccoli", per gli "allievi", per i "meno esperti").
[ Con ciò non faccio riferimento a "ipotesi assai cervellotiche e, per la cronaca, assurde" ma alle teorie pedagogiche, alla psicologia della crescita e, se volete, più propriamente all'autosservazione che ciascuno può fare su di sè e anche alle esperienze di genitore...]

Quindi perché dovremmo pensare ad un mondo di infantilismo imperante?
abitato da una massa di uomini e donne mai crescitu psicologicamente perenni bambini... Ricorda tanto the New Brave World di Aldous Huxley...!

----------------------------------------

NERONECitazione:
Non importa chi sei...

come l'esempio di quello che ti dice di saltare su un piede solo?!
Non vi chiedete "Perché mai?!".. Vi chiedete "E tu chi sei per dirlo?!".
Certo che non importa chi "sei". Importa quello che dici. Importano i contenuti.
In un certo senso "sei" le idee che esprimi...
Se esprimi ripetutamente "slogan" in una donchisciottesca lotta contro inesistenti ideologie:... o sei una persone che deve "crescere"... o sei uno con "secondi fini"....
Se invece esprimi le tue idee... possono essere giuste o sbagliate ma sono le tue...
and so on...


Il "non sapere chi è Tizio" ha il vantaggio di poter giudicare con meno pregiudizi... Se lo conoscessi magari potrei essere "impressionato" o influenzato dai modi che trapelano dal suo "stile", non conoscendolo posso invece giudicare un po' più oggettivamente i contenuti e considerarli tranquillamente un marea di cazzate ed essere a posto con la "coscienza" , con "istinti" e "condizionamenti" che anch'io ho divuto subire .
_________________
.... ....io non mi definisco affatto volentieri ateo, non più di quanto io sia a-MickeyMouse.
..
(detto, fatto)
Inviato il: 4/5/2007 11:49
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#513
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Citazione:
Per le altre cose che dici, rimangono validi l’infantilismo e il relativo ego ipertrofico.


Nonche' la gerarchia del branco adolescenziale e la dipendenza infantile dagli adulti per il seguaci del mondo irregimentato.
_________________
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Inviato il: 4/5/2007 10:51
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Il rifiuto dell’autorità
#512
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NERONE
Citazione:
Posso condividere, anzi, condivido, ma c'è un significativo cambiamento nei rapporti interpersonali. La società che tu descrivi non contempla il "popolo mediatico". Nella società dei forum , dei blog, del web sta accadendo forse l'esasperazione di cio' che tu descrivi. Comunicazione virtuale. Non importa chi sei, l'importante che, ovunque tu sia, la pensi come me. Salvo poi, "pensarla come te" diventi per me l'unico modo di "comunicare". Allontanamento dalla realtà perchè chiede responsabilità e spesso questa responsabilità non è "pagante" anzi è avvilente, rifiuto di gerarchie e regole della realtà, ma accettazione di gerarchie e regole al limite dell'assurdo di luoghi non luoghi, di condivisione con altri del proprio "rifiuto" tutto per avere "una possibilità" di appartenenza ad un "qualcosa", l'importante che sia di "rottura" con la realtà .
Credo che questa faccia della stessa medaglia , stessa ma indubbiamente diversa, esuli dalla tua tesi.


Ma no che non esula. E’ una teoria omnicomprensiva la mia, per chi mi hai preso?

Il “popolo mediatico” che citi semplicemente non é alcun popolo (così come LC non é una società ) e la “comunicazione virtuale” è cosa talmente povera rispetto alla gamma espressiva che un rapporto reale consente da non potere neanche essere paragonata: infatti, giustamente, “non importa chi sei” (anche perché spesso non lo si può sapere del tutto, nonostante qualche Sherlock Holmes telematico - esempio particolarmente calzante - azzardi ipotesi assai cervellotiche e, per la cronaca, assurde.).

Ma dal fenomeno si possono trarre alcune considerazioni consolanti, cioè il permanere dell’istinto di appartenenza a qualcosa (ad un gruppo di “simili”), che è un’altra di quelle caratteristiche fondamentali dell’essere umano; la “socialità” come più volte detto. Qualcuno (fra cui quelli impegnati nella loro indefessa lotta contro “l’Imperatore dell’Universo” a risolutivi colpi di tastiera ) sembra però ritenere che tale socialità possa sussistere a prescindere da un insieme di vincoli e limitazioni reciproche. Io non sono di questo avviso e anzi sostengo che ai fini dello scambio le regole sono necessarie.

Per le altre cose che dici, rimangono validi l’infantilismo e il relativo ego ipertrofico.


Prealbe
Inviato il: 4/5/2007 10:35
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#511
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Parliamo invece dei risultati dell'indottrinamento che riceviamo, fin dall'infanzia, al fine di riconoscere, seguire e obbedire in maniera indiscutibile le figure ammantate di autorita'.
Tale indottrinamento e' cosi' profondamente radicato nelle nostre menti che non riusciamo neanche piu' a distinguerlo dalla natura umana e lo identifichiamo con essa.

I risultati dovrebbero essere evidenti per tutti, ma perlopiu' l'indottrinamento li rende invisibili in quanto tali e si deve ricorrere a tecniche un po' piu' raffinate per risvegliare la coscienza assopita:



L’Esperimento Milgram ci dimostra, in tutta la sua virulenza, gli effetti del condizionamento all'autorita'.

