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  L'angolo delle cose preoccupanti...

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  •  ivan
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1141
Sono certo di non sapere
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Citazione:


"Goebbels (uno come un'altro fra altri)"



Legge di Godwin: sul web in qualunque discussione – a prescindere dall'argomento – qualcuno inevitabilmente criticherà un punto di vista apparso nella discussione facendo dei riferimenti a Hitler o al Nazismo (« As a Usenet discussion grows longer, the probability of a comparison involving Nazis or Hitler approaches 1 ») .

Source: wikipedia.
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La verità raramente è pura e non è mai semplice
Inviato il: 25/1/2014 19:49
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  •  Merio
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1142
Sono certo di non sapere
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AAGIRFAN ha scritto tre articoli contenenti una timeline circa i maggiori casi (credo) di abusi su bambini, circoli pedofili internazionali ed affini...

Inizia qui:

Timeline...

E il nome di Saville spunta ad ogni piè sospinto...
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Ezra Pound
Inviato il: 29/1/2014 16:04
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  •  toussaint
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1143
Sono certo di non sapere
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chi è Saville?

edit: ah trovato, il conduttore della BBC...
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"Siam del popolo le invitte schiere c'hanno sul bavero le fiamme nere ci muove un impeto che è sacro e forte morte alla morte morte al dolor. Non vogliamo più assassini non vogliamo più briganti come un dì gridiamo: avanti!" Arditi del Popolo 1921
Inviato il: 29/1/2014 16:53
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1144
Sono certo di non sapere
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Era un volto noto della BBC (tra le altre cose) che una volta morto è stato scoperto fare parte... beh di giri poco edificanti...

Jimmy Savile...
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Ezra Pound
Inviato il: 29/1/2014 17:37
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1145
Sono certo di non sapere
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Un giudice della Corte Suprema USA ha recentemente affermato che l'errore commesso durante la WWII di internare i cittadini USA giapponesi potrebbe ripetersi...

Washington Examiner...
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Inviato il: 8/2/2014 20:50
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1146
Sono certo di non sapere
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Tanto per partire bene la mattina...

RT about Irish....

Senza tener conto che AANGIRFAN ha ampliato il suo lavoro a proposito degli abusi su bambini e circoli pedofili...

Child abuse and...
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Ezra Pound
Inviato il: 10/6/2014 10:01
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1147
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Dick Cheney mi da' molta preoccupazione...

Cheney predicts...

Uhm... speriamo sia in preda ad un delirio neocon...
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Ezra Pound
Inviato il: 26/6/2014 16:45
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1148
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ANDARSENE

DI CARLO BERTANI

carlobertani.blogspot.de

“C’é un tempo giusto per andarsene anche quando non si ha un posto dove andare.”

Anonimo

Chissà perché, ultimamente accendo il PC solo per giocare a Spider: eppure so che l’algoritmo del programma è pianificato per rendere il gioco sempre più difficile man mano che il record scende. Potrei cambiare alcuni dati su certi files, per aggirare questo “blocco”...troppa fatica: va bene così, tanto per passare il tempo.

Talvolta provo a scorrere il Web per cercare qualche articolo un po’ “frizzante”, ma c’è un mortorio che fa paura: nell’era della guerra fra grillini vs resto del mondo (attacché al potere, residuati bellici del comunismo del tempo che fu, integralisti di tutte le risme, ecc) ogni dialogo si stempera e rifluisce nel nulla delle sabbie, ogni uadi viene inghiottito dal deserto.



Peggio ancora, ascoltare il promissorio di Renzi: fra un po’ ci racconterà che avremo tutti 800 euro il mese in più, che riconquisteremo la Libia e Nizza tornerà italiana. E’ proprio uno spasso.



C’è chi scuote la testa ed afferma che “tanto ci sarà la Terza Guerra Mondiale”, ne è sicuro, ogni evento che si verifica nella geopolitica planetaria lo indicherebbe: c’è da chiedersi se quella “certezza” non sia la disperata ancora di salvezza lanciata a mare da chi è sconfortato, una sorta di “crepi Sansone con tutti i Filistei” (e magari anch’io che fingo di crederci, che per afflizione ha raggiunto limiti insopportabili).

