Informazioni sul sito
Se vuoi aiutare LUOGOCOMUNE

HOMEPAGE
INFORMAZIONI
SUL SITO
MAPPA DEL SITO

SITE INFO

SEZIONE
11 Settembre
Questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego.
 American Moon

Il nuovo documentario
di Massimo Mazzucco
 Login
Nome utente:

Password:


Hai perso la password?

Registrati ora!
 Menu principale
 Cerca nel sito

Ricerca avanzata

TUTTI I DVD DI LUOGOCOMUNE IN OFFERTA SPECIALE

ATTENZIONE: Chiunque voglia scrivere su Luogocomune è pregato di leggere prima QUESTO AVVISO (aggiornato 01.11.07)



Indice del forum Luogocomune
   Salute & Ambiente
  TSO: psichiatria e controllo sociale

Naviga in questo forum:   1 Utenti anonimi

 

 Vai alla fine   Discussione precedente   Discussione successiva
123>
  •  Vota discussione
      Vota questa discussione
      Eccellente
      Buona
      Discreta
      Scadente
      Terribile
Autore Discussione Votata:  1 Voti
TSO: psichiatria e controllo sociale
#1
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Non se ne parla spesso, anzi quasi mai, anzi.. praticamente mai.
E' uno di quei tabù sociali, uno di quegli argomenti di cui non è bene parlare, di cui anzi è bene far finta che non esistano.
Anche su LC, dove comunque diverse questioni legate alla psichiatria sono state trattate qui e là (*), mi sembra non si sia mai affrontato il problema centrale della coercizione perpetrata del tutto legalmente su migliaia di persone ogni anno.

TSO: trattamento sanitario obbligatorio.

Un semplice acronimo che spalanca il portone su un intero mondo, su un sistema che, in una società sana, dovrebbe essere considerato profondamente malato. Un incubo che avrebbe diritto di esistere solo nei romanzi di fantascienza distopica.

Un po' di link.

----

VIDEO

Da non perdere: "Tribunale Foucault sullo stato della psichiatria"
http://www.archive.org/details/tribunale_foucault
in particolare: la seconda relazione (quella del dr. Ron Leifer), la inascoltabile 'difesa del sitema' del dr. Ellis Huber, presidente dell'ordine dei medici di Berlino (alla data del 1998) e il discorso finale dello stesso dr. Leifer.

----

SITI

Osservatorio italiano salute mentale
http://www.oism.info
molte informazioni, e-book, video, testimonianze e molte altre risorse

Il nido del cuculo
http://www.club.it/cuculo/indice-i.html

Telefono viola
http://www.ecn.org/telviola/

No psichiatria
http://www.nopsichiatria.com
video, bibliografia e altre risorse

Forum No!pazzia
http://www.nopazzia.anti-psichiatria.com

----

STORIE E RIFLESSIONI

Un importante articolo di Tristano Ajmone
http://www.oism.info/it/terapia/testimonianze/resoconti_personali_sugli_interventi_coercitivi_tristano.htm

Intervista al dr. Claudio Ajmone
http://www.oism.info/it/terapia/etica_deontologia/salute_e_liberta_mentali.htm

Lettera di una psicologa
http://www.oism.info/it/terapia/testimonianze/psicologa_torino_denuncia_2006.htm

"Roba da psichiatri"
http://contraria-mente-nero.blogspot.com/2008/01/roba-da-psichiatri.html

Una storia di ordinaria follia psichiatrica
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/02/una-storia-di-ordinaria-follia.html

Per non finire nella loro rete
http://www.nopsichiatria.com/storia023.htm

"La psichiatria? Non mi riguarda." Ma...
http://www.nopazzia.anti-psichiatria.com/node/473

Altre storie, qui:
http://www.tristano-ajmone.oism.info

Il caso Sabattini: quando la psichiatria reprime il dissenso politico
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/09/il-caso-sabattini-quando-la-psichiatria.html

L'esperimento di Rosenham
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/07/lesperimento-di-rosenham.html
"..non siamo in grado di distinguere i sani dai malati di mente."

Motivi di ricoveri in manicomi:
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/09/immorali-diagnosi-di-immoralit-parte-1.html
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/09/immorali-diagnosi-di-immoralit-parte-2.html

L'impostura del DSM
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/09/dsm.html

Conflitto d'interessi tra case farmaceutiche e DSM
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/12/psichiatrietangenti.html

----

ELETTROSHOCK

L'elettroshock è una tortura
http://antipsichiatria.blogspot.com/2008/03/elettroshock-e-una-tortura.html

3000 psichiatri firmano per riportare in auge la tortura elettrica
http://scienzamarcia.blogspot.com/2008/02/3000-psichiatri-firmano-per-riportare.html

Stanno spingendo per un ritorno alla pratica dell'elettroshock
http://psicke.blogspot.com/2008/02/ettenti-stanno-spingendo-per-un-ritorno.html

Favorevoli all'elettroshock: ma perché?
http://psicke.blogspot.com/2008/09/favorevoli-allelettroshock-ma-perch.html

----

Petizione contro il TSO
http://www.petitiononline.com/stoptso/petition.html

----



----

(*) per esempio in Prozac e in Psicofarmaci ai bambini, oltre ad accenni sull'uso della psichiatria come controllo sociale in Passannante, un anarchico che non muore.
Inviato il: 7/3/2009 3:51
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Giusto per far vagamente intuire di cosa si sta parlando e della gravità dell'argomento..

In sostanza: chiunque è una potenziale vittima di TSO, e non puoi farci niente.
Loro hanno la legge e la forza. Nel momento stesso in cui qualcuno ordina per te un TSO, perdi all'istante qualunque diritto civile (quei pochi rimasti anche per i 'sani'). Possono imbottirti di psicofarmaci, torturarti, negarti i diritti più elementari, legarti per giorni al letto di contenzione (pratica illegale dal '78, ma tant'è), tornare anche a farti l'elettroshock visto che stanno spingendo per la sua reintroduzione anche in italia.. senza che tu possa farci niente.

Diventi un corpo in balia dei loro capricci.
Migliaia di persone ogni anno fanno questa fine, e la loro vita è rovinata per sempre. Col benestare dello stato.

TSO = trattamento sanitario obbligatorio.

In pratica: qualcuno decide che tu non stai bene, o che proprio non ci sei tutto con la testa, e un bel giorno ti piombano in casa, o per strada, un'ambulanza con tanto di forze dell'ordine annesse; infermieri e poliziotti ti caricano con la forza e ti ambulatorizzano. (a casa mia questo si chiamerebbe sequestro di persona..)

Da lì in poi la tua dignità e i tuoi diritti scendono a 0.

La psichiatria è da sempre (e oggi in modo ancor più subdolo, anche grazie alla neolingua) usata dallo stato per annientare critici e dissidenti.

Ho aperto questo thread innanzitutto per far sapere cosa accade, e anche per far capire quanto labile sia la linea che divide una persona ritenuta normale da una 'malata mentalmente'.

I link spiegano molto bene come funziona il giochetto e quali forze ci sono in gioco.

Articoli, video, testimonianze dirette.. c'è molta roba in rete, per chi vuole aprire uno squarcio su uno dei temi più tabù della società moderna.
Inviato il: 7/3/2009 15:30
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Caspita.. questo thread è quasi un record in fatto di poche letture, mi spiace che l'argomento psichiatria sia così poco considerato, anche qui su LC. Ma veramente non interessa a nessuno?
Boh, comunque sarebbe interessante poter vedere il documentario "Socialmente pericolosi", di Fabrizio Lazzaretti, girato nel 2001 nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa:
- sito del produttore (Karousel films)
- Torino film festival
E' stato trasmesso su Rai3 nel 2002, ma mi pare non abbia avuto risonanza.
Qualcuno ne sa di più?

Il tema della psichiatria usata come controllo sociale dovrebbe avere grande importanza in qualunque società "civile", eppure sembra sia molto più tabù di argomenti come le scie chimiche o altre "cospirazioni" politically uncorrect..

Alcune informazioni sul TSO, qui: Devianza primaria e devianza secondaria. Il caso del trattamento sanitario obbligatorio
Inviato il: 15/3/2009 21:48
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Che silenzio..


Oltre alla sezione e-books del già citato OISM.info, segnalo altre risorse gratuite nella sezione e-books antipsichiatrici del sito Informa-Azione.info, assieme alla relativa sezione antipsichiatria con informazioni e news.
Inviato il: 16/3/2009 21:15
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Teba
      Teba
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#5
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 14/9/2007
Da
Messaggi: 1846
Offline
Rompo il silenzio... per ringraziarti della creazione di questo 3d.

In materia non ne so nulla, non so nulla di TSO, ammetto la mia ignoranza totale in questo campo, ma ovviamente da qualche parte dovrò cominciare a capirci qualcosa e, visto la quantità di link e riferimenti che hai messo (sarà per quello che nessuno deve ancora rispondere... ) potrò partire a informarmi da questa pagina ben schematizzata.

grazie ciao
Inviato il: 16/3/2009 23:02
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#6
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/9/2005
Da Bergamo
Messaggi: 837
Offline
Citazione:
La psichiatria è da sempre (e oggi in modo ancor più subdolo, anche grazie alla neolingua) usata dallo stato per annientare critici e dissidenti.

vorresti darmi a bere che in Italia esistono ancora dei dissidenti? dopo 20 anni di tv berlusconiane?
_________________
-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Inviato il: 16/3/2009 23:19
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#7
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 13/10/2004
Da Sud Europa
Messaggi: 5123
Offline
Qui più che commentare è conveniente prendere appunti
_________________
-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Inviato il: 16/3/2009 23:26
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Pausania
      Pausania
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#8
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
Da
Messaggi: 3872
Offline
Consiglio un paio di link interessanti (non riguardano il TSO in particolare, ma possono dare un'idea di fondo)

http://tarantula.ilcannocchiale.it/2008/05/23/pillola_rossa_o_pillola_blu_ps.html
http://tarantula.ilcannocchiale.it/2005/06/16/il_giudice_e_lo_psichiatra.html
Inviato il: 16/3/2009 23:40
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#9
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Citazione:
vorresti darmi a bere che in Italia esistono ancora dei dissidenti? dopo 20 anni di tv berlusconiane?

Non voglio dare a bere niente a nessuno. Non ne ho ne' l'intenzione ne' il potere. Ho solo sintetizzato le mie idee allo stato attuale delle mie conoscenze. Se avessi voluto dare a bere qualcosa ad altri, avrei scelto un luogo idoneo, come il palco di un comizio elettorale, non un forum di discussione.

Pausania, grazie mille per gli articoli, davvero ottimi.

ps: Teba, allora siamo in due :D
Inviato il: 17/3/2009 9:26
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Fabrizio70
      Fabrizio70
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#10
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 18/5/2006
Da Roma
Messaggi: 3721
Offline
Vorrei segnalare un nuovo utente.....

tso4every1

Strano che si sia iscritto dopo l'apertura di questo thread
_________________
Il lusso non può mai essere soddisfatto perché, essendo qualcosa di falso, non esiste per esso un contrario vero e reale in grado di soddisfarlo e assorbirlo.
Wilhelm Richard Wagner-1849
Inviato il: 17/3/2009 20:17
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  nessuno
      nessuno
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#11
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
Messaggi: 501
Offline
Intanto, un grazie a _gaia_ per aver aperto questa discussione.

La sto seguendo con attenzione perché con quella che viene definita la "malattia mentale", ci lavoro, dato che sono psicologo.

E non passa giorno che non debba scontrarmi con medici di base, psichiatri e giornalisti tesi a difendere "da non esposte scrivanie" i profitti delle multinazionali farmaceutiche.

Tutti pronti a dire che la "cura con la parola" non esiste, è inefficace, non è scientificamente dimostrata ecc. ecc.

Salvo pi dimenticarsi articoli scientifici, come quello pubblicato su PLOS Biology che fanno a pezzi qualunque discorso sull'efficacia degli antidepressivi, dimostrando, dati scientifici alla mano, che questi farmaci funzionano peggio del placebo, anche in casi di depressione maggiore (per ci volesse leggerselo, l'articolo è qui: Initial Severity and Antidepressant Benefits: A Meta-Analysis of Data Submitted to the Food and Drug Administration

Se posso dare un contributo, suggerirei a chi è interessato ai collegamenti tra politiche delle industrie farmaceutiche (Big Pharma), politiche pubbliche e scelte diagnostiche, di dare un'occhiata ad una serie di blog. Sono in inglese, gestiti sia da psichiatri che da pazienti.
A me hanno dato molto. Spero possano servire anche a voi.

Furious Seasons
The Last Psychiatrist
Scientific Misconduct
Seroxsat Secrets
Pharmed Out
Il Blog di Alison Bass
Gooz News
Pharma Marketing Blog

Poi, se volete, ne aggiungerò altri

Buona vita

Guglielmo
_________________
"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 18/3/2009 16:54
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#12
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Guglielmo, è un piacere e un onore rileggerti. E sono io che ringrazio te, perché i tuoi contributi sono sempre notevoli e interessanti.
Se non erro avevi pubblicato la traduzione dello studio che hai linkato, sotto un articolo in home, ma purtroppo non so ritrovarlo. E' una ricerca che 'parla da sola', se si può dir così.

Il mondo della 'malattia mentale' è qualcosa che in genere si sente come altro, perché io sono normale.. queste cose accadono solo a quei poveri sfortunati che non ci stanno tutti con la testa.. non mi riguarda, non sono affari miei. E con ciò si liquida un mondo vasto e complesso che, invece, è proprio dietro l'angolo, appena giri lo sguardo di pochi gradi.
E poi è tanto labile il confine che separa ciò che uno psichiatra stabilisce essere normale e cosa malattia mentale.
Quanto potere nelle mani di queste persone.
A ciò, aggiungiamo come ben dici la loro convinzione per l'origine biologica delle malattie mentali, e si capirà perfettamente il loro profondo astio nei confronti di terapie che non siano strettamente farmacologiche.
E intanto migliaia di persone continuano a restare imprigionate in una distopia fin troppo reale, che ne distrugge le vite.

Intanto grazie per i link, e per quanto mi riguarda ogni tuo ulteriore contributo sarà prezioso.

buoni giorni :)


PS: ho informazioni contrastanti sull'uso dell'elettroshock in Italia (è ancora in uso per casi particolari o è stato abolito?), qualcuno ha dati certi? Grazie.
Inviato il: 18/3/2009 18:55
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#13
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/9/2005
Da Bergamo
Messaggi: 837
Offline
Citazione:
Non voglio dare a bere niente a nessuno. Non ne ho ne' l'intenzione ne' il potere.

suvvia, il piglio era ironico..
Citazione:
Salvo pi dimenticarsi articoli scientifici, come quello pubblicato su PLOS Biology che fanno a pezzi qualunque discorso sull'efficacia degli antidepressivi, dimostrando, dati scientifici alla mano, che questi farmaci funzionano peggio del placebo, anche in casi di depressione maggiore

concordo, antidepressivi e antipsicotici sono una vera merda. Più che altro è il razionale che ci sta dietro che, imho, è riduttivo, mi riferisco alla teoria serotoninergica e dopaminergica.