Il Dott Migram infatti elaborated two main theories to explain his results.
• The first one is the theory of conformism based on S. Asch work. Milgram describes the fundamental relationship between the group of reference and the individual. A subject who has no ability or expertise to make a decision, especially in a crisis situation, will leave it to the group and its hierarchy. The group appears as a behavioral model.
• The second one is the agentic state theory. According to Milgram, "the essence of obedience consists in the fact that a person comes to view himself as the instrument for carrying out another person's wishes, and he therefore no longer sees himself as responsible for his actions. Once this critical shift of viewpoint has occurred in the person, all of the essential features of obedience follow". This is basically the foundation of military respect for authority, in that soldiers will follow orders and commands from superiors with the understanding that responsibility for the actions rests with the commanding officers.


L'esperimento e' stato ripetuto parecchie volte anche in tempi recenti, sempre con risultati comparabili.

Per chi fosse interessato a films di un livello tecnicamente superiore a quello da me proposto in apertura consiglio:
The Tenth Level e Atrocity
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Inviato il: 3/5/2007 11:24
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#510
Sono certo di non sapere
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Citazione:
provo a chiarire più esplicitamente

Vale a dire ripetere gli stessi slogan, saltando a pie' pari gli interrogativi posti dall'intervento di Bifidus, in quanto scomodi.
Citazione:
La questione complessiva è, a mio modo di vedere, di una semplicità assoluta.

Ma no, e perche' allora centinaia di post per "unire i puntini"?

Non e' semplice solo perche' la affronti semplicisticamente.

In ogni caso ai miei tempi gia' al liceo, per capire se un brano era unicamente propagandistico o portasse qualche evidenza, lo si sottoponeva ad una semplice ma illuminante prova, sostituendo le parole d'ordine con altre opposte: se il brano aveva ancora una compiutezza logica, allora si trattava di mera propaganda politica e veniva cestinato fra il gaudio degli astanti (non saro' mai abbastanza grato al mitico professor Masera, latinista eccezionale e leggendario, Monarchico che non si e' mai evitato una mischia e zuffa, ma con un gran rispetto per tutte le idee e tutte le persone, anche coloro che ha malmenati)

Esempio:


L’attuale, diffusissimo (ai limiti della capillarità), rifiuto (inteso come estrema insofferenza personale) della libertà (e della sua “sorella” anarchia) è fondato su una base emotiva e corrisponde né più né meno alla gerarchia del branco adolescenziale ed alla dipendenza infantile dagli adulti. È un atteggiamento mentale - ampiamente promosso culturalmente, tra l’altro - che cerca in un secondo momento (e naturalmente trova, visto che comunque la realtà è sempre interpretabile a piacere) una giustificazione concreta a sé stesso.

Le giustificazioni che trova sono comunque, per sorte, assai inconsistenti: gli attuali sistemi in cui siamo inseriti sono effettivamente profondamente spregevoli e radicalmente umilianti. E sono tali in quanto gerarchici, ché tutti i sistemi sociali umano potrebbero non esserlo. Qui sta il sostanziale malinteso. Sono spregevoli e umilianti perché propongono un sistema di vita e di valori (si fa per dire) che é quanto di più lontano (o addirittura opposto) all’uomo e alla sua reale natura.

In questo, tuttavia, è parente di altre brillanti ideologie da tavolino che numerose si sono manifestate concretamente dal XIX secolo in poi e che brillano per la loro intelligentissima stupidità, mentre almanaccano serissime sul meccanismo sociale perfetto partendo però da un’ipotesi di uomo che purtroppo semplicemente non esiste né è mai esistito (né mai esisterà, se tanto mi da tanto) e che è, rispetto a tali concezioni, contemporaneamente molto “di meno” e molto “di più”; cioè un’altra cosa.

Infatti, se proprio dovessi indicare l’aspetto più profondamente “malato” di questi tempi, direi che consiste esattamente nella irrealistica cognizione dell’uomo che praticamente tutti (almeno a livello di massa) condividono e che, oltre a causare l’attuale disastroso corso delle cose, contemporaneamente disinnesca anche “ab ovo” la possibilità di un’opposizione significativa all’esistente, dirottando le imponenti e potenzialmente risolutive risorse intellettuali e umane che potrebbero costruire un’alternativa a sciuparsi vanamente nell’inseguimento di inafferrabili miraggi umani e sociali.

Non a caso mi inchino con tale pedissequa insistenza a qualche millennio di storia passata – che ci racconta dell’uomo e della sua natura cose del tutto diverse dagli attuali fantastici ritratti storico-psicologici - e insisto tanto sull’arroganza intellettuale che caratterizza le teorie che pretendono invece - in nome di una indimostrata superiorità etico/pragmatica- di superare d’un balzo aspetti culturali che hanno invece caratterizzato la vita sociale dell’essere umano dall’alba dei tempi fino praticamente all’altrieri.

E quali aspetti culturali ritroviamo in un intervallo così lungo? Tanti e diversissimi, naturalmente. Alcuni curiosamente sembrano però essere una costante: forte e consolidato sistema di valori, struttura cooperativa del corpo sociale, rispetto per l’altro e per le tradizioni, salvaguardia delle istanze della comunità e di quelle del singolo, moralita’.

L’uomo che ne risultava era un individuo intimamente connesso alla sua comunità da legami estremamente concreti, profondi e significativi, la cui assunzione del sistema di valori esistente, non soggiacendo di sicuro allo spirito di relativismo culturale che permea l’uomo contemporaneo, costituiva un costante e solidissimo fondamento esistenziale al suo sentire ed agire.

Stante dunque il forte specchiamento che la comunità offriva ai propri componenti, ognuno di essi trovava agevole riconoscersi negli altri membri (di cui, partecipando convintamente allo stesso sistema di usanze e valori, gli erano familiari motivazioni ed espressioni); poteva così agevolmente sussistere la dinamica dell’identificazione psicologica del singolo col suo prossimo (cioè il rivedere sé stesso negli altri) che, come è noto, è il meccanismo che meglio di qualunque altro favorisce un’interazione positiva tra individui, visto che comporta l’estensione ad altri delle stesse cure che si rivolgono a sé stessi.