Eppure, nel Pianeta, non c’è aria di guerra – almeno per i prossimi anni – dopo, certo, nessuno può azzardare previsioni: dire che fra un decennio la Cina e gli USA si scontreranno, è come affermare che fra un decennio il Catania vincerà il campionato di calcio.



Gli USA “non stanno troppo bene” e cercano disperatamente di far fuori l’ennesimo “pacco” aeronautico di produzione nazionale: fra un po’, ci sarà solo l’Italia a credere ancora negli F-35. Che sono la continuazione di un altro disastro, l’F-22, l’aereo “stealth” che andava in tilt per le chiamate dei cellulari.

Gli USA non hanno preso sonore batoste negli ultimi anni, ma un logoramento continuo e pernicioso: ancora ricordiamo quando, in Iraq, smontavano le lamiere dei mezzi saltati sulle mine per saldarli sui tank decenti e rabberciarli.



La Russia ha vinto la sua partita con la Georgia, ma ad un prezzo troppo alto in termini di perdite (soprattutto velivoli) e non ha nessuna voglia d’imbarcarsi in una nuova avventura: dopo la Crimea, a lei basta il solo Donbass...poi, l’Ucraina vada a farsi fottere.



Israele picchia come un dannato su Gaza, ma quando ha tentato d’attraversare il Litani (verso il Libano) Hezbollah gli ha distrutto mezza divisione “Golani”, il fiore all’occhiello di Tzahal.



La Cina ha bisogno di decenni prima d’essere in grado di reggere una guerra, ma non ne ha motivo: perché dovrebbe distruggere i mercati che assorbono la sua produzione? Idem per l’India o per il Brasile.



Inoltre, il saggio di profitto – investendo in Oriente per rivendere in Occidente – è ancora abbastanza alto da far saltare sulla sedia chiunque parli di guerra: di quanto aumenterà il prezzo del gas? a quanto rinunceremo nelle esportazioni? Ma lasciamo perdere...l’Ucraina è un affare tedesco, che se la sbrighino loro...

Insomma, sarebbe ora che chi alimenta gli “spiriti di Odino” la smetta, perché abbiamo alle spalle un decennio di “certissima, anzi, imminente” guerra all’Iran: qualcuno l’ha vista?

Si sa: il think-tank statunitensi qualcosa devono scrivere, altrimenti i loro padroni tagliano i finanziamenti e li stornano verso altri, ancor più decisi, gente che scrive con indosso la mimetica.



Poi, ci sono i banchieri, gli istituti finanziari, le grandi holding delle monete...per loro, ora, va tutto benissimo: lucrano sui debiti pubblici – sì, è vero, devono pagare i loro lacché politici: probabilmente ne hanno pure schifo – e va bene così. Domani qualcuno non ce le farà a pagare? Inizieranno le “dismissioni” del patrimonio pubblico, ossia le “confische” mascherate: preferisci morire di fame oppure cedere Pompei ad una società del Qatar? Oltretutto, voi la lasciate andare alla malora...

L’Italia, quest’anno, è caduta al 5° posto mondiale per presenze turistiche, dietro a Francia, USA, Cina e Spagna (1). Dopo l’industria e l’agricoltura, anche la principale risorsa nazionale scende a picco: troppe tasse, poca promozione internazionale, nessuno schema d’intervento sul territorio...ed anche il primo Paese al mondo per archeologia, patrimonio artistico, cultura e cucina va al quinto posto, perché mancano le teste pensanti di una vera classe dirigente.



Così, il principale bersaglio per cambiare qualcosa e sopravvivere diventano i guerrafondai ed i banchieri: giusto. Ehm...qualcuno ha un’idea, una sola idea su come cambiare le regole del mercato, del liberismo, delle mille guerre dimenticate? Si va a bussare a Francoforte, al Bilderberg, a Bruxelles...oh certo, lor signori hanno una paura terribile.

