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  Capitalismo Democratico Popolare

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  •  Nirav
      Nirav
Capitalismo Democratico Popolare
#1
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
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Ricordo che un giorno, sentendomi straordinariamente appagato, confessai ad un caro amico d’essere seriamente propenso a porre fine alla mia vita, ma che qualcosa ancora mi tratteneva dal farlo: il mio senso di responsabilità nei confronti del genere umano. C’era un’idea dentro di me che dovevo svelare al mondo intero prima di andarmene. Gli spiegai nei dettagli questa mia visione, questo mio sogno, l’idea di come l’economia e l’iniziativa privata potrebbe e dovrebbe essere. Al termine del racconto il mio amico mi guardò stranito e disse: “Humm… noo… vai tranquillo, all’umanità non interesserebbe di sicuro”.

Scherzi a parte, è sempre difficile esporre un’idea a qualcuno, subito si è sottoposti a critiche impietose sulla fattibilità e le possibilità di successo. Ma la mia idea necessita il coinvolgimento di molte persone e quindi correrò il rischio di espormi al pubblico. Userò uno stratagemma per esporre la mia idea, ma lascerò anche qualche indizio che renderà chiaro l’espediente.

Ma prima di esporvi dettagliatamente di cosa si tratta, è importante che vi racconti di un viaggio fatto in Australia circa due anni fa. Mi trovavo a Mingulay una piccola città sulla costa orientale famosa per la pesca e la produzione manifatturiera di stivali da cowboy. Poco più di 120.000 abitanti, un mare stupendo e una folta vegetazione a ridosso delle antiche mura medioevali.
Facevo colazione sempre nello stesso posto, un locale vicino alla spiaggia con grandi ombrelloni all’aperto e tavolini in legno, incisi per sempre con nomi, scritte e figure, centinaia di testimonianze di avventori precedenti. I camerieri e il personale in genere, erano di una gentilezza squisita. Non ipocritamente servili come avvolte accade, ma sinceramente interessati a farmi tornare ogni mattina.
Servizio veloce, cibo fresco, prezzi contenuti e simpatia.
Un giorno mi trovavo a curiosare tra bancarelle di libri in cerca di una prima edizione di un autore australiano da portare a casa come trofeo. Tenevo appunto in mano una copia di Brave New World di Huxley, quando mi si avvicinò una ragazza decisamente convinta di conoscermi. Capita a volte che incontrando una persona fuori del contesto abituale si stenti a riconoscerla. Lei allora mi elencò la mia consumazione abituale: “Caffé nero, insalata con tofu e torta di mele”. Ridemmo insieme pensando che mi aveva servito la colazione appena poche ore prima e per farmi perdonare la invitai a bere qualcosa. Per rompere il ghiaccio le feci i complimenti per la buona gestione del locale in cui lavorava e insinuai scherzando che doveva esserci un rapporto idilliaco con il proprietario. Lei rise e mi disse che in un certo senso era proprio così. Mi spiegò che la maggior parte del personale, più di venti persone divise in tre turni, erano anche proprietari dell’attività. “Bene”, dissi, “così oltre ad avere un lavoro, a fine mese dividete tra di voi anche i profitti.” “Non proprio” mi spiegò, “in realtà i profitti vengono divisi equamente per mille, tanti sono i proprietari.” “Mille?” La cosa si faceva interessante così ordinai altri due drinks. “Si”, mi disse, “siamo in mille a possedere quel locale, in un sito web seguiamo l’andamento degli affari e ogni anno eleggiamo il Manager e l’aiuto Manager. Ma poi il locale è frequentato molto dai suoi proprietari, ci conosciamo quasi tutti.” “Interessante”, dissi, “è la prima volta che sento qualcosa del genere.” “Già”, rispose, “abbiamo iniziato con quello più di sei anni fa, eravamo un gruppo d’amici, per lo più disoccupati e coinvolgendo gli amici degli amici e con soli cento dollari ciascuno ci siamo riusciti. Lo vedi quel supermercato in fondo alla piazza? Quello lo abbiamo aperto tre anni fa, solo prodotti organici e locali. Una scelta rischiosa per un qualsiasi privato, ma non per noi che siamo partiti con una base di mille proprietari e allo stesso tempo mille potenziali clienti. Usiamo internet per decidere insieme la politica aziendale, quali prodotti