Una delle controversie filosofiche in atto nella scena degli ultimi anni è quella fra olismo e riduzionismo. L'olismo è la convinzione che le strutture possiedano una "quantità" inafferrabile in "surplus" rispetto all'indicazione delle loro parti e della composizione e delle interazioni fra le loro parti. Riduzionismo è la posizione di chi afferma che le strutture sono descrivibili attraverso la descrizione delle loro parti e della natura delle relazioni e delle interazioni fra esse. Il riduzionismo è un costruttivismo (ad esempio,nel riduzionismo si "smontano" e si "rimontano" le parti come quell di un oggetto meccanico) l'olismo è una "visione d'insieme" (l'oggetto definito come un "in sè"). Le due visioni non sono a mio avviso così diametralmente opposte come si potrebbe credere. Per citare un classico sull'argomento (Douglas Hofstadter) le leggi "olistiche" dei gas (pV=nRT,per esempio) funzionano in maniera indipendente dal fatto che si conoscano le parti del gas (sono "olistiche" in questo senso) ma allo stesso tempo sono derivate da esse ,quindi sono "ridicibili". La differenza sta nel "livello " a cui si guarda l'interpretazione. Interesante notare come l'olismo,a differenza del riduzionismo,non sia in grado di fornire sempre una spiegazione passibile di verifica. Sarebbe interessante intavolrare a livelo scientifico una discussione sul'argomento che potrebbe toccare olismo e riduzionismo in fisica (sistemi complessi e teoris del caos) in biologia (si avrebbe finalmente l'occasione di riflettere sui fondamenti dell'evoluzionismo in maniera non banale), in neurochirurgia (problema della coscienza e del libero arbitrio).
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