Qualcuno vuole andarci armato di fucili e pistole: ehi, i tempi della Rivoluzione Francese o Russa sono finiti...vi farebbero fuori a chilometri di distanza. Magari con un aereo senza pilota.



Va benissimo, è attraente fare ipotesi “di scuola” perché dissertare d’economia e di filosofia non può che far bene: soltanto, smettiamo d’immaginare che qualcuno che conta se ne accorga, o, addirittura che faccia sue queste teorie! Oppure, che servano minimamente a risolvere il vero problema: far fuori questa massa di tarlucchi che si fanno chiamare “politici”. Che rimane sempre la prima tappa.

Un breve esempio?



Negli ultimi giorni d’Agosto la Camera (all’unanimità) aveva approvato un provvedimento per “ringiovanire” la classe docente (la più vecchia del mondo): non erano grandi numeri, 4.000 persone, i cosiddetti Quota 96. Ebbene, nel passaggio al Senato il provvedimento è stato bocciato (o ritirato) dopo l’intervento di “uomini della Ragioneria dello Stato”. Un organo tecnico che impone uno stop a quello politico! L’ex sen. Imposimato (ed ex Presidente della Corte Costituzionale) ha dichiarato che si è trattato di un gravissimo vulnus costituzionale, da far intervenire subito la Consulta. Sì: aspetta e spera.



Riflettiamo su cosa sta ad indicare un simile evento: c’è un’architettura istituzionale fatta in un certo modo, ossia il Governo conduce le danze, il Parlamento detta le leggi, il Presidente controlla. Facciamo finta che sia ancora così.

A questo punto, “qualcuno” di un organo squisitamente tecnico come la Ragioneria va in Senato, dice quattro paroline a chi di dovere e – ciò che la Camera ha approvato all’unanimità (notare l’assurdità della vicenda) – viene repentinamente e velocemente stralciato o bocciato.

Torniamo alla nostra “supposta” (interpretate il termine come vi pare) architettura istituzionale: non serve votare qualcuno che poi nominerà il ministro dell’economia, tanto c’è qualcun altro che – magari – prende ordini direttamente da Francoforte o da Bruxelles (oppure da Londra o da Washington, non importa) e può – col peso della spada di Brenno – far decidere ciò che vuole.



Non voglio impegnare col mio canto orecchie già troppo provate, o che già sanno queste cose, bensì chiarire alcuni meandri di questo sistema para-mafioso: ad esempio, la figura di Franco Bassanini è sottovalutata. Dopo essere volato in soccorso a Sarkozy (il nostro uomo è un ex PCI, PdS, PD...) per “rimettere in sesto” il mercato del lavoro francese (cosa parzialmente non riuscita) torna in Italia e, subito, va a sedersi alla poltrona di Poste spa, dove può controllare il più copioso serbatoio di risparmio italiano.

Nel frattempo la moglie, Linda Lanzillotta, era stata “comandata” a rimanere in Italia, nelle file prima della Margherita, poi del Partito Democratico, quindi di Alleanza per l’Italia (Rutelli) e infine (per ora) è migrata con Monti in Scelta Civica per tenere d’occhio in conto terzi cosa fanno i bimbi-minkia, i mezza età-minkia, gli anziani-minkia del Parlamento italiano.



Se la regola è “piatto ricco mi ci ficco” anche all’INPS (soprattutto dopo la riforma Fornero) ci sono i miliardi, e tanti! Basta urlare ogni tanto all’emergenza per poi spennare bene gli italioti, regola praticata negli ultimi vent’anni alla grande: Berlusconi docet.

Ecco che spunta Mastrapasqua, che occupa non so quante presidenze di enti pubblici e privati – decine, mi pare – in barba ad ogni regola istituzionale, prima di tutte la decenza. Ma viene scoperto a trafficare con i fondi dell’INPS e quelli dell’Ospedale Israelitico di Roma: nell’inchiesta che segue, “scoprono” anche che s’era comprato gli esami per la laurea in Economia. Le dimissioni sono d’obbligo.