Ahimè però i malati ci sono e spesso non sono allegri bonaccioni..
_________________
-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Inviato il: 24/3/2009 22:02
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  nessuno
      nessuno
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#14
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
Messaggi: 501
Offline
BlSabbatH ha scritto:
Citazione:
concordo, antidepressivi e antipsicotici sono una vera merda. Più che altro è il razionale che ci sta dietro che, imho, è riduttivo, mi riferisco alla teoria serotoninergica e dopaminergica.

Ahimè però i malati ci sono e spesso non sono allegri bonaccioni..


Vero questo. I "malati" ci sono.

Tuttavia, il modo di essere "malati" cambia molto, in funzione delle condizioni sociali in cui ci si trova a vivere, e delle risposte che l'ambiente sociale fornisce alla "malattia".

Ora, a me pare che, da un certo punto di vista, ci sia una tendenza generale a sopprimere, a livellare, le diversità esistenti tra esseri umani.
In fondo, i farmaci psicotropi fanno esattamente questo: riducono la complessità della vita di una persona.

Non so se dipenda più dal fatto che chi è "malato" chiede di star meglio oppure se sia in causa il "nostro" (nel senso di sentimento generalizzato) disagio di fronte a determinate diversità (e, forse, a ogni forma di diversità).

No, non sono dei bonaccioni. No davvero.
Ma non so proprio chi sia meno bonaccione, tra uno schizofrenico che uccide la moglie e il Supremo Comandante in Capo Osama (che sembrava dovesse chiamarsi Osanna, da come lo osannarono al momento della sua ascesa in carica...).

Buona vita

Guglielmo
_________________
"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 25/3/2009 11:32
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#15
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Citazione:
suvvia, il piglio era ironico..

Ok allora, scusami.

Guglielmo, ogni tuo contributo è prezioso, non solo per l'aspetto prettamente "tecnico" in qualità di esperto, ma anche per quello umano. Ogni post è un concentrato di spunti e riflessioni. Grazie.
Inviato il: 25/3/2009 13:56
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  nessuno
      nessuno
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#16
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
Messaggi: 501
Offline
Interessante notizia sul Ritalin, da "Furious Seasons":

Study: ADHD Drugs Not Effective After 24 Months

A fine article is out in the Washington Post today (the link is to page 2 since the WashPo site is being odd today), detailing a cat fight between researchers over how to interpret results of a long-term study of kids getting ADHD meds and kids getting therapy only. Read the article for the debate.

Meanwhile, the raw results of the study are far more interesting.

"In August 2007, the MTA researchers reported the first follow-up data, which by then no longer showed differences in behavior between children who were medicated and those who were not. But the data did show that children who took the drugs for 36 months were about an inch shorter and six pounds lighter than those who did not....

"With the MTA having followed the children for eight years, the latest data have confirmed that there are no long-term differences between children who were continuously medicated and those who were never medicated. Some of the data were published online yesterday in the Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry...."

"The subgroup analysis found that children in homes that were socially and economically stable did the same in the long term with or without medication. Children from troubled or deprived backgrounds slid backward as soon as the intensive therapy stopped and they went back to their communities. About one-third -- those with the least impairment to begin with -- continued to improve over the long term."

So much for Ritalin and Adderall. I'll have more on this after I get a hold of the study.

Buona vita

Guglielmo
_________________
"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 28/3/2009 17:16
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  nessuno
      nessuno
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#17
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
Messaggi: 501
Offline
Ed è sconfortante dover leggere i blogs americani per sapere cosa stia accadendo in Italia...

Questa non l'ho trovata su nessun quotidiano:

(fonte: Italian MDs in kickbacj scandale)

Italian MDs in Kickback Scandal
Thursday May 27, 2004
I have written before at some length about the ethical problems that exist when doctors receive various gift from drug companies and then prescribe those drugs to patients - it looks a lot like medical kickbacks. It turns out, though, that the problem is really bad in Italy.

Yahoo News reports (via KevinMD):

A two-year investigation by the financial brigade found that the Italian subsidiary of Glaxo had mounted an illegal incentives scheme involving 4,713 people, including 4,440 doctors. Over 100 Glaxo employees, including top-level managers, are also accused of corruption or criminal association, a financial brigade official told a press conference. Freebies doled out to doctors across Italy included all-expenses-paid travel, cash or free pharmaceutical drugs, the police found.

The financial investigators, led by Guido Papalia, head prosecutor in the northern city of Verona, found evidence of kickback practices across Italy. ... [Glaxo] is not alone among drugs giants under scrutiny for alleged illegal incentives schemes in Italy. Several others have been accused by media for creating mock scientific conferences in the Caribbean in order to bequeath free luxury trips upon accommodating doctors.

These charges seem pretty serious - and I would argue that these Italian doctors violated the most basic principles of medical ethics by putting themselves and the interests of pharmaceutical companies ahead of the interests and health of their patients. Even if the medication they prescribe is the best available, if the reasons for prescribing even include the fact that the doctor will receive special consideration and gifts from the manufacturer, the doctor is acting unethically.

Buona vita

Guglielmo
_________________
"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 28/3/2009 17:23
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#18
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Rantasipi ha tradotto un articolo del professor Thomas Szasz, di cui si trovano informazioni e scritti nei link postati in precedenza:

La vergogna della medicina: la depravazione psichiatrica

Altro ottimo articolo.
Inviato il: 27/6/2009 10:23
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  vulcan
      vulcan
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#19
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 29/1/2005
Da Sardigna
Messaggi: 2092
Offline
Citazione:
Non se ne parla spesso, anzi quasi mai, anzi.. praticamente mai.


Per un semplice completamento della informazione ...

PSICHIATRICA e GIURISPRUDENZA

PREMESSA

La data 1978 con la promulgazione della legge n° 180, (Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori), rappresenta in Italia, punto di riferimento non solo per un cambiamento radicale della legislazione psichiatrica, ma anche per il peculiare sovvertimento , sia dell'approccio metodologico scientifico , sia dell'evolversi dell'atteggiamento della societa' in genere, nei confronti della malattia mentale e del disturbo psichiatrico in generale .

Tale cambiamento ha determinato nell'ultimo ventennio, in concidenza con un processo di adattamento organizzativo Socio/sanitario e per un processo di trasformazione socio/culturale, profonde lacerazioni in merito alla ricaduta sul nucleo familiare della gestione diretta del paziente psichiatrico specialmente cronico. Appare interessante notare che la societa' scientifica Italiana si pone in Europa quale promotrice di un cambiamento radicale ed unico della metodologia psichiatrica applicando schemi legislativi, e sistemi operativi unici rispetto alla giurisprudenza psichiatrica Europea.

Mentre taluni paesi Europei avevano operato attraverso cambiamentii legislativi fin dagli anni 1950/60, (Belgio, Francia, Gran Bretagna), altri di seguito, modificavano e ridisegnavano i loro sistemi operativi, negli anni 70/80. L'Italia in questo periodo, realizzava un tale sovvertimento nei confronti degli Ospedali Psichiatrici, che non trova tutt'ora similarita' in Europa. La dichiarazione dell'organizzazione Mondiale della Sanita'(OMS), sui diritti del disabile mentale, (1971),indicava i principi basilari, cui si sarebbe dovuta ispirare la normativa psichiatrica di ogni stato, tenendo conto della esistenza su scala mondiale di legislazioni arretrate, scarsamente o nulla garantiste nei confronti del malato mentale.

L'attuale legislazione psichiatrica Italiana si pone in perfetta coincidenza con tali raccomandazioni, caratterizzandosi fortemente per una condizione di garantismo nei confronti del malato psichiatrico,mentre, molti paesi Europei appaiono muoversi in tale direzione seppure con piu' cautela e minore estremismo.

LA LEGISLAZIONE PRECEDENTE,I PRINCIPI

Nel periodo anteriore al 1978, la legge che regolava l'assistenza psichiatrica in Italia, era la legge n.36, 14 febbraio 1904, "Legge sui manicomi e sugli alienati, disposizioni e cura degli alienati" Tale normativa giuridica in quanto a definizioni di principi,se pur con successive modifiche, risaliva ad emanazioni di legge del parlamento del Regno di Sardegna nel 1850.L'elemento caratterizzante di tale legge appare deducibile dall'articolo 1. il quale recitava: "Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualsiasi causa da alienazione mentale quando siano pericolose a se' o agli altri, o siano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorche' nei manicomi".

L'attenzione della norma appariva dunque in prima istanza rivolta all'alienato mentale, quale soggetto pericoloso o di pubblico scandalo, a raffronto della Societa', e della collettivita'.Nel medesimo tempo, non erano presi in considerazione gli alienati non pericolosi, i quali non avrebbero subito alcuna limitazione della propria liberta' personale, ma non avrebbero comunque potuto ottenere il diritto ad alcun trattamento terapeutico. La legge citata pone finalita' non terapeuticche , ma di custodia. "L'alienato deve essere relegato in ambienti chiusi , allontanato dal resto della collettivita' in quanto incapace di integrarsi con essa, in quanto emanatore di comportamenti difformi rispetto alla norma, (scandalo pubblico)".

Il principio di custodia dell'alienato comportava ulteriormente una facilita' procedurale del procedimento d'urgenza a fini di ricovero, tale da poter determinare con estrema semplificazione l'internamento nella struttura manicomiale.E' verosimile percio' pensare alla possibilita' d'uso/abuso di tale strumento anche a fini non strettamente psichiatrici.Il direttore del manicomio possedeva assoluto potere all'interno della struttura manicomiale, sia sul piano sanitario sia economico.

Egli determinava la condizione di internamento definitivo dopo il periodo di osservazione di trenta giorni con perdita da parte dell'interessato della capacita' di agire in senso giuridico. La possibilita' di dimissione definitiva dal manicomio era possibile esclusivamente attraverso provvedimento specifico del tribunale, per quanto tale episodio risultasse di fatto iscritto in modo permanente nel casellario giudiziario della persona interessata. Il sistema di coercizione fisica era prassi consolidata, per quanto tale metodo apparisse nel regolamento del 1909, quale sistema da utilizzare " in casi assolutamente eccezionali", e per autorizzazione scritta del direttore o di un medico dell'istituto.

La legislazione psichiatrica del 1904 , rifletteva sostanzialmente i limiti operativi di una psichiatria dell'epoca, incapace di un atteggiamento terapeutico, non essendo al tempo conosciuti sistemi terapeutici, fisici o farmacologici, idonei in tal senso. Bisogna ulteriormente porre in evidenza che in essa confluivano allora, numerosi disturbi psichici su base organica, (lue, pellagra,meningoencefaliti, paralisi neurogene ed altro), determinandosi un altissimo numero di ricoverati, eterogenei nell'aspetto clinico.

Cio' verosimilmente comportava un atteggiamento strettamente organicistico nell'orientamento psichiatrico, con la convinzione di una patologia organica, comunque inarrestabile e soprattutto inguaribile.

LA TRASFORMAZIONE DELLA PSICHIATRIA

I progressi determinanti della Psichiatria, sono estremamente recenti nella storia della medicina specialmente se posti a raffronto con altre discipline mediche. Questi cambiamenti strutturali,e tutt'ora in parte conflittuali, occupano lo spazio ristretto degli ultimi cinquant'anni del XX secolo. La terapia dell'elettroscok, (tutt'ora praticata e rivalutata), risale agli anni trenta, mentre la grande rivoluzione psicofarmacologica e' cosa ancor piu' recente, essendo stato introdotto l'uso dei primi psicofarmaci intorno agli anni cinquanta.

L'utilizzo dello strumento farmacologico, (sempre piu' perfezionato), ha modificato radicalmente non solo la prognosi a lunga distanza della malattia mentale, ma ha nel contempo indotto una rivisitazione dei principi stessi della psichiatria, ed un fermento intellettuale ,( e non sempre strettamente medico), tale da conferirle un aspetto composito e multidimensionale.

Progressivamente nel tempo, essa si arricchisce di approcci multidisciplinari sollecitando interessi culturali diversi, ed avvalendosi di influenze provenienti anche da scienze diverse da quella medica; cultura psicoanalitica, analisi sociologica, orientamento psicologista. La "prospettiva socio politica"della psichiatria contemporanea, assume gradualmente in questo panorama un ruolo contrapposto ad una visione strettamente organicistica della malattia mentale e al ruolo custodialista , rivalutando fino a considerazioni estreme l'assetto della Societa' e degli stessi ambienti manicomiali quali causa stessa, del disturbo mentale e della sua evolutivita'.Le punte di spicco di tale movimento riformatore, in Italia si caratterizzarono ulteriormente per un forte grado di politicizzazione, " radicalismo psichiatrico", tale da sfociare in un ridimensionamento degli Ospedali Psichiatrici, fino alla attuale abolizione delle strutture manicomiali quali aree di isolamento dell'alienato.

LA LEGISLAZIONE ATTUALE

L'attuale legislazione psichiatrica, " legge 180/1978", costituisce parte integrante della legge di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, "legge 833/1978"Tale normativa, rende l'attuale assistenza psichiatrica parte integrante del Sistema Sanitario Nazionale, caratterizzandosi per una rottura completa con i criteri informativi della vecchia legge .Si sancisce in modo determinante il carattere di protezione e tutela nei confronti del malato psichico, tanto quanto all'opposto la vecchia giurisprudenza appariva custodizionalista e garantista nei confrontid della collettività.

L'alienato mentale, cessa di essere tale , per divenire utente del S.S.N. quale paziente affetto da disturbo psichico con pieno diritto al trattamemto terapeutico.Lo stesso T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio), disposto nei confronti del malato psichico e che diviene operativo per precisa disposizione di legge previa indicazione di almeno due medici, trova fondamento e giustificazione giuridica, non nella gravità della malattia psichica o nello stato di emergenza che essa può provocare, bensi nel rifiuto del paziente a sottoporsi a quei trattamenti sanitari che in quel momento appaiono necessari.

Viene definitivamente abbandonato il concetto di pericolosità del malato mentale, che cessa di essere il movens essenziale all'isolamento e al contenimento. Non solo si rigetta il termine di "pericolosità", ma non si prende neanche in considerazione il danno che potrebbero subire altre persone nel corpo e nelle cose. Lo scompenso psicotico acuto, e lo stato di agitazione psicomotoria in generale caratterizzante nella sua forma più estrema e disturbante lo status di diturbo psichico, assume in tutte le sue forme, carattere preciso di urgenza medica, verso la quale le istituzioni sanitarie, dai servizi di pronto soccorso, alle strutture territoriali e Servizi di Diagnosi e Cura, devono operare efficacemente nel primario e unico interesse di tutela del malato psichico.

La legge sopracitata appare come legge quadro Nazionale, lasciando alle regioni, ampi spazi per legiferare in materia e per dotarsi di quei sistemi territoriali alternativi alla struttura manicomiale. In quest'ultimo ventennio il processo di adattamento alla nuova giurisprudenza con la realizzazione di un sistema operativo alternativo alle vecchie isituzioni appare complessivamente lacunoso e disomogeneo a livello Nazionale.

I difetti strutturali di tale normativa sono individuabili attualmente non solo nella efficienza/efficacia dei servizi territoriali specie nelle aree periferiche del Sistema Sanitario Nazionale, e nelle Regioni Italiane sostanzialmente inadempienti alla normativa ed alla emanzione di regolamenti applicativi, (tra queste la Regione Sardegna), ma anche e sopratutto nella mancanza di una strategia operativa su scala Nazionale che riguarda in modo particolare lo status di cronicità.L'assistenza psichiatrica su base territoriale nelle diverse U.S.L. ruota intorno al Dipartimento Di Salute Mentale; ciascun dipartimento dovrebbe essere dotato di un servizio di pronto soccorso psichiatrico funzionante 24 ore su 24 con possibilità di visita domiciliare in caso di emergenza, di un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura con degenza limitata nel tempo, di un day hospital per casi subacuti in stretto collegamento con il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, di servizi ambulatoriali distrettuali, di centri diurni di degenza a medio termine, di comunità terapeutica e centri di riabilitazione per pazienti cronici, di case alloggio e case famiglia.

La corposità di un tale sistema organizzativo con la la multiformità degli operatori professionali e la capillarità di diffusione sul territorio Nazionale, lascia immaginare l'onere di costo globale all'interno del S.S.N. E' tuttavia da notare che il percorso futuro appare obbligatorio; le aree territoriali dovranno adeguarsi alle strutture sopracitate o la legge quadro sarà disattesa, non solo relativamente alle esigenze della collettività, ma in modo ancor più grave rispetto al diritto di trattamemnto terapeutico del malato psichico.

I ritardi riferiti in questi ultimi venti anni nella applicazione decentrata della legge quadro, appaiono complessivamente imputabili al ritardo culturale della classe politica dirigente nella pianificazione di un progetto organizzativo finalizzato alla definitiva chiusura delle residue istituzioni manicomiali.

Sergio Brundu (vulcan)

Fonti bibliografiche :

* Gazzetta ufficiale n° 43 , 22 febbraio 1904, Legge 14 febbraio 1904 n° 36 * Gazzetta Ufficiale n° 133, 16 maggio 1978, Legge 13 maggio 1978 n° 180 * Aspettti della psichiatria contemporanea di Arnaldo Ballerini Editrice Sansoni, 1973 * Trattato Italiano di Psichiatria, Masson 1994

----

se poi qualcuno vuol vedere che cosa è nella realtà un TSO, osservi come spettatore cosa è l'agitazione psicomotoria, il delirio di persecuzione o il disturbo maniacale o depresssivo maggiore... che non sono cose astratte, specie per chi le ha vissute da vicino, magari all'interno della famiglia..

Gli psicologi sanno di quel che parlo, e sanno anche che uno schizofrenico vero, come un soggetto con vera depressione maggiore, non è certo trattabile con un approccio psicoterapetutico ma ancor meno abboradabile da un semplice rapporto colloquiale.
_________________
"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
Inviato il: 27/6/2009 15:06
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#20
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Ciao Vulcan,
grazie per questa integrazione a livello normativo.
Vorrei comunque fosse chiara una cosa: non sto sostenendo che tutta la psichiatria è da buttare e che non esistano pesone con gravi problemi a livello psichiatrico.
Ma: un conto è parlare di "disabili mentali" (sempre però rispetto a cosa, e decretati da chi e come? ma è un altro capitolo), e tutt'altra cosa è constatare come sia labile il confine tra "normalità" (sanità mentale) e "anormalità" (disabilità mentale); ma soprattutto desta sconcerto constatare con quanta facilità gli "esperti" possono disporre della vita e della morte altrui: è un grande potere, Vulcan, sono certa che lo sai benissimo. Un potere molto pericoloso, potenzialmente devastante, ed è infatti ciò che spesso accade.

I link che ho proposto sopra contengono molto materiale, fra cui anche diverse storie di persone sottoposte a TSO con una arbitrarietà, e con una prassi da parte dei medici, che sinceramente fa accapponare la pelle. Una disinvoltura nei confronti della vita altrui e della somministrazione di psicofarmaci potentissimi, che dovrebbe tenere sempre in allerta chiunque riconosca il valore della libertà dell'individuo.
Abusare di quel potere è molto facile.

In tutto ciò, mi sono fatta l'idea (anche grazie alla conoscenza personale di esperti come Guglielmo, che ha un'onestà intellettuale di prim'ordine, come se ne trovano poche tra chi lavora in quel settore), che la psichiatria è ben altro che scienza, come invece vorrebbe far credere. La scienza sta da un'altra parte. Ma finché si continuerà ad ammantare di aura scientifica una disciplina che con la scienza ha poco a che fare, continueremo purtroppo a vedere questo tipo di arbitrarietà e disinvoltura nell'appricare la prassi, e continueremo a constatare la pervasività dei produttori di farmaci nel sistema medico e psichiatrico, le relazioni quantomeno ambigue (io le definisco scandalose e ignobili) tra psichiatri e case farmaceutiche.. e via dicendo.

Il problema è che per l'attuale sistema la soluzione per i "disabili mentali" (oh, che terminologia politically correct! un tempo si diceva "alienati mentali") consista esclusivamente nel trattamento farmacologico.

Quando tu dici:
Citazione:
se poi qualcuno vuol vedere che cosa è nella realtà un TSO, osservi come spettatore cosa è l'agitazione psicomotoria, il delirio di persecuzione o il disturbo maniacale o depresssivo maggiore... che non sono cose astratte, specie per chi le ha vissute da vicino, magari all'interno della famiglia..

Gli psicologi sanno di quel che parlo, e sanno anche che uno schizofrenico vero, come un soggetto con vera depressione maggiore, non è certo trattabile con un approccio psicoterapetutico ma ancor meno abboradabile da un semplice rapporto colloquiale.

posso essere d'accordo, ma qui stiamo parlando di quanto sia labile un certo confine, di quanto facile sia abusare del potere di dichiarare qualcuno "malato mentale".
Anche tu parli per es. di "vera depressione maggiore": stai usando una terminologia precisa, non stai parlando genericamente di "gente depressa". E allora pensiamo con quanta disinvoltura una schiera di psicologi e psichiatri prescrive quotidianamente psicorfarmaci devastanti a persone che non ne avrebbero bisogno, e a cui quegli psicofarmaci rovinano la vita. Lassù è pieno di link illuminanti in questo senso.

E' come quando nell'altro thread si parlava si ADHD e mi si diceva: ma tu non hai presente cosa sia un bambino che ha problemi profondi e che non riesci a contenere... ecc... Ma di cosa stiamo parlando? Proprio di questo: di quanto facile sia, in un sistema che la scienza non sa dove stia, etichettare qualcuno come malato mentale, affetto da questa o quella sindrome (magari appena creata da un manipolo di psichiatri che lavorano per BigPharma), e via dicendo.

Allora a scanso di equivoci chiarirò che non parlo di quei casi in cui un disagio psichico sia profondo e difficilmente risolvibile, che sono una minoranza sul totale di quelli sotto trattamento farmacologico..
Il thread vorrebbe mettere in luce e far riflettere sul sistema in sé, sull'arbitrarietà, la disinvoltura, il rischio di abusi. Perché sono tanti, ben testimoniati. E allora penso che c'è qualcosa che non va.



Intanto, giungono notizie riguardo ad una ennesima morte in seguito a TSO:

Salerno, morte all'ospedale psichiatrico
I medici: solo delle falsità

di Elisabetta Manganiello

SALERNO (13 agosto)

Francesco Mastrogiovanni è deceduto per un edema polmonare provocato da un’insufficienza ventricolare sinistra. Sul suo corpo sono state riscontrate lesioni su polsi e caviglie, segno dell’utilizzo di legacci abbastanza spessi, plastica rigida o addirittura filo di ferro. Comunque, lesioni derivanti da una forte pressione esercitata con strumenti non leciti. Ma ora i medici legali della procura vorranno capire anche il motivo scatrenante di un edema polmonare che ha poi determinato l’infarto. Sono alcuni dei dati emersi dall'autopsia effettuata ieri mattina sul cadavere di Francesco Mastrogiovanni, il maestro di scuola elementare di Castelnuovo Cilento sul cui decesso indaga la procura di Vallo della Lucania.

Mastrogiovanni ricoverato il 31 luglio scorso all'ospedale San Luca in seguito ad una crisi di nervi e conseguente certificato di trattamento sanitario obbligatorio è morto dopo quattro giorni di degenza. La procura della Repubblica ha aperto una indagine, diretta dal pm Francesco Rotondo, a carico del primario Michele Di Genio e i medici Rocco Barone, Raffaele Basto, Amerigo Mazza, Annunziata Buongiovanni, Michele Della Pepa, Anna Angela Ruberto.

Ieri l’autopsia e la scoperta di profonde lesioni a polsi e caviglie. È soprattutto su quest'ultimo aspetto che si incentrano le indagini della Procura di Vallo della Lucania. Le lesioni, infatti, starebbero ad indicare l'allettamento forzato del paziente e sull'eventuale accanimento dei sanitari si incentrano le indagini. Durante l’esame del corpo, disposto dal sostituto procuratore Francesco Rotondo, è stata rilevata in effetti la presenza di profonde lesioni ai polsi e alle caviglie, dovute a uno stato di contenzione prolungato, con l’utilizzo di mezzi fisici.

Una pratica estremamente invasiva, che però nella cartella clinica di Mastrogiovanni non è mai menzionata né, tanto meno, motivata come prevede la legge. È, infatti, ammessa solo in uno stato di necessità e deve durare poche ore, fino alla terapia chimica. Mastrogiovanni, invece, secondo l’ipotesi choc all’esame degli inquirenti, sarebbe rimasto legato al letto per più giorni.

Nella sua cartella clinica, inoltre, ci sarebbe un “buco” di oltre 10 ore rispetto ai trattamenti a cui il maestro è stato sottoposto prima di morire, ovvero dalle ore 21 del 3 agosto fino alle 7,20 del giorno successivo, quando i medici del reparto ne hanno constatato il decesso. Durante l’autopsia sono stati eseguiti anche prelievi di tessuti che saranno analizzati in un centro specializzato di Napoli. I risultati potranno contribuire a chiarire il quadro clinico complessivo.

All’esame ha assistito per la procura pure uno psichiatra nominato come consulente, per la famiglia i legali Caterina Mastrogiovanni e Loreto D’Aiuto oltre al medico legale Francesco Lombardo. C’erano, poi, quasi tutti i medici indagati, il loro nutrito collegio legale e i loro consulenti, lo psichiatra Michele Lupo e il medico legale Giuseppe Consalvo. L’ipotesi di reato, di cui devono rispondere i sanitari, è omicidio colposo, salvo che dall’esame della cartella clinica e delle video registrazioni sequestrate non emergano differenti profili di responsabilità. Ad essere determinanti sono soprattutto le riprese girate nella camera di Mastrogiovanni durante il trattamento di ritenuta e subito dopo la sua morte, per verificare le azioni degli indagati.

In ogni caso l’inchiesta sembra destinata ad allargarsi all’acquisizione delle cartelle cliniche degli altri pazienti sottoposti a trattamenti psichiatrici nell’ospedale San Luca e forse in tutta l’ex Asl Salerno 3. I funerali si svolgeranno oggi alle 18,30 nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Castelnuovo Cilento.

Puntuale la replica dei medici: «Finora sono state scritte solo falsità». È il commento di Federico Conte e Antonio Conte, avvocati di Angela Ruberto e Michele Di Genio, rispettivamente medico e direttore del dipartimento di Psichiatria dell'ospedale 'San Luca' di Vallo della Lucania (Salerno), a proposito delle notizie relative al decesso di Francesco Mastrogiovanni.

«Contestiamo quanto finora pubblicizzato a mezzo stampa perchè destituito di qualsiasi fondamento - ha detto Antonio Fasolino, insieme a Francesca Di Genio legale del primario di Psichiatria, Michele Di Genio - Il professor Mastrogiovanni è giunto in ospedale a seguito di una emanazione di un' ordinanza di 'trattamento sanitario obbligatorio' da parte del comune di Pollica. I sanitari dell'ospedale di Vallo della Lucania hanno seguito il protocollo previsto per casi come questo».
Inviato il: 21/8/2009 10:56
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#21
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Integro il mio intervento precedente segnalando anche (repetita juvant) la puntata di C'era una volta, su Rai3, dedicata agli

Inventori di malattie

Anche su youtube in 5 parti, qui.
Inviato il: 21/8/2009 11:02
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#22
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Riprendo la notizia del mio post n.20, segnalando un articolo del Corriere di oggi:

Il giallo del maestro «anarchico» morto durante il ricovero coatto
Francesco Mastrogiovanni, 58 anni, sarebbe stato legato al letto per giorni. Indagati sette medici dell'ospedale


Legato a un letto, polsi e caviglie. Così sarebbe morto Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare di Castelnuovo Cilento. Aveva 58 anni. Il 31 luglio era entrato nell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania: sul suo capo pendeva un'ordinanza di Trattamento sanitario obbligatorio. Quattro giorni dopo, la mattina del 4 agosto, gli infermieri l'hanno trovato morto. Per edema polmonare, secondo il medico legale che ha effettuato l'autopsia.
Forse Francesco Mastrogiovanni era legato su quel letto da troppe ore, forse addirittura da giorni. «Nella cartella clinica non viene menzionata la contenzione fisica, ma dall'autopsia è risultato che aveva segni su polsi e caviglie compatibili con lacci di un materiale rigido» spiega Vincenzo Serra, cognato della vittima.

(...)
La famiglia ha istituito il comitato «Giustizia per Franco» (è il diminutivo con cui veniva chiamato usualmente), che ha una pagina online per il momento in costruzione (www.giustiziaperfranco.it).
Anche l'associazione EveryOne (che si occupa anche di lotta agli abusi psichiatrici) ha preso a cuore il caso. «Abbiamo depositato un'interrogazione parlamentare, insieme ai deputati radicali, rivolta ai ministro degli Interni e della Salute proprio sulla morte di Mastrogiovanni e abbiamo presentato una denuncia in sede europea perché sia finalmente approvata una regolamentazione internazionale contro gli abusi psichiatrici» spiega il co-presidente Roberto Malini. «Il trattamento riservato al signor Mastrogiovanni è altamente lesivo dei suoi diritti e della sua dignità di essere umano.

(...)
Ma cosa è successo il 31 luglio?
Francesco Mastrogiovanni era a San Mauro Cilento, stava trascorrendo dei giorni di vacanza in un campeggio di proprietà di una sua conoscente. I carabinieri sono andati a prenderlo, hanno circondato il bungalow dove viveva. Lui è scappato verso la spiaggia, spaventato. Lì ha fumato una sigaretta, ha preso un caffè. Forse voleva immaginare che fosse una giornata come le altre. Ma era circondato - a terra i carabinieri, in mare la guardia costiera - e alla fine ha ceduto.
Un grosso spiegamento di forze dell'ordine per un uomo solo.
I militari lo hanno portato in macchina e quindi all'ospedale di Vallo della Lucania per il ricovero coatto: lì risulta positivo alla cannabis, non all'alcol né ad altri tipi di droghe. A questo punto c'è un mistero. «Il Tso è stato chiesto dal sindaco di un altro Comune, ovvero Pollica Acciaroli - spiega il cognato di Mastrogiovanni -, e non da quello di San Mauro Cilento dove Mastrogiovanni è stato fermato dai carabinieri».
Buio anche sulle cause che hanno portato amministratori, medici e forze dell'ordine a optare per un provvedimento urgente ed estremo come il Trattamento sanitario obbligatorio. È trapelata la notizia di un incidente in cui l'uomo, guidando contromano, avrebbe tamponato quattro auto parcheggiate. Episodio di cui non esiste, secondo i familiari della vittima, alcuna prova, denuncia o verbale. «L'ultima versione che circola è quella della guida contromano - spiega Peppino Galzerano, editore e amico di Mastrogiovanni -, prima ne erano state diffuse altre». Ma le spiegazioni di questa morte vanno cercate anche nel passato del protagonista, e nell'immagine di "anarchico" che si era costruita, forse suo malgrado.
(...)


(e certo, infatti essere anarchici è una grave colpa, per cui se vuoi difendere qualcuno è meglio che l'anarchico lo metti tra virgolette)



Non mi ero accorta, ma nel thread dedicato a Bianzino era stata già segnalata questa notizia (post n.17), con maggiori particolari di sicuro rilievo:
Citazione:
La natura della morte di Francesco Mastrogiovanni appare subito in tutta la sua artificiosità, ed insidiosamente subdola è stata la sua persecuzione, molto probabilmente per motivi legati alle sue idee libertarie e all'impegno che riservò con Giovanni Marini, nella sua vita, alla ricerca di dettagli che facessero più luce sulla vicenda di Gianni Aricò, Angelo Casile e Franco Scordo di Reggio Calabria, Luigi Lo Celso di Cosenza ed Annalise Borth, i cnque anarchici calabresi morti in un incidente stradale fra Ferentino ed Anagni, alle porte di Roma.

Giuseppe Galzerano, l'editore e scrittore anarchico cilentano, spiega quali sono i precedenti che hanno portato Mastrogiovanni a quella fine:

"Il 7 luglio 1972 Mastrogiovanni rimase coinvolto nella morte di Carlo Falvella, vicepresidente del Fronte universitario d’unione nazionale di Salerno: Francesco stava passeggiando con due compagni, Giovanni Marini e Gennaro Scariati, sul lungomare di Salerno quando furono aggrediti, coltello alla mano, da un gruppo di fascisti, tra cui Falvella. Il motivo dell’aggressione ce la spiega il professor Galzerano:
«Marini stava raccogliendo notizie per far luce sull’omicidio di Giovanni, Annalisa, Angelo, Francesco e Luigi, cinque anarchici calabresi morti in quello che dicono essere stato un incidente stradale nei pressi di Ferentino (Frosinone) dove i ragazzi si stavano recando per consegnare i risultati di un’inchiesta condotta sulle stragi fasciste del tempo».
Carte e documenti provenienti da Reggio Calabria non furono mai ritrovati e nell’incidente, avvenuto all’altezza di una villa di proprietà di Valerio Borghese, era coinvolto un autotreno guidato da un salernitano con simpatie fasciste."
Inviato il: 22/8/2009 15:51
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  fertile
      fertile
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#23
So tutto
Iscritto il: 22/8/2009
Da
Messaggi: 7
Offline
Inviato il: 22/8/2009 16:42
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#24
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Che tristezza.
22 interventi, decine e decine di link, e non hai ancora capito di cosa stiamo parlando.
Inviato il: 23/8/2009 11:51
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Dusty
      Dusty
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#25
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 3/10/2005
Da Mondo
Messaggi: 2248
Offline
Segnalo questa testimonianza relativa ad un TSO che mi pare piuttosto rilevante.

Un estratto:
[...]
Le ambulanze se ne vanno, ma dopo circa 10-20 minuti tornano con un provvedimento A.S.O. (accertamento sanitario obbligatorio) firmato dal sindaco e richiesto dalla dott.ssa A.B., medico non psichiatra (del 118 di Massa, mentre io sono della provincia di Lucca, cioè fuori dalle sue competenza territoriali)
Non c'era l'urgenza di un di fare un A.S.O. altrimenti perché non lo aveva proposto il dott. G.L.? La situazione era calma, io non rifiutavo le cure, il medico era venuto a casa mia facendomi un'iniezione: mancavano le condizioni necessarie per un ricovero ospedaliero.
L'A.S.O. in ospedale verrà trasformato in T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio) con la motivazione di "agitazione psicomotoria". Dopo essere stata portata via da casa con la forza, mentre non stavo facendo niente, da una dottoressa che si è presentata senza essere stata chiamata, "agitazione psicomotoria" è proprio il minimo che potessi avere!
Mia madre non vuole far entrare il personale dell'ambulanza così loro forzano il cancello, entrano con la forza e la legano, braccia e gambe, per impedirle di difendermi. Mia nonna è spaventata e grida, ma un infermiere le dice di stare zitta. La dott.ssa A.B. mi dice che devo seguirla, altrimenti mi avrebbe portata via con la forza. Salgo sull'ambulanza e piango, sono spaventata e piango, dico che voglio dormire , che voglio essere lasciata in pace e voglio dormire. Sull'ambulanza mi viene fatta una fiala di Largactil.
Mi portano in psichiatria, mi lasciano lì e nessuno mi dice niente. Io piango, sono spaventata, sia a causa della scena violenta avvenuta poco prima a casa, sia perché non capisco per quale motivo sono stata portata lì in quel modo, senza aver fatto nulla. Non posso uscire e non so quando potrò uscire. Gli psicofarmaci che ho assunto non mi calmano ed anzi pregiudicano la mia capacità di comprendere quanto sta succedendo così come la mia capacità di esprimermi chiaramente.
Da questo momento non ricordo più niente fino a parecchie ore dopo, quando mi sveglio legata al letto senza sapere il perché e senza neanche il coraggio di chiederlo. Cerco di restare calma; non reagisco, non chiedo niente ed accetto tutto, perché capisco che reagire potrebbe essere pericoloso. Sono terrorizzata. Mi lasciano ancora a lungo legata al letto, fino alla sera, all'orario delle visite, quando mi tolgono le cinghie perché mia madre non mi veda in quel modo. La fanno entrare dopo averle perquisito la borsa, accompagnata da due guardie giurate con la pistola bene in vista.
[...]
_________________
"Tu non ruberai, se non avendo la maggioranza dei voti"
-- Dal Vangelo Secondo Keynes, Capitolo 1, verso 1.
Il portico dipinto
Inviato il: 5/9/2009 9:57
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#26
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Posto anche qui, che è il luogo più idoneo, una breve lettera mandata da Domenico Letizia all'ospedale di Vallo della Lucania dove è morto il maestro anarchico di cui ai post precedenti.

Giustizia per Francesco Mastrogiovanni

Dite anche voi la vostra, Fax: (+39) 800214640

All'ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

(...) La mia è una semplice lettera, sono sanissimo, se qualcuno di voi ne avesse il dubbio, come sono sano nel giudicarvi assassini, si perché lo siete, non per partecipazione a chi sa quale progetto governativo, ma perché fate della psichiatria una scienza e non lo è, scienza di assassini, avete ucciso un maestro, un insegnate, uno di quelli voluto bene dai genitori e dagli alunni. Vi è solo da vergognarsi.
(...)
Inviato il: 7/9/2009 17:38
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  nessuno
      nessuno
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#27
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
Messaggi: 501
Offline
Ciao a tutti

Dato che si sta parlando di TSO, e ho visto che Vulcan ha postato un articolo abbastanza esaustivo in merito, voglio proporvi un articolo del Giornale Italiano di Psicopatologia.

Potrei mettervi il link, ma preferisco copia-incollare l'intero articolo:

Citazione:
Gli interventi non volontari: la gestione medica e le implicazioni legali
Compulsory treatments: medical management and legal implications
M. Di Fiorino, F.M. Saviotti*, A. Gemignani**

USL Versilia, Lucca; * Azienda Ospedaliera di Desenzano, Brescia; ** Comunità terapeutica "Pellicano", Versilia, Lucca


Key words: Compulsory psychiatric treatment • Aggressive behaviour • Violence • Psychiatric legislation
Correspondence: Dr. Mario Di Fiorino, Reparto di Psichiatria, Ospedale della Versilia, via Aurelia, 335, 55043 Lido di Camaiore; Tel.: 0584-6055240 Fax: 0584-6055239 -e mail: m.difiorino@usl12.toscana.it

Introduzione

In Italia con la legge 180 del Maggio 1978, abrogativa della legge psichiatrica del 1904, sono state cancellate anche le disposizioni attuative del 1909 che regolavano la contenzione, creando un vuoto normativo.

"... devono essere aboliti o ridotti ai casi assolutamente eccezionali i mezzi di coercizione degli infermi e non possono essere usati se non con l'autorizzazione scritta (...) di un medico dell'istituto. Tale autorizzazione deve indicare la natura e la durata del mezzo"

Art. 60 regolamento R. D. del 1909 di attuazione della legge del 1904



Solo recentemente in Italia sono state proposte procedure, come elemento di tutela del paziente, ma anche degli operatori, ed oggi tuttora in discussione (1) (3)-(5).

Negli Stati Uniti sull’assenza di una regolamentazione della materia intervenne nel 1982 la Corte Suprema per il caso Youngberg vs Romeo, relativo ad un paziente gravemente ritardato ed istituzionalizzato, stabilendo che la decisione sulla limitazione della libertà e la contenzione fosse demandata ad un giudizio professionale.

Per definire gli standards professionali sul management dei comportamenti violenti l’Associazione di Psichiatria Americana (APA) conferì l’incarico ad una task force presieduta da Tardiff, che ha redatto linee guida, successivamente accolte dall’APA stessa (6).

Nelle linee guida costituiscono una priorità per l’isolamento o la contenzione le seguenti indicazioni:

– la prevenzione di un danno imminente al paziente o verso altri quando non vi siano differenti strumenti di controllo efficaci ed appropriati;

– la prevenzione di gravi compromissioni del programma di trattamento o significativi danni all’ambiente fisico;

– la parte di un programma di terapia comportamentale.

Vi sono inoltre indicazioni addizionali:

– diminuire la stimolazione che il paziente riceve;

– aderire ad una richiesta del paziente.

L’isolamento o la contenzione possono essere giustificate, secondo Tardiff (7), dalla presenza contestuale di malattie organiche, di allergie e di intolleranze che aumentano il rischio costituito dall’impiego dei farmaci per controllare l’aggressività.

Inoltre, Tardiff (7) ritiene che andrebbero considerati non esclusivamente i benefici del paziente, ma anche quelli ambientali. Certi comportamenti come la distruzione di proprietà, il gridare incontrollato o l’abuso, la masturbazione in pubblico, il denudarsi, una incontrollata intrusività verso altri, imbrattare con le feci, possono costituire indicazioni al trattamento con isolamento e contenzione per necessità del contesto.

L’approccio medico all’emergenza aggressiva

Pur non costituendo l’obiettivo specifico di questo articolo, è necessario sottolineare, in una prospettiva di prevenzione, il particolare significato che assumono alcuni momenti clinici, contestuali ad un’emergenza aggressiva, tra cui la valutazione del rischio di comportamento violento. Strumenti psicometrici con valore predittivo (8) sono utilizzati per valutare il profilo espressivo dell’aggressività, permettendo l’identificazione di un maggior rischio e quindi una prevenzione iniziale.

La gestione della crisi di violenza

Attualmente, in assenza di una terapia specifica per le condotte aggressive, la pratica clinica prevalente distingue una modalità d’intervento in funzione dell’intervallo di tempo utile, individuando una gestione a breve termine ed una a medio e/o lungo termine. Nella prima, il farmaco contribuisce a realizzare un intervento sedativo di emergenza; nella seconda, la possibilità di una diagnosi accurata, successivamente al controllo dell’acuzie, consente una valenza più specificamente terapeutica e preventiva dell’intervento (9) (7).

Gli operatori che lavorano in psichiatria devono conoscere ed essere in grado di intervenire con efficacia di fronte all’emergenza di comportamenti aggressivi, dove nella gestione iniziale della crisi violenta è necessaria la capacità di rilevare con prontezza i primi segni dello stato di arousal, tra cui in primis l’attivazione fisiologica degli organi e degli apparati per la preparazione alla lotta (10).

Fase di innesco

Tra le modalità di risposta a stimoli in continuità con il modo di essere di una persona c’è una soglia, in cui si oltrepassa il repertorio dei comportamenti abituali per sconfinare nel discontrollo dell’acting out comportamentale. La soglia è individuale, talora quasi una linea d’ombra, anche se è possibile per l’operatore cogliere una serie di modificazioni negli atteggiamenti, nelle espressività posturali, attraverso segnali verbali e non verbali, che possono acquisire valore prodromico di crisi aggressive. La non conoscenza dell’ampio spettro di variabilità comportamentale di una persona può indurre a sottovalutare o al contrario, sopravvalutare, tali segnali. Talora minime stimolazioni ambientali acquisiscono le caratteristiche di fattori trigger; nel paziente ospedalizzato la crisi può essere innescata dall’invito ad assumere la terapia o dalla richiesta di rispettare le regole della convivenza per l’igiene del corpo, o per il fumo. In tal caso è evidente l’opportunità di evitare l’acuire di tensione e l’elevazione dei livelli di conflittualità senza rinunciare al raggiungimento dell’obiettivo con successivi tentativi distanziati da spostamenti dell’attenzione.

Escalation

È la fase in cui il comportamento si discosta dalla behaviour baseline dove diventa essenziale il controllo e la riduzione di elementi scatenanti.

All’inizio è ancora possibile per gli operatori cercare di allontanare il paziente dalla situazione dove permangono elementi scatenanti e proporre un impegno alternativo.

Per cercare di bloccare l’escalation della crisi, nell’affrontare il paziente in stato di arousal gli operatori devono cercare di attuare interventi di negoziazione per recuperare il rapporto, dando l’impressione di calma ed insieme di risolutezza.

I messaggi conterranno l’intenzione di risolvere il conflitto ammettendo eventuali "smagliature" ambientali e, se possibile, si cercherà di realizzare un iniziale isolamento.

Fase critica

Se la crisi progredisce diviene sempre più difficile un intervento diversivo per distogliere il paziente. L’eccitamento emotivo e fisico con la scarsa capacità di controllarsi, conseguente anche alla diminuita possibilità di processare messaggi complessi, rendono necessario l’intervento finalizzato a ridurre i rischi potenziali (Tab. I). Con indicazioni ferme e puntuali si deve affrontare il paziente e contenerlo in una situazione che garantisca il più possibile la sicurezza del paziente stesso e degli operatori (11) (12).

Defervescenza

Nella fase di defervescenza permangono elementi di eccitamento psicomotorio, che gradualmente con gli effetti della terapia farmacologica si riducono, nonostante l’instabilità del quadro psicomotorio renda questa fase particolarmente suscettibile di ulteriori crisi, soprattutto di fronte a nuovi elementi scatenanti o situazioni irritative.