vendere e quali invece riteniamo dannosi per la salute.” Fece una pausa e mi guardò sorridendo, sapeva di avermi stupito e rincarò la dose: “La vedi quella libreria di fianco al supermercato? L’abbiamo aperta due anni fa e credimi, trovi titoli che solitamente si è costretti ad ordinare via internet o in libreria, aspettando settimane. Non certo il genere di libri che il governo è felice di vedere esposti nelle vetrine. Abbiamo ormai ventiquattro attività imprenditoriali, il mese prossimo apriamo un villaggio turistico a poche miglia da qui, dovresti venire a vederlo, è meraviglioso.” Ora il mio stupore aveva lasciato posto ad una strana forma di rispetto e timore insieme, ordinai altri due drinks. “Ma allora”, chiesi timidamente, “la vostra è una specie di organizzazione che sta prendendo il sopravvento sull’intera città.” Lei rise, poi mi guardò seria, quindi rise nuovamente e il suoi occhi si persero all’orizzonte. “Quando sei anni fa iniziammo con l’attività del ristorante, la cosa destò molto interesse in città. Un po’ per l’alto numero di persone coinvolte e un po’ per la modalità con cui avevamo iniziato, tutta la città parlava di noi. Presto altri hanno voluto partecipare a questa nuova idea. Così abbiamo creato altri gruppi di mille persone e poi altri e altri ancora. Ora questa città appartiene ai suoi cittadini, il pub dove siamo seduti, così come la maggior parte di negozi, fabbriche, persino banche e assicurazioni, allevamenti, aziende agricole e ogni giorno qualcosa di nuovo si aggiunge.” Si guardò intorno e con entusiasmo mi disse: “Qui non abbiamo praticamente disoccupazione e chi non lavora vive di rendita. Abbiamo all’incirca ottanta gruppi in città e la cosa si sta propagandando in altre parti dell’Australia.” Ormai con il cameriere ci capivamo a semplici occhiate e arrivarono altre due bevande. “Ma allora”, dissi, “tutto ciò è molto più importante di quanto sembri, come l’hanno presa le istituzioni e gli imprenditori del posto?” “Gli imprenditori all’inizio ci deridevano, ci chiamavano quelli della colletta, poi tutto è cambiato in fretta, a lavorare a pieno regime erano solo le attività messe su dall’associazione di cittadini. Ci accusarono di boicottarli illegalmente e ci misero le istituzioni locali contro. Ogni nostra impresa veniva passata al vaglio scrupoloso delle autorità competenti. Ma ormai la città era con noi, quando è arrivato il momento delle elezioni abbiamo votato un nuovo consiglio comunale. Gli imprenditori che non hanno chiuso o venduto le loro attività ora collaborano con noi.” L’impeto con cui parlava tradiva gli scopi ideali che tutto ciò rappresentava per lei. Ma ancora stentavo a capire e chiesi: “Ma perché mille? E non cinquecento o duemila o il numero di persone necessario a raggiungere una certa somma prestabilita?” Si accese lentamente una sigaretta e inspirò profondamente. “Prima di tutto, volevamo che ad essere coinvolte fossero proprio le persone che più ne avevano bisogno, gente povera o disoccupata.” Mi sorrise in maniera enigmatica e disse: “Hai delle monetine in tasca?” Non capivo, ma stetti al gioco e cominciai a frugare nelle tasche, ne vennero fuori qualche moneta da mezzo dollaro e da un quarto, poi dalla giacca spuntò anche qualche euro e misi il tutto sul tavolino. Insieme li contammo calcolando il tutto in dollari. Il cameriere da lontano seguiva preoccupato lo svolgersi delle operazioni. “Bene”, mi disse, “qui hai all’incirca otto dollari, sono sicura che questi spiccioli non rappresentino poi molto per te. Prima di cominciare a tirarli fuori dalle tasche forse non sapevi nemmeno di averli. Ora moltiplica questi otto dollari per mille.” Cominciavo a capire, persino cifre esigue moltiplicate per mille si trasformano in somme ragguardevoli. “Inoltre”, aggiunse, “mille persone non sono una quantità così grande da mettere insieme.”
(Segue)

Credo di essermi dilungato forse un po’ troppo con il racconto di questo viaggio Australiano ma spero che ne sia valsa la pena. Ora, per quanto riguarda la mia idea, per motivi di spazio mi vedo costretto a darvi appuntamento ad un prossimo futuro, sempre che siate interessati. Vi racconterò anche di come a mia volta diventai parte di un gruppo di “Mille” per l’apertura di Mingulay Radio Network. A presto quindi.