Oggi, l’INPS è nelle mani di Vittorio Conti – un economista vicino alla Banca d’Italia – che ha un incarico a termine fino al 30 Settembre.



Questo per dire cosa?

Che, ovunque ci siano dei soldi “veri” gli uomini piazzati sono di sicura fedeltà: lo Stato – come espressione della tripartizione dei poteri – non esiste più da tempo.



Nessuno è in grado di far cambiare idea a questo ceto politico: nemmeno il M5S, percepito dagli italiani oramai come gente che dice cose giuste, ma che non sa come realizzarle. Gli “altri” italiani, continuano a far mazzette – dal centro alla periferia, da Nord a Sud – ed a partecipare al grande gioco a premi “Mafia- Camorra-N’drangheta-Sacra Corona Unita in torneo”: chi riuscirà a seppellire più rifiuti tossici? In palio, ricchi premi e cotillon.



Il M5S – da qui in avanti – rappresenterà quelle persone che furono radicali, oppure che lottarono all’interno della sinistra, ma anche della destra e che oggi non sanno più a che santo votarsi, ma solo una parte.

Il problema è che l’altra parte degli italiani o li percepisce come moralizzatori, oppure non ha fiducia in loro perché reputa le loro ricette prive dello spessore politico necessario: dopo un “non programma” sarebbe ora di passare ad un programma vero, con quale confrontarsi – in primis – con la popolazione.

Risultato: 20% a vita, senza speranze d’arrivare a nulla. Perché il M5S non ha cercato di fare proposte innovative che avvicinassero una larga fetta d’italiani (i non mafiosi)? Ad esempio, ha quasi abbandonato il problema che più viene dibattuto oggi in Europa, ossia Energia e Trasporti. Cercate un piano di tipo tedesco, ossia 80% di rinnovabili per il 2050? Accomodatevi: è qui (2), fatene pure quel che volete, basta – per sola correttezza – citare la fonte.



Ma c’è qualcuno che lotta in silenzio contro questa classe politica: lo fa senza proferir parola, senza impennate, senza scendere in piazza.

Sono anch’essi disperati: sono i cosiddetti “cervelli in fuga” (3) che non sono soltanto “cervelli” ma anche braccia: ad Ottobre, il mio pescivendolo se ne andrà in Gran Bretagna, perché là cercano gente brava per sfilettare il pesce...non saranno più orate e branzini, ma aringhe e merluzzi...e allora? Sempre pesce è: magari c’è più lavoro nel settore del sushi...e lo stipendio? Non può parlare troppo perché il padrone lo osserva...ma fa un gesto con la mano che è più che eloquente.

Se ne vanno tutti, ingegneri e falegnami, medici e gommisti...chiunque sappia far bene una cosa non ha motivo per rimanere in un Paese dove le occasioni sono pochissime ed incerte mentre le tasse sono altissime e garantite: non mi piace citarmi, però già nell’Aprile del 2009 mettevo in guardia contro questa rovina in “Questo è un Paese per vecchi” (4).



Scappano ad un ritmo sempre più serrato (5): gli italiani all’estero, a fine 2012, erano 4.341.156, con un trend in aumento di 132.139 unità. Il 44% è rappresentato da neolaureati che non hanno trovato occupazione in Patria.

Anche queste cifre, però, rischiano d’essere aleatorie e traballanti: perché? Poiché provengono dalla banca dati del Ministero degli Esteri, il quale è un database al quale ci si deve iscrivere: cosa vuol dire? Che l’iscrizione è volontaria: i nostri lavoratori all’estero potrebbero essere molti di più e nessuno lo sa. Qualcuno sa – censimenti a parte – quanti sono gli extracomunitari presenti nel Paese? E i sans-papier?