La fase post-critica

Esaurita la carica emotiva il paziente passa generalmente da uno stato di eccitamento ad una fase post-critica di depressione, dove è più facile intervenire per aiutare il paziente nella rielaborazione di quanto è avvenuto. Egli è infatti sensibile ai sentimenti di colpa e di vergogna legati al suo comportamento. L’intervento psicoterapico diventa molto importante per la prevenzione di crisi successive.

Infine, ci sembra opportuno sottolineare l’importanza per prevenire l’escalation della crisi e limitare il ricorso alla contenzione, di locali per l’isolamento nei reparti di psichiatria, attualmente disponibili in Italia esclusivamente in alcuni ospedali psichiatrici giudiziari.

In altri paesi occidentali, sia europei che statunitensi, questi spazi di isolamento risultano costituire un presidio terapeutico (nota 1).

In Italia l’eventuale decisione di isolamento di un paziente è di pertinenza esclusivamente medica a differenza della realtà clinica statunitense dove può essere iniziata dallo staff infermieristico, ma deve essere ordinata entro un’ora dal medico (13).

La valutazione clinica dopo un comportamento violento o suicidario

Il clinico frequentemente viene consultato dopo che una persona ha presentato un comportamento violento o ha attuato un tentativo di suicidio. Le difficoltà di una valutazione in tale emergenza risultano ulteriormente condizionate dal vissuto del paziente, dalla frammentarietà delle informazioni e non sporadicamente dalla preoccupazione dei familiari di evitare il ricovero in reparto psichiatrico. È quindi necessario considerare almeno le variabili di maggior valore clinico-predittivo per ridurre il rischio di recidiva (Tab. II).

Le procedure per stato di necessità, contenzione, accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori

Di fronte a pazienti con scarsa coscienza di malattia e rifiuto dell’intervento terapeutico con la necessità di trattamento, l’attuale quadro normativo prevede:

a) lo stato di necessità;

b) l’Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) e il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).

Lo stato di necessità

È fatto obbligo di intervenire a chiunque (non necessariamente un medico) a favore di un’altra persona nelle condizioni di pericolo attuale di un danno grave. Occorre sottolineare che non va proposto un TSO quando ricorra lo stato di necessità. Anzi, in tal caso sarebbe errato ritardare l'intervento in attesa della documentazione.

Stato di necessità (art. 54 Codice Penale.): "Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo".

Lo stato di necessità giustifica la contenzione fisica o farmacologica contro il consenso del paziente (nota 2). La contenzione deve essere mantenuta sotto il diretto controllo del medico, motivata, circoscritta nel tempo e registrata nella cartella clinica del paziente (nota 3). Trattandosi di un provvedimento limite e in un’area dove vi sono tuttora controversie alimentate da spinte antipsichiatriche, è buona prassi che il Primario richieda una relazione specifica sulle motivazioni che hanno determinato il provvedimento. La raccolta di tali documenti costituisce uno strumento che permette di monitorare gli episodi di violenza e gli atti di contenzione a garanzia dei pazienti e degli psichiatri.

Qualora il quadro clinico richieda il prolungamento della contenzione fisica si rende inevitabile il ricorso al TSO.

L’Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) e il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO)

L’ASO ed il TSO, già previsti nella legge n° 180 del 13 maggio 1978, sono confluiti nella legge n° 833 del 23 dicembre 1978, Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.

Il riferimento normativo fondamentale è dato dall’Art. 32 della Costituzione "Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge".

Più recentemente, il codice deontologico ha affermato la necessità di ricercare il consenso informato contestualmente alla proposta di ogni trattamento sanitario.

"Il medico non può intraprendere alcuna attività diagnostica e terapeutica senza il valido consenso del paziente, che, se sostanzialmente implicito nel rapporto di fiducia, deve essere invece consapevole ed esplicito allorché l'atto medico comporti rischio o permanente diminuzione della integrità fisica".

Codice deontologico dei medici Art. 42 Aggiornamento del 1999

Art. 33 legge 833/78: "gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori devono essere accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione di chi vi è obbligato".

Occorre sottolineare che "accompagnate" non significa necessariamente precedute, poiché gli avvenimenti possono verificarsi in tempi molto rapidi. È comunque necessario orientare il proprio operato allo scopo di raggiungere un consenso al trattamento anche in una fase critica del rapporto medico-paziente.

Si tratta di un rapporto intriso di forte ambivalenza, almeno nella fase acuta, e fa parte della tecnica psichiatrica tollerare questa situazione, evitando il più possibile deleghe dei "casi difficili".

Il principio della continuità terapeutica costituisce a nostro avviso il criterio guida, ma deve essere interpretato alla luce di una collaborazione articolata degli interventi. Infatti, in certe situazioni il curante potrebbe non essere la persona più indicata a seguire il paziente nel suo percorso successivo.

Un secondo punto chiave della legge 180 riguarda l’obbligatorietà di alcuni trattamenti: trattamenti sanitari obbligatori. Le condizioni necessarie per procedere ad un TSO sono normate dall’Art. 34 legge 833/78:

"esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici" e "gli stessi non vengono accettati dall'infermo", non vi sono "condizioni e circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure extraospedaliere".

Infine, la legge 180 ridefinisce, anche se in modo generale, le competenze operative e giuridiche.

All’Art. 33 della legge 833/78 si legge: "Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori sono disposti con provvedimento del Sindaco nella sua qualità di autorità sanitaria, su proposta motivata di un medico. Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori sono attuati dai presidi e servizi sanitari pubblici territoriali e, ove necessiti la degenza, nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate".

Fase di valutazione clinica

L’accertamento delle condizioni cliniche viene effettuato da un medico, avvalendosi di ogni possibile fonte d’informazione relativa alla dinamica dell’episodio indice.

1) Il soggetto su cui effettuare l’accertamento (potrebbe non essere ancora un "paziente"!) è disponibile e si presta alle procedure di valutazione.

a) Non vengono rilevate "alterazioni psichiche" da trattare: non si prosegue con proposte di trattamento.

b) Vengono rilevate "alterazioni psichiche" da trattare;

i) sono necessari degli "interventi terapeutici" (trattamento), ma non "urgenti": si discute la proposta di trattamento con l’interessato;

ii) gli "interventi terapeutici" sono "urgenti" e "necessari", vengono proposti e:

(1) vengono accettati dall’infermo (paziente): si procede;

(2) vengono accettati dall’infermo (paziente),

(a) ma solo al di fuori dell’ospedale e

(b) vi sono "condizioni e circostanze che consentono di adottare tempestive ed idonee misure extraospedaliere": si procede con il trattamento;

(c) non vengono accettati dall’infermo, ma:

(d) vi sono "condizioni e circostanze che consentono di adottare tempestive ed idonee misure extraospedaliere": si procede con il trattamento sanitario obbligatorio (TSO) extraospedaliero (cfr. Procedure);

(e) non vi sono "condizioni e circostanze che consentono di adottare tempestive ed idonee misure extraospedaliere": si ripropone il trattamento in ospedale;

1. se il paziente accetta: si procede con il ricovero volontario (TSV);

2. se il paziente rifiuta, si configura il soddisfacimento dei sei requisiti per il TSO ospedaliero (cfr. Procedure TSO in regime ospedaliero):

a. la presenza di alterazioni psichiche

b. la necessità dell’intervento terapeutico

c. l’urgenza dello stesso

d. la mancanza del consenso ("rifiuto") da parte del paziente

e. l’impossibilità di adottare misure extraospedaliere tempestive

f. l’impossibilità di adottare misure extraospedaliere idonee.

2) Se i dati disponibili portano al fondato sospetto che ricorrano i primi tre requisiti per il TSO e si verifichi il fatto che non si riesce ad entrare in contatto con la persona interessata, può essere proposto l’accertamento sanitario obbligatorio (ASO) (cfr. di seguito punti 1 e 2 Art. 34 legge 833/78).

a) Non vengono rilevate "alterazioni psichiche" da trattare: non si prosegue con proposte di trattamento, ma va riconsiderato attentamente il sistema di informazioni e di decisioni che porta a chiedere un ASO!

b) Vengono rilevate "alterazioni psichiche" da trattare: le decisioni da prendere seguono il prospetto di cui sopra (punto 1b).

Procedure per l’A.S.O. (Accertamento Sanitario Obbligatorio) e per il TSO extraospedaliero (cfr. Artt. 33 e 34 legge 833/78):

1) La proposta deve essere scritta e motivata: viene formulata da un medico al Sindaco del Comune nel cui territorio si trova, o si presume possa trovarsi, il paziente. La proposta può essere anche anticipata via fax al Sindaco e, per prudenza, viene successivamente inviata in originale con ricevuta di ritorno o consegnata a mano con ricevuta. Non è previsto che il medico sia obbligatoriamente uno specialista in psichiatria, né che appartenga al Servizio Sanitario Nazionale. Si specificano:

a) i dati del paziente;

b) i dati del medico proponente;

c) la situazione clinica ed i motivi che lo spingono a chiedere il provvedimento, in modo chiaro e comprensibile anche per chi, come il Sindaco o il Giudice Tutelare, non ha dimestichezza con lessico psichiatrico;

d) il luogo ed il tempo in cui si intende effettuare l'ASO o il TSO extraospedaliero (ambulatorio, domicilio del paziente, Pronto Soccorso, Comunità Protetta etc.). È opportuno scegliere un luogo nel rispetto della sicurezza, ma anche della dignità del paziente; per esempio, il luogo di lavoro potrebbe non essere il primo ambiente da indicare, salvo urgenze specifiche. Le sedi del Centro di Salute Mentale sono luoghi più organizzati ed indicati per gli ASO ed i TSO extraospedalieri rispetto agli ambulatori periferici. È opportuno indicare al Sindaco anche le alternative possibili sul luogo ed il tempo in cui disporre il provvedimento e darne comunicazione ai medici coinvolti operativamente. Anche per questo motivo la sede preferibile è il Pronto Soccorso ospedaliero dove sia attivabile una consulenza psichiatrica.

2) La Polizia municipale interviene, su ordinanza del Sindaco, per mettere il soggetto a disposizione per l’accertamento nel caso dell’ASO e dell’intervento terapeutico nel caso del TSO extraospedaliero.

3) Il Servizio di Salute Mentale interviene con un ruolo tecnico specifico (cfr. oltre).

È sempre opportuna una consultazione preventiva tra operatori sanitari e Polizia municipale sulle modalità e le possibili problematiche. Da tale consultazione potrà eventualmente nascere l'esigenza di interpellare i Carabinieri o la Polizia.

4) Per gli ASO, come per i TSO extraospedalieri, a differenza dei TSO in regime ospedaliero, non è prevista dalla legge alcuna comunicazione al Giudice Tutelare, atto che costituirebbe invece una garanzia per il soggetto obbligato, e che viene raccomandato nei Regolamenti applicativi di alcune Regioni italiane (Regione Emilia Romagna e Regione Lombardia).

5) Qualunque provvedimento venga adottato dopo l’ASO o dopo il TSO extraospedaliero, è doveroso notificarlo al Sindaco. Per esempio, il provvedimento di TSO (ospedaliero o meno) ha una durata di sette giorni. È evidente che se il provvedimento emesso dal Sindaco è finalizzato ad un intervento puntiforme, che il medico proponente ritiene sufficiente, occorre chiedere al Sindaco di sospendere l’esecuzione del TSO; in caso contrario permarrebbe un obbligo di custodia del paziente per tutta la durata del provvedimento (sette giorni).

Procedure per il TSO in regime ospedaliero (nota 4)

Proposta

• La procedura è uguale a quella descritta per l’ASO (nota 5), con alcune differenze in merito alle copie della documentazione.

• Nella proposta è necessario indicare il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale Generale ove effettuare il TSO in regime di ricovero. Anche alcune Cliniche Psichiatriche Universitarie accolgono pazienti in TSO. La legge 833/78 si limita a specificare che il trattamento deve avvenire in reparti dell’ospedale generale.

Convalida

È un secondo accertamento in cui il medico, se rileva le sei condizioni descritte nell’Art. 34 della legge 833/78, concorda con la proposta avendo accertato le condizioni previste dall'Art. 34 citato.

• La convalida deve contenere a sua volta i dati del paziente,

• quelli del medico convalidante e

• la descrizione clinica che motiva la certificazione.

• Anche la convalida può essere anticipata via fax al Sindaco e successivamente inviata con ricevuta di ritorno o consegnata a mano con ricevuta.

• Il medico convalidante deve appartenere al Servizio Pubblico. Non è necessario che sia uno specialista in psichiatria. Può trattarsi del medico di Pronto Soccorso o del medico di guardia sul territorio (118 Servizio di Continuità Assistenziale) che, pur essendo convenzionato e non dipendente, nell'esercizio delle sue mansioni viene considerato personale della struttura sanitaria pubblica.

• Sia la proposta che la convalida vanno inviate al Sindaco in n. 3 copie, ciascuna con firma originale, secondo l’orientamento di molti Giudici Tutelari. Sono comunque opportune ulteriori copie della documentazione:

a) una per il medico convalidante;

b) una per il medico proponente;

c) una per il Servizio di Salute Mentale che segue il paziente;

d) una per il SPDC che lo accoglierà.

• Pur non prevista dalla legge, appare opportuna la comunicazione tra medico proponente e convalidante. Questa collaborazione può ovviare all’eventuale impraticabilità di una convalida in tempi adeguati sul luogo in cui si trova il paziente, (per esempio, quando la proposta avviene presso il domicilio del paziente ed il medico convalidante non può lasciare l'ambiente ospedaliero in cui si trova in servizio), consentendo al medico proponente di richiedere un ASO "funzionale" per l’accompagnamento del paziente nell’ambito di Pronto Soccorso ospedaliero dove è possibile effettuare l’eventuale TSO.

• Nella legge non si specifica quale lasso temporale massimo può decorrere tra la proposta di TSO e la sua convalida (24 ore? 48 ore?). È ragionevole supporre che non vi debba essere soluzione di continuità tra le due fasi, dal momento che si tratta di una situazione "urgente".

• Nella legge non si specifica quale ospedale generale debba essere individuato prioritariamente per l’effettuazione del TSO, ma si suppone che l’indicazione di urgenza con cui trattare il paziente imponga di fare riferimento alla struttura territorialmente più vicina, salvo opportunità o necessità del caso (per esempio mancanza di posti letto nell’SPDC più vicino). Inoltre va rispettata la necessità di inscrivere il TSO nell’ambito di un percorso terapeutico, per cui la scelta dell'ospedale deve tenere conto della possibilità di mantenere i contatti necessari con il paziente durante e dopo la degenza e talora l’eventuale preferenza espressa dal paziente in riferimento al luogo. Nel caso in cui non risulti alcuna disponibilità di posto letto nell’ospedale di riferimento, prima del trasferimento in TSO in altra U.O. è necessario valutare che questa eventualità non comporti l’esposizione del paziente ad ulteriori rischi, quali ad es. potenziali complicanze internistiche di problematiche in atto.

• Il provvedimento del Sindaco viene emesso entro 48 ore dalla convalida: si suppone che faccia fede l’ora di ricevimento della documentazione, anche via fax.

• Entro 48 ore dal ricovero in SPDC il provvedimento di TSO deve essere notificato, tramite messo comunale, al Giudice Tutelare competente.

• Entro 48 ore dalla notifica il Giudice Tutelare convalida il provvedimento di TSO e lo comunica al Sindaco. In caso di mancata convalida da parte del Giudice Tutelare, il Sindaco dispone la cessazione del TSO in regime di degenza ospedaliera.

• Il TSO in regime di degenza ospedaliera ha la durata di sette giorni. Qualora sussistano i motivi di cui all’Art. 34 della legge 833/78 (cfr sopra), è possibile la proroga: il "sanitario responsabile del servizio psichiatrico della unità sanitaria locale è tenuto a formulare, in tempo utile, una proposta motivata al sindaco che ha disposto il ricovero, il quale ne dà comunicazione al giudice tutelare, indicando la ulteriore durata presumibile del trattamento stesso". (Art. 35 legge 833/78). Anche in questo caso non si specifica nulla nella legge, ma si suppone che il Sindaco disponga di 48 ore per emettere un provvedimento di proroga del TSO o di revoca. Nel frattempo è prudente mantenere la custodia del paziente, nel caso sia stata proposta una proroga del TSO.

• Amministrazione dei beni del paziente: "Qualora ne sussista la necessità il giudice tutelare adotta i provvedimenti urgenti che possono occorrere per conservare e per amministrare il patrimonio dell'infermo". (Art. 35 legge 833/78). Questo aspetto è poco conosciuto, ma apre la possibilità di assistere un paziente in situazione di oggettiva crisi anche sotto il profilo patrimoniale. È quindi necessario valutare i rischi di una possibile compromissione patrimoniale del paziente ricoverato in TSO. La legge n. 6 del 9 gennaio 2004, relativa all’istituzione dell’amministratore di sostegno, ha semplificato la nomina di un soggetto che tuteli persone "prive in tutto o in parte di autonomia". Se il paziente non è in grado di provvedere ai valori che ha con sé all’atto dell’ammissione in ospedale, la custodia di questi viene affidata al servizio economale ospedaliero.

• Possibilità di ricorso: "Chi è sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio e chiunque vi abbia interesse può proporre al tribunale competente per territorio ricorso contro il provvedimento convalidato dal giudice tutelare" (Art. 35 legge 833/78).

• Celerità della procedura: è auspicabile per ogni Comune la reperibilità del Sindaco o degli Assessori da lui delegati alla firma, al fine di rendere esecutiva in tempi e modi corretti l'ordinanza. Più problematico rimane invece il coordinamento tra Comuni limitrofi allorché le forze disponibili in un territorio non siano sufficienti per rendere esecutiva l’ordinanza.

Esecuzione delle ordinanze di ASO e TSO

Molto dibattuto è il tema delle competenze nell’esecuzione del T.S.O.

Deve essere "assicurato dall’azione complementare di due tipi di operatori, con distinti ambiti di intervento e di responsabilità. Cade pertanto ogni contrapposizione fuorviante tra operazione di polizia e operazione sanitaria. Si tratta infatti di una operazione congiunta laddove il personale sanitario, lungi dall’essere deresponsabilizzato dalla presenza della forza Pubblica, continua ad essere titolare di un ruolo tecnico mirato alla tutela della salute del paziente, al rispetto ed alla cura della sua persona, nonché al recupero di un suo consenso".

Nota del Ministero della Sanità dell’Ottobre 1992 (nota 6).

Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori sono giuridicamente provvedimenti di tipo amministrativo e come tali sono disposti dal Sindaco. "Nella fase di attuazione di un'ordinanza di ASO o di TSO il Comune conserva uno specifico interesse alla corretta esecuzione della medesima e quindi un potere-dovere di vigilanza da attuarsi attraverso il proprio personale, nella fattispecie il Corpo di Polizia Municipale, in quanto l'impostazione forzata che ne discende riveste, come per tutte le ordinanze, il carattere di una operazione di ‘polizia amministrativa’ diretta dall'osservanza di regolamenti e di provvedimenti dell'autorità, quali i trattamenti sanitari obbligatori".

Progetto-Obiettivo "Tutela socio-sanitaria dei malati di mente" - triennio 1995-1997. Deliberazione Consiglio Regione Lombardia n. V/1329 30 gennaio 1995

"Le competenze e le responsabilità di ordine sanitario possono essere sospese o surrogate dall'intervento della Polizia Municipale; durante l'esecuzione di una ordinanza il personale sanitario continua ad essere titolare di un ruolo tecnico finalizzato alla tutela della salute del paziente sottoposto al provvedimento, all'adozione delle modalità più idonee al rispetto ed alla cura della sua persona, nonché al recupero di un eventuale consenso. Qualora ogni possibile intervento del personale sanitario si dimostri vano e si renda necessario l'uso della coazione fisica per vincere la particolare resistenza opposta dal paziente, subentra la specifica competenza della Polizia Municipale istituzionalmente chiamata a provvedere alla esecuzione del provvedimento. L'intervento della Polizia Municipale non può ritenersi eventuale e subordinato a quello del personale sanitario bensì contestuale".

Progetto-Obiettivo "Tutela socio-sanitaria dei malati di mente" - triennio 1995-1997. Deliberazione Consiglio Regione Lombardia n. V/1329 30 gennaio 1995

Secondo la Legge Regionale n. 63 del 1983 della Regione Toscana il Sindaco si avvale per le ordinanze aventi carattere contingibile e urgente, degli specifici servizi delle UUSSLL (Art. 4, comma 4).

Nella "Direttiva regionale in ordine alle procedure di accertamento e trattamento sanitario obbligatorio per malattie mentali" della Regione Emilia Romagna si afferma:

"Nella fase di attuazione di un’ordinanza di ASO e TSO il Comune conserva uno specifico interesse alla corretta esecuzione della medesima e quindi un potere-dovere di vigilanza da attuarsi attraverso il proprio personale, nella fattispecie il Corpo di Polizia municipale, in quanto l’impostazione forzata che ne discende riveste, come per tutte le ordinanze, il carattere di una operazione di polizia amministrativa diretta all’osservanza di regolamenti e di provvedimenti dell’autorità, quali i trattamenti sanitari obbligatori. La notifica e l’esecuzione di una ordinanza non si configurano sul piano giuridico come atti sanitari e pertanto il personale di cui il Sindaco si deve avvalere, per dare esecutività al proprio provvedimento, non può essere individuato in via prioritaria od esclusiva tra il personale medico".

E inoltre: "L’intervento della Polizia municipale non può ritenersi eventuale e subordinato a quello del personale sanitario, e tale contestualità deve esplicarsi attraverso la distinzione chiara dei rispettivi ambiti di intervento".

La valutazione del contesto in cui l’intervento viene programmato deve considerare l’utilità di una consultazione tra gli operatori sanitari e quelli di Pubblica Sicurezza. Talora vi è l’opportunità di attivare ulteriori risorse (Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco), secondo le competenze specifiche e le esigenze del caso.

Sono da incoraggiare, a nostro avviso, le esperienze locali di confronto inter-istituzionale, tra Aziende Sanitarie/Ospedaliere, Comuni, Forze dell’Ordine e Magistratura. Dal confronto e dalla condivisione delle responsabilità sono già nati, in alcune realtà, protocolli più efficienti per l’applicazione degli ASO e dei TSO (Dipartimento di Salute Mentale, Comune di Bologna, AUSL di Bologna. Documento congiunto in merito a: procedure di intervento riguardanti l’effettuazione di accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori, 12.01.2001; Tavolo di confronto per la Salute Mentale presso la ASL di Brescia, 2004; Conferenza sugli ASO ed i TSO promossa dall’Azienda Ospedaliera di Crema, 2004, solo per citarne alcuni).

Garanzie per le persone sottoposte ad ASO e/o TSO

1) "Nel corso del trattamento sanitario obbligatorio, l'infermo ha diritto di comunicare con chi ritenga opportuno" (Art. 33 legge 833/78).

2) "Chiunque può rivolgere al Sindaco richiesta di revoca o di modifica del provvedimento con il quale è stato disposto o prolungato il trattamento sanitario obbligatorio" (Art. 33 legge 833/78).

3) Doppia valutazione medica, di cui una eseguita da un medico dipendente dalla struttura sanitaria pubblica, per il TSO in regime di degenza ospedaliera.

4) Notifica del provvedimento e del ricovero al Giudice Tutelare.

5) Possibilità di far ricorso (Art. 35 legge 833/78).

6) Formalizzazione del TSO anche nel caso di minori. Si possono verificare tre situazioni:

a) minore bisognoso di cure urgenti e consenziente ad esse, ma genitori contrari all'intervento proposto dal sanitario;

b) minore bisognoso di cure urgenti, non consenziente, ma genitori favorevoli all'intervento;

c) né il minore, né i genitori sono consenzienti all'intervento, pur ritenuto urgente.

7) La formalizzazione del TSO, con la specificazione della motivazione, permette un migliore coinvolgimento del Giudice Tutelare, data l'eccezionalità dell'evento.

Non si propone un TSO quando:

• ricorrono gli estremi per lo Stato di necessità (Art. 54 c.p);

• si è in presenza di stato di coscienza gravemente alterato.

In tali casi, quando il soggetto è intossicato, sub-confuso, disorientato e non è in grado di esprimere un libero consenso, ma nemmeno un valido dissenso al trattamento, è doveroso procedere nella cura del paziente, senza formalizzare il TSO. In genere tali condizioni ricadono per lo più sotto la competenza dei medici del Pronto Soccorso, delle astanterie e della medicina generale, dell’hospice e di realtà ospedaliere differenti dalla psichiatria.

Se la situazione richiede un intervento in stato di necessità o in ASO/TSO, la mancata attuazione dell’intervento può comportare:

• omissione di soccorso (Art. 593 c.p.);

• colpa per imperizia, negligenza o imprudenza;

• rifiuto d'atti d'ufficio. Omissione (Art. 328 c.p.);

• abbandono di persone minori o incapaci (Art. 591 c.p.).

Alcune proposte di modifica all’attuale impianto del TSO

Mentre negli altri paesi occidentali, a partire dagli anni ’60, i provvedimenti legislativi e giudiziari hanno limitato i poteri del medico nell'imporre il ricovero obbligatorio (14) (15) la discrezionalità dello psichiatra in Italia è del tutto controtendenza, ed è foriera tra l'altro di possibili pesanti implicazioni riguardanti la responsabilità professionale (16).

Nello "spirito" della legge "180" si intende probabilmente svincolare il concetto di malattia da quello di pericolosità, così come in seguito poi avverrà con l’abrogazione del comma b dell’Art. 204 del codice penale relativo alla presunta pericolosità sociale di soggetti rei e "prosciolti folli" (Legge n. 663 del 10.10.1986, Art. 31: "Tutte le misure di sicurezza personale sono ordinate previo accertamento che colui il quale ha commesso fatto è persona socialmente pericolosa"). Tuttavia in modo paradossale la discrezionalità dello psichiatra in merito alla coercizione diventa massima. L’ampliamento della discrezionalità è determinato dal mancato riferimento alla concezione medica di disturbo mentale ed al criterio di "previsione della pericolosità (nota 7)".

Infatti, dal testo di legge non risulta necessaria la diagnosi di uno specifico disturbo, essendo sufficienti "alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti trattamenti terapeutici".

Sono conseguentemente evidenziabili gli elementi di un ragionamento tautologico dato che tra le condizioni per procedere al trattamento obbligatorio è prevista una valutazione medica sulla necessità del trattamento stesso in condizioni di degenza ospedaliera insieme alla considerazione che non sia possibile fare altrimenti (17). Il TSO, non risultando un provvedimento di competenza esclusivamente medica, deve coinvolgere maggiormente la magistratura. Nella prassi, la disposizione del TSO, che interviene a limitare la libertà di un individuo, risulta circoscritta all’operato del medico, dalla proposta, alla convalida e proroga del provvedimento senza, di fatto, interventi di controllo da parte dell’autorità giudiziaria e amministrativa, come si evince dall’esame della giurisprudenza di questi ultimi ventisei anni. Si avverte quindi l’esigenza di un assetto normativo a tutela in primis dei diritti del paziente, ma anche, secondariamente, del medico, sia per i riflessi nella relazione terapeutica, che per le implicazioni di responsabilità professionale.

A riguardo, la Raccomandazione 1235 del 1994 del Parlamento Europeo sottolinea "la necessità che la decisione del ricovero sia assunta da un giudice".

Il Comitato Direttivo di Bioetica del Consiglio d’Europa (CDBI) nel CM (2000) 23 Addendum del 10 febbraio 2000 ha rilevato che la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non ha mai richiesto che la decisione del ricovero iniziale sia presa da organi diversi dai tribunali (18).

In considerazione di queste valutazioni si auspica che l’Italia uniformi la sua normativa a quella dei paesi del Nord Europa e del Nord America dove, trascorso un primo periodo legato alle condizioni di emergenza, la proroga della limitazione delle libertà (con l’obbligo di ricovero e l’obbligo di sottoporsi a terapie) è ordinata o convalidata dal giudice (nota 8).

Responsabilità professionale

La responsabilità professionale che può chiamare in causa lo psichiatra per comportamenti violenti o suicidari di pazienti affidati alla sua cura ha favorito, nel clima statunitense, un’attitudine difensiva espressa dall’American Psychiatric Association (19) nel giudizio sulla "estrema difficoltà e probabilmente l’impossibilità, da parte dello psichiatra, di predire accuratamente una futura pericolosità". Gli atti di violenza e i suicidi commessi da pazienti in terapia sono, infatti, al primo posto nelle vertenze legali contro gli psichiatri (20). L’ipotesi è che un adeguato intervento del terapeuta avrebbe potuto evitare le manifestazioni auto od eterodirette. Inevitabilmente si riaprono discussioni sul rapporto tra la dimensione di cura e quella di prevenzione, sociale e non solo medica (21), ma anche sui metodi da utilizzare (22), ora clinici, ora attuariali (23).

Freedman (24) ha commentato le evidenze delle capacità di predizione in un lavoro di Mc Niel e Binder (25) scrivendo che la ricerca "tende a ridimensionare l’idea che i medici siano privi del potere di previsione riguardo a futuri atti violenti da parte di loro pazienti. Dimostra invece che, quando ci si riferisce ad un futuro relativamente prossimo, la capacità di previsione del medico è piuttosto buona".

Alcuni casi giudiziari statunitensi sono particolarmente esaustivi.

La prevedibilità del pericolo è centrale nel caso Tarasoff contro le autorità dell’Università della California in cui la Corte Suprema della California nel 1974 stabilì il dovere per il medico di avvertire la vittima potenziale di violenza.

Nella sentenza del Distretto del Nebraska nel caso Lipari vs Sears (1980) l’amministrazione di una struttura comunitaria venne condannata dopo l’omicidio compiuto da un ex ricoverato, dimesso un mese prima del fatto. Risultò che il paziente già un mese prima della dimissione aveva acquistato un fucile, con il quale in seguito uccise la vittima. In questo caso sono state sanzionate la negligenza e la scotomizzazione della pericolosità. Certamente, a differenza del caso Tarasoff, non era possibile identificare la vittima da proteggere (26).

Ancora più estensiva la sentenza dello Stato di Washington nel caso Peterson che impone il diritto di proteggere la collettività.

L’estensione del caso Tarasoff a investire la responsabilità professionale dello psichiatra è stata vista con preoccupazione per i riflessi sul rapporto medico-paziente (27). Sono stati soprattutto gli psicoterapeuti liberi professionisti a doversi interrogare sulla previsione della pericolosità e sul dovere di avvertire la vittima (28); e come commenta Talbot (29) dal "dovere di avvertire" (duty to warn) si è passati (o tornati) al dovere di "proteggere" (duty to protect).

L’estensione progressiva del caso Tarasoff è avvenuta in un clima culturale di allarme sociale, alimentato da casi di violenza di malati di mente dimessi sull’onda delle politiche di deistituzionalizzazione e di determinazione delle rette (DRG).

In Italia la responsabilità professionale medica è stata influenzata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 166 del 1973. Per i casi che presentino speciale difficoltà, l’imperizia viene giudicata commisurandola con la difficoltà tecnica. In tali casi per l’articolo del codice civile 2236 (che ispira anche il giudizio penale) il medico risponde solo in caso di dolo o di colpa grave. Il clinico deve sempre, anche di fronte a casi complessi, esercitare la prudenza e la diligenza media ("del buon padre di famiglia", Art. 1176 C.C.).

Nella legge di riforma è venuto meno il riferimento alla pericolosità a sé e ad altri e ancora di più al pubblico scandalo. Catanesi e Greco (30) affermano che si è voluto ribadire che "il ricovero ha sempre e solo finalità di cura. Queste finalità possono anche coincidere con le esigenze di prevenzione, ma non saranno in alcun modo queste ultime a divenire determinanti o dirimenti". Nella legge di riforma psichiatrica italiana, il bene da salvaguardare è la salute del singolo che, anche obbligatoriamente, viene recuperata quale parte del benessere di un corpo sociale più ampio, la collettività. Nelle legislazioni degli altri Paesi, invece, è ricorrente il riferimento alla prevenzione di comportamenti dannosi (31).

La grande discrezionalità affidata al medico nella valutazione delle "alterazioni psichiche" che richiedono il trattamento obbligatorio ha ampliato al massimo in Italia il potere del medico.

È sufficiente consultare la giurisprudenza per rilevare l’assenza di interventi di controllo da parte della autorità giudiziaria e amministrativa in questi ventisei anni. Non vi sono, a differenza di quanto è avvenuto in USA, vertenze per abusi commessi nell’esercizio della discrezionalità.

Questa ampia discrezionalità ha poi risvolti sul piano della responsabilità professionale.

La giurisprudenza sui profili di responsabilità professionale in queste aree di valutazione riguarda soprattutto condotte omissive, arrivando empiricamente a richiamare doveri di prevenzione da parte dello psichiatra.

Il Tribunale di Trieste nella sentenza del 23 novembre 1990 sul caso Zadnich ritenne che la USL fosse tenuta al risarcimento dei danni patrimoniali e morali, avendo omesso di svolgere una seria e meditata azione preventiva di cura e sorveglianza nei confronti di un infermo psichico per evitare il compimento di un illecito da parte di un soggetto la cui pericolosità era ampiamente dimostrata.

L’Art. 40 C.P. recita: "Non impedire un evento che si ha obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".

La Corte di Appello di Perugia il 9 Novembre 1984 ritenne che dovesse rispondere di omicidio colposo lo psichiatra responsabile di un servizio psichiatrico toscano che aveva omesso il t.s.o. e si era comunque astenuto dall’adottare idonee misure terapeutiche nei confronti di una persona affetta da schizofrenia. Questi due giorni dopo avrebbe ucciso la madre e ferito gravemente il padre. I familiari dichiararono di aver informato lo psichiatra che il paziente da qualche giorno era più nervoso, aveva minacciato la madre, rifiutato di assumere la terapia e di farsi visitare. Lo psichiatra era stato dapprima prosciolto in istruttoria, rinviato a giudizio per ricorso del Pubblico ministero, assolto in Assise. La Cassazione Penale, sez. IV del 5 Maggio 1987, annullò senza rinvio la condanna della Corte d’Appello.

Citeremo infine una sentenza su un comportamento omissivo cui seguì un suicidio. Il Tribunale di Bolzano (9 Febbraio 1984) ha condannato per omicidio colposo uno psichiatra per il mancato ricovero di un paziente poi suicidatosi. La condanna si basava sul presunto errore diagnostico (aver diagnosticato uno "stato ansioso depressivo" invece di una grave depressione).

Riteniamo che alcune raccomandazioni siano utili e doverose:

• raccogliere i dati in modo estensivo, avvalendosi di più fonti di informazione e della collaborazione dei membri della équipe in cui si opera;

• procedere ad una attenta valutazione clinica e di contesto di fronte a rischi di comportamenti auto ed eteroaggressivi;

• documentare in modo sintetico, non ambiguo e completo il processo decisionale;

• nei casi più complessi va promosso il confronto tra Colleghi o l’acquisizione di un "secondo parere" tecnico;

• è comunque utile chiedere una consulenza o consigli legali, se la situazione lo permette (Menninger, 1989).

Conclusioni

Le manifestazioni aggressive auto ed eterodirette contribuiscono significativamente allo stigma che circonda ancora i disturbi mentali. La mancanza di specifiche linee guida lascia solo lo psichiatra di fronte a scelte difficili e in un ambito controverso, dove i profili di responsabilità professionale si stanno ampliando. Il vuoto di regolamentazione esaspera ulteriormente le diatribe relative alle procedure ed alle indicazioni per la contenzione.

La legge di riforma psichiatrica, con la cancellazione del criterio di previsione della pericolosità, ha cercato di attenuare il rapporto tra disturbo mentale e pericolosità, conseguendo paradossalmente un ampliamento della discrezionalità dello psichiatra nei trattamenti non volontari. Al contrario, negli altri paesi occidentali, a partire dagli anni ’60 si è rilevata una tendenza legislativa e giudiziaria a limitare il potere decisionale medico.

La gestione medica dell’aggressività e dell’emergenza comportamentale ha lo scopo di trattenere pazienti molto problematici all’interno del circuito di cura, con il contributo di differenti competenze integrate ad un livello sinergico. Di fronte a manifestazioni violente dovremmo chiederci cosa non ha funzionato e rivalutare i nostri programmi, con la stessa attenzione che poniamo alla realtà e ai problemi concreti posti dalla persona malata. Il rischio per il paziente di una fuoriuscita dal circuito di cura è "l’abbandono e la negligenza, che conducono alla deriva dell’abbrutimento della vita da homeless" (32), oppure l’ingresso nei percorsi giudiziari.

Note



(nota 1) Secondo le linee guida del Royal College of Psychiatrists 1988 (Royal College of Psychiatrists. Management of imminent violence. Clinical practice guidelines to support mental health services. London: Royal College of Psychiatrists 1998) "l’isolamento deve essere adoperato soltanto quando la violenza non può essere controllata con altre modalità (ad esempio farmaci, mezzi di contenzione)". Va nella direzione di una maggiore articolazione degli spazi dei reparti di Psichiatria anche la proposta di "una sezione di 5-10 posti letto, distinta ma contigua rispetto all’SPDC, così da consentire il trattamento separato di pazienti con psicosi di particolare gravità, con Disturbo Bipolare a ciclicità rapida, con elevato rischio di autolesionismo e suicidio, di pazienti gravi con doppia diagnosi" 32.

(nota 2) Altrimenti si configura il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) o di sequestro di persona (art. 605 c.p.).

(nota 3) Jourdan S, Fornari U. La Responsabilità del medico in Psichiatria. Torino: Centro Scientifico Editore 1997, pp. 59 e sgg.

(nota 4) Formalmente la legge non limita il t.s.o. al contesto ospedaliero, ma è molto difficile immaginare di avere altrove le garanzie di contenimento (di personale e strutturali).

(nota 5) In situazioni complesse e conflittuali con l’ambiente familiare (quando questo è ambivalente o collusivo con il paziente) è opportuno: a) motivare lo specifico trattamento proposto, se possibile alla luce dell'anamnesi del paziente, b) descrivere la carenza o la qualità del sostegno sociale c) eventuali altri rischi connessi al mancato trattamento.

(nota 6) 14 anni dopo la riforma la nota testimoniava che "alcuni Comuni stabiliscono che l’esecuzione del provvedimento di T..S.O. è compito esclusivo degli operatori dei Servizi psichiatrici".

(nota 7) La vecchia legge del 1904 era più garantista perché ancorava l’obbligatorietà del ricovero ad una previsione di comportamenti auto od eterolesivi. Tale criterio della previsione di pericolosità risultava adottato nel 1980 in USA da 48 stati (Ariatti R, Fioritti A. La responsabilità professionale dello psichiatra. In: Ariatti R, Lo Russo L, Melega V, eds. I problemi giuridici dell’assistenza psichiatrica dopo la Legge 180. Regione Emilia Romagna. Bologna: Assessorato alla Sanità 1991, pp. 134-52).

(nota 8) Appaiono discutibili sotto il profilo giuridico le proposte di un contratto firmato dal paziente in una condizione di recuperato compenso, dove sostanzialmente questi rinuncia a diritti indisponibili, come quello di esprimere successivamente il consenso informato al ricovero o alla cura.


Buona vita

Guglielmo
_________________
"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 8/9/2009 11:03
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#28
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 16/9/2009
Da
Messaggi: 35
Offline
Ciao a tutt*, sono un nuovo iscritto e mi inserisco in questo dialogo trascrivendo delle mie parole scritte mesi addietro.
*****************
Opuscolo tso e buone prassi

Notazione – Quando da parte di Furio
mi era stata fatta una richiesta, stavo per rispondere subito,
motivando il mio no in modo molto espressivo, pur se in maniera
concisa e lapidaria. Poi ho pensato di scrivere delle considerazioni
sui TSO e le “buone prassi”. Ho scritto parecchio (8 pagine), e
stavo per inviare il testo. Ora invece ho voluto cambiare idea. Al
momento, non mi va di imbarcamenarmi e di impelagarmi più di tanto
in certe cose. Per altro, il documento è lungo, e anche i più
volenterosi ed interessati forse si stancherebbero a leggerlo. Volevo
però ugualmente dire la mia, e allora ho tagliato il testo
portandolo a poco meno della metà. Mi rivolgo a “Furio”, ma è
ovvio che sto parlando con tutti. Non so, può darsi che in futuro mi
decida a postare il testo integrale.
------------ ---------
Salve Furio.
Solitamente, una risposta si dovrebbe dare “subito”.
Io stavo per farlo, e avevo anche preparato la
risposta, ma poi ho lasciato perdere, ho rimandato. Ciò per più
motivi, fra i quali il chiedermi che senso ha dire qualcosa quando si
sa già che certe parole e certi discorsi risultano (non: sono)
inutili – perché chi li legge, o non li capisce, o li nega, o, per
comodità, fa orecchio da mercante e non li prende in
considerazione.

[...] Mi chiedevi se ero disposto a
dare una mano per tracciare delle linee guida per i casi di TSO in
caso di doppia diagnosi: non posso far altro che declinare il tuo
invito. [...] Non mi va di dare un contributo perché, anche quando
venissero fuori le cose migliori del mondo, scrivere delle buone
regole per il TSO, altro non significa che avallarne la pratica. Tso
che sempre e comunque, anche fatto nella maniera più dolce e gentile
possibile, rimarrebbe qualcosa di abbastanza barbaro.

Fermo restando questo, mi chiedo poi a
cosa servirebbe sbattersi tanto per scrivere un opuscolo delineanti
delle buone linee guida per i Tso. Queste, ipoteticamente,
potrebbero, chissà, anche divenire Legge. Ma non credo affatto che
il tutto sortirebbe un qualche effetto.

[...] Il Tso è il nocciolo della
180/883. È su questo che la psichiatria basa tutte le sue
coercizioni, le sue violenze, le sue prevaricazioni e le sue
sopraffazioni. Con la formidabile e micidiale arma del Tso tiene
ferocemente in scacco i malcapitati, e anche con le punture depot. La
maggior parte delle volte, per non dire sempre, se una persona dice
di non voler prendere più psicofarmaci, o la minacciano di Tso o gli
fanno la puntura forzata. Se non si presenta al DSM o al CIM, ci
vanno anche a casa per fargli la puntura forzata. Chi non cede, un
bel massacro di Tso.

[...] Ma a persone così, a che serve
dargli delle buone linee guida? Le butterebbero nella spazzatura, non
le metterebbero per niente in pratica. Al massimo, conserverebbero
l'opuscolo, magari in bella vista, per far vedere, a parole e sulla
carta, quanto son buoni e umani.

Dicevo del fatto che scrivevi che siete
contrari al Tso per come attualmente è. [...] Il Tso non mi piace
per niente, però per certe cose si può considerare ottima la
procedura, e se venisse applicata, tante cose si risolverebbero. Cosa
dice la normativa? Che il Tso va fatto solo in casi eccezionali, e
quando, certificate da due medici, sussistano le tre seguenti
condizioni: 1) la persona si trova in una situazione tale da
necessitare urgenti interventi terapeutici; 2) gli interventi
proposti vengono rifiutati; 3) non è possibile adottare tempestive
misure extraospedaliere.

[...] Per cui, gli basterebbe dire che
le accetta per risparmiarsi il Tso. Piuttosto semplice, vero? Sarebbe
bello se fosse così, se la procedura venisse seguita.

[...] Ma si crede sul serio che gli
psichiatri chiedano alle persone se accettano o no le cure? E che se
glielo chiedono e loro rispondono di sì, gli psichiatri tengono in
considerazione ciò? Si crede veramente che agli psichiatrizzati si
dia l'importanza di chiedere se accettano le “cure”? Si crede
veramente che li si tenga o li si prenda in considerazione per
qualche cosa? E che addirittura, dopo la domanda, dopo il sì, gli si
chieda dove intendano “curarsi”? E che se si arrivasse a questa
fantasmatica utopia, gli psichiatrizzati vengano poi accontentati
nella loro scelta di “andarsi a curare da”? Il punto è che gli
psichiatri scrivono sempre che il paziente rifiuta le cure, anche se
questo dice di accettarle (sempre ammesso, e non concesso, che glielo
chiedano). La procedura parla chiaro: non si può fare il Tso a chi
accetta le cure. Ma di certo non sono gli psichiatri che si fanno
sfuggire la preda.

“Il TSO non e' valido se i medici che certificano la situazione di
urgenza non hanno visto, ne' visitato la persona. In questi casi
esistono gli estremi del reato di falso in atto pubblico. Questa
procedura illegale e' più comune di quanto si creda”. (http://blog.libero.it/lamediseta/6927621.html).
Confermo abbondantemente.

[...] C'è poi il discorso della
notifica. Il provvedimento di Tso va notificato alla persona oggetto
del provvedimento. Ma quale psichiatra ha mai fatto ciò?

“In mancanza o in attesa di tale provvedimento, nessuno puo' costringerci
a seguirlo, nessuno puo' praticarci alcuna terapia, nessuno puo'
portarci al Pronto Soccorso”. (http://blog.libero.it/lamediseta/6927621.html)

“In assenza di tale provvedimento, infatti, ogni azione di coazione nei
nostri confronti può essere denunciata come reato penale” [...]
possono
ravvisarsi gli estremi di violenza privata, sequestro di persona...”. (http://isole.ecn.org/antipsichiatria/autotutTSO.html).

Ebbene, io posso dirvi che dopo il primo Tso (ne ho subiti ben 7), nessuno ha
mai parlato con me. Hanno compilato i prestampati e si sono fatti
fare l'autorizzazione al Tso dal sindaco. Qualcuno degli psichiatri
mi ha visto (visto, non parlato con me), ma ce ne sono altri che non
hanno mai visto il mio viso, così come io non ho mai visto il loro.

[...] Arrivano a casa mia, invadendola, poliziotti, infermieri e vigili
urbani. Mi sequestrano e mi portano in ambulanza al reparto di
psichiatria. Non posso dire che non c'era notifica, infatti non c'era
ancora neanche il provvedimento di Tso rilasciato dal sindaco. E non
c'era perché non erano ancora state compilate nemmeno le richieste
dei medici. All'SPDC, lo psichiatra, tutto tracotante e duro, decreta
il Tso “Lei è in Tso!”, perché gli dissi di farmi delle domande
specifiche invece di quella (banale e insipida) generica (“Mi
racconti cos'è successo”. “Così potrei raccontarle qualsiasi
cosa. Mi dica a cosa si riferisce o cosa vuole sapere, ed io le
rispondo”. Egli, ovviamente, doveva imporsi a tutti i costi, e mi
ripeté la stessa sciocca cosa. Io gli feci la stessa richiesta, e
lui decretò il Tso. Ma non è il sindaco che decide ciò?...
poverino, forse ha dei problemi d'identità... come quelli che
credono di essere Napoleone... ). Io, per i motivi suddetti, protestai
per questa cosa, ed egli in risposta mi disse di assumere la terapia.
Sempre per gli stessi motivi, mi rifiutai di farlo. Allora lui mi
fece aggredire da cinque infermieri, mi fece legare al letto e mi
fece praticare le punture. E poi mi venne a dire “Così capisci chi
è che comanda”. E tutto questo senza Tso, senza niente di niente.
Fecero tutto dopo.

Capisci, capite perché serve la legge e il Tso? Per dare la possibilità a
dei falliti, a dei frustrati, a dei sadici e a dei perdenti di fare
queste cose.

[...] In altra occasione, una decine di persone, alcune con armi in pugno,
invasero casa mia, e successe questa cosa, fra le tante altre. Io ero
tranquillo, non avevo aggredito nessuno né avevo intenzione di
farlo, ecc. Vieni, non vengo, e, come sempre, stavano per saltarmi
tutti addosso per portarmi via con la forza. Ero in pigiama, e dissi
di darmi un minuto per indossare i pantaloni. Stavo infilando la
cintura nei passanti e non avevo ancora abbottonato i pantaloni. Uno
mi mette le manette (e perché?) e mi trascinano via coi pantaloni
“penzoloni”. Dovevano dare spettacolo, dovevano far vedere come
“veste” il “pazzo”. Mentre mi portavano fuori, vidi la
psichiatra e lo psichiatra nel mio salotto, seduti nelle mie poltrone
– NEL MIO SALOTTO E NELLE MIE POLTRONE – che confabulavano –
tramavano e complottavano – su quello da scrivere sui fogli che
tenevano in mano.

[...] Dalla normativa, mi fai vedere dove sono scritte e previste le cose
che ho narrato, le cose che lor signori fanno?

E sarebbe questo (omissis) che poi dovrebbe seguire le buone prassi,
che dovrebbe aiutare e rispettare i “pazienti”?

Ma non mi si faccia ridere, non mi si faccia vomitare.

[...] La contenzione al letto. Ti ho parlato di quella mia di quella volta.
In tutti i 7 Tso mi hanno legato al letto, e per periodo prolungati,
anche più di un giorno. Anche la contenzione dovrebbe essere fatta
in casi rarissimi, e ogni volta per brevissimi periodi, cioè il
tempo che il farmaco faccia effetto, e non ci vuole molto, solo
qualche minuto, al massimo mezzora. Vedi invece qual è la realtà: http://blog.libero.it/lamediseta/6956451.html

C'è anche quella dei prestampati: “Le certificazioni oltre a contenere
l'attestazione delle condizioni che giustificano la proposta di TSO,
devono essere motivate nella
situazione concreta. In altre parole non dovrebbero essere ammesse
certificazioni che si limitano alla mera enunciazione delle tre
condizioni, né tantomeno prestampati. Così come non dovrebbero
essere prese in considerazione certificazioni che si limitano alla
sola indicazione della diagnosi. In realtà l'uso di prestampati è
una prassi comune accettata dai sindaci e dai giudici tutelari che
dovrebbero vigilare sul rispetto delle procedure e delle garanzie
previste dalla legge. (Nella sezione sentenze
trovate alcune decisioni della magistratura che ratificano l'obbligo
di motivare i TSO in maniera sostanziale e non meramente formale)”.
http://isole.ecn.org/antipsichiatria/autotutTSO.html

La procedura parla chiaro sui prestampati. Oltre a ciò, c'è una
sentenza della Cassazione. Ma gli psichiatri continuano ad usare i
prestampati, continuano a fare quello che vogliono, e nessuno li
“richiama”. Gli psichiatri violano, si può dire, la legge; in
più, è come se violassero un'ordinanza di un giudice. Ma nessuna
denuncia scatta contro di loro. Ma è tutto un tantino collegato, e
il fatto che gli psichiatri fanno ciò che vogliono senza che nessuna
indagine venga su di loro svolta, la dice lunga su tante cose. E il
fatto che ogni volta che qualcuno fa causa agli psichiatri, questi
vengano sempre assolti, la dice ancora più lunga.

[...] Ora, è d'uopo ribadirlo, fermo restando che sono integralmente
contro il TSO e che lo si deve solo eliminare, voglio dire alcune
cose. Anche quando gli psichiatri e tutti quanti dovessero,
ipoteticamente, seguire le buone prassi del futuro opuscolo di cui tu
parli, non esiste per niente da parte mia che io “consigli” agli
psichiatri come rendere il Tso più “dolce”, meno “traumatico”,
ecc. Certo, se, ad esempio, una persona in Tso venisse legata mezzora
invece di mezza giornata, sarebbe “cosa buona”. Ma a me non
interessa rendermi la prigionia meno dura e pesante. Il mio obiettivo
è l'eliminazione totale del Tso e delle coercizioni. Se collaborassi
a un qualcosa che mira a rendere meno peggiore l'operato
psichiatrico, significherebbe, per l'appunto, che io miri a questo,
che basta sistemare qualche cosuccia e poi tutto potrebbe funzionare
con tutti i crismi, come se si trattasse di eliminare i pochi
elementi nocivi per far sì che il resto, grandissimo e grandemente
buono, possa finalmente funzionare a pieno regime.

Si, già, a pieno REGIME.

Una spina è conficcata nella carne. Non perdo tempo a studiare come fare
per far sentire meno dolorosa e pungente la spina. Ammesso che si
possa far ciò, non m'interessa: m'interessa togliere la spina, e
basta. Il Tso è drammaticamente traumatico, destrutturante e
destabilizzante. Non mi si chieda come renderlo più “soft”.
Perché, anche quando si trovasse il “soft” e questo venisse
applicato, il tutto sarebbe ugualmente catastrofico. È il Tso che
crea la catastrofe, per cui va eliminata la causa, va abolito il Tso.

C'è poi l'altro fattore, che credo si sia già ampiamente capito.
Ammettiamo che delle buone regole “risolvano” tutti i problemi.
Sì, può darsi, ma ciò solamente nel caso in cui le linee guida
venissero seguite e rispettate. Ma chi dovrebbe poi seguirle e
rispettarle, coloro che si comportano per come ho detto? Si crede,
non so, che poi, con le nuove direttive, non invadano più le case
delle persone, che gli chiedano dove vogliono curarsi, che gli
notifichino il Tso? Ma se non lo fanno ora, cosa fa pensare che lo
faranno dopo? Queste regole già ci sono, e gli psichiatri non le
rispettano. E da persone che infrangono queste semplici normative,
come si pensa che trattino i pazienti in Tso? E come si pensa che
verranno trattate in futuro con le buone prassi?

Che gli psichiatri e le psichiatre inizino intanto a rispettare le
normative attuali e la Legge.

Non si pensi a costruire il secondo piano senza il primo. Come si può
pensare che persone che non rispettino le attuali normative,
rispettino poi delle buone prassi, delle linee guida migliori delle
attuali? Sarebbe come ipotizzare che chi non sa, di fatto, saltare un
metro, riesca poi, chissà come, a saltarne due.
Credo, senza ombra di dubbio, che si è capito tutto, ma faccio lo stesso un
esempio “icastico” e un po' metaforico – più che altro
fantastico. Mettiamo che nell'opuscolo, per valide e fondate ragioni,
venga previsto che il paziente debba dire la sua sulla diagnosi che
lo riguarda e sul trattamento e gli psicofarmaci che deve assumere,
sul piano terapeutico. “Bene, grandissima cosa, guardate come
vengono rispettai e considerati i pazienti, gli si chiede sulla
diagnosi, sul piano terapeutico, ecc.”.
Gli si chiede se accettano le cure, gli si chiede dove vogliono curarsi.
Ma se non gli si chiede manco dove vogliono andare a curarsi, come si
può pensare che gli “chiedano” il suo parere sulla “diagnosi”,
come si può pensare che le persone, sia ora che dopo l'eventuale
opuscolo, vengano aiutate, come si può pensare che gli stessi
psichiatri che ora non fanno il minimo previsto, facciano poi di più
per i pazienti?

Per cui, concludendo, e sempre fermo restando l'abolizione del Tso, non
esiste che io, anche indirettamente o in forma minima, fornisca agli
psichiatri e alle psichiatre uno strumento per poter meglio
edulcorare e mascherare il loro vile, vigliacco e criminale operato.
[...] Scrivere delle linee guida e delle buone prassi, significa
fornire agli psichiatri una copertina ancora migliore al loro libro,
una copertina che è già adesso più che ottima. Già ora tutti
pendono dalle labbra degli psichiatri e delle psichiatre per questa
copertina così bella. Ci mancherebbe che io mi adoperassi per fargli
avere una copertina migliore. Già ora nessuno guarda cosa c'è nel
libro, nessuno lo vuole leggere, nessuno lo vuole capire. E chi lo sa
e lo capisce, o nega o non vuole muovere un dito. Per quanto mi
riguarda, il libro va eliminato, bruciato. Una copertina migliore
servirebbe solamente a distrarre le persone da ciò che realmente
accade e farebbe acquisire ancor più prestigio a quello –
spropositato, esorbitante, a dismisura e totalmente immeritato –
che gli psichiatri già possiedono. Tu, Furio, e tutte le altre
persone, siete, ovviamente, liberissime di fare quello che volete. Se
pensate che scrivere delle linee guida serva a “migliorare” la
situazione, liberi di pensarlo. Penso però che tante volte le cose
si facciano per far vedere quanti si è bravi e per avere la
soddisfazione personale del vedersi accettato qualcosa, specie da
parte di coloro che consideriamo “più competenti e bravi di noi”.
Da parte mia [...] ci tengo a dire che [...] è sbagliato fare un
opuscolo con delle linee guida (semmai, perché non qualcosa, da
parte vostra, che “costringa” gli psichiatri a rispettare le
norme vigenti? [...]

Natale Adornetto

--- Dom 26/4/09, Furio ha scritto:

Salve stiamo cercando con alcuni colleghi
di provare a tracciare delle linee guida
o buone prassi
per i casi di TSO in caso di doppia diagnosi ( siamo tutti contrari a questo strumento
per come e' proposto dalla normativa vigente
pero' per adesso e' quello che esiste..
ma spesso c'e' molta confusione
a seconda dei distretti socio sanitari, città, regioni ecc.)
una sorta di opuscolo sia per operatori e un altra
per le famiglie
qualcuno puo' aiutarmi?

Natale forse ci puoi dare una mano?
http://senza-futuro.blogspot.com/2009/05/opuscolo-tso-e-buone-prassi.html
**************
Con l'occasione, do alcune informazioni.
Il sito dell'OISM (Osservatorio Italiano Salute Mentale) e quello di NoPazzia-AntiPsichiatria sono da qualche mese "oscurati", ed è per questo che se si clicca sui relativi link segnalati da gaia all'inizio della discussione, non si trova niente.
Visto che gaia ha elencato fra le Storie e Riflessioni l'articolo "La psichiatria? Non mi riguarda". Ma...", articolo scritto da me, se qualcun* volesse leggerlo, clicchi qui http://senza-futuro.blogspot.com/2009/09/la-psichiatria-non-mi-riguarda.html
Segnalo poi dei siti e dei blog:
- Senza Ragione: http://www.senzaragione.org/
- NoPazzia: http://www.nopazzia.it/
All'interno di NoPazzia trovate altri link.
Infine, un altro riferimento personale: http://www.tracce.org/adornetto.html
Natale Adornetto
Inviato il: 16/9/2009 22:33
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#29
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Grazie mille per questo contributo, Natale, e benvenuto.
Per chi ancora non dovesse avere capito, è di questo che stiamo parlando.
Di questo e dell'uso del tso come strumento di controllo sociale.

Grazie anche per la segnalazione dei siti e le rettifiche dei link. Conosci la ragione per cui quei due sono stati oscurati? La cosa mi lascia veramente basita.
Inviato il: 17/9/2009 9:15
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  abbidubbi
      abbidubbi
Re: TSO: psichiatria e controllo sociale
#30
Mi sento vacillare
Iscritto il: 31/8/2005
Da roma
Messaggi: 671
Offline
parziale OT

qualcuno ha letto la trilogia Millennium di Stieg Larsson?

E' un fulgido esempio di TSO funzionale alla "sicurezza dello stato". In questo senso è una lettura davvero illuminante.
_________________
Io sto mentendo. (Eubulide, V secolo a.C.)
Inviato il: 17/9/2009 13:34
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
 Vai all'inizio   Discussione precedente   Discussione successiva
123>

 


 Non puoi inviare messaggi.
 Puoi vedere le discussioni.
 Non puoi rispondere.
 Non puoi modificare.
 Non puoi cancellare.
 Non puoi aggiungere sondaggi.
 Non puoi votare.
 Non puoi allegare files.
 Non puoi inviare messaggi senza approvazione.

Powered by XOOPS 2.0 © 2001-2003 The XOOPS Project
Sponsor: Vorresti creare un sito web? Prova adesso con EditArea.   In cooperazione con Amazon.it   theme design: PHP-PROXIMA