Maurizio (Nirav)
mauriziotoo@googlemail.com
Inviato il: 29/4/2009 16:57
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  •  dino
      dino
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 2/11/2007
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... se è vera tutta questa storia è senz'altro rivoluzionaria, un nuovo concetto sociale di intendere il lavoro, che si libera alla grande da tanti meccanismi burocratici producendo forza lavoro e consumo da uno stesso soggetto giuridico... indubbiamente è qualcosa di molto positivo che al primo impatto rallegra il cuore e la speranza che possa divenire un sistema di lavoro esportabile in tutto il mondo.

...l'unica cosa che non mi convince del tuo racconto sono le 'mura mediovali' in Australia... che io sappia le prime edificazioni murarie in australia sono state compiute in tempi più recenti....

...per il resto grazie per il tuo racconto, perchè a primo impatto questo potrebbe essere un modello sociale e di sviluppo che potrebbe interessare tutti i più disagiati... in pratica la maggioranza dell'Umanità...

Organizziamoci anche qui... io sono con te.... ciaodino
Inviato il: 30/4/2009 9:33
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  •  dr_julius
      dr_julius
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/8/2006
Da
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concordo in tutto con Dino (comprese le mure medievali).
Non so se la storia sia vera, e forse non mi interessa davvero saperlo.

Aggiugno solo che anche nelle "società cooperative" si ragiona in modo simile e che tale forma di società è perfino riconosciuta dallo Stato Italiano: "nell'articolo 45 della Costituzione la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata".

Volendo applicare un concetto analogo occorre tenere presente il fatto che una cooperativa, se non sbaglio, ha un vincolo di vendere i propri prodotti o prestare i propri servizi principalmente ai propri soci. Mi sembra, se non sbaglio, l'unica differenza dalla storiella sopracitata.

Andiamo avanti?
_________________
Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. (Carlo Rubbia)
Inviato il: 30/4/2009 13:47
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#4
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
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Ringrazio Dino e dr_julius per aver accolto positivamente il mio racconto. Certo sarebbe bello poter organizzare qualcosa di simile in Italia, ma questo dipende solo da noi. Bisogna crederci veramente, avere entusiasmo e determinazione, perseveranza e creatività. Ci vuole anche un pizzico di fortuna, le persone giuste al momento giusto e nel “luogo” giusto.
Per quanto riguarda le “mura medioevali”, vi riporto ciò che ho scritto nel primo messaggio:

…è sempre difficile esporre un’idea a qualcuno, subito si è sottoposti a critiche impietose sulla fattibilità e le possibilità di successo. […] Userò uno stratagemma per esporre la mia idea, ma lascerò anche qualche indizio che renderà chiaro l’espediente.

Grazie dr_julius per aver accennato alle cooperative. Come tu dici, ci sono delle agevolazioni ma anche delle restrizioni, credo invece che per competere alla pari con il capitalismo elitario si debba usare lo stesso tipo di strutture societarie.
Ma ora torniamo alla città di Mingulay:

Ero rimasto molto colpito dalle rivelazioni della ragazza e volevo saperne sempre di più. Lei rispondeva alle mie domande volentieri e senza reticenze. Si capiva che era orgogliosa di ciò che avevano realizzato, ma altrettanto chiaro era il suo desiderio di diffondere il loro modello di economia. Nel frattempo la nostra conversazione si era trasferita nel patio di casa sua, dove, una stupenda vista sul mare, faceva da sfondo ad una cenetta improvvisata ed innaffiata da un ottimo vino. La casa era di legno, in stile coloniale, colorata di bianco e circondata da un grande giardino. Sfrontatamente le chiesi se la casa era di sua proprietà o in affitto. Lei sorrise ironicamente e poi , facendosi seria mi disse: “La casa, è una questione che il nostro gruppo ha affrontato fin dall’inizio. Ogni anno acquistiamo decine di case, purché abbiano un valore aggiunto, una particolare bellezza. Anche questa casa l’abbiamo comprata insieme, io comunque pago un affitto. “ Ma allora” dissi, “se devi pagare un affitto, non ti giova a nulla che la casa appartenga al tuo gruppo.” Lei mi guardò divertita e disse: “Sei sicuro di ciò che stai dicendo?” Di fronte alla mia titubanza continuò: “Come ti ho detto, ogni anno compriamo diverse case e il guadagno che ricaviamo dalla loro locazione, diviso tra di noi, controbilancia in parte il costo dell’affitto. Abbiamo calcolato che tra venti o trenta anni quando avremo all’incirca un migliaio di case, l’affitto che ognuno dovrà pagare sarà solo una mera formalità, perché il dividendo sulle locazioni sarà pari all’affitto stesso.” Il ragionamento non faceva una piega, mi sentii uno sciocco e cambiai argomento: “Ma è possibile” le chiesi, “che tutto funzioni sempre bene, senza fallimenti, senza errori?” Lei sembrava aspettarsi questa domanda, si accese una sigaretta e disse: “Si, hai ragione, non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Il sistema con cui gestiamo le nostre imprese è a maggioranza. La maggioranza del gruppo decide per tutti. La democrazia non è un sistema perfetto. A volte la maggioranza di un gruppo trascina i suoi associati in qualche avventura rocambolesca, ma tutto ciò è istruttivo, le esperienze negative e gli errori sono il prezzo che paghiamo in cambio della nostra indipendenza e libertà di autodeterminazione.” Su, racconta” la incoraggiai, “cosa ad esempio non è andato per il verso giusto?”, lei sorrise maliziosamente e rispose: “Devi sapere che ogni gruppo ha il suo spazio web privato dove incontrarsi, controllare l’andamento delle varie attività e prendere decisioni per il futuro. Ognuno dei mille associati ha il diritto di fare proposte su progetti già avviati, ma anche di proporre nuove idee. Noi queste le chiamiamo ‘mozioni’. Se una mozione raggiunge 501 voti positivi si procede, a dispetto, naturalmente, di chi ha votato contro. Circa due anni fa, qualcuno ebbe l’idea che il nostro gruppo si sarebbe rafforzato investendo in borsa. La mozione passò con una maggioranza molto stretta. Le premesse erano buone, avevamo eletto un team di esperti e c’eravamo ripromessi di investire solo in società le cui finalità non fossero in contrasto con la nostra visione etica degli affari. Con il passare del tempo, il nostro team, in difficoltà per alcuni investimenti andati male, cercò di coprire le perdite investendo in prodotti finanziari puramente speculativi. Non solo avevano tradito la nostra fiducia, dopo poco più di un anno le perdite totali ammontavano a 700.000 dollari. Come vedi, anche il nostro sistema non è infallibile, ma per assurdo che ti possa sembrare, quel fallimento ci fu molto utile, ci tolse una volta per sempre la paura che un singolo episodio possa cancellare il lavoro di molti anni. Ci accorgemmo d’essere indistruttibili.”
(segue)

Maurizio (Nirav)
Inviato il: 5/5/2009 22:46
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  •  Pispax
      Pispax
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#5
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 19/3/2009
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Non ho capito una cosa.

Come hai fatto a ricordarti i dettagli dopo aver bevuto tutta quella roba?????
Inviato il: 6/5/2009 23:32
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#6
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
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Hai ragione Pispax, quel giorno si è bevuto molto e si sa come queste cose vanno a finire…


La serata proseguì piacevolmente e, stesi sul suo letto, ancora non si era spenta la voglia di parlare del loro straordinario sistema economico. “Voglio anch’io entrare nel vostro gruppo.” Le dissi. “Ma non puoi” rispose “siamo già in mille, al massimo puoi metterti in lista di attesa e sperare che qualcuno voglia uscirne, ma non succede molto spesso.” Sorrise del mio disappunto, imitò la mia espressione imbronciata e poi disse: “Ma se vuoi puoi iscriverti ad un gruppo in formazione, ce ne sono molti.” “Ma non sarebbe la stessa cosa” risposi “Quando tornerò in Italia voglio avere qualcosa che ci accomuni, qualcosa da condividere con te” Lei sembrò compiaciuta dalla mie parole e riflettendo disse: “Sai cosa possiamo fare?! Scegliamo un nuovo gruppo e ci iscriviamo insieme.” Cosi dicendo allungò un braccio e prese un laptop da sotto il letto. Dopo solo venti minuti il computer era pronto per navigare. “Vedi?! Questo è il portale principale, quello creato da noi, il gruppo Alfa. Ora è usato dalla maggior parte dei gruppi per accedere ai loro spazi privati, altri invece, hanno preferito creare siti per conto loro.” Cliccò la sezione <Gruppi in allestimento>, digitò una password e si aprì la pagina. “Qui, come vedi, ci sono tutte le proposte per creare nuove attività con nuovi gruppi di persone.” C’erano vari progetti, almeno una cinquantina:

Fabbricazione impianti fotovoltaici. Adesioni 827 persone.
Negozio di libri usati a Sidney. Adesioni 344 persone.
Radio network a Mingulay. Adesioni 932 persone.
Costruzione case ecologiche. Adesioni 722 persone
Progetto dirigibili abitabili Adesioni 24 persone
Cinema multi sala a Mingulay Adesioni 872 persone
Autovetture a idrogeno. Adesioni 456 persone
Coltivazione biologica a Mingulay Adesioni 853 persone
Squadra di cricket a Mingulay Adesioni1265 persone
Compagnia di assicurazioni Adesioni 933 persone
Casa di riposo per anziani Adesioni 1124 persone
Centro di cura e benessere Adesioni 1280 persone
Casa editrice internazionale Adesioni 1124 persone
Etc.etc.

“Quale ti ispira di più?” mi chiese. C’erano molte iniziative interessanti, altre incuriosivano tanto era strane e improbabili. “Vediamo il negozio di libri usati” Lei vi cliccò sopra e si aprì la pagina del progetto che leggemmo insieme. “Interessante” disse “chiedono, a chi aderisce, cento dollari e dieci libri dal proprio scaffale. Vendita on line su siti specializzati dei libri più rari e interessanti.
Negozio in centro a Sidney. Non male, partiranno fin dall’inizio con 10.000 titoli, sarà una libreria enorme. Solo che non possiamo partecipare, chiedono la residenza a Sidney. Avere gli associati nella stessa città è una garanzia anche per i progetti che metteranno in campo in futuro. Gli associati sono un serbatoio di potenziali clienti.” “Prova allora” dissi io “la casa editrice internazionale” Leggemmo anche questa proposta, molto dettagliata anche riguardo la linea editoriale, medicina alternativa, revisionismo storico, controinformazione, scienza alternativa. “Qui chiedono 300 dollari ed è aperto a tutti, solo che hanno aderito già 1124 persone, quando le adesioni saranno più di 1200, il gruppo verrà lanciato ufficialmente recapitando una e-mail a tutti coloro che si sono iscritti. Naturalmente la precedenza andrà ai primi 1000, solitamente molti non riconfermano, ma quasi mai superano il dieci per cento. Voglio dire, che saremmo fortunati a entrarci, comunque non ci costa nulla tentare.” Continuammo così fino a notte inoltrata, progetto dopo progetto, spesso ridendo delle idee più ambiziose, come i dirigibili a forma di dischi volanti, arredati all’interno con cucina e camera da letto e pensando a come sarebbe stato bello viaggiare in quel modo. Ci iscrivemmo alla fine a tre progetti, la casa editrice, la radio a Mingulay, visto che oltre ad acquisire una piccola radio locale, avrebbero trasmesso on line anche nel resto del mondo e per finire, il progetto di acquisizione di un enorme hotel a Melbourne, che grazie al supporto di banche etiche di Mingulay richiedeva un basso investimento.
“E allora ? Cosa ne pensi?” mi chiese allegramente. “Penso…” risposi “che ora che siamo soci in affari, dovremmo rivestirci e andare a brindare in qualche bel locale lungo la spiaggia.”
(segue)

Maurizio (Nirav)
Inviato il: 21/5/2009 19:01
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#7
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
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Salve a tutti,
siamo arrivati all’ultima parte del racconto, è necessario leggere i post precedenti per capire di cosa si tratta.

Il mattino dopo facemmo colazione sul patio, la ragazza si era presa un giorno libero. “siamo incoraggiati a prenderci giorni liberi” mi spiegò, “in questo modo diamo la possibilità di lavorare anche a quelli che non fanno parte del personale, solitamente molti soci proprietari si offrono come sostituti, giusto magari per curiosare nella gestione dell’attività.” Di certo, pensai, ci sono dei vantaggi dove i lavoratori possono dettare le regole aziendali. “Ho una sorpresa per te” mi disse.
“Oggi ti farò conoscere Marcos, è stata sua l’idea, se non fosse stato per lui questa sarebbe una città come tutte le altre. Tristi lavoratori insoddisfatti e ricchi imprenditori nei campi da golf.”
Marcos ci aspettava nella sua casa, o per meglio dire, la sua villa, sulla cima di una collina.
Un enorme terrazzo guardava verso il mare, che distava poche centinaia di metri.
Marcos ci accolse con entusiasmo, allegro e cordiale, ci fece accomodare in un chiosco tra il verde del giardino. Rise felice quando gli raccontai che avevo preso parte a tre nuovi gruppi. “Non ti preoccupare” mi disse, “vedrai che sarà più semplice di quanto immagini. A te basterà seguire via internet i lavori del gruppo e solo se vuoi, votare le tue preferenze, ma di una cosa puoi essere sicuro, presto soldi veri si muoveranno e gente vera lavorerà al vostro progetto comune.”
Marcos ci offrì da bere e ci raccontò della nascita del primo gruppo. Del tempo trascorso nei forum,
a discutere e litigare su come e cosa doveva essere fatto. Raccontò che per molti soci anticipò lui stesso i soldi necessari per aderire al progetto. “ Ora invece” disse Marcos, “i soldi arrivano da tutte le parti, molti più di quanto il nostro sistema possa assorbire, almeno per il momento.” Da alcuni accenni al suo passato si capiva che Marcos problemi economici non ne aveva mai avuti. Immaginavo che l’ideatore fosse un visionario squattrinato all’inseguimento di un sogno impossibile. Ora invece, venivo a scoprire che il fondatore era un benestante, che avrebbe potuto intraprendere qualsiasi attività senza il coinvolgimento di nessuno. Glielo feci notare e lui rispose:
“Non è mai stata una questione di soldi, molti che hanno aderito al progetto non l’hanno ancora capito. Nel passato sono stato molto critico ma anche molto pigro, ma dopo l’undici settembre, decisi che qualcosa dovevo fare, non mi andava più di giocare sapendo che la partita è truccata. Guardati un po’ attorno, il mondo è nelle mani di persone avide e senza scrupoli. Disposte a fare qualsiasi cosa pur di mantenere i loro privilegi. Sono potenti e dispongono dell’aiuto di governi, media e lobby di potere. Decidono tutto delle nostre vite, la libertà è una mera illusione, tutte le opzioni sono prestabilite. Cosa si può fare per contrastare tanto potere? Prima di affrontare il nemico devi scegliere il campo di battaglia! Quello della politica non è di nessun aiuto. L’elite al comando ama lo scontro politico, vincono sempre loro. Dare battaglia nel campo dell’informazione è utile ma non porta a nulla, conoscere ogni segreto o mistero dietro centinaia di cospirazioni internazionali , non fa si che le cose cambino. La rivoluzione poi è impossibile, il caos sarebbe un buon pretesto per limitare ulteriormente le nostre libertà personali. Non ci riamane che un unico campo di battaglia: quello dell’economia. Non è forse il denaro il motore di tutto? Usano i soldi come strumento di potere e usano il potere per assicurarsi altre ricchezze. Le regole del mercato sono state scritte a beneficio di banche e multinazionali, diventando anche noi parti attive nel mercato capitalista, otteniamo gli stessi benefici. Ora anche noi possiamo usare il potere del denaro, per qualcosa di buono una volta tanto.”
(Fine)

Nirav (Maurizio)
Inviato il: 20/6/2009 23:06
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Re: Capitalismo Democratico Popolare
#8
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 25/6/2004
Da
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Mi mancava una nuova economia tratta da un mondo immaginario: ora posso morire in pace, serenamente.
Inviato il: 21/6/2009 11:14
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#9
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
Da
Messaggi: 91
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Tutto ciò che ancora non esiste lo puoi solo immaginare.
Potresti argomentare di più i tuoi commenti.
Fare dell'ironia inutile sulle idee altrui non è molto carino.
Inviato il: 22/6/2009 19:34
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Re: Capitalismo Democratico Popolare
#10
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 1/11/2005
Da Tavistock Square, Camden, London WC1H, UK
Messaggi: 6263
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Citazione:
Potresti argomentare

Se davvero vuoi un commento dello Zio e lo richiedi aspettando di vederlo pubblicato, non sara' necessario che tu mostri piu' il tuo coraggio e la tua onesta' in nessun'altra maniera.

Sarebbe interessante, comunque (getto un semino, magari cresce una piantina).
_________________
Il Portico Dipinto Network Nanopublishing
E' dall'uso (mancato) del Congiuntivo, che li riconoscerete.
Inviato il: 22/6/2009 19:41
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#11
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
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Messaggi: 91
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E va bene, PikeBishop, è da un po’ di tempo che leggo i tuoi post e sapevo che prima o poi avrei dovuto vedermela anche con te. Sono pronto, distruggimi.
Inviato il: 22/6/2009 20:51
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#12
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
Da
Messaggi: 91
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Tardi, ma ho capito. Lo zio sarebbe Linucs e ci vuole molto coraggio ad apettare un suo commento argomentato.
Pensavo ti riferissi a te stesso. Peccato, pregustavo una tuo commento preciso e tagliente alla mia iniziativa.
Ma te lo chiedo comunque PikeBishop, ti piace o no l'idea?
Inviato il: 22/6/2009 23:53
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Re: Capitalismo Democratico Popolare
#13
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 19/5/2004
Da
Messaggi: 7222
Offline
******

Avevo scritto un lungo post polemico e acido... ma non e' il caso:
Sappi solo che dietro l'ironia e il sarcasmo di tanti non c'e' molto altro... (a parte odio e misantropia... forse...)

********************

mc
Inviato il: 24/6/2009 13:33
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#14
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
Da
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Eppure, io continuo a credere in questo progetto.
Molti in questo e altri forum ad un certo punto si chiedono: cosa possiamo fare per cercar di cambiare le cose?

Ad esempio, noi di Luogo Comune, potremmo unirci per fondare una casa editrice e portare in Italia libri stranieri ancora inediti o fuori stampa.

Mi vengono in mente almeno un paio di autori che mi piacerebbe vedere tradotti in italiano:

Eustace Mullins, “Murder by injection”, è un capolavoro, praticamente la storia della medicina ufficiale moderna e di come le multinazionali del farmaco si sono impadronite dell’istruzione e della pratica medica. Dello stesso autore “The Secrets of the Federal Riserve”.

Un altro autore che vorrei veder pubblicato in italiano è Terence Mckenna, non solo per le sue ricerche nel campo dell’ enteogenica , ma anche per le sue teorie sulla risonanza degli eventi storici nel corso del tempo e molto altro ancora.

O anche il libro “The Christ Conspiracy: The Greatest Story Ever Told” di Acharya A.

Sono sicuro che molti di voi conoscono libri importanti che ancora non sono stati pubblicati in Italia.
Sarebbe un apporto notevole in questa guerra di informazione tra main stream media e informazione alternativa. Mille persone con 50 o 100 euro ciascuno potrebbero dare inizio ad una strepitosa avventura.

Cosa ne pensate?
Inviato il: 16/8/2009 16:11
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  •  black
      black
Re: Capitalismo Democratico Popolare
#15
Mi sento vacillare
Iscritto il: 27/8/2009
Da
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se bastassero 50euro potremmo farlo domani,dubito pero' che bastino,
a voi i calcoli
Inviato il: 29/8/2009 12:34
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