E s’aggiungono anche le persone di mezza età (6): scusate, ma questi meritano veramente una medaglia d’onore, perché non è facile lasciare l’Italia a 50 anni, dimenticare il caminetto che costruisti vent’anni prima, sperando che quello fosse il punto d’incontro di una famiglia felice. Invece, fai le valige e vai in Canada od in Australia e ricomincia da capo: se quelli che si sparano un colpo meritano tutta la nostra pietà ed umana comprensione, quelli che reagiscono e ci provano di nuovo meriterebbero sì la “medaglia del coraggio”.



Infine, ci sono anche i pensionati (7) i quali, invece di mangiare – qui, in Italia – pane e latte con le loro pensioni, scappano, vanno in posti come L’Argentina o le Canarie dove, almeno – grazie alla moneta od al diverso potere d’acquisto – possono permettersi anche, ogni tanto, due fette di pesce spada. La Patria? Ah, terra grifagna...

Cerchiamo di tirare le somme di questa analisi.



Una “leva” è composta – oggi – da 460.000 nuovi nati italiani e da 70.000 infanti stranieri. Vent’anni fa, gli italiani erano 550.000 e gli stranieri 20.000 (tutte le cifre sono state arrotondate).

Che il “seme italico” stia percorrendo un lungo ed inevitabile declino, già lo sapevamo: che succede se, di quel mezzo milione circa, se ne vanno ogni anno in...facciamo 50.000?

Ve lo dico io che sono stato insegnante: se ne vanno i migliori, quei 3-4 per classe che fanno la differenza.

Col tempo, emigreranno anche 2-3 che andranno a fare i falegnami od i saldatori, così – in Italia – rimarranno i peggiori. I figli degli extracomunitari seguono un percorso similare, ma pochi riescono ad emergere, almeno per ora.



Una parte dei bimbi-minkia rimanenti si sistemerà – grazie ai buoni uffici di papà e mammà – in politica, andranno ad ingrossare le fila di quel milione d’italiani che campa credendo d’essere classe dirigente. Diventeranno, così, mezza-età-minkia ed anziani-minkia: ma benestanti ed in buona salute.

Gli altri, si leveranno il sangue per pagare fior di tasse (e mantenerli) e seguiranno una vita ritmata dai piani industriali di Marchionne e dalle promesse del Renzi di turno. Moriranno poveri, senza mai arrivare ad uno straccio di pensione, perché i bimbi-minkia, quando cresceranno, alzeranno l’asticella ogni anno. Già lo fanno oggi, figuriamoci domani: un vero e proprio scenario da Orwell. A ripensarci, meglio Huxley con le sue allucinate felicità.



Andandosene, si raggiungono due specifici obiettivi: si campa meglio, al diavolo tutta la retorica sul “belpaese” e sulla patria (min). Magari non ci sarà il mare o il bosco di casa, ma tornate a chiedere a quelli che hanno mare e bosco come campano.



Il secondo obiettivo è meno appariscente, ma più “strategico”: mi dite voi, come farà a sopravvivere (od a decollare economicamente) un Paese che non ha un futuro industriale, un futuro agricolo e nemmeno turistico? E quando non ci saranno più teste pensanti (che già oggi contano poco o niente)?

Sarà una nazione che crollerà lentamente, ma più in fretta del previsto: più in là non mi spingo – la mia età non me lo consente – e ci sono giovani scrittori che hanno bisogno di scrutare il futuro: lo facciano, si divertano e soffrano un poco anch’essi.



Da parte mia, ho già scelto: Madeira. Dovrò prima mettere a posto alcune cose, mettere in mare la Gretel e poi veleggiare. Le mie ceneri riposeranno in Atlantico? Non importa: il mare, a pensarci un attimo, è uno solo che tutto circonda ed accarezza. Sono gli uomini a dargli tanti nome diversi, per distinguersi gli uni dagli altri e dimenticarsi così che non esistono le razze, ma solo la specie.



Carlo Bertani

Fonte: http://carlobertani.blogspot.de

Link: http://carlobertani.blogspot.de/2014/09/andarsene.html

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Facebook, la fabbrica delle bufale (anche se si prova a smontarle)
La rete e i social network non sono necessariamente il luogo dell’intelligenza collettiva. Anzi. La conferma di uno studio

di Fabio Chiusi
Giornalista

Pubblicato
settembre 5, 2014


Smontare le bufale che circolano su Facebook è effettivamente utile a limitarne la diffusione? Non sempre, risponde un saggio di prossima pubblicazione condotto da un team di ricercatori italiani e che Wired ha potuto visionare in anteprima. Intitolato ‘Social determinants of content selection in the age of (mis)information‘, il lavoro di Walter Quattrociocchi, Guido Caldarelli, Michela Del Vicario, Antonio Scala e Alessandro Bessi giunge a una conclusione piuttosto deludente per i sostenitori dell’idea che la rete sia necessariamente il luogo dell’intelligenza collettiva.

Al contrario, studiando le attività negli ultimi quattro anni di un campione di 1,2 milioni di utenti italiani del social network attivi in 73 pagine pubbliche, gli studiosi concludono che l’esposizione a post di debunking – mirati cioè a smontare notizie false o informazioni scorrette – possono aumentare (invece di diminuire) la probabilità di interazione con contenuti complottisti o di disinformazione. Nelle parole dei ricercatori, e più precisamente: “Più un utente è dedito al consumo di informazioni complottiste, più l’aggiunta di post o satirici o di debunking aumenterà la probabilità di continuare a fruire di articoli complottisti“. Non solo: “Sia contrastare che prendersi gioco di narrative fasulle potrebbe creare un indesiderato rinforzo e un’esplosione nella diffusione di tesi complottiste e voci prive di fondamento che incoraggiano la formazione di credenze scorrette“. Anche il trolling dei disinformati, insomma, genera ulteriore disinformazione.

La conseguenza è che “le informazioni che mirano a contrastare la diffusione di affermazioni indimostrate sono quasi ignorate dai cospirazionisti“. Un “segnale d’allarme” da tenere a mente, scrivono Quattrociocchi e colleghi, sull’efficacia del debunking stesso – almeno sulle pagine Facebook in Italia e per il campione considerato – dato che a fruirne sono “principalmente” gli iscritti a pagine di informazione coerente con quanto sostiene la comunità scientifica, ma non i loro principali e naturali destinatari: ossia coloro che invece sostengono posizioni rigettate dalla scienza.

Un risultato controintuitivo, ma che è in perfetto accordo con quanto prodotto dagli stessi ricercatori in un altro lavoro su quella che definiscono “l’era della (dis)informazione“, già raccontato da Wired e che concludeva che sono proprio gli utenti italiani di Facebook che più frequentano le pagine di controinformazione – e dunque, i più interessati a scoprire la “verità” dietro alle bugie dei media – a scambiare la satira e le bufale per realtà. Un ulteriore lavoro, che completa quella che si potrebbe definire una vera e propria “trilogia del complotto“, aveva mostrato che le persone su Facebook si aggregano in gruppi o fazioni per interessi e credenze condivise, e che il loro pattern di fruizione dei contenuti rispetto alle fonti prescelte è praticamente identico. Tradotto: i complottisti con i complottisti, gli amanti della scienza con gli amanti della scienza – da cui la polarizzazione tanto deleteria per smontare le bufale online.

Se i risultati fossero generalizzabili, e gli autori sono ben consci che da questo punto di vista serve molta cautela, sarebbe un brutto colpo per i debunker. Che cosa dovrebbero fare, dunque? “Deve essere consapevole che la polarizzazione e l’acredine fanno effetto rinforzo“, risponde Quattrociocchi a Wired, prima di aggiungere che, a suo parere, “l’unica speranza è nell’istruzione, che dia più strumenti logici, critici e aderenti alla complessità“. È questo l’unico “vero antidoto“.

Nell’attesa di un sistema educativo adeguato, restano le considerazioni sullo stato attuale della “disinformazione digitale di massa” che il World Economic Forum ha definito “uno dei maggiori rischi della società moderna“. L’intento, spiega Quattrociocchi parlