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   Storia, Arte & Cultura
  Zecharia Sitchin: la teoria

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  •  Davide71
      Davide71
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1111
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
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Ciao a tutti:

oggi ho comprato "Il pianeta degli Dei" ed. Piemme.

Se divento come Alexandros ricordatemi come ero prima...
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Non date le perle ai cani e ai porci perchè non le mangeranno e vi si rivolteranno contro.
Inviato il: 18/3/2009 18:38
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  •  Cassandra
      Cassandra
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1112
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 10/5/2006
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Ah mannaggia, io ti avrei consigliato L'Altra Genesi come primo approccio... è na figata...
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"Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto,
per paura del senso comune" (Alessandro Manzoni)
Inviato il: 18/3/2009 18:46
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  •  sitchinite
      sitchinite
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1113
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Davide71 ha scritto:
Ciao a tutti:

oggi ho comprato "Il pianeta degli Dei" ed. Piemme.

Se divento come Alexandros ricordatemi come ero prima...


'Il pianeta degli dei' ti lascerà tante domande...
a mio avviso dovrai proseguire, nell' ordine, con:

- le astronavi del sinai
- guerre atomiche al tempo degli dei
- l' altra genesi
- gli dei dalle lacrime d' oro

e dulcis in fundo, ma non credo che riuscirai a trovarlo (puoi stamparti il pdf)

- Il libro perduto del dio Enki.

aggiuntivo é la 'bibbia degi dei', e per finire 'architetti del tempo' che mette in comunicazione stonehenge con la mesopotamia e fa uno spaccato incredibile sulla figura di Ningishzidda.

Onestamente secondo me 'il codice del cosmo' é un 'in più', é il libro che mi piace di meno e che reputo meno importante della 'saga'.
Inviato il: 18/3/2009 20:19
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  •  Davide71
      Davide71
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1114
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
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Ciao SITCHINITE:

adesso leggo questo perché l'ho trovato. Piemme ha anche pubblicato "Il libro perduto di Enki" che, in effetti, se avessi potuto scegliere, avrei forse preso quello. Ma l'unico libro disponibile era "L'altra Genesi", e ho preferito iniziare col primo...
Ti interesserà forse sapere che ho parlato con un libraio specializzato, e lui mi ha detto che "Il pianeta degli Dei" lo ordina e lo vende. Gli altri "non vanno" e secondo lui non sono dello stesso livello.
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Inviato il: 18/3/2009 20:42
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  •  sitchinite
      sitchinite
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1115
Sono certo di non sapere
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Personalmente ritengo gli altri di livello superiore anzi... certo 'il pianeta degli dei' é il primo che introduce alle teorie... gli altri son troppo specialistici...
in genere chi inizia con uno di quelli 'di approfondimento' fa difficoltà a capire molte cose. A un seminario conobbi una ragazza che aveva letto 2 anni prima 'gli dei dalle lacrime d' oro' e lo aveva mollato circa a metà perchè lo trovava caotico e pieno di 'assurdità'...
era venuta al seminario perchè si parlava proprio del legame tra gli anunnaki, la civiltà mediorientale, e quella mesoamericana (io feci una esposizione sulla figura di ningishzidda/quetzalcoatl ovviamente, parlando anche del vaso di fuente magna, degli olmechi e della stele di potokia), al seminario il ragazzo che introduceva ha fatto una panoramica della teoria di sitchin basata proprio su il pianeta degli dei.
Riparlando a fine seminario con quella ragazza disse di aver capito molte più cose 'basilari' e che a quel punto avrebbe ripreso a leggere il libro che aveva interrotto.

Chissà quanti hanno fatto un percorso simile.

Il libro perduto del dio enki purtroppo é introvabile... la piemme non lo ristampa più e in genere le librerie lo danno come fuori catalogo. Anche online é praticamente impossible da trovare.
Inviato il: 18/3/2009 23:39
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  •  beat
      beat
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1116
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 28/2/2006
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x sit.

non è che alle volte potresti linkarmi dove si trova il pdf del libro perduto?

salute e buona discussione sitchinite "doppio eterico" di sitchin!
Inviato il: 19/3/2009 0:19
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  •  sitchinite
      sitchinite
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1117
Sono certo di non sapere
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Inviato il: 19/3/2009 0:48
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  •  beat
      beat
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1118
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 28/2/2006
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Citazione:



thanks.
provo a dare un'occhiata anche se sarà dura
me lo dovrebbero prestare forse.un mio amico pare l'abbia trovato usato a porta portese. salute
Inviato il: 19/3/2009 1:35
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  •  S.Gatti
      S.Gatti
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1119
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 3/12/2008
Da Roma
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A PROPOSITO DELLE DUE DISTINTE FASI ORBITALI DI NIBIRU.
(cerchiamo di accontentare Cassandra …)

Citazione:

Sitchin non dice niente in merito... non ho una risposta... nemmeno personale perchè onestamente non concordo con il ragionamento fatto...
sopratutto non sapendo molto del periodo orbitale e delle angolazioni, della velocità a cui viaggia etc , non penso che abbia senso specularci sopra.

Mi confermi quello che io sospettavo, cioè che Sitchin non si è applicato molto, o meglio non ha trovato i materiali relativi alle fasi orbitali del pianeta Nibiru. Eppure questo è un aspetto assai importante, perché potrebbe gettare un fascio di luce su alcune questioni ancora aperte. Ad esempio: quale quadrante di cielo puntare coi cannocchiali per poter osservare Nibiru? Oppure, potrebbe chiarire alcuni passaggi storico-sociali sulla Terra, che sino ad oggi non sono stati focalizzati sotto la giusta luce. Infatti abbiamo visto, anche leggendo gli ultimi post, che molte date sono ballerine.
Da Sitchin noi sappiamo che in origine NIBIRU ARRIVO’ DA SUD, dal cielo australe. Attraversò il nostro piano di eclittica, con una angolazione di 30° rispetto al medesimo, entrando nel cielo boreale. Avrebbe continuato per la sua via, perdendosi nell’universo, ma subì l’attrazione del sole e tornò indietro, integrandosi a tutti gli effetti nel nostro sistema solare.
Ora appunto, la questione era: in quali proporzioni la sua orbita si divide fra cielo boreale e cielo australe? Sitchin dà una netta prevalenza alla fase australe: l’orbita del pianeta si sviluppa principalmente nel cielo meridionale.
Una possibile conferma a questo dato ci arriva dalle principali tradizioni in giro per il mondo. Le tradizioni si esprimono in termini mitici, e usano i simboli quali mattoni per la comunicazione. Come ha scritto il filosofo contemporaneo Franco Campegiani: “I simboli sono quantomai reali, e stabiliscono delle concrete relazioni”.

Dunque, in tutte le tradizioni è presente una strana figura mitica, L’ALBERO COSMICO. Messo in conto il fatto che a volte questo Albero Cosmico è riferito all’asse terrestre, in altri casi appare evidente che sia stato riferito a qualcosa di molto, molto più grosso. Subito ci arrivo, ma prima sentite la descrizione MITICA:
“L’Albero cresce molto più in alto delle montagne più alte, e anzi è composto da due Alberi, che quindi in realtà sono un Albero solo. Uno dei due Alberi cresce verso l’alto, l’altro cresce verso il basso. Quest’ultimo è più alto dell’altro di un cammino di 500 anni” (si veda la figura).
Molto enigmatica, molto criptica questa descrizione, ma forse mica tanto. Intanto, il termine “crescere” dà l’idea di
UN QUALCOSA IN MOVIMENTO. Poi, se noi sostituiamo la parola ALBERO con ORBITA DI NIBIRU, che cosa ne esce fuori? Ne esce fuori UNA ORBITA CHE SI DIVIDE IN DUE TRONCONI. Va da sé che la discriminante fra i due tronconi è il nostro piano di eclittica … IL TRONCONE MERIDIONALE, CIOE’ LA FASE ORBITALE A SUD, E’ PIU’ LUNGA DI UN CAMMINO DI 500 ANNI RISPETTO ALL’ALTRA.
Se le cose stessero così, siccome noi sappiamo con discreta certezza che l’anno di Nibiru corrisponde a circa 3.600 dei nostri anni, ecco che avremmo determinato la durata delle sue distinte fasi:
la fase nel cielo boreale durerebbe 1.550 anni, la fase nel cielo australe durerebbe 2.050 anni. Questa ripartizione, che ci viene riportata dai miti, fa infatti salva la distinzione postulata di 500 anni fra le due fasi.
Fra l’altro, nascerebbe una nuova riflessione sul fatto che i passaggi di Nibiru nei pressi della Terra avverrebbero a periodi alterni di 1.550 e 2.050 anni, con tutto ciò che ne deriva in termini di contatto di civiltà con il nostro pianeta.

A questo punto, qualcuno potrebbe obiettare che i miti sono favole, quindi sono tutte fesserie, ecc. ecc. Al che io risponderei che noi sbaglieremmo a pensarla così, visto che i Sumeri per primi (e per loro gli Anunnaki) hanno usato il Mito ed i simboli ad esso correlati a piene mani, sia nella loro cosmogonia, sia successivamente per descrivere fatti storici. E aggiungerei che autorevoli studiosi moderni hanno dimostrato che il Mito in realtà è un linguaggio scientifico, ecc. ecc.
_________________
A volte mi chiedo come mai Z. Sitchin, pur disponendo degli strumenti idonei, non abbia trovato il tempo per decifrare i misteriosi simboli della tradizione ebraica. Sergio Gatti.
http://www.fermenti-editrice.it/saggistica.php#gatti01
Inviato il: 19/3/2009 6:51
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  •  Cassandra
      Cassandra
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1120
Dubito ormai di tutto
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Molto interessante SGatti. Da dove è preso quel particolare mito dell'albero cosmico? Da Sitchin/sumeri o da qualche altra popolazione?

Non so se l'ho già scritto, ma su Nibiru ho qualche riserva. Sempre secondo la particolare interpretazione che do io dei racconti "preistorici", non sarei così sicura che i sumeri sapessero ben distinguere tra un pianeta e... un'astronave. Tutti i su e giù che gli Annunaki facevano, secondo i sumeri, tra la Terra e Nibiru potrebbero essere tranquillamente riferiti ad un'astronave in orbita. Mica avevano telescopi per controllare: e un puntino nel cielo è un puntino nel cielo, per chi sta a Terra.
Neanche noi sapremmo distinguere, solo guardando il cielo, un'astronave da un pianeta... specialmente se NON conoscessimo l'esistenza delle astronavi!

Ora non ricordo dettagliatamente tutto quello che racconta Sitchin (non sono una studiosa ma solo una lettrice!), ma non prenderei per oro colato le datazioni sumere sui passaggi di Nibiru. Voglio dire, magari non è mai più passato dopo la prima volta e se ne sta in orbita dopo Plutone, oppure è passato appena due o tre volte, e nei restanti casi si trattava di astronave-navetta...


(Per non parlare del fatto che se ci fosse là fuori un altro pianeta si saprebbe da tempo. Possiamo ricorrere al complotto per l'astronomia ufficiale, ma al mondo ci sono migliaia di astronomi dilettanti con gran bei telescopi sul terrazzo, che non vedono l'ora di scoprire qualcosa di nuovo... ma qui scivolo nell'eresia e mi taccio! )

Davide71, io consigliavo La Genesi perché tra tutti i libri è il più "scientifico" e credo che per uno scettico sia appunto il miglior modo di accostarsi a Sitchin. Anche Il pianeta degli Dei è ok. Invece, Il libro perduto di Enki l'ho trovato una mattonata tremenda... non sono riuscita a finirlo, e a me Sitchin piace molto! Figurati tu!
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per paura del senso comune" (Alessandro Manzoni)
Inviato il: 19/3/2009 10:41
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  •  redna
      redna
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1121
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Non so se l'ho già scritto, ma su Nibiru ho qualche riserva. Sempre secondo la particolare interpretazione che do io dei racconti "preistorici", non sarei così sicura che i sumeri sapessero ben distinguere tra un pianeta e... un'astronave.


ma se tu non sei sicura di questo, non dovrebbero essere stati sicuri anche i sumeri?
Parlano di pianeti e non di astronavi, nelle loro descrizioni.


Citazione:
Tutti i su e giù che gli Annunaki facevano, secondo i sumeri, tra la Terra e Nibiru potrebbero essere tranquillamente riferiti ad un'astronave in orbita. Mica avevano telescopi per controllare: e un puntino nel cielo è un puntino nel cielo, per chi sta a Terra.

probabilmente non hai letto bene Sitchin.
I collegamenti fra terra e cielo esistevano, sono stati descritti chiaramente in tutti i libri e sono state trovate delle mappe dei vari pianeti in cui passavano prima di arrivare alla terra.
Proprio i sumeri mesopotamici sono sempre stati rinomati come astronomi.Ovviamente erano ' provvisti ' di mezzi...


Citazione:
Neanche noi sapremmo distinguere, solo guardando il cielo, un'astronave da un pianeta... specialmente se NON conoscessimo l'esistenza delle astronavi!

ma se avessimo i mezzi che avevano loro - e che Sitchin descrive - potremo averlo fatto.


Citazione:
Ora non ricordo dettagliatamente tutto quello che racconta Sitchin (non sono una studiosa ma solo una lettrice!),

beh...se si rilegge quello che ha scritto Sitchin si capisce meglio...


Citazione:
(Per non parlare del fatto che se ci fosse là fuori un altro pianeta si saprebbe da tempo.

si sa dal 1983 con la missione IRAS.
Non vorrei sconvolgerti, ma è proprio così!
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Inviato il: 19/3/2009 12:18
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  •  Cassandra
      Cassandra
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1122
Dubito ormai di tutto
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Guarda che lo so, di IRAS.
Ce ne vuole, per sconvolgermi: non farti fuorviare dal fatto che sono femmina...
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Inviato il: 19/3/2009 15:10
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  •  redna
      redna
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1123
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Guarda che lo so, di IRAS. Ce ne vuole, per sconvolgermi: non farti fuorviare dal fatto che sono femmina...

cacchio Cassandra
sai tutto, ti inalberi e poi concludi che appunto perchè sei femmina non bisogna lasciarsi fuorviare.
Guarda che non mi fuorvio per nulla, casomai i maschietti lo faranno....

Comunque se sapevi di IRAS perchè stai dicendo che non hanno ancora trovato nulla del pianeta X?


PS-in effetti quello che ha trovato IRAS è di per se sconvolgente!
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Inviato il: 19/3/2009 16:03
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  •  Cassandra
      Cassandra
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1124
Dubito ormai di tutto
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LOL redna ti avevo preso per un maschio!

Lo dico perchè trovare un pianeta nel 1983 e non aver sèguito poi con nessun altra informazione non la considero esattamente una "scoperta". Il ritrovamento di IRAS è stato poi smentito, e mai più si è parlato dell'esistenza di un nuovo pianeta con caratteristiche similari (pianetucoli a parte, intendo).
Allora, o postuliamo il complotto (cosa a cui sono come sempre apertissima ), ma sta poco in piedi per via delle migliaia di astronomi dilettanti che stanno tutto il giorno a guardare in su sperando di trovare qualcosa, oppure sto pianeta come lo immaginiamo noi non c'è. Tertium non datur.

Questo non inficia affatto la teoria di Sitchin, che sempre secondo la mia personale interpretazione (ne abbiamo tutti una...) è molto più convincente nelle cose "terrestri" che in quelle "celesti", ma potrebbe darsi che Nibiru abbia cambiato percorso, che non fosse un pianeta fin dall'inizio, chesso, una cometa, o un'astronave...
Non mi riferisco però al Nibiru/Marduk che ebbe la famosa collisione con Tiamat, in tempi di molto precedenti a qualsiasi annunnaki. Quella mi suona invece convincente. Lo so, è una confusione, ma per non sono portata alla fede cieca.

(Poi mi sono sempre chiesta: chi diamine ha detto agli Annunnaki, e quindi ai sumeri, di come sono andate le cose ai tempi della formazione del sistema solare??? Sicuramente non c'era ancora nessuno nei dintorni... )
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Inviato il: 19/3/2009 17:41
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      ahmbar
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1125
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Cassandra
mi sono sempre chiesta: chi diamine ha detto agli Annunnaki, e quindi ai sumeri, di come sono andate le cose ai tempi della formazione del sistema solare??? Sicuramente non c'era ancora nessuno nei dintorni...

E da chi hai avuto questa "dritta"?
Da Clorofilla, dal dj svizzero o addirittura dal SOMMO Cicap? SmileyCentral.com
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Per chi desidera informarsi sulla piu' grande menzogna dell'era moderna
FAQ 11 settembre 2001
Inviato il: 19/3/2009 18:09
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  •  redna
      redna
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1126
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Lo dico perchè trovare un pianeta nel 1983 e non aver sèguito poi con nessun altra informazione non la considero esattamente una "scoperta". Il ritrovamento di IRAS è stato poi smentito, e mai più si è parlato dell'esistenza di un nuovo pianeta con caratteristiche similari (pianetucoli a parte, intendo).


IRAS era un sistema a raggi infrarossi e ha trovato una nana bruna...
Questa è stata la scoperta del 1983.
Il pianeta che IRAS aveva scoperto c'è nel sistema solare anche se 'ufficiosamente' smentito (per ovvi motivi).
Quindi sta a te capire se ritieni che la smentita sia vera o ad arte...
Il pianeta sta sicura che c'è.Quello che noi non abbiamo sono i potenti telescopi e ci dicono quello che 'loro'vogliono che sappiamo.
Certamente ti diranno che non è il pianeta X ...sta sicura.


Citazione:
Allora, o postuliamo il complotto (cosa a cui sono come sempre apertissima ), ma sta poco in piedi per via delle migliaia di astronomi dilettanti che stanno tutto il giorno a guardare in su sperando di trovare qualcosa, oppure sto pianeta come lo immaginiamo noi non c'è. Tertium non datur.

tertium te lo do io. Nessuno degli astronomi amatori ha i potenti telescopi della NASA. E solo la NASA può dare certe notizie. Ti pare poco?

ahmbar

Citazione:
E da chi hai avuto questa "dritta"? Da Clorofilla, dal dj svizzero o addirittura dal SOMMO Cicap?

o da tutti e tre (tanto chi li distingue, ormai!)

edit

per quanto riguarda IRAS...
traggo da questo articolo:
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.2205.10
b) 25 gennaio 1983: lancio del satellite all’infrarosso IRAS dalla base californiana di Vandenberg (USAF); si tratta di un ambizioso progetto scientifico congiunto che coinvolge tre diversi enti scientifici (la NASA, l’agenzia spaziale olandese NIVR ed il britannico SERC); costo del progetto: 80 milioni di dollari .

c) 30 gennaio 1983: pubblicazione dell’articolo Clues Get Warm in the Search for Planet X, di John Noble Wilford, New York Times; si discutono le anomalie gravitazionali dei due giganti Urano e Nettuno, dovute probabilmente ad un “large object that may be the long-sought Planet X”; inoltre, si sottolinea come gli scienziati della NASA stiano monitorando i percorsi delle sonde spaziali Pioneer 10 ed 11 in modo tale da registrare eventuali variazioni nelle loro traiettorie che fornirebbero in tal caso indizi sulla origine della misteriosa forza perturbatrice.

d) 30 dicembre 1983: pubblicazione del celebre articolo Mystery Heavenly Body Found by Infrared Orbiting Telescope, a firma di Thomas O’Toole, Washington Post; finalmente si ha un primo valore sperimentale, anche se controverso: a 50 milardi di miglia da noi sarebbe presente un oggetto celeste enorme, di tipo gioviano. Gli scienziati del team dell’IRAS non sanno di che cosa si tratti.


C’è un filo rosso che collega questi articoli di divulgazione scientifica, pubblicati su prestigiosi quotidiani statunitensi? Mi sembra palese che esso ci sia e possa essere individuato nell’indagine sull’origine delle misteriose perturbazioni orbitali riscontrate nei moti dei pianeti più esterni, perturbazioni attribuite al celebre Pianeta X a lungo cercato da Lowell. Questo spiegherebbe il progetto internazionale IRAS, finalizzato soprattutto a fare luce su un’anomalia che viene descritta dunque ad una forza di natura gravitazionale non ancora identificata. Il problema è capire se essa sia dovuta all’influenza di una nana bruna (una compagna oscura del Sole), di un corpo planetario dall’orbita molto ellittica, oppure sia il risultato di un’azione combinata di entrambi. La presenza di un potenziale buco nero non verrà più riesumata dagli studiosi, in seguito.

La clamorosa coincidenza nel valore di 50 miliardi di miglia (quasi che la sorgente infrarossa individuata dall’IRAS fosse già stata desunta se non otticamente, almeno sulla carta attraverso complessi calcoli di meccanica celeste), suggerisce che è molto probabile che il Sole faccia parte di un sistema stellare binario. La sua compagna avrebbe una massa gioviana ma non sufficiente ad innescare reazioni termonucleari di fusione: da qui si comprende la sua difficoltà ad essere vista nello spettro del visibile, non brillando di luce propria e trovandosi ad una remota distanza da noi, molto oltre le colonne d’Ercole del Sistema Solare (qui intese come le orbite dei pianeti più esterni: Nettuno e Plutone). »

tratto da “The American Armageddon. From the Eisenhower’ s Secret to the Discovery of Planet X”, di L. Scantamburlo © 2006-2008 – inedito

****
«[... ] Gli scienziati del centro di ricerca Ames dissero che, due sonde, pionieri 10 e 11, oggi già più lontane e, tutti gli altri oggetti artificiali potrebbero rilevare un oggetto misterioso oltre i pianeti conosciuti del sistema solare»

Spacecraft May Detect Mystery Body in Space
NYT, 19 giugno 1982


Questo significa che alla NASA qualcuno già stava tentando di rilevare cosa fosse responsabile delle «irregolarità persistenti nelle orbite di Urano e Nettuno», riporta l’articolo, anche prima del lancio dell’IRAS, avvenuto a gennaio 1983 dalla base aeronautica di Vandenberg.
È curioso cosa suggerisce l’articolo per spiegare le anomalie: a 5 miliardi di miglia un pianeta sconosciuto oltre il sistema solare, a 50 miliardi di miglia un oggetto tipo nana bruna, a 100 miliardi di miglia un buco nero. E il 30 gennaio 1983, il New York Times pubblicò un articolo intitolato:
“Clues Get Warm in the Search for Planet X”
(“Gli indizi ottenuti nella ricerca del Pianeta X”)

«[...] Inoltre, una nana bruna non emetterebbe sufficiente luce per essere rilevata, ha detto il Dr. John Anderson del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, Calif. »

Ma più significative sono le parole seguenti, provenienti sempre dall'articolo del NYT:

«Le relative forze gravitazionali, tuttavia, produrrebbero un’ energia rilevabile dall’Infrared Astronomical Satellite [...] , ha detto il Dr. Anderson, il quale è stato “abbastanza ottimista” sul fatto che il telescopio infrarosso potrebbe rilevarle e le Pioneer potrebbero stimare la massa dell’oggetto»

Fu il dr. Anderson a suggerire di estendere le missioni Pioneer? Probabile, dando uno sguardo a quello che John Anderson, con M. Nieto e Slava G. Turyshev, presentarono alla 35° COSPAR Scientific Assembly a Parigi, 18-25 luglio 2004; il loro report era:
”The Study of the Anomalous Acceleration of Pioneer 10 and 11”
(“Lo studio sull’accellerazione anomala delle Pioneer 10 e 11”)
Bene, alla pagina 8 del file pdf del loro lavoro (disponibile su internet), c’era scritto:
«Mid 1979 (Search for Planet X)», specificando «Search for unmodeled accelerations started (~ 20 AU)»

Qualcuno agli alti livelli della NASA – probabilmente già agli inizi degli anni ’70 – sapeva che ci sarebbe potuto essere un importante corpo celeste ancora sconosciuto, appartenente al nostro sistema solare. Alcune risposte possibili potrebbero essere celate nei testi e nelle tradizioni antiche, come gli studiosi Immanuel Velikovsky e Zecharia Sitchin hanno suggerito nei loro lavori.

quindi il programma IRAS doveva essere la conferma di quello che si sapeva all'inizio degli anni 70.
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Inviato il: 19/3/2009 18:56
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  •  sitchinite
      sitchinite
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1127
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Cassandra ha scritto:

(Poi mi sono sempre chiesta: chi diamine ha detto agli Annunnaki, e quindi ai sumeri, di come sono andate le cose ai tempi della formazione del sistema solare??? Sicuramente non c'era ancora nessuno nei dintorni... )



Verso la terra bianca Alalu diresse il suo carro;
la destinazione scelta da un segreto
che si tramandava sin dal
tempo del principio.


In uno dei miti raccolti come 'cronache di iazu' si legge che

'Grande sapienza aveva Alalu,
la storia di Nibru conosceva
e quella di Ki, e
il segreto dei tempi del principio.
A Ea, marito di sua figlia Damkina,
Alalu rivelò i segreti'.


In qualche modo quindi Alalu conosceva la storia di Nibiru, quella che poi é stata immortalata nell' Enuma elish.