Ciò mostra che la via alla costruzione di un contesto sociale capace di tutelare il più possibile i propri membri è, piuttosto che affidarsi ad astratti principi e razionali automatismi, quella di strutturarlo appoggiandosi ai meccanismi profondi di funzionamento dell’essere umano, cercando di stimolare ed incentivare quelli che lo inducono alla cura e tutela del proprio prossimo. Ma ciò comporta inevitabilmente “esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, partecipando, decidendo, non interferendo, asserendo e difendendosi.”. Ogni scelta alternativa, per la sua lontananza dall’essenza umana, è destinata, per quanto ottimamente intenzionata, a produrre solo di peggio.


PROPAGANDA= nel cestino.

Avanti la prossima (il Prof. Masera esprimeva il suo disappunto in questi casi fumando la pipa - in classe - col fornello rivolto verso il basso e rimboccandosi le maniche, che non sembrava un buon auspicio).
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Inviato il: 3/5/2007 8:39
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  •  NERONE
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#509
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si vive in un mondo di persone che ci sono sconosciute non per una mera ignoranza dei loro estremi anagrafici ma proprio perché non sappiamo nulla di loro, delle loro motivazioni e valori, del loro “mondo”; non sono “estranei”, sono “alieni” con cui identificarsi è semplicemente impossibile per mancanza di elementi comuni per noi significativi.


Posso condividere, anzi, condivido, ma c'è un significativo cambiamento nei rapporti interpersonali. La società che tu descrivi non contempla il "popolo mediatico". Nella società dei forum , dei blog, del web sta accadendo forse l'esasperazione di cio' che tu descrivi. Comunicazione virtuale. Non importa chi sei, l'importante che, ovunque tu sia, la pensi come me. Salvo poi, "pensarla come te" diventi per me l'unico modo di "comunicare". Allontanamento dalla realtà perchè chiede responsabilità e spesso questa responsabilità non è "pagante" anzi è avvilente, rifiuto di gerarchie e regole della realtà, ma accettazione di gerarchie e regole al limite dell'assurdo di luoghi non luoghi, di condivisione con altri del proprio "rifiuto" tutto per avere "una possibilità" di appartenenza ad un "qualcosa", l'importante che sia di "rottura" con la realtà .
Credo che questa faccia della stessa medaglia , stessa ma indubbiamente diversa, esuli dalla tua tesi.
Inviato il: 2/5/2007 21:52
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#508
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Guarda, Bifidus, ho gradito la tua risposta.

Benché mi sia in realtà un po’ stufato di questa discussione - per certi toni più che per il livello di certi contenuti (che mi aspettavo con certezza assoluta) - proseguo e - anche per Arturo - provo a chiarire più esplicitamente (anche se gli elementi ci sono più o meno tutti da un pezzo; c’era solo da unire i puntini).


La questione complessiva è, a mio modo di vedere, di una semplicità assoluta.

L’attuale, diffusissimo (ai limiti della capillarità), rifiuto (inteso come estrema insofferenza personale) dell’autorità (e della sua “sorella” gerarchia) è fondato su una base emotiva e corrisponde né più né meno al ribellismo adolescenziale. È un atteggiamento mentale - ampiamente promosso culturalmente, tra l’altro - che cerca in un secondo momento (e naturalmente trova, visto che comunque la realtà è sempre interpretabile a piacere) una giustificazione concreta a sé stesso.

Le giustificazioni che trova sono comunque, per sorte, assai consistenti: gli attuali sistemi in cui siamo inseriti sono effettivamente profondamente spregevoli e radicalmente umilianti. Ma non in quanto gerarchici, ché nessun sistema sociale umano potrebbe non esserlo. Qui sta il sostanziale malinteso. Sono spregevoli e umilianti perché propongono un sistema di vita e di valori (si fa per dire) che é quanto di più lontano (o addirittura opposto) all’uomo e alla sua reale natura.

In questo, tuttavia, è parente di altre brillanti ideologie da tavolino che numerose si sono manifestate concretamente dal XIX secolo in poi e che brillano per la loro intelligentissima stupidità, mentre almanaccano serissime sul meccanismo sociale perfetto partendo però da un’ipotesi di uomo che purtroppo semplicemente non esiste né è mai esistito (né mai esisterà, se tanto mi da tanto) e che è, rispetto a tali concezioni, contemporaneamente molto “di meno” e molto “di più”; cioè un’altra cosa.

Infatti, se proprio dovessi indicare l’aspetto più profondamente “malato” di questi tempi, direi che consiste esattamente nella irrealistica cognizione dell’uomo che praticamente tutti (almeno a livello di massa) condividono e che, oltre a causare l’attuale disastroso corso delle cose, contemporaneamente disinnesca anche “ab ovo” la possibilità di un’opposizione significativa all’esistente, dirottando le imponenti e potenzialmente risolutive risorse intellettuali e umane che potrebbero costruire un’alternativa a sciuparsi vanamente nell’inseguimento di inafferrabili miraggi umani e sociali.

Non a caso mi inchino con tale pedissequa insistenza a qualche millennio di storia passata - che ci racconta dell’uomo e della sua natura cose del tutto diverse dagli attuali fantastici ritratti sociologici - e insisto tanto sull’arroganza intellettuale che caratterizza le teorie che pretendono invece - in nome di una indimostrata superiorità etico/razionale- di superare d’un balzo aspetti culturali che hanno invece caratterizzato la vita sociale dell’essere umano dall’alba dei tempi fino praticamente all’altrieri.