Del resto, anch eoggi i nostri astronomi hanno ricostruito come é nato il sistema solare...
perchè non potrebbero averlo fatto anche gli eventuali astronomi di Nibiru?
Inviato il: 19/3/2009 23:24
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  •  czar
      czar
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1128
Mi sento vacillare
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Non credo che sia così facile, per un amatore scoprire qualcosa come il x pianeta !
Se pensiamo che plutone è stato scopreto meno di 100 anni fa e per caso.....
era già stato fotografato e nessuno lo aveva notato.
Gli astronomi "da osservatorio" di quel tempo avevano certo telescopi più potenti di quelli che possiamo metterci sul nostro terrazzo oggi.
Inoltre stiamo parlando di un pianeta con un orbita molto ellittica e molto più difficile da individuare di quella di Plutone.
Francamente non mi stupirei se nessuno, che non sia dotato di potentissimi strumenti, non lo vedesse.
Per identificarlo come pianeta X, il nostro amatore, dovrebbe tra l'altro essere in grado di capire che si stà avvicinando alla terra e quindi fare un analisi spettrografica dell'effetto doppler, alltimenti come fa a capire che non si tratta di un sasso "fermo"
Aggiungiamo anche:
Se questo pianeta fosse oltre una fascia di detriti o particelle di carbonio che ne riducono la visibilità ?
Se stesse procedendo verso la terra in linea davanti ad un gruppo stelle fisse ?
Se la sua atmosfera fosse poco "riflettente" alla luce solare in modo da renderlo meno evidente ?

Non mi sembra un impresa facile per chi non dispone di potenti mezzi.
Inviato il: 20/3/2009 11:45
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Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1129
Sono certo di non sapere
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fonte:http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.4139.10
Il Ritorno di Nibiru
Scoperte fatte a partire dagli anni ‘80 indicherebbero che il famigerato Decimo Pianeta non solo sarebbe stato scoperto ma verrebbe monitorato nel più stretto riserbo. L’esistenza ed avvicinamento del misterioso corpo celeste rientrerebbe nei massimi livelli di segretezza dell’Intelligence USA, di gruppi occulti di potere e dallo stesso Vaticano.

di Cristoforo Barbato

Come è noto, grazie alle informazioni fornite da alcuni quotidiani statunitensi, nel 1983 il telescopio orbitale denominato IRAS – (Infrared Astronomical Satellite - Satellite Astronomico ad Infrarosso) (1) avrebbe scoperto un planetoide delle dimensioni di Giove nella direzione di Orione ben oltre il nostro sistema solare.

Il misterioso corpo celeste provocò perplessità tra gli astronomi che non furono in grado di stabilire se fosse effettivamente un pianeta, una cometa gigante, o una vicina protostella che non s’era riscaldata abbastanza da diventare una stella, o una galassia distante così giovane da essere ancora in fase di formazione.

“Tutto ciò che posso dirvi è che noi non sappiamo cosa sia”, disse Gerry Neugebauer, lo scienziato del programma IRAS per il Jet Propulsion Laboratory della California e direttore dell’Osservatorio Palomar presso il California Institute of Technology.

Quella dell’IRAS, secondo diversi studiosi in primis Zecharia Sitchin, fu una scoperta determinante nell’ambito della ricerca di Nibiru (Pianeta dell’Attraversamento) perché sancì l’ennesimo ed effettivo interessamento (anche se mai avallato con dichiarazioni ufficiali) dell’establishment scientifico al famigerato Decimo Pianeta allora noto principalmente grazie agli studi e i testi del noto sumerologo.

Ennesimo interessamento perché in realtà già in precedenza l’ente spaziale americano aveva chiaramente lasciato intendere di essere sulle tracce di Nibiru. In effetti il 17 giugno 1982, la NASA in un comunicato stampa dell’Ames Research Center riconobbe ufficialmente la possibilità dell’esistenza di “qualche genere di oggetto misterioso” oltre i pianeti estremi del nostro sistema solare. Diversi articoli rilasciati dalla stampa dell’epoca confermarono che gli scienziati stavano cercando davvero il Decimo Pianeta o Pianeta X.

Una conferma in tal senso giunse con l’articolo pubblicato il 19 giugno dal New York Times intitolato “Spacecraft May Detect Mystery Body in Space” dove si accennava alle sonde Pioneer 10 e 11 e a delle persistenti anomalie nelle orbite di Urano e Nettuno che suggerivano la presenza di un qualche corpo misterioso che si ipotizzava potesse essere ubicato oltre i pianeti estremi del nostro Sistema Solare. Sempre nel 1982, precisamente il 28 giugno la rivista Newsweek si occupò del Pianeta X in un articolo intitolato “Does the Sun Have a Dark Companion?” (Il Sole ha un Compagno Oscuro?).

L’articolo riportava che il Decimo Pianeta davvero orbiterebbe (come in un sistema binario) intorno a due Soli (uno è il nostro Sole), ma noi non saremmo in grado di vedere l’altro astro perché sarebbe una “stella oscura”. L’articolo riportava che: “Un compagno oscuro potrebbe produrre la forza non visibile che sembra trascinare Urano e Nettuno, accelerandoli fino ad un certo punto nelle loro orbite e trattenendoli mentre passano... la migliore scommessa è una stella oscura che orbiti ad almeno 50 miliardi di miglia oltre Plutone... È molto probabilmente o una Nana Bruna(2), o una stella di neutroni.

Altri suggeriscono sia un decimo pianeta... siccome una stella compagna trascinerebbe gli altri pianeti, non soltanto Urano e Nettuno”. Ma il 1983, come accennato inizialmente, è stato l’anno in cui si è avuta una vera è propria svolta soprattutto grazie alla divulgazione di sensibili informazioni nell’ambito del programma IRAS che alcuni media portarono a conoscenza dell’opinione pubblica.

Il 30 dicembre venne pubblicato un interessante articolo sulle pagine del quotidiano americano Washington Post che si occupò del Decimo Pianeta (dedicando all’argomento uno spazio già nella prima pagina) in un pezzo di Thomas O’Toole intitolato “Mystery Heavenly Body Discovered “ (Scoperto Misterioso Corpo Celeste).

L’articolo riportava che: “Un corpo celeste probabilmente grosso come il gigantesco pianeta Giove e forse così vicino alla Terra da poter far parte di questo sistema solare è stato trovato in direzione della costellazione di Orione da un telescopio orbitante denominato IRAS”. Posso solo dire – dichiarò Gerry Neugebauer a capo dell’IRAS – che non sappiamo di che cosa si tratti”. “Quando gli scienziati dell’IRAS – continua l’articolo – hanno visto per la prima volta questo corpo misterioso, e hanno calcolato che potrebbe distare solo 80 miliardi di chilometri, si è ipotizzato che potrebbe essere in fase di avvicinamento rispetto alla Terra,....

Il corpo misterioso è stato captato due volte dall’IRAS. Il secondo rilevamento è avvenuto sei mesi dopo il primo, è suggerisce che il corpo non si fosse quasi mosso dalla sua posizione nel cielo. Questo dato – disse James Houck membro del team scientifico dell’IRAS – suggerisce che non si tratta di una cometa, perché una cometa non sarebbe così grossa come risulta dalle nostre osservazioni, e si sarebbe probabilmente spostata di più”. “E’ possibile – come sottolineato dal quotidiano americano – che si tratti del decimo pianeta che gli astronomi hanno invano cercato”.

L’articolo del Washington Post proseguiva nello spiegare che questo oggetto misterioso non è era stato mai visto da telescopi ottici sulla Terra o nello spazio, ma la sua firma di calore infrarossa fu individuata due volte dall’IRAS quando questi analizzò il cielo settentrionale tra gennaio e novembre del 1983. La seconda osservazione infrarossa del corpo, che è così freddo che non emana luce, evidenziò che il corpo sembrò non essersi spostato in sei mesi. Questo suggerì che l’oggetto non era una cometa, dal momento che probabilmente si sarebbe mosso.

L’articolo spiegava anche che il telescopio infrarosso dell’IRAS, capace di scoprire oggetti molto freddi, calcolò che il corpo celeste era così freddo che la sua temperatura era di circa 273° C sotto zero.

Gli astronomi suggerirono che fosse un “pianeta gassoso gigante, grande quanto Giove”, e così vicino che “sarebbe il corpo celeste più vicino alla Terra al di là del pianeta Plutone”. Questo lo farebbe divenire parte del nostro sistema solare. L'articolo spiegò che c’erano state delle speculazioni che l’oggetto “si stesse muovendo verso la Terra”.

Comunque, Neugebauer fu attento a spegnere quell’idea gettando acqua sul fuoco come meglio poteva, pronunciando con certezza che questo oggetto “non è posta in arrivo”. In realtà tale possibilità era più che una mera speculazione e Neugebauer cercò di ridimensionare rapidamente la cosa bollandola subito come infondata. Tuttavia successivi indizi ed ulteriori informazioni nonché testimonianze emerse in questi anni hanno confermato l’effettivo avvicinamento del misterioso corpo celeste.

Le testimonianze di John Maynard e Edgar Fouché

Una testimonianza in particolare degna di attenzione e pressoché sconosciuta anche da buona parte degli addetti ai lavori è quella fornita da John Maynard un ex membro dell’intelligence USA allo studioso americano Marshall Masters. Masters, che in passato ha lavorato alla produzione di programmi scientifici per la CNN, è editore ed autore di diversi testi nel campo UFO-paranormale tra cui uno sul Decimo Pianeta ed insieme a Jacco van Der Wor, Steve Russell and Janice Manning nel 1999 hanno avviato il sito yowusa.com.

Masters nell’aprile 2006 realizza un articolo intitolato “South Pole Telescope (SPT) - America’s New Planet X Tracker” in cui sostiene, grazie a ricerche personali fino ad allora condotte, che l’allora telescopio antartico in fase di realizzazione (ndr. la struttura è stata avviata nel febbraio 2007) sarebbe stato progettato dagli USA per rilevare il Decimo Pianeta.

Lo studioso sarebbe giunto a tale conclusione in seguito ai dati raccolti, e solo in parte divulgati dalla stampa sull’ avvistamento del corpo celeste fatto dall’IRAS nel 1983, dalle successive scoperte fatte dal prof. Robert Harrington dell’Osservatorio Navale degli Stati Unti ma soprattutto dalle informazioni avute da Maynard su oscuri retroscena legati alla missione spaziale.

Partendo proprio dalla testimonianza di Maynard è possibile comprendere meglio non solo quanto sostenuto da Masters ma giungere in un certo senso alla medesima conclusione. John Maynard è stato un’analista dei servizi segreti militari americani inizialmente con l’Army Security Agency (l’Intelligence dell’Esercito) in seguito in seno alla DIA (Defense Intelligence Agency).

Nel corso dei suoi 21 anni di carriera ha visto prove dell'interesse dei militari nella questione UFO in diversi modi: comunicazioni elettroniche che non provenivano dalla Terra; fotografie di UFO fatte dai militari, visionò foto scattate da aerei spia in cui erano chiaramente visibile UFO. Diverse di queste immagini erano state scattate durante missioni fotografiche classificate da satelliti segreti come il Talent Keyhole (TK11) ed OMNI. Quando era in carico alla DIA acquisì familiarità col processo di compartimentalizzazione finalizzato al mantenimento della segretezza.

Parte del lavoro di Maynard quando era nella DIA riguardava il progetto D.O.C.L Direct Orbital Code Link (a volte ribattezzato Docile) un sistema che annovera circa 5 miliardi di dollari di satelliti progettati per comunicare con velivoli classificati dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti e possibilmente anche per esaminare lo spazio profondo. Difatti, stando alle dichiarazioni di Maynard uno degli scopi reconditi del progetto D.O.C.L della DIA sarebbe il monitoraggio dell’attività extraterrestre in entrata ed uscita dalla nostra atmosfera.

Una conferma diretta alle affermazioni di Maynard sul classificato progetto D.O.C.L la possiamo trovare nelle sorprendenti rivelazioni fatte negli anni ’90 dall’americano Edgar Rothschild Fouché in merito ai programmi speciali segreti dell’USAF e della National Security Agency (v. “Dentro l’Area 51” UFO Network gennaio 2000). Fouché, un ex membro dell’Intelligence dell’Air Force americana che ha prestato servizio a Groom Lake nell’Area 51, ha lavorato con diverse strutture aerospaziali militari e produttori di elettronica negli Stati Uniti. Ha partecipato alla progettazione, sviluppo, produzione e valutazione di volo operativo nei programmi classificati di sviluppo aereo, incluse contromisure elettroniche, comunicazioni satellitari, equipaggiamento di cripto-logica e di supporto.

Durante la sua carriera militare, è stato selezionato nei quadri e in molti programmi di sviluppo dei più recenti cacciabombardieri dell’Air Force. Altri programmi di ricerca e sviluppo per i quali lavorò dagli anni ’70 sono ancora classificati Top Secret. Fouché ha ricevuto una formazione tecnica per oltre 4.000 ore dall’Esercito e dal Governo, di cui circa la metà in addestramento classificato. Per venti anni ha lavorato con l’Aeronautica Militare e con le Agenzie del Dipartimento della Difesa, seguiti da altri otto anni come Dirigente a contratto della Difesa.“Ero uno dei pochi impiegati a Nellis - afferma Fouché - munito di un nullaosta di segretezza Top Secret, con accesso alle decodificazioni criptate.

Avevo il certificato di accesso al Modello 4 IFF (un sistema aereo che rispondeva ai codici classificati criptati). Avevo anche il permesso di lavorare su altri dispositivi criptati di cui non posso parlare. Per una serie di combinazioni e data la mia perizia tecnica mi fu richiesto di prestare servizio in un luogo non identificato………………..Al mio terzo giorno di lavoro a Groom, dovetti rimuovere un modulo da un pezzo di equipaggiamento per la comunicazione satellitare a più comparti, usato per sostenere alcuni velivoli nelle missioni speciali. Notai, mentre ero all’interno del comparto a controllare i cavi elettrici, che conteneva un’unità sigillata grande più o meno come una grande borsa, ed aveva una targa d’identità di copertura della National Security Agency.

La nomenclatura sulla targa recitava Direct Orbital Code Link. Pensai che era strano, visto che l’unità era parte di un collegamento di comunicazione digitale, usato unicamente per comunicare con veicoli dell’Aeronautica classificati. Non ero a conoscenza allora di missioni militari orbitali non affiliate alla NASA. Ricordatevi che erano gli ultimi anni Settanta. Lo Shuttle non volò fino al 1981. Disinserii l’unità e, per curiosità, rimossi la calotta dell’accesso posteriore. Con mio stupore vidi che al suo interno c’erano circa una mezza dozzina di grossi chip ibridi a circuito integrato. Il più grosso chip era collegato ad oltre 500 moduli dello spessore di un capello, ed era grande più o meno come un accendino Zippo. Il timbro d’ispezione sul chip datava 1975.

Nel 1975 le velocità più elevate di lavorazione, sui progetti più classificati, equivaleva a quella di un computer IBM 8088 che girava alla velocità di 4 milioni di cicli al secondo. Questa unità aveva una velocità di lavorazione di 1 miliardo di cicli al secondo. Fu solo dopo circa dodici anni che vidi una tecnologia paragonabile a questo chip a circuito integrato. Più tardi vidi alla ITT un progetto top secret di sviluppo di avionica. Nella mensa a Groom, sentii termini come Lorents Forces, detonazione a impulsi, radiazioni al ciclotrone, generatori di campo a trasduzione di flusso quantico, lenti energetiche simili al cristallo e accumulatori quantistici EPR (Electron Paramagnetic Resonance). Tutti i giorni scrissi sul mio “diario di bordo” tutto ciò che vidi, ascoltai e toccai. Rientrato alla base, la mia routine proseguì come sempre.

Il mio amico alla NSA, Jerald, indagò e osservò le persone impiegate in lavori molto classificati al Nevada Test Site e al Nellis Range. Stava controllando un tizio alcolizzato, che lavorava al Nevada Test Site, dove facevano esplodere bombe atomiche sotterranee. Accennò per caso ad un aereo che poteva essere lanciato in orbita e ritornare ed atterrare nel deserto del Nevada. Era un veicolo di ricognizione radiocomandato che decollava da un bombardiere B-52 ed usava dei razzi a impulso, da collocare temporaneamente in una orbita terrestre bassa per scattare foto ricognitive. Pensai che mi stesse prendendo in giro.

Poi aggiunse: “Questo aereo è pilotato a distanza tramite il sistema D.O.C.L. di Groom”. In genere non sono così lento di comprendonio, ma non feci i giusti collegamenti fino a quando disse di nuovo: “sai, il D.O.C.L... sta per Direct Orbital Communications Link.” Bingo, avevo visto un pezzo del sistema DOCL a Groom: era l’unità della NSA con grossi chips”.

La testimonianza di Fouché oltre a confermare le dichiarazioni di Maynard rivelano l’esistenza passata e presente di attività spaziali classificate disgiunte dall’ufficiale programma civile della NASA un argomento, tra l’altro, già affrontato in questo sito (v. art.”Il programma spaziale segreto del Pentagono”). Del resto anche la stessa NASA è stata accusata più volte di poca trasparenza nelle proprie attività di ricerca e di essere comunque partecipe di censure ed insabbiamenti su scoperte e informazioni ottenute in questi anni. Basti pensare alle varie testimonianze fornite da alcuni ex-astronauti o tecnici dell’ente spaziale come Clark Mclelland, ricercatori come Richard Hoagland e Van Flandern ed altri ancora.

Lo stesso Marshall Masters nel 2000 ha raccolto da Maynard (Il quale ha testimoniato nell’ambito del Disclosure Project di Steven Greer) dichiarazioni che riguardano proprio la NASA e l’insabbiamento delle scoperte fatte dall’IRAS sul Decimo Pianeta.

Tali informazioni sono riportate proprio nell’articolo di Masters accennato in precedenza pubblicato nel 2006. Verso la fine del 2000 Masters ebbe alcune conversazioni con Maynard riguardo al Pianeta X trovandolo, tra l’altro, alquanto ostico a parlare: “Avendo lavorato - dichiara l’ex analista - per la Lockheed Martin sul progetto satellitare Space Imaging situato a Denver (nda.

Nell’aprile del 2000 la Space Imaging su commissione della FAS - Federation of American Scientists rilasciò delle nuove foto satellitari ad alta definizione dell’Area 51 fatte dal satellite Ikonos lanciato dalla base Vanderberg nel settembre del 1999 e progettato dalle compagnie Lockheed Martin, Raytheon e Kodak, tutte partecipanti ai programmi Keyhole), sapevo se un grande oggetto in entrata era in arrivo, l’Hubble o altre sonde spaziali probabilmente l’avrebbero ripreso”.

Tuttavia Maynard si lasciò poi andare e rivelò alcune indiscrezioni relative all’IRAS ed al rilevamento del Decimo Pianeta da questi fatta nel 1983. “John - scrive Masters - finalmente mi disse che era stato inquadrato dal satellite a infrarossi IRAS della NASA nel 1983 e che la storia dell’avaria meccanica venne usata come una storia di copertura.(3) Come lui mi spiegò, i dati dell’IRAS iniziarono a giungere, e fu allora che scoprirono il Pianeta X. Durante una spazzata (ndr. il termine indica lo stesso tipo di spazzata usato nel linguaggio tecnico aeronautico con gli schermi radar, ossia l’intervallo di tempo tra un impulso trasmesso e il successivo), spiccò fuori come un pollice dolente; e ancora peggio, si stava avvicinando da Sud.

Questa specialmente era una cattiva notizia perché la maggior parte dei più grandi ed avanzati telescopi al mondo sono a Nord dell’Equatore, e fu presa la decisione di dedicare la restante autonomia operativa dell’IRAS all’osservazione di questo singolo oggetto. Dopo avere rilasciato la storia di copertura sull’avaria meccanica gli addetti al controllo usarono il restante carburante per mantenere un costante tracciamento sull’oggetto finché infine persero il completo controllo del satellite.

La ragione del perché era necessario impiegare il combustibile rimanente dell’IRAS è che il tracciamento di un oggetto per determinarne la sua velocità e traiettoria richiede osservazioni multiple. Questo perché più osservazioni tu fai, più aumenti l’accuratezza dei tuoi calcoli di tracciamento”.

In seguito alla sua partecipazione al Disclosure project di Greer nel 2001 e dopo aver rilasciato un paio d’interviste Maynard nella primavera del 2003 è stato arrestato ed accusato di violazione del suo giuramento di segretezza a salvaguardia della Sicurezza Nazionale come risulta da asserzioni fatte in connessione alla sua attività quale testimone sulla realtà UFO in seno al Disclosure Project.

L’ex-analista DIA venne custodito in una ignota struttura Federale solamente per poco tempo ma una volta rilasciato è di fatto divenuto irraggiungibile o semplicemente avrebbe preferito “sparire” volutamente. In effetti, è probabile, stando a chi lo conosce, che quanto accaduto sia stato un duro avvertimento per indurlo al silenzio e ad astenersi dal fare dichiarazioni in pubblico.

Il Cover-up della NASA

A riprova delle importanti rivelazioni fatte da Maynard e dell’effettiva fondatezza di alcune di esse nel 2003 l’astrofisico James McCanney rilasciò alcune sbalorditive dichiarazioni nel corso di un’ intervista rilasciata a Rick Martin della rivista americana ‘The Spectrum’ che in seguito venne ripresa dalla rivista australiana Nexus la cui omologa versione italiana sarà pubblicato nel 2004 (v. “Quello che nasconde la NASA” - Nexus n°51). McCanney fondamentalmente ribadisce che esisterebbe un vasto programma di copertura che coinvolgerebbe enti quali la NASA, la CIA, l’NSA e lo stesso Vaticano in merito all’esistenza e al prossimo avvento del Decimo Pianeta.

“La NASA - afferma McCanney - è costituita da un gruppo di scienziati. Questo è il modo in cui la intendiamo: ingegneri che costruiscono velivoli spaziali e cose del genere. La NASA è di proprietà ed è gestita dalla NSA (National Security Agency). Al di sopra della NASA vi è un livello che la controlla. Daniel Goldin, che entrò a far parte della NASA negli anni ’90, proveniva dalla CIA ed il suo lavoro fu quello di secretare o mettere il coperchio sulla NASA; una volta arrivato la prima cosa che fece fu di firmare a tutti coloro che – a tutti i livelli – lavoravano per l’ente un accordo NSA per la non divulgazione di notizie. La NSA è parte integrante del governo di sorveglianza già attivo.

Il Governo Mondiale Unico è già in carica ed è intorno ad esso che ruota tutto quello che accade attualmente”. Tra l’altro proprio in merito a quest’ultimo aspetto Martin pone il quesito sull’eventualità se nel caso anche i Gesuiti siano dietro a tale disegno: ”Gesuiti? [Ride]. Il Vaticano - replica l’astrofisico - ha un ruolo di primo piano nel governo mondiale e ne fa parte, ma non rappresenta l’intero quadro. Si tratta piuttosto di una situazione planetaria, nella quale sono implicate centinaia di famiglie, famiglie assai facoltose, presenti in ogni paese del mondo; esse controllano la politica, l’ economia e la finanza. Quindi si tratta di una vasta rete di personaggi di questo tipo”.

Per quanto riguarda le rivelazioni sulla NASA e soprattutto sul Vaticano fatte da McCanney (così come Maynard) supportano chiaramente alcune delle informazioni fornite dal Gesuita al sottoscritto un paio d’anni prima (v. L’intervista al Gesuita). Per quanto riguarda la affermazioni dell’astrofisico sul coinvolgimento della Chiesa riporto proprio un breve stralcio dell’ intervista:

Martin: Quali preoccupazioni desta alla NASA il “Decimo Pianeta”? Ha a che fare con la civiltà sumera e gli Anunnaki? Oppure si tratta di qualcos’altro?

McCanney: Non direi, ma la nozione che esiste questo “Grande Oggetto” che si presenta con regolarità è antica. Ciò rientra nei massimi livelli di segretezza in molti di questi gruppi, fra cui il Vaticano. Intendo dire che la prima cosa che ha fatto il Vaticano quando si è manifestata Hale-Bopp è stata quella di costruire in Arizona un osservatorio di classe mondiale e di riempirlo di astronomi. Perbacco, chissà perché? Poi ne hanno un secondo. Ma quello che è interessante è accaduto dopo che Hale-Bopp è passata – perché pensavano che fosse quella il “Pezzo Grosso”.

Torniamo al 1991. Hale-Bopp fu scoperta ufficialmente nel 1995 da Alan Hale in New Messico e da Bopp, il giapponese; vi si imbatterono entrambi la stessa notte e quindi la cometa prese il nome dall’uno e dall’altro…..….Nel 1991 Harrington vide due cose: Hale-Bopp e, dietro di essa, qualcosa di molto più grande. Era il Decimo Pianeta. Questa è la mia convinzione allo stato attuale delle cose. Nel 1991 Hale-Bopp seguiva una traiettoria di collisione quasi diretta con la Terra; con un paio di fotografie fu possibile tracciare l’orbita, che era appunto di quasi-collisione col nostro pianeta.
Martin: Non Stupisce che ci sia stato un tale parapiglia.

McCanney: Un enorme parapiglia. Quando venne scoperta, io contattai il Goddard Space Center – di cui conoscevo la segretaria – e dissi: “Cosa sta succedendo? Sono venuto a sapere che c’è questa cometa…”. In sottofondo si riusciva ad udire gente che urlava. E lei replicò: “Oh mio Dio, questa cometa è enorme!”. Tuttavia pensai che lei intendesse dire che si trattava di una grande notizia. No, era enorme nel senso che quello che avevano rilevato era un corpo di dimensioni planetarie. Vede, è a questo punto che nasce la divisione, perché fino ad allora anche molti scienziati del Goddard non avevano scoperto nulla al proposito. Tuttavia la seguivano sin dal 1991, forse ancora da prima. Harrington la scoprì e dagli appunti del 1991 si può capire che egli sapeva perfettamente dove andare a cercarla. Ciò che accadde molto tempo fa è…è che si trattava di una delle compagne di Nibiru che devastò la Terra.

Martin: Una compagna?

McCanney: Una compagna. Quella che diventò Venere. Velikovsky aveva perfettamente ragione sul fatto che Venere fosse un’enorme cometa che attraversava il sistema solare e, dal momento in cui fu catturata da Giove sino a quello in cui trovò la Terra sulla sua strada, impiegò circa 600 anni, per poi diventare il pianeta che tutti noi conosciamo. Quindi in origine quello che accadde fu che Hale-Bopp si trovava circa 4200 anni fa, lo stesso periodo in cui Venere fu catturata da Giove; erano letteralmente delle compagne più piccole di Nibiru. Questo è il motivo per cui non volevano che nessuno venisse a conoscenza della compagna, perché sapeva che era in rotta di collisione con la Terra e che fu la compagna di quella più grande a causare il problema. Quello che tuttavia non compresero fu che Hale-Bopp era, letteralmente, essa stessa una delle compagne. Ora, quando il distruttore, il Pezzo Grosso, Nibiru, arriva, porta con sé un intero sciame di questi corpi.

Martin: Presumo che la cometa NEAT, sia uno di questi?

McCanney: Questo è il punto; quando, alcune settimane fa, siamo stati tempestati da tutte queste comete e loro non hanno mai annunciato la Cometa NEAT, C-2002/VI. Chiaramente tutta questa roba sta arrivando dall’emisfero Sud. Poi naturalmente, per i motivi chi ho citato, Harrington sapeva molto bene dove si trovava; stava “tirando giù” i pianeti Urano e Nettuno. E’ interessante notare che quando la vicenda di Harrington venne a galla, il governo cercò di rilasciare una dichiarazione servendosi di alcuni di quegli astronomi che parlano alla radio, i ragazzi della disinformazione, che se ne vennero fuori con una storiella: “Oh, bé, abbiamo corretto le masse di questi pianeti in virtù di nuove informazioni, risolvendo così il problema”.

Eh no, quando si vedono i pianeti “tirati giù” non si corregge un accidente; questo correggerebbe le cose solo sul piano dei pianeti. Nel 1991 quest’oggetto era abbastanza grande da trascinare Urano e Nettuno fuori dalle loro orbite. Questo è l’ordine di grandezza di questo corpo! Quindi, capirà le preoccupazioni riguardanti la compagna, dal momento che loro sanno, così come lo sa il Vaticano, che l’ultima volta fu proprio quest’ultima a provocare danni; l’unico problema è che la compagna è poi diventata il pianeta Venere….

Martin: La Cometa NEAT è stata una sorpresa? E’ sbucata fuori dal nulla o se l’aspettavano?
McCanney: No. La Cometa NEAT è un altro nucleo assai grande; di dimensioni planetarie – probabilmente pari a quelle della nostra Luna, probabilmente maggiori. La NASA sapeva che stava arrivando, con tutta probabilità la notarono anni fa, come elemento dello stuolo di oggetti in arrivo – a cui penso come oggetti che giungono come parte dello sciame del Decimo Pianeta. Volevano che nessuno ne sapesse alcunché, per il semplice motivo che stava giungendo proprio nei paraggi del Sole e che era di grandi dimensioni. Probabilmente non si aspettavano che diventasse così luminosa come in effetti divenne tuttavia, mentre passava, fu letteralmente visibile nel cielo diurno, proprio vicino al Sole – per un periodo di 12 ore circa”.

L’ intervista ad ampio spettro tocca vari aspetti salvo ritornare più avanti sul tema del Decimo Pianeta e sugli effetti del suo passaggio:

Martin: Torniamo ancora un momento al “Decimo Pianeta”. So che lei non ama parlare di cornici temporali, ma ne ha una qualche percezione? Siamo fuori di un anno? Di cento anni?

McCanney: Non lo so, ed è quello che voglio scoprire con la Harrington Expedition.

Martin: Allora a questo punto lei non ne ha idea?

McCanney: A titolo personale sì. Sono sempre restio a parlare di date, perché la gente tende a vincolarti ad esse.

Martin: Può parlarne in termini generali?

McCanney: D’accordo.………..Gli Hopi erano convinti che Hale-Bopp (1995) fosse la Katchina Blu, che doveva procedere di circa 10 anni il Decimo Pianeta; ovviamente in quel contesto 10 anni sono un termine assai relativo. Il punto è se Hale-Bopp sia stata una compagna del Pezzo Grosso, 4.200 anni fa – e questo è il ciclo: per Nibiru non parliamo di 3.600 anni, ma di 4.200 anni – quindi il suo arrivo è previsto entro il prossimo decennio. L’altro aspetto è che la gente sta focalizzando la propria attenzione sul Decimo Pianeta o Nibiru. Vorrei sottolineare che io studio i corpi del sistema extrasolare. NEAT, ad esempio, non corrisponde a nulla di quanto abbiamo mai visto in precedenza; era una cometa nuova di zecca. Quindi è impossibile stabilire se fosse collegata o meno all’arrivo di Nibiru”.

Harrington indicò dove cercare il Pianeta X

Come già emerso in precedenza dalle affermazioni di Maynard quando l’IRAS rilevò Nibiru (Pianeta X) nel 1983 la NASA stabilì che si stava avvicinando da Sud e ciò arrecò apprensione in quanto i più avanzati telescopi terrestri erano collocati nell’emisfero Nord. Una conclusione quella fatta dall’ente spaziale americano a cui inevitabilmente giunse il prof. Robert Harrington (citato da McCanney) nel 1988.

In effetti, nell’estate di quell’anno, come giustamente evidenziato da Sitchin, vennero pubblicati una serie di articoli su pubblicazioni scientifiche in cui veniva condivisa da diversi scienziati non solo l’esistenza del Pianeta X (sulla scorta dei calcoli delle perturbazioni planetarie ecc) ma l’ipotesi del Dott. Harrington secondo la quale sarebbe inclinato di 30° sull’eclittica ed avrebbe un semiasse maggiore di circa 101 UA, o un asse maggiore di oltre 200 UA. Avrebbe una massa pari ad almeno quattro volte quella della Terra e con un’orbita simile a quella della cometa di Halley per cui trascorrerebbe parte del suo tempo sopra l’eclittica (nei cieli settentrionali) e la maggior parte sotto di essa (nei cieli meridionali).

Non a caso il team di ricerca dell’Osservatorio Navale (ndr. che è una sezione della Marina Militare USA) giunse all’inevitabile conclusione che la ricerca si sarebbe dovuta condurre principalmente nell’emisfero sud ad una distanza di circa 2,5 volte oltre Nettuno e Plutone. Nell’ottobre 1988 Harrington divulgò le sue scoperte in un documento intitolato “La posizione del Pianeta X” pubblicato sull’Astronomical Journal e nel quale era presente uno schizzo dei cieli con indicazioni di dove si sarebbe potuto trovare (al momento) il Decimo Pianeta sia nei cieli settentrionali sia in quelli meridionali.

In seguito alla pubblicazione del documento Harrington in base ai dati che nel frattempo erano stati raccolti dal Voyager 2 - che aveva raggiunto Urano e Nettuno rilevando perturbazioni costanti, piccole ma ben evidenti, nelle loro orbite – concluse che il Decimo Pianeta doveva trovarsi nei cieli meridionali. Tra l’altro il 16 gennaio del 1990 Harrington riferì all’American Astronomical Society di Arlington in Virginia che l’Osservatorio Navale aveva ristretto le ricerche del Pianeta X ai cieli meridionali ed annunciò l’invio di un team di astronomi in Nuova Zelanda presso l’Osservatorio Astronomico di Black Birch.

Inoltre affermò che in seguito ai dati ottenuti dalla Voyager 2 era convinto che il Decimo pianeta fosse cinque volte più grande della Terra e circa tre volte più distante dal Sole rispetto a Nettuno e Plutone. Sfortunatamente Harrington morì prematuramente nel gennaio 1993 non prima però di fornire allo stesso Sitchin importanti conferme di persona in un incontro avuto con lui nel agosto del 1990 all’Osservatorio Navale di Washington e confermato in un’ intervista fatta al noto studioso dal giornalista Luca Scantamburlo e pubblicata sul numero di Ago/Sett 2006 della rivista “ UFO Notiziario”.

“Primo, - afferma Sitchin - egli mi disse che il mio libro, Il Dodicesimo Pianeta, era giusto sul lato della sua scrivania per tutto il tempo, ed egli lo consultava ogni qualvolta aveva bisogno di una risposta alle domande sulla ricerca del “Pianeta X”. Secondo, egli disse e mostrò attraverso degli schizzi orbitali comparabili che il “Pianeta X” ed il “mio” pianeta, che i Sumeri chiamavano Nibiru ed i Babilonesi Marduk, sono unici e lo stesso. E terzo, egli descrisse il pianeta – le sue dimensioni, il suo essere abitabile con un’atmosfera etc”. Tra l’altro alla successiva domanda in cui si citava proprio il documento di Harrington sul Pianeta X del 1991 dove egli stesso suggeriva che poteva essere visibile nei Cieli Meridionali nella regione del Centauro e dell’Idra, Sitchin rispose: “Sì.

Egli mi mandò uno schizzo, segnando con la sua calligrafia dove dovrebbe concentrarsi la ricerca; l’ho pubblicata nel libro Genesis Revisited (L’Altra Genesi, Piemme 2004). Ciò che disse concordava con le predizioni bibliche che riguardano il ritorno del pianeta.”. Ora, quanto finora esposto risulta rilevante e chiarificatore per gli argomenti che verranno riportati d’ora in avanti e che potrebbero essere utili alla comprensione dell’affaire Decimo Pianeta. In seguito alla missione IRAS del 1983, in particolar modo dalla seconda metà degli anni ’80, in vari parti del mondo sono stati costruiti nuovi e avanzati telescopi nell’emisfero settentrionale ma molti, guarda caso, concentrati in varie aree geografiche nell’emisfero meridionale.

Lo stesso Vaticano in quegli anni avviò, grazie ad un’apposita legge varata dal Congresso degli Stati Uniti, la costruzione del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) sul Monte Graham in Arizona. Il complesso astronomico sul Monte Graham vide la costruzione di tre telescopi uno di questi, il VATT, opera distaccatamente dal Mount Graham International Observatory che gestisce l’avanzatissimo Large Binocular Telescope – LBT frutto della collaborazione tra Stati Uniti, Italia e Germania.

L’ideazione e costruzione dell’LBT ha richiesto una ventina d’anni, coinvolgendo industrie e comunità scientifiche dei tre paesi partecipanti ed è il più grande telescopio ottico su singola montatura (cioè che ha due lenti montate sulla stessa struttura meccanica, come un binocolo) mai realizzato è il più potente di tutto l’emisfero nord con una definizione addirittura superiore al telescopio orbitante Hubble. Il super telescopio è dotato di un sofisticato apparato denominato Large Binocular Camera, un sistema di supermacchine fotografiche digitali in grado di effettuare osservazioni dall’ultravioletto all’infrarosso, con una sensibilità un miliardo di volte più alta di quella dell’occhio umano.

Negli anni ’90, soprattutto a partire dalla seconda metà, e nel nuovo millennio hanno visto la nascita importanti strutture quali il Very Large Telescope (VLT), l’Osservatorio Gemini, il South African Large Telescope (SALT), il South Pole Telescope, l’IRAIT e il PLATO (Plateau Observatory). Costruito in varie fasi a partire dal 1998 il Very Large Telescope Project (VLT - Telescopio Molto Grande) è un sistema di quattro telescopi ottici separati, affiancati da vari strumenti minori. Ognuno dei quattro strumenti principali è un telescopio riflettore con uno specchio primario di 8,2 metri.

Il progetto VLT, costato circa 500 milioni di dollari, fa parte dell'European Southern Observatory - ESO (Osservatorio Europeo Meridionale) un’organizzazione astronomica internazionale, creata nel 1962, di cui fanno parte, al momento, paesi dell'Unione Europea quali: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito. La maggior parte degli suoi osservatori dell’ESO si trovano in Cile (da qui il nome meridionale) dove gestisce due grandi osservatori astronomici nel deserto di Atacama, l’Osservatorio di La Silla e l’Osservatorio del Paranal, che comprende il Very Large Telescope ed il VLT Survey Telescope.

Il VLT si trova sul Cerro Paranal, una montagna alta 2.640 metri sul desolato deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. L’ubicazione del VLT in tale area è stata voluta dagli astronomi europei dell’ESO in virtù della bassissima umidità e della eccezionale trasparenza riscontrate grazie anche lontananza da fonti di inquinamento luminoso. Il VLT è dotato di un vasto apparato di strumentazioni in grado di lavorare sia nella luce visibile (FORS per l’immagine e la spettroscopia a bassa risoluzione, UVES per la spettroscopia ad alta risoluzione), che nell’infrarosso grazie alla camera-spettografo infrarossa ISAAC (Infrared Spectrometer And Array Camera) uno strumento multifunzionale in grado non solo di ottenere ottime immagini in infrarosso ma anche spettri di alta qualità di oggetti deboli.

Inoltre nel 2007 il VLT è stato dotato di un nuovo ed avanzato strumento denominato HAWK-I (High Acuity, Wide field K-band Imaging) finalizzato allo studio di corpi indistinti quali galassie lontane o pianeti e stelle di piccole dimensioni a lunghezze d’onda a infrarosso vicino. L’HAWK-I, che è stato progettato, costruito e commissionato dall’ESO, dovrebbe inoltre essere adeguato per la ricerca delle stelle a massa più grande e dei corpi a massa minore nella galassia e un utile dispositivo per lo studio di corpi extrasolari, quali i lontani asteroidi ghiacciati e le comete.

Tra l’altro sempre il complesso dell’Osservatorio di La Silla ospita dal ’99 il telescopio svizzero Eulero, di proprietà dell'Università di Ginevra, progettato per la scoperta di Pianeti Extrasolari. Il telescopio, che ha appena 1,2 m di diametro, è equipaggiato con un sofisticatissimo spettrografo che consente di effettuare misurazioni di alta precisione della velocità di una stella. Sempre l’ESO con la cooperazione italiana dell’OAC (Osservatorio Astronomico di Capodimonte) ha realizzato il VST ossia VLT Survey Telescope installato a Cerro Paranal in Cile ed operativo dal 2007.

Il VST è un telescopio alt-azimutale di survey a grande campo, con un'apertura di 2.6 metri e com un FOV (Field Of View) di un grado quadrato. Il suo scopo scientifico primario sarà di fare una mappa profonda dell’emisfero Sud permettendo l’identificazione di oggetti interessanti da osservare, poi, più dettagliatamente, con i vari strumenti del VLT.

Il telescopio inoltre è dotato di una camera di imaging a grande campo, denominata OmegaCAM, frutto di un consorzio internazionale fra Olanda, Germania, Italia ed ESO. Grazie a questo strumento di piano focale, a dispetto delle dimensioni del campo di vista, il VST è in grado di garantire un'ottima risoluzione angolare (scala di 0.216 arcsec/pixel), mediante la quale potrà condurre osservazioni in modalità stand-alone in tutta la banda spettrale che va dall’ultravioletto all'infrarosso vicino. Sempre sulle montagne del deserto di Atacama nel 2003 è stato avviato il progetto internazionale ALMA (Atacama Large Millimeter Array), pensato e realizzato da Europa, Nord America e Giappone, in cooperazione col Cile.

ALMA è un progetto congiunto tra l’Europa e il Nord America. In Europa, l’ESO guida i 10 paesi membri più la Spagna. In Nord America, l'NSF rappresenta anche il Consiglio di Ricerche Nazionali del Canada e esegue il progetto grazie al National Radio Astronomy Observatory (NRAO) gestito dall’Associated Universities, Inc (AUI). L’ALMA sarà il più grande radiotelescopio mai costruito e prevede l’installazione di 25 grandi antenne paraboliche di 12m di diametro che costituirebbero però solo la metà del complesso. E’ infatti prevista anche un’opzione per la costruzione eventuale di altre 7 antenne, per un totale di 32 come previsto nei piani originali di costruzione del radiotelescopio. Il contratto prevede il disegno, la costruzione, il trasporto fin nella postazione a 5 mila metri sulle Ande Cilene e l'integrazione sul posto delle antenne con le altre 25, o forse 32 in un prossimo futuro fornite da Stati Uniti e Canada.

Sarà quindi di 50 o 64 il numero totale delle antenne paraboliche che formeranno il grande radiotelescopio. Il Compito principale dell’ALMA sarà quello di osservare e ottenere immagini con una chiarezza senza precedenti, delle enigmatiche regioni fredde dell’ Universo che sono non visibile nell'ottico che si mostrano invece brillanti nella regione millimetrica dello spettro elettromagnetico compreso fra le onde radio e la radiazione infrarossa.

Il complesso radiotelescopico dovrebbe divenire parzialmente operativo intorno al 2010-2011. Come accennato in precedenza un’altra struttura di rilievo costruita a partire dal 1999 è quella dell’Osservatorio Gemini che consiste in due telescopi gemelli ottici/infrarossi di 8 metri. I Telescopi Gemini sono stati costruiti e vengono gestiti da un consorzio formato da Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Cile, Brasile, Argentina, e Australia. Questa cooperazione è gestita dall' Association of Universities for Research in Astronomy (AURA). Il centro operativo per l'osservatorio boreale è presso Hilo nelle Hawaii presso il parco universitario dell'University of Hawaii, per l'osservatorio australe è presso La Serena, nel Cile.

Il primo telescopio Gemini North, si trova sul vulcano dormiente Mauna Kea nelle Hawaii ad un altitudine oltre i 4200 m dove le condizioni visuali per le osservazioni astronomiche sono ideali. Il telescopio ha visto la prima luce nel 1999 e ha iniziato l'attività d’osservazione nel 2000. IL secondo telescopio (costruito nel 2000 ed operativo dal 2001) è il Gemini South che si trova ad oltre 2700 m di altitudine sul Cerro Pachón sulle Ande in Cile. La combinazione dei due telescopi gemelli fornisce una copertura completa di entrambi gli emisferi celesti.

Attualmente questi sono tra i più avanzati telescopi nelle bande ottica e infrarossa, e utilizzano le più avanzate tecnologie di osservazione, tra cui la guida laser, l'ottica adattiva e la spettroscopia multi-oggetto. Inoltre un sofisticato sistema di ventilazione, e la speciale copertura dello specchio in argento consentono di ottenere ottime osservazioni nell'infrarosso. Grazie all'elevata automazione i due telescopi possono essere adoperati remotamente, riducendo la necessità di viaggiare degli astronomi. Nel novembre 2005 in Sudafrica, con tanto di cerimonia ufficiale di battesimo alla presenza del presidente Thabo Mbeki, venne avviato il Southern African Large Telescope (SALT) un telescopio ottico del diametro di circa 10 metri, situato in cima ad una collina all'interno di una riserva naturale a 370 km a nord-est di Città del Capo, vicino alla cittadina di Sutherland.

Il telescopio, concepito principalmente dal Sudafrica che ha contribuito maggiormente al finanziamento, è frutto della collaborazione di altri paesi che hanno collaborato al progetto tra i quali: Germania, Polonia, Stati Uniti, Regno Unito e Nuova Zelanda. Il SALT è il più grande telescopio ottico dell’emisfero australe, ed è in grado di riprendere immagini ed eseguire analisi di spettroscopia e di polarimetria di oggetti celesti che non sono visibili dall'emisfero boreale. Inoltre, raccoglie oltre 25 volte più luce di ogni altro telescopio africano esistente e può individuare oggetti deboli come una fiamma di candela sulla Luna.

Le scoperte di Murray e Matese

Nonostante la scomparsa di Harrington nel 1993 dopo pochi anni precisamente nel 1999, mentre come abbiamo visto sorgevano o divenivano operativi nuovi osservatori, il Pianeta X tornò a far discutere la comunità scientifica. Il 28 settembre la BBC news pubblicò una notizia dal titolo “La Pioneer 10 scopre un nuovo corpo oltre Plutone” che in un certo senso confermò quanto dichiarato precedentemente da Sitchin nei suoi volumi. La sonda statunitense Pioneer 10 smise “ufficialmente” di trasmettere nel 1997, quando, dopo aver percorso 8.4 miliardi di km. in oltre 25 anni di permanenza nello spazio, si trovava ben oltre l’orbita di Plutone e quindi al di fuori del sistema solare. “Gli scienziati - riportava il testo - hanno scoperto un nuovo oggetto che orbita attorno al Sole dopo che una sonda spaziale è stata misteriosamente deviata dal suo tragitto.

I ricercatori non hanno ancora identificato l’oggetto, ma confidano nella sua esistenza per il fatto che sembra aver deviato la piccola sonda Pioneer 10……Se le osservazioni venissero confermate da altri astronomi, sarà solo la seconda volta nella storia che un oggetto del Sistema Solare è stato individuato per via del suo effetto gravitazionale. Il primo fu il pianeta Nettuno scoperto nel 1846……Il nuovo corpo è stato localizzato da un team del Queen Mary and Westfield College a Londra e dal JPL di Pasadena in California. Gli astronomi hanno osservato i dati del tracciato della Pioneer 10 ottenuti tramite il NASA Deep Space Network, uno spiegamento di grandi telescopi progettati per comunicare con le sonde in orbita nello spazio profondo (4).

L’8 Dicembre 1992, quando la Pioneer 10 si trovava a 5,2 miliardi di km di lontananza dalla Terra, videro che era stata deviata dal suo corso per circa 25 giorni. Gli scienziati hanno indagato su tale effetto per anni e stanno tuttora studiando i dati attraverso differenti metodi di analisi, per confermare le loro scoperte. In poche settimane, credono di essere in grado di stabilire un limite massimo alla massa dell’oggetto e compiere previsioni sulla posizione. Prime indicazioni suggeriscono possa trattarsi di un oggetto lanciato dal nostro Sistema Solare dopo l’incontro con un pianeta più grande.

La sonda spaziale Pioneer 10, lanciata nel Marzo del 1972, si è dimostrata all’altezza del suo nome e al momento si trova a 1,1 miliardi di Km e ancora trasmette, anche se la NASA ha cessato di monitorarne i segnali nel 1997 dopo che aveva trascorso venticinque anni nello spazio. Agli inizi di quest’anno, gli scienziati erano confusi da quella che era descritta come una misteriosa forza gravitazionale che agiva sulla sonda stessa, che inaspettatamente si è spinta in una direzione particolare”.

Tra l’altro il mese successivo altre due notizie alimentarono ulteriormente il dibattito; il 7 Ottobre, infatti la BBC News pubblicò l’articolo: “Un pianeta oltre Plutone” in cui si venivano citate le scoperte fatte dall’astronomo John Murray : “Un astronomo britannico - scrive la BBC - potrebbe aver scoperto un nuovo pianeta che orbita intorno al Sole….Il nuovo corpo, però, sarebbe distante dal Sole 30.000 volte più della Terra. Sembra che il nuovo pianeta non possa considerarsi un membro reale della nostra famiglia solare. Forse un pianeta nato altrove, che ha vagabondato nella galassia per poi essere catturato alla periferia del nostro sistema planetario oppure un gemello della nostra stella mai accesosi. La controversia ipotesi è del Dr. John Murray, della Open University della Gran Bretagna. Per diversi anni ha esaminato i peculiari movimenti delle comete di lungo periodo.

Le comete si ritiene provengano dai freddi e bui confini estremi del Sistema Solare, molto oltre i pianeti, in una regione chiamata Nube di Oort…..Analizzando le orbite di 13 di tali comete, il Dr. Murray ha individuato il segno rivelatore di un unico oggetto gigante che le ha deviate tutte quante nelle loro attuali orbite.’Sebbene abbia analizzato solamente 13 comete in dettaglio – ha dichiarato Murray alla BBC News – il risultato è quasi definitivo. Ho calcolato che esiste soltanto una probabilità su 1.700 che questo sia dovuto a un caso’. In uno studio di ricerca che sarà pubblicato la settimana prossima nel Monthly Notices della Royal Astronomical Society, suggerisce che il remoto pianeta invisibile è diverse volte più grande di Giove.

Così distante dal Sole (4800 miliardi di km) impiegherebbe quasi sei milioni di anni per orbitargli attorno. Questo chiarirebbe - dichiarò Murray - il motivo per cui non è ancora stato individuato. E’ appena percettibile e con un movimento molto lento….Ma il pianeta orbita attorno al Sole nella direzione “contraria” rispetto agli altri pianeti conosciuti. Questo ha portato alla sorprendente ipotesi che non si sia formato in questa regione spaziale e sia invece “fuggito” da un’altra stella”. Sempre il 7 ottobre il network statunitense MSNBC pubblicò sul suo portale l’articolo “A mystery revolves around the sun” dove veniva riportata non solo la scoperta fatte da Murray ma anche i risultati di una analoga ricerca condotta negli USA dall’astronomo John Matese dell’Università della Louisiana.