E quali aspetti culturali ritroviamo in un intervallo così lungo? Tanti e diversissimi, naturalmente. Alcuni curiosamente sembrano però essere una costante: forte e consolidato sistema di valori, struttura gerarchica del corpo sociale, rispetto per l’autorità e per le tradizioni (1), prevalenza delle istanze della comunità su quelle del singolo, religiosità.

L’uomo che ne risultava era un individuo intimamente connesso alla sua comunità da legami estremamente concreti, profondi e significativi, la cui assunzione del sistema di valori esistente, non soggiacendo di sicuro allo spirito di relativismo culturale che permea l’uomo contemporaneo, costituiva un costante e solidissimo fondamento esistenziale al suo sentire ed agire (2).

Stante dunque il forte specchiamento che la comunità offriva ai propri componenti, ognuno di essi trovava agevole riconoscersi negli altri membri (di cui, partecipando convintamente allo stesso sistema di usanze e valori, gli erano familiari motivazioni ed espressioni); poteva così agevolmente sussistere la dinamica dell’identificazione psicologica del singolo col suo prossimo (cioè il rivedere sé stesso negli altri) che, come è noto, è il meccanismo che meglio di qualunque altro favorisce un’interazione positiva tra individui (3), visto che comporta l’estensione ad altri delle stesse cure che si rivolgono a sé stessi.

Ciò mostra che la via alla costruzione di un contesto sociale capace di tutelare il più possibile i propri membri è, piuttosto che affidarsi ad astratti principi e razionali automatismi, quella di strutturarlo appoggiandosi ai meccanismi profondi di funzionamento dell’essere umano, cercando di stimolare ed incentivare quelli che lo inducono alla cura e tutela del proprio prossimo. Ma ciò comporta inevitabilmente “esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, dirigendo, decidendo, interferendo, premiando e punendo.”. Ogni scelta alternativa, per la sua lontananza dall’essenza umana, è destinata, per quanto ottimamente intenzionata, a produrre solo di peggio.


Prealbe


1 Mentre oggi furbescamente si fa della rottura costante, non dico con le tradizioni ma anche con i precedenti cinque minuti, il marchio e il vanto della modernità. Bisogna cambiare, se no ci si annoia, che diamine; bisogna “evolvere”, eh! Perciò, se è “nuovo”, è bello anche se è brutto.

2 Non stiamo certamente parlando della “coscienza etica” che può discendere dalla lettura scolastica del sussidiario di educazione civica o dalla fruizione saltuaria degli spot marcati “Pubblicità Progresso” ; si manifesta viceversa in questo approccio un’altra delle assolute imbecillità contemporanee: la pretesa di avere solide ed affidabili prestazioni civiche ed etiche a fronte di sistemi di valori assolutamente vacui e frammentari se non semplicemente inesistenti, confidando in un senso morale astrattamente innato nell’essere umano che dovrebbe spontaneamente agire e prevalere a prescindere dall’assenza di educazione. O, meglio, di un’educazione di segno opposto, quale quella veicolata da praticamente tutto l’apparato massmediologico.

3 In pratica l’esatto opposto di quanto avvenga oggi che, per la mancanza dei fattori descritti, si vive in un mondo di persone che ci sono sconosciute non per una mera ignoranza dei loro estremi anagrafici ma proprio perché non sappiamo nulla di loro, delle loro motivazioni e valori, del loro “mondo”; non sono “estranei”, sono “alieni” con cui identificarsi è semplicemente impossibile per mancanza di elementi comuni per noi significativi. Da qui l’atomizzazione sociale di cui parlavo nell’apertura del 3D.
E il continuo velocissimo variare di tutte le manifestazioni esteriori del vivere (dagli abiti alla musica agli stili espressivi agli oggetti d’uso quotidiano) e la coesistenza residuale di un’infinità di stili di vita non fanno altro che generare continue fratture fra le persone, che vedono diminuito ai limiti dell’inesistenza il background in comune con gli altri membri della propria comunità, ormai ridotta ad un disomogeneo agglomerato di micro-nicchie di individui ognuna con “storia” a sé. A questa tendenza già di per sé stessa perniciosa, la promozione della società multietnica ha dato l’ultimo fatale sprint. La mitica “integrazione” di cui tanto si dice in proposito è una pura assurdità per il semplice motivo che non esiste più alcun “tessuto sociale” in cui chicchessia, immigrato come indigeno, possa integrarsi.
Inviato il: 2/5/2007 21:23
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  •  bifidus
      bifidus
Re: Il rifiuto dell’autorità
#507
Ho qualche dubbio
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Lasciando da parte per un attimo le spiritosaggini e la tua "seconda pelle" (l' ironia), vorrei soffermarmi solo sulla "sostanza", in questa risposta al tuo ultimo post.
Sull' "elemento mancante":
Citazione:
"Io dico ancora di no, per il momento. Sorry."

Non condivido questo tuo modo di portare avanti (?) la discussione, ma naturalmente sei libero di operare come meglio credi. Per cui ti sarò grato se avrai la gentilezza di segnalarmi per PM quando riterrai che questo "asilo" sarà pronto per ricevere l' enunciazione in pompa magna di questo illuminante dettaglio.
Citazione:
"Va bene, ma poiché avevi detto: "una volta giunto al vertice della piramide", mi è venuto da guardare in alto."

Lo ammetto, sono stato subdolo. Era una duplice "trappola": 1) affermazione volutamente "all' ingrosso" che reclamava immediata e sonora "punzione"; 2) tentativo di incanalare la tua risposta verso l'esempio di UN qualcuno che è stato "al vertice della piramide" che non fosse stato "pazzo maniaco", per poi poterti con agio contestare che, siccome nel primo post proponi "rimedi" elevati a sistema, non si può certamente fare affidamento sulle virtù di UNA unica mente illuminata per realizzare ciò . Nel mio successivo post invece, ho preferito saltare i vari passaggi intermedi e "aiutarti" ad evitare esempi non accettabili.
Sintetizzando, di fronte a un tuo fumoso "In tempi storici ci sono stati un’infinità di contesti sociali " e a successiva mia richiesta di esempio circostanziato, ho infine ottenuto un molto tristemente realista: "...della prevaricazione tra uomini non credo sia prevista la dismissione a breve". E qui sta il grosso problema: nessun lodevole esempio storico citabile! (A proposito: qualcuno dice che nel 2012 o entro quell' anno qualcosa in questo senso accadrà. Stiamo a vedere, anche se personalmente non nutro particolari speranze )
Sui pregiudizi:
Citazione:
"Parlare con scontatezza assoluta di “capetti”, “leccaculo” e “lecchini” é pregiudizioso"

Vediamo: se una persona, con alle spalle un trauma fisico/psichico/emotivo dovuto a grave ed estesa ustione a causa di un incendio, dimostrasse di avere un qualche problema a "serenamente relazionarsi" con un accendino, affermeresti che questa ha un atteggiamento "pregiudizioso"? Io direi piuttosto che ha una "esperienza" del fuoco che fa si' che, per quanto possibile, cerchi di sottrarsi ad esso "rifiutando" un nuovo contatto. E siccome abbiamo tutti una qualche esperienza del mondo in cui l' abuso di potere si è più o meno pesantemente manifestato, c' è poco da meravigliarsi di fronte a un diffuso senso di "rifiuto dell' Autorità". Quindi, nonostante la gerarchie di per sè possano anche essere produttive e cooperative (es:orchestra), certe qualità umane fan si' che molte volte l' "autorità", per esperienza, possa essere recepita come negativa.
Non tornerò a riformulare questo mio pensiero che pensavo fosse sufficientemente chiaro sin dal mio primo intervento su questo thread, spirito poliglotta o meno (e seppur tardivamente: mi scuso per la mia "irruzione" nella discussione. Ma credimi, mi sono masticato ogni singolo intervento precedente al mio, per cui avevo piena consapevolezza del significato con cui era stato usato "ego ipertrofico". Per questo ho trovato da "ammonire" il modo "pregiudizioso" con cui supponevi la mia ignoranza in merito! )

In conclusione:
Non voglio naturalmente convincere nessuno (tanto meno te) a sposare le mie(?) idee e al di là delle discutibili posizioni SOGGETTIVE, una volta che avrai svelato il TUO arcano, prometto che ti "rivelerò" gli esatti motivi linguistici-semiologici che sono stati responsabili di tutto questo polverone alzato dal primissimo post !
Saluti
Inviato il: 30/4/2007 1:59
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  •  NERONE
      NERONE
Re: Il rifiuto dell’autorità
#506
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Sai prealbe, dopo i tuoi numerosi post, mi sono chiesto come funziona la piramide gerarchica nel mio posto di lavoro. Fatta una analisi ho visto che tutto sommato funziona bene, salvo naturalmente chi crede di meritare di piu' o chi fa il meno che puo' prendendo il massimo che c'e' (l'uomo non è perfetto). Pero' mi facevo delle domande sulla figura del mio capo che, sebbene in misura estremamente ridotta, dovrebbe rappresentare nel mio ambito , il vertice della piramide. Consideravo che non ho nessun rapporto conflittuale con il mio capo, forse dipendera' dal fatto che entrambi siamo assoggettati a precise regole di contratto, lui in un modo ed io in un altro. Ogni anno c'e' un obiettivo da raggiungere , quindi siamo tutti coinvolti in questo, chiaramente ognuno con il suo ruolo ed il suo incarico. Succede a volte che qualcuno senta che il suo ruolo gli sta "stretto" rispetto alla qualita' del lavoro che produce, ma noi, queste lamentele , le riteniamo "fisiologiche", in quanto spesso il lavoro non è propriamente la realizzazione completa di un uomo in ogni ambito sia sociale che culturale che personale, e a volte scarichiamo cosi' le nostre insoddisfazioni personali. Abbiamo avuto anche capi con i quali non c'e' stata molta collaborazione, ma spesso abbiamo poi convenuto che il ruolo che avevano era lo stesso, era la personalita' diversa. Cioe' non tutti i capi ( mi si perdoni questa definizione che non amo particolarmente, ma è giusto per intenderci) partecipano al lavoro comune per l'obiettivo, si limitano a fare i capi. In questo modo noi, i restanti lavoratori, sentiamo questa persona che ci "comanda" lontana , quasi fosse solo una firma sui documenti. Quello che è mancato a qualche capo è stata l'autorevolezza e la partecipazione . Nessuno di noi è andato in paranoia per questo, ma è evidente che in un rapporto subalterno quando manca la reciproca fiducia, il dialogo e la corresponsabilita' del lavoro da eseguire, la gerarchia "trema". Non lo so se questo rapportato in termini piu' ampi possa essere problematico quanto in un posto di lavoro.
Inviato il: 29/4/2007 22:34
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  •  prealbe
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#505
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Citazione:
prealbe:Citazione:
"Ok, Bifidus. Non ho capito una sega della parte in inglese"

Figurati: non l' ho capita neanche io! Ho solo fatto copia/incolla di una frase a caso, che probabilmente nulla c' entra, ma cercavo di giocare sulla tua ostentata ignoranza della lingua
Nonostante ciò...
Citazione:
"Innanzitutto, quella della gerarchia non è una “beautiful theory” ma una (bella o brutta) realtà."

Se è la pura realtà (dato "oggettivo", ma ora non filosofeggiare sul termine), come potrebbe essere "YOUR THEORY" (che è quindi soggettivo)?

IO dico che è un dato oggettivo; molti sono invece esattamente convinti che sia una mia bislacca teoria. Da qui il malinteso.

Citazione:
Considerato ciò, mi sembra evidente

Ora si.

Citazione:
che io non contestassi la REALTA' della gerarchia, ma qualcosa d' altro. Che è TUO. E ciò che è TUO sta qui:
Citazione:
"E così dovrebbe fare una società di uomini: esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, dirigendo, decidendo, interferendo, premiando e punendo"

E qui:
Citazione:
"Certo, è rischioso, difficilissimo, come no; ma credo che fare diversamente porterebbe solo a disumani limbi sociali, asettici laboratori sociologici a cielo aperto. Rimedi assai peggiori del male."

This is your theory! Questa TUA teoria, per via della mia velocissima considerazioni fatta (che in seguito "aggiornerò"), mi sembra una poco "beautiful theory", nonostante tu sia innegabilmente "smart".

Troppo buono.

Citazione:
Riconsidera quindi in base a questo la citazione fatta in inglese. (Sono sempre disponibile a tradurtela in privato, perchè temo a questo punto che l' ignoranza dell' inglese sia tutt' altro che solo affettata .)

TROPPO cattivo.

Citazione:
E prenditi pure tutto il tempo che vuoi prima di rispondere le prossime volte, soppesando ogni virgola. Nel dubbio: chiedi! .

Senz’altro. Sarà mia cura.

Citazione:
A proposito di indovinelli:
Citazione:
"Per concludere: no, l’elemento mancante non era quello"

Insisto: è proprio quello. Nel senso che nella TUA teoria, è proprio questo aspetto connaturato (temo nuova "battaglia" sul termine) all' uomo che sembra tu voglia ignorare a tutti i costi.

Manco per niente. Anzi, manco per niente.

Citazione:
Se poi disponi di ulteriori MUST da inserire in questo contesto, passati i 500 post, mi sembra che i tempi siano maturi. Tu che dici?

Io dico ancora di no, per il momento. Sorry.

Citazione:
Tornando a noi:
Citazione:
"Ritengo tra l’altro che l’affermazione “nel corso della sua storia l' uomo stesso non è mai riuscito ad andare oltre il suo "ego ipertrofico" una volta giunto al vertice della piramide.” ... sia all’ingrosso e non esatta."

Non mi hai deluso !

E meno male che, ogni tanto, qualcuno non lo deludo.

Citazione:
Ho con coscienza formulato la frase in questo modo: all' ingrosso. Ti contesto il "non esatta" però:"nel corso della sua storia" mi sembra che indichi ESATTAMENTE l' arco temporale che va da Adamo ai giorni nostri !

Mmmmhhh...

Citazione:
Mi aspettavo comunque, oltre alla bacchettata (puntualmente arrivata) per una esternazione tanto "imprudente" da apparire sciocca, una vigorosa e precisa smentita, con esatta indicazione di tempi e modi in cui l' uomo è riuscito ad elevarsi spiritualmente talmente tanto da aborrire la prevaricazione su un suo simile gerarchicamente "inferiore".

Stiamo sempre parlando dell’umanità, non del fatato mondo di Walt Disney, vero? No, perché della prevaricazione tra uomini non credo sia prevista la dismissione a breve (e neanche a lungo) termine. Non è lì la questione; semmai nella misura e nella ricorrenza del fenomeno.

Citazione:
Invece:
Citazione:
"In tempi storici ci sono stati un’infinità di contesti sociali - inevitabilmente gerarchici, come dicevo - certamente molto distanti dagli apocalittici tratti con cui in questo 3D si stanno dipingendo le organizzazioni gerarchiche, e molti “capi” di tali ambiti non sono stati certo classificati storicamente come pazzi maniaci"

Permettimi il facile "pan per focaccia" ma: mi pare una risposta un pò... all' ingrosso. (E qui un pò mi hai deluso, ma so che ti rifarai! )

Non parlare a me di delusioni in questo 3D, ché se no mi metto a singhiozzare e non sta bene.

Citazione:
Ti concedo il beneficio di un "aiutino":

Merci! (e anche “Foucault.”, “Paris” e “Oui! Je suis Catherine Deneuve.”, tanto per soddisfare lo spirito poliglotta del 3D.)

Citazione:
ricordiamoci che stiamo parlando di UOMINI, non dell' Imperatore dell' Universo .

Va bene, ma poiché avevi detto:
Citazione:
una volta giunto al vertice della piramide.

mi è venuto da guardare in alto.

Citazione:
Per cui, oltre alla figura di rilevanza storica che vorrai citare, tieni presente che sotto di esso ci saranno stati "capetti" (che qualcuno qui non ha esitato a definire "leccaculo" del "capo"). E ancora altri "capetti" sotto questi (con relativo corteo a seguito di lecchini).

Parlare con scontatezza assoluta di “capetti”, “leccaculo” e “lecchini” é pregiudizioso, ed è manifestazione sempre dello stesso rifiuto dell’autorità (e gerarchia), che assumono automaticamente attributi esclusivamente negativi. Prima o poi - forse - nella testa di qualcuno questo concetto entrerà.

Citazione:
Il punto a cui voglio arrivare (con scienza evitando "gli effetti speciali"): l' elevazione "spirituale" che vorrai indicare, per essere un esempio credibile, dovrebbe essere stata "di massa".

Si, certo. Ricordando al gentile pubblico che “massa” non indica la totalità degli individui.

Citazione:
Impresa alquanto ardua in base alla mia personalissima esperienza del mondo, in cui osservo che basta indossare una "divisa", essere un capoufficio o un miserrimo moderatore di forum per cedere alla tentazione di "manganellare" a sproposito (non mancando mai nel contempo di "leccare" al proprio "capetto"), con buona pace della "gerarchia cooperativa".

Si, attualmente le cose non vanno uno splendore, ma il problema continua a non essere la gerarchia, bensì il qualcos’altro di cui dicevo (e non dicevo ).

Citazione:
Per inciso: tutti coloro che in qualche modo approfittano della propria superiorità gerarchica sono da classificare come "pazzi maniaci" oppure corrono un rischio perfettamente "umano" al quale "soccombono"?

La seconda che hai detto. Ma, come dicevo prima, è un problema di misura, nel complesso e in dettaglio.

Citazione:
Citazione:
"...(a parte che l’ego ipertrofico si riferiva ad altro )"

Perdona la mia suscettibilità, ma questa è da ammonizione (nonostante l' occhiolino).

Te la perdono (ho fatto una certa pratica di perdono di suscettibilità, in questo 3D ) e ti perdono anche il fraintendimento. Quando è apparsa quell’espressione tu non ti eri ancora affacciato alla discussione, quindi stai sicuro che non riguarda te. Ma soprattutto non era intesa nel senso con cui l’hai utilizzata; da qui il mio commento.

Citazione:
Citazione:
"visto l’orario, non adesso; temo mi mancherebbero sia la lucidità sia la misura stilistica"

"Un bel respiro profondo" e cerca di "recuperare il senso della misura" anche tu: in fin dei conti questo è solo "uno scambio di idee su un forum". Non si tratta di scrivere un seguito alla "Critica della ragion pura", per cui ritengo che la "misura stilistica" possa anche passare in secondo piano (certo però che se si rischia di sentirti parlare di "seghe" in ogni frase, è bene che tu perseveri nel cercare di darti un contegno !). La lucidità invece cerca di mantenerla

Mah! Sai, vista la serenità d’animo e la pacatezza che circolano, io preferisco mantenere alto il mio livello di attenzione alla "misura stilistica". E anche così, come si è visto, non sempre è sufficiente...


Prealbe
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#504
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A proposito delle GRANDI LEGGI.

Sfruttate anche i links della pagina.

http://gandalf.it/offline/off41.htm
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#503
Sono certo di non sapere
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In base a quale "scala di valori" hai deciso che prealbe è al vertice di una qualsivoglia struttura piramidale

Bifidus, non l'ho deciso.

Lo ha deciso lui, infatti divulga istruzioni e contrordini, principalmente al tale che usa la tastiera quasi unicamente per lodarlo indiscriminatamente e quell'altro che gli chiede umilmente lumi.
In se stesso e' l'abbozzo classico della piramide: uno che si crede vertice e altri due che glielo fanno credere: naturalmene il proseguo classico che Mr Parkinson prospettava e' che solo uno, quello meno arguto, quindi meno minaccioso per chi voglia restare in cima, verra' favorito e mai redarguito. Va da se che gli altri due si trattengono a dire tutto quel che pensano, per paura di essere scaricati dalla piramide improvvisata: il non essere sinceri, in un mondo dove e' la regola, gli da inoltre un senso di familiarita' e protezione che la' fuori (negli altri 3d)nella foresta, esposti alla feroce "claque" di quelli che mai se la mandano a dire, li trova spiazzati.

Quindi nota anche, da una parte l'invito a prendere il thread per quello che e', una chiacchera (ma qui le chiacchere sono importanti) e dall'altra l'impegno spasmodico a produrre qualcosa che non lo faccia sfigurare e lo mantenga al vertice dei tre spigoli ("l'ora tarda", come break nell'attesa di produrre qualcosa che sia all'altezza del personaggio fittizio).

Ci sentiamo.
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Re: Il rifiuto dell’autorità
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prealbe:
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"Ok, Bifidus. Non ho capito una sega della parte in inglese"

Figurati: non l' ho capita neanche io! Ho solo fatto copia/incolla di una frase a caso, che probabilmente nulla c' entra, ma cercavo di giocare sulla tua ostentata ignoranza della lingua
Nonostante ciò...
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"Innanzitutto, quella della gerarchia non è una “beautiful theory” ma una (bella o brutta) realtà."

Se è la pura realtà (dato "oggettivo", ma ora non filosofeggiare sul termine), come potrebbe essere "YOUR THEORY" (che è quindi soggettivo)? Considerato ciò, mi sembra evidente che io non contestassi la REALTA' della gerarchia, ma qualcosa d' altro. Che è TUO. E ciò che è TUO sta qui:
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"E così dovrebbe fare una società di uomini: esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, dirigendo, decidendo, interferendo, premiando e punendo"

E qui:
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"Certo, è rischioso, difficilissimo, come no; ma credo che fare diversamente porterebbe solo a disumani limbi sociali, asettici laboratori sociologici a cielo aperto. Rimedi assai peggiori del male."

This is your theory! Questa TUA teoria, per via della mia velocissima considerazioni fatta (che in seguito "aggiornerò"), mi sembra una poco "beautiful theory", nonostante tu sia innegabilmente "smart".
Riconsidera quindi in base a questo la citazione fatta in inglese. (Sono sempre disponibile a tradurtela in privato, perchè temo a questo punto che l' ignoranza dell' inglese sia tutt' altro che solo affettata .) E prenditi pure tutto il tempo che vuoi prima di rispondere le prossime volte, soppesando ogni virgola. Nel dubbio: chiedi! .
A proposito di indovinelli:
Citazione:
"Per concludere: no, l’elemento mancante non era quello"

Insisto: è proprio quello. Nel senso che nella TUA teoria, è proprio questo aspetto connaturato (temo nuova "battaglia" sul termine) all' uomo che sembra tu voglia ignorare a tutti i costi. Se poi disponi di ulteriori MUST da inserire in questo contesto, passati i 500 post, mi sembra che i tempi siano maturi. Tu che dici?
Tornando a noi:
Citazione:
"Ritengo tra l’altro che l’affermazione “nel corso della sua storia l' uomo stesso non è mai riuscito ad andare oltre il suo "ego ipertrofico" una volta giunto al vertice della piramide.” ... sia all’ingrosso e non esatta."

Non mi hai deluso ! Ho con coscienza formulato la frase in questo modo: all' ingrosso. Ti contesto il "non esatta" però:"nel corso della sua storia" mi sembra che indichi ESATTAMENTE l' arco temporale che va da Adamo ai giorni nostri ! Mi aspettavo comunque, oltre alla bacchettata (puntualmente arrivata) per una esternazione tanto "imprudente" da apparire sciocca, una vigorosa e precisa smentita, con esatta indicazione di tempi e modi in cui l' uomo è riuscito ad elevarsi spiritualmente talmente tanto da aborrire la prevaricazione su un suo simile gerarchicamente "inferiore". Invece:
Citazione:
"In tempi storici ci sono stati un’infinità di contesti sociali - inevitabilmente gerarchici, come dicevo - certamente molto distanti dagli apocalittici tratti con cui in questo 3D si stanno dipingendo le organizzazioni gerarchiche, e molti “capi” di tali ambiti non sono stati certo classificati storicamente come pazzi maniaci"

Permettimi il facile "pan per focaccia" ma: mi pare una risposta un pò... all' ingrosso. (E qui un pò mi hai deluso, ma so che ti rifarai! )
Ti concedo il beneficio di un "aiutino": ricordiamoci che stiamo parlando di UOMINI, non dell' Imperatore dell' Universo . Per cui, oltre alla figura di rilevanza storica che vorrai citare, tieni presente che sotto di esso ci saranno stati "capetti" (che qualcuno qui non ha esitato a definire "leccaculo" del "capo"). E ancora altri "capetti" sotto questi (con relativo corteo a seguito di lecchini). Il punto a cui voglio arrivare (con scienza evitando "gli effetti speciali"): l' elevazione "spirituale" che vorrai indicare, per essere un esempio credibile, dovrebbe essere stata "di massa". Impresa alquanto ardua in base alla mia personalissima esperienza del mondo, in cui osservo che basta indossare una "divisa", essere un capoufficio o un miserrimo moderatore di forum per cedere alla tentazione di "manganellare" a sproposito (non mancando mai nel contempo di "leccare" al proprio "capetto"), con buona pace della "gerarchia cooperativa". Per inciso: tutti coloro che in qualche modo approfittano della propria superiorità gerarchica sono da classificare come "pazzi maniaci" oppure corrono un rischio perfettamente "umano" al quale "soccombono"?
Citazione:
"...(a parte che l’ego ipertrofico si riferiva ad altro )"

Perdona la mia suscettibilità, ma questa è da ammonizione (nonostante l' occhiolino).

Pikebishop:
Citazione:
"tieni serrate le fila dei tuoi "prodi" invitandoli a ignorare i disturbatori"

"Prodi" a chi? "Fila" a chi?
In base a quale "scala di valori" hai deciso che prealbe è al vertice di una qualsivoglia struttura piramidale (implicitamente affermando che io gli sia inferiore e pertanto subordinato)? E poi anche se fosse: il thread è "Il rifiuto dell' autorità" e non è proprio un caso che io sia qui !

prealbe:
Citazione:
"visto l’orario, non adesso; temo mi mancherebbero sia la lucidità sia la misura stilistica "

"Un bel respiro profondo" e cerca di "recuperare il senso della misura" anche tu: in fin dei conti questo è solo "uno scambio di idee su un forum". Non si tratta di scrivere un seguito alla "Critica della ragion pura", per cui ritengo che la "misura stilistica" possa anche passare in secondo piano (certo però che se si rischia di sentirti parlare di "seghe" in ogni frase, è bene che tu perseveri nel cercare di darti un contegno !). La lucidità invece cerca di mantenerla
Inviato il: 29/4/2007 5:37
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Il rifiuto dell’autorità
#501
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/1/2007
Da
Messaggi: 478
Offline
Citazione:
Carissimo Prealbe

escludendo che l’ elemento mancante a cui ti riferisci sia L’ETICA - poichè il suo inserimento in questa discussione, visto lo svolgimento della stessa, sarebbe a dir poco ingestibile e deflagrante – potresti gentilmente, darmi “un aiutino” ( come dicono le persone acculturate e”ciovili “) perchè da solo non ci arrivo ?
Grazie


Salve, Arturo.

Effettivamente, visto il livello emotivo che circola (che mi lascia davvero, sinceramente assai perplesso ; colgo sintomi di un disagio psicologico assolutamente sproporzionato al contesto, con qualche sprazzo di preoccupante scollamento dalla realtà; io suggerisco seriamente ad ognuno un bel respiro profondo e di recuperare il senso delle misura della situazione, che è uno scambio di idee su un forum, non la battaglia finale del “Signore degli Anelli”; relax, please) non credo sia il caso di introdurre altre “parole detonatore”, quindi evitiamo accuratamente la parola che dicevi tu.

Cercherò dunque di introdurre indirettamente il concetto cui mi riferisco, ma, visto l’orario, non adesso; temo mi mancherebbero sia la lucidità sia la misura stilistica . Ma ci lavorerò sopra, promesso.

Per adesso, buonanotte a tutti nessuno escluso. E, per favore, se possibile cerchiamo di tranquillizzarci un po’.


Prealbe
Inviato il: 29/4/2007 1:20
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