“Due gruppi di ricercatori - recita l’articolo - hanno ipotizzato l’esistenza di un pianeta non visibile o stella abortita orbitante attorno al sole alla distanza di oltre 4 mila miliardi di chilometri, molto lontana dall’orbita dei 9 pianeti conosciuti. La teoria, che potrebbe spiegare la traiettoria di alcune comete, è stata inserita in uno studio approvato per la pubblicazione su due diverse riviste……..Nessun telescopio ha individuato finora quest’oggetto. Ma sulla base del suo effetto gravitazionale, John B. Murray, uno scienziato planetario della Britain Open University, ipotizza che l’oggetto potrebbe essere più grande di Giove, il più grande dei pianeti conosciuti del sistema solare.

Murray stima l’orbita dell’oggetto intorno alle 32,000 AU, o 2.98 bilioni miglia dal sole. La sua proposta è apparsa nel numero di ottobre del Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Nel frattempo, ricercatori dell’Università della Louisiana a Lafayette dichiarano che l’oggetto potrebbe essere un pianeta o una Nana Bruna, grande all’incirca tre volte Giove ed orbitante a 25.000 AU. I ricercatori, condotti dal fisico John Matese, dicono che il loro studio sarà pubblicato dalla rivista Icarus….. I ricercatori della Louisiana affermano che la presenza di questo pianeta potrebbe spiegare la configurazioni delle comete. Matese ha dichiarato che l’oggetto in questione avrebbe un’orbita attorno al Sole ogni 4 o 5 milioni di anni circa.

Murray invece ipotizza che l’oggetto abbia un periodo di rivoluzione di almeno 6 milioni di anni e che ruoti intorno al Sole nel verso opposto a quello seguito dai 9 pianeti conosciuti. I due ricercatori hanno detto che avevano ognuno familiarità col lavoro dell’altro ma non gli avevano dato uno sguardo approfondito. Hanno ammesso che le loro stime per la massa ed orbita di un corpo misterioso erano simili, ma non potevano dire se stessero parlando dello stesso oggetto. Come mai un oggetto di tali dimensioni ruota così lontano dal Sole? I ricercatori dicono che un pianeta o una stella oscura potrebbe essersi formata durante la composizione del Sistema Solare miliardi di anni fa, ma è più probabile possa essere un corpo celeste “vagante” catturato dalla forza gravitazionale del Sole.

Altra domanda: Perché tale oggetto non è stato visto prima? Murray afferma che perfino un pianeta come Giove non sarebbe stato osservato a tali immense distanze. Matese e i suoi colleghi hanno dichiarato che la loro ipotetica Nana Bruna non sarebbe stata scoperta neanche dall’IRAS Infrared Astronomical Satellite lanciato nel 1983, ma potrebbe essere individuato dallo Space Infrared Telescope Facility SIRTF (ndr. il nome precedente del telescopio spaziale infrarosso Spitzer lanciato nel 2003) che sta per essere lanciato. Tutto questo potrebbe sembrare fantascienza, ma un esperto del settore osserva che tale ipotesi è stata oggetto di speculazioni per anni.

“Tutti noi ci siamo chiesti se c'era qualcosa lì fuori”, ha dichiarato Brian Marsden, che è a capo dell’International Astronomical Union’s Central Bureau for Astronomical Telegrams e del Minor Planet Center dello Smithsonian Astrophysical Observatory. Tuttavia, Marsden ha anche espresso un certo scetticismo sulle prove di queste ultime ricerche….. Se le ricerche subissero un intoppo, potrebbero ingenerare nuove speculazioni e domande ancora più sinistre: Alcuni teorici hanno proposto che l’effetto gravitazionale di un oggetto massiccio non visibile in un’orbita distante - soprannominato “Nemesis” or the “Death Star” - potrebbe dar luogo a tempeste di comete, che aumenterebbe le possibilità di un impatto catastrofico con la Terra.

Effettivamente, il fisico Daniel Whitmire, un collega di Matese e co-autore della nuova ricerca, tracciò uno scenario simile nel 1985 per spiegare estinzioni di massa sulla Terra, come quella della scomparsa dei dinosauri.Matese ha asserito che tale oggetto non sembra si adatti come evento da Giorno del Giudizo. ‘Questo oggetto non è una Nemesi - ha dichiarato alla MSNBC - non crea tempeste di comete’. Egli ha affermato che tale oggetto sembrava avere un’influenza su circa il 25% delle comete con lungo-periodo provenienti dalla Nube di Oort”.

Nel 1999 Matese suggerì la possibilità di rivelare il misterioso corpo celeste con l’eventuale impiego dello Space Infrared Telescope Facility (alias Spitzer), che all’epoca però era in fase di realizzazione, in quanto i precedenti telescopi spaziali non erano più operativi a parte l’Hubble (messo in orbita nell’aprile 1990 ed usato per osservazioni nell'infrarosso e nell'ultravioletto). In effetti, dopo l’IRAS bisognerà attendere il 1995 quando l’Agenzia Spaziale Europea lanciò l'ISO (Infrared Space Observatory) che operò fino a quando esaurì elio liquido nel maggio del 1998. Cinque anni dopo nell’agosto 2003 fu lanciato il Telescopio Spaziale Spitzer (Spitzer Space Telescope o SST, chiamato precedentemente Space Infrared Telescope Facility o SIRTF) ed è tuttora operativo.

Lo Spitzer, Costruito dalla NASA, Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology, è un osservatorio spaziale che osserva nell’infrarosso.il telescopio ha uno specchio primario di 85 cm di diametro ed è dotato di tre strumenti l’IRAC, l’IRS e il MIPS che consentono la raccolta e misurazione della radiazione infrarossa. L’IRAC (InfraRed Array Camera) è una camera infrarossa per ottenere immagini (256X256 pixel) e misure fotometriche in 4 bande nel vicino e medio infrarosso; L’IRS (InfraRed Spectrograph) è uno spettrografo che può osservare a media o bassa risoluzione spettrale mentre il MIPS (Multiband Imaging Photometer for Spitzer) è un fotometro che permette di ottenere immagini e misure fotometriche in 3 bande del medio e lontano infrarosso.

Tra l’altro proprio in merito al progetto Spitzer nel 2007 è emerso che anche il Vaticano collabora con la NASA ad un programma sullo studio delle stelle doppie e la formazione dei pianeti fuori dal Sistema Solare. La notizia venne diffusa dalla stessa Radio Vaticana il 30 marzo così come dal sito dell’Espresso e riportava quanto segue: “Quando si parla di stelle doppie ci si riferisce ad un sistema in cui due stelle rivoluzionano una intorno all'altra e sono ‘legate’ tra loro dalla mutua forza gravitazionale. Tra le stelle doppie, risalta Sirio l’astro più luminoso del cielo notturno. Sirio, che si trova ad una distanza di 8,6 anni luce dal nostro pianeta, è una delle stelle più vicine alla Terra.

Questo è il motivo principale della sua luminosità. Utilizzando il telescopio Spitzer Space, si legge in un comunicato della NASA, gli astronomi hanno scoperto che ci sono almeno tanti sistemi con stelle doppie quanti ce ne sono con una sola stella, come il nostro. E’ quindi possibile che nell’ universo esistano numerosi pianeti legati a due o più stelle. I dati elaborati dalla NASA mostrano, inoltre, che i sistemi stellari binari, cioè con stelle doppie, sono luoghi adatti alla formazione di pianeti.

Fino ad oggi questi sistemi erano stati largamente ignorati per le notevoli difficoltà incontrate nello studiarli. Il progetto della NASA, portato avanti con la Specola Vaticana (ndr. la Specola di Castelgandolfo è stata fondata ed è diretta dai Gesuiti) ed altre istituzioni scientifiche, può dunque aprire scenari inesplorati sulla formazione dei pianeti e la natura delle stelle”.

Il South Pole Telescope (SPT)

Un’altra area che proprio negli ultimi anni ha visto concentrarsi lo sviluppo di nuovi progetti ed installazioni per la ricerca astronomica è l’Antartide. A questo punto è inevitabile riallacciarsi a quanto in precedenza accennato da Masters ed al progetto del South Pole Telescope (SPT) sito presso la base permanente USA Amundsen-Scott. La Amundsen-Scott South Pole Station, intitolata ai due conquistatori del Polo Sud geografico, venne realizzata dagli USA in seguito all’operazione Deep Freeze I in occasione dell’Anno geofisico internazionale, cominciò a operare il 9 gennaio 1957. Nel corso degli anni l’installazione ha registrato diversi ampliamenti e modernizzazioni strutturali culminati a partire dal 1999 con una riedificazione della base in edifici rialzati rispetto alla superficie glaciale.

Lo scorso gennaio infatti è stata ufficialmente inaugurata la nuova e supermoderna stazione Admunsen-Scott al Polo Sud geografico. La nuova base, costata 152 milioni di dollari ed allestita negli ultimi anni, ha richiesto un impiego massiccio di velivoli da trasporto Hercules LC-130 (più di 900 voli) decollati da McMurdo e atterrati a South Pole col materiale necessario al montaggio. La stazione Amundsen-Scott è la più moderna base scientifica dell’Antartide; è finanziata e gestita dalla National Science Foundation NSF.

A partire dal novembre 2006 ha avuto inizio la costruzione del South Pole Telescope i cui pezzi ed apparati sono stati assemblati negli Stati Uniti e con un lungo ponte aereo (impiegando sempre velivoli da trasporto C-130) dislocati presso la stazione di ricerca della National Science Foundation dove è stato ufficialmente avviato nel febbraio 2007.

Molto più sofisticato e longevo dell’IRAS o del Telescopio Spaziale Hubble messi insieme il South Pole Telescope, che ha un diametro di 10m, è frutto della collaborazione dell’Università di Chicago, di quella di Berkley, della Case Western Reserve University, dell’Università dell’Illinois, dello Smithsonian Astrophysical Observatory, e dal principale finanziatore del progetto ovvero la National Science Foundation Office of Polar Programs - NSF OPP, dall’U.S Antarctic Program, dalla General Dynamics/VertexRSI e dalla Raytheon Polar Services Company che è parte del gigante Raytheon Company, un importante partner della difesa americana oltre che la più grande industria di apparati elettronici per la difesa nel mondo.

Tra l’altro la Raytheon insieme alla British Aerospace Systems nella prima metà degli anni ’90 si è occupata della costruzione e sviluppo del sistema di antenne HAARP di Gakona, in Alaska e sarebbe coinvolta in altre ricerche militari sul controllo climatico. La compagnia americana ha assorbito E-Systems una delle maggiori fornitrici di tecnologie avanzate ai servizi segreti di molte potenze mondiali e si da il caso che nel febbraio 2000 in seguito ad uno studio-ricerca dell’Unione europea commissionato a Duncan Campbell (un esperto del Comitato scientifico del parlamento europeo) è emerso che la Raytheon provvede alla manutenzione e aggiornamento del sistema di spionaggio Echelon.

La Raytheon insieme a Boeing, Lockheed Martin, Raytheon e TRW formano i “Grandi Quattro” del complesso militare-industriale che si spartiscono una fetta gigantesca delle spese del Pentagono per l’acquisizione dei materiali, la ricerca e la tecnologia. Infine, come già esaminato in precedenza, la Raytheon insieme alla Kodak ed alla Lockheed Martin hanno progettato non il satellite Ikonos ma hanno partecipato al programma dei satelliti segreti Keyholes. E guarda caso tutte insieme fanno parte del consorzio che gestisce il programma – Space Imaging Inc in Colorado dove ha lavorato anche Maynard.

Avviato nel febbraio 2007 il South Pole Telescope è stato progettato per operare su una lunghezza d’onda millimetrica e submillimetrica, in campi dello spettro elettromagnetico tra l’infrarosso e le microonde grazie ai sistemi FIRST (Far-infrared Submillimetre Telescope) e SIRTF (Space Infrared Telescope Facility) di cui il telescopio è dotato. Generalmente si è propensi a ritenere l’Antartide un luogo inadatto a studi e ricerche di tipo astronomico invece per gli esperti è un luogo ideale per osservare per osservare il cosmo nel millimetrico, submillimetrico e nel medio infrarosso con condizioni ambientali che in nessun altro luogo sulla Terra è possibile trovare.

Del resto non solo gli americani sono presenti nell’area da anni con missioni astronomiche oltre che scientifiche in altri settori anche diversi paese europei tra cui l’Italia partecipano a programmi astronomici come quello statunitense. Nel 1959 venne stabilito il cosiddetto Trattato Antartico (entrato in vigore nel 1961) stipulato tra 12 paesi che aderirono fin dall’inizio e che sospendeva qualsiasi rivendicazione territoriale, sfruttamento di risorse esistenti e favorendo un uso pacifico del continente.

Nel 1981 l’Italia ha sottoscritto questo trattato e dopo quattro anni ha istituito il PNRA Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, mentre nel 1991 è stata approvata una legge che organizza le attività di ricerca del nostro paese in Antartide su base quinquennale. In seguito è stata realizzata una base permanente a Baia Terra Nova con annesso osservatorio astrofisico per ricerche nel submillimetrico e di cosmologia, OASI, lungo la costa del Mare di Ross.

La costruzione della base, l’implementazione di vari campi remoti e l’avvio delle operazioni, hanno permesso all’Italia di essere ammessa al Trattato Antartico. Nel 1993 il PNRA in collaborazione con la Francia ha costruito una seconda base denominata Dome C in un punto sopra l’esteso altopiano di ghiaccio che ricopre l’interno dell’Antartide (plateau Antartico). L’Altopiano Antartico è in linea di principio il luogo migliore per osservare e studiare dalla terra il cosmo nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso in quanto i telescopi spaziali infrarossi (che sono superiori grazie alle osservazioni al di fuori dell’atmosfera) risultano in primis costosi.

Inoltre il liquido criogenico in cui è racchiusa la loro strumentazione di piano focale e che mantiene il rivelatore a pochi gradi sopra lo zero assoluto una volta esaurito non può essere sostituito. Un esempi lampante sono stati l’IRAS e l’ISO che durarono rispettivamente meno di un anno il primo e meno di due e mezzo il secondo. Pertanto era fondamentale disporre di un area dove installare telescopi per l’infrarosso medio, con possibilità di essere impiegati per molto tempo e che possano approfittare di alcune finestre infrarosse di trasparenza e di stabilità dell’atmosfera (5), come sembrano permettere le condizioni sull’Altopiano Antartico.

Su quest’ultimo nel 1993 è stata costruita a ben 3200 metri sopra il livello del mare la base Italo-Francese Dome C (o Dome Concordia) (6) nell’ambito del progetto Concordia con la partecipazione del PNRA italiano e dell’istituto polare francese (IPEV). La base si trova a circa 1200 chilometri dalla base costiera italiana di Baia Terra Nova e a circa 1800 chilometri dal polo sud geografico dove si trova la base americana Amundsen-Scott detta anche South Pole. A Dome C si trova il Telescopio Infrarosso Antartico Italiano IRAIT (Italian Robotic Antarctic Infrared Telescope) frutto della collaborazione del Dipartimento di Fisica dell’Università di Perugia e della Spagna con l’Università di Granada e l’Istituto di studi avanzati di Barcellona.

L’IRAIT è un telescopio infrarosso da 80 cm di diametro, progettato e ottimizzato per osservazioni nel medio infrarosso, finanziato dal PNRA a partire dal 1996 e installato presso la base Dome-C dove è divenuto operativo nel 2007. La peculiarità tecnologica dell’IRAIT consiste nell’aver realizzato un criostato completamente robotizzato, in grado di lavorare alle estreme condizioni di Dome C (3200 m, pressione 600 mBar, temperature tra -90 e -30 C). I rivelatori lavorano a temperature di 5 e 30 K (rispettivamente per il medio e il vicino Infrarosso).

Lo strumento principale del telescopio è AMICA (Antarctic Multiband Infrared CAmera) una camera con due canali attrezzati per osservazioni nel vicino (1-5 micron) e medio (7-25 micron) Infrarosso. Il sistema IRAIT-AMICA ha come obbiettivo principale lo studio del sito antartico per le osservazioni Infrarosse, la ricerca di stelle fredde (Nane Brume e L-type) e alcune sorgenti extragalattiche come le luminous IR galaxies a gli AGN (Active Galactic Nuclei - Nuclei Galattici Attivi)(7). Il progetto della camera AMICA è stato ideato presso l’Osservatorio Astronomico di Teramo e nel dicembre 2004 si è concretizzato tramite la collaborazione dell’Osservatorio di Torino, dell’Osservatorio di Padova e dell’Osservatorio di Milano.

Gli antichi Sumeri ci hanno indicato dove osservare…
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C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 20/3/2009 14:50
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  •  S.Gatti
      S.Gatti
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1130
Ho qualche dubbio
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Anche se a mio giudizio questo articolo è lunghissimo, noiosissimo, e generatore di una gran confusione, mi pare giusto essere tolleranti, e che a ognuno sia consentito di dare il suo contributo.
_________________
A volte mi chiedo come mai Z. Sitchin, pur disponendo degli strumenti idonei, non abbia trovato il tempo per decifrare i misteriosi simboli della tradizione ebraica. Sergio Gatti.
http://www.fermenti-editrice.it/saggistica.php#gatti01
Inviato il: 20/3/2009 17:27
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  •  redna
      redna
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1131
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/4/2007
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Citazione:
Anche se giudico questo articolo lunghissimo, noiosissimo, e generatore di una gran confusione, mi pare giusto essere tolleranti, e che a ognuno sia consentito di dare il suo contributo.

puoi giudicarlo come cavolo ti pare.
Ma se qualcuno arriva a dire che non si sa nulla di Nibiru ne copio-incollo altri cento di più lunghi.
Se genera confusione lascialo dire agli altri.
Se sei tollerante cerca di essere tollerante nel capire che Nibiru c'è e che non è il caso di scrivere altri mille post sul perchè.
_________________
C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 20/3/2009 18:49
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  •  Cassandra
      Cassandra
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1132
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 10/5/2006
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Grazie redna, me ne sono letta un bel pezzo ed è molto interessante.
Mi par di capire che si brancola ancora un po' nel buio con varie teorie, se Planet X è a 30.000 Unità Astronomiche e ha una rivoluzione di 6 milioni di anni mi sembra assai improbabile che sia il Nibiru che noi cerchiamo...
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"Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto,
per paura del senso comune" (Alessandro Manzoni)
Inviato il: 20/3/2009 20:17
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  •  Pyter
      Pyter
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1133
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
Da Sidonia Novordo
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Il post di redna è lungo ma coerente con l'orbita di Nibitu, e quindi direttamente proporzionale alla distanza. Più lontano è il pianeta, più esso è lento e maggior tempo impiega a fare un giro (legge di Keplero).

Se volete post più brevi fatele delle domande su Mercurio.
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 21/3/2009 16:48
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  •  airel81
      airel81
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1134
So tutto
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Che ne pensate?

Improbabili complotti
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è un minor male l'agitarsi nel dubbio, che il riposare nell'errore (A.M.)
Inviato il: 21/3/2009 18:51
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  •  sitchinite
      sitchinite
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1135
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 3/6/2007
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Citazione:

airel81 ha scritto:
Che ne pensate?

Improbabili complotti


che é un articolo scritto da chi non conosce molto di sitchin, riporta note biografiche errate, inventate e incomplete.

In particolar modo:


Un'ultima parolina sugli "approfonditi studi delle lingue semitiche" svolti in Palestina (lo sapevate che tutti gli attestati a riguardo sarebbero stati persi durante la guerra ?)... Sitchin e' nato nel 1920 (nel 21 secondo altre fonti, nel 22 secondo altre ancora) ed e' emigrato in Inghilterra nel 37... quindi il suo corso di studi sulle lingue semitiche doveva già essere bello che finito per i suoi 17 anni !


Non proprio perchè dopo gli studi in Inghilterra Sitchin torna in palestina e vi rimane fino a circa 35 anni lavorando come consulente e giornalista per giornali locali.

Le argomentazioni di 'confutazione' son trite e ritrite e già affrontate in questo thread se ti vuoi prendere la briga di cercare...
Inviato il: 21/3/2009 22:26
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  •  Redazione
      Redazione
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1136
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PYTER: "Il post di redna è lungo ma coerente..."

E' il famoso equilibrio forma-contenuto. Tu come artista sai bene di cosa parlo.

°°°

S.Gatti: Non c'è nessun obbligo di leggere i post altrui.

Specialmente in casi come questi, è sempre meglio avere troppe informazioni che troppo poche. Chi vuole le legge, gli altri le saltano.
Inviato il: 22/3/2009 1:48
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  •  Redazione
      Redazione
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1137
Webmaster
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Perchè continuate a mettere link ai siti dei debunkers?

Abbiamo proprio tutta questa voglia di fargli pubblicità gratuita?

Non lo capite che scrivono quegli articoli proprio nella speranza che qualcuno qui li noti e metta il link, altrimenti nessuno li caga?

Voglio dire, non è che sia proibito, però limitatevi a mettere i link se sono utili alla discussione. Altrimenti per scrivere "cosa ne pensate?" fate prima a scrivere "visitate il sito taldeitali" e basta.

Almeno siete onesti.
Inviato il: 22/3/2009 1:54
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  •  Clorofilla
      Clorofilla
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1138
Mi sento vacillare
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Nel lungo articolo citato da Redna secondo me ci sono diverse cose che non tornano e pure sbagliate.

Innanzitutto il termine "planetoide" è usato per corpi piccoli anche se simili ad un pianeta, quindi un oggetto delle dimensioni di Giove non è certo definibile planetoide.

Altra cosa assai strana sarebbe che degli astronomi con in possesso conoscenze e strumenti tirino fuori oggetti diametralmente opposti per massa, composizione e luminosità. Per capire di cosa si tratta ci sono la spettroscopia ed il calcolo delle distanze. E' un pò strano che si citino una cometa, un pianeta ed addirittura una galassia!!!

Altra cosa, che fa un pò pensare, è che si citano sempre queste anomalie su Urano e Nettuno. Ora se ammettiamo che Nibiru sia, come è stato detto ed al di là di tutte le speculazioni, un pianeta un pò più grande della Terra secondo Sitchin, è strano pensare che, data la lontananza e la massa, si creino certe anomalie. Sarebbe più logico chiamare in causa Giove che sta lì vicino ai due pianeti ed orbita regolarmente attorno al Sole, con poca eccentricità. Lo stesso pobabilmente varrebbe se le dimensioni del pianeta x fossero quelle di Giove tenendo conto sempre della distanza grande dal resto dei pianeti.

Poi c'è un pò di confusione fra la cometa Hale-Bopp, un discorso su Nibiru e Venere. Mah...
Comunque Venere non è e non è stata una cometa. Intanto si deve tirare fuori di nuovo la nostra brava legge di Titus-Bode (toh...guarda caso anceh Venere si sarebbe sistemata dopo il suo peregrinare lì dove dovrebbe trovarsi un pianeta secondo la legge!!), poi non meno importante ed essendo cose che perfino i bambini sanno, le comete, per chiamarsi comete sono corpi non certo grandi come un pianeta e sopratutto sono fatte di gas ed acqua, con polveri e nucleo solido con frammenti di roccia aggregati appunto dalle parti ghiacciate dei primi due elementi citati. E' per questo che quando arrivano in vicinanza del sole l'acqua ed i gas sublimano creando appunto la coda insieme alle polveri e che il vento solare "spettina".
ora mi chiedo con che coraggio si possa dire e scrivere che Venere era una cometa, pianeta poi fatto tutt'altro che come una cometa!!! Idem per Hale-Bopp, come si fa a dire che era una compagna di Nibiru? Mah...
Mi sembra un discorso veramente confusionario, fra impatti strani, date strane ecc... e perfino delirante.

Ma poi che significa "i pianeti tirati giu"? Mah....

Questo articolo mi sembra abbastanza fatto coi piedi!!
Inviato il: 22/3/2009 12:36
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  •  redna
      redna
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1139
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/4/2007
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Citazione:
Questo articolo mi sembra abbastanza fatto coi piedi!!


clorofilla
se metti qualche articolo 'non fatto con i piedi' te ne sarò grata.

Così potremo fare il confronto fra 'articolo fatto con i piedi ' e 'articolo fatto con altri mezzi'.
Denigrare quello che postano gli altri è puro diletto se non metti tu stessa link o articoli ' non fatti con i piedi '.

Il nocciolo della questione (anche in questo caso...)lo hai vanificato comunque resta sempre che NIBIRU c'è e lo si sa da MOLTO TEMPO.

Ed è ora di finirla di dire il contrario.
_________________
C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 22/3/2009 14:41
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  •  Clorofilla
      Clorofilla
Re: Zecharia Sitchin: la teoria
#1140
Mi sento vacillare
Iscritto il: 6/7/2006
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No, di Nibiru non c'è una benemerita presenza, è questo il punto. Se ne dicono poi di tutti i colori, se ne dicono troppe. Praticamente sarebbero stati passati in rassegna ogni tipo di oggetto celeste, ora un pianeta gigante tipo giove, no poi una nana bruna, ma forse anche una nana bianca, no è un pianeta più grande della terra ecc...ecc... Il tutto in un gran guazzabuglio, senza contare che poi Nibiru non si sa come o perchè, avrebbe un tripudio di satelliti, altri oggetti vari che si trascina dietro e che puntualmente perde per strada in fantomatici scontri planetari....il tutto nella migliore tradizione da film di fantascienza.

Qui non devo postare articoli, ma c'è da andarsi a guardare le più elementari nozioni di astronomia. Qui passa di tutto, le più grosse corbellerie come fossero oro e non ve ne accorgete. Ma come si fa a dire che Venere era una cometa??? Via!
Inviato il: 22/3/2009 15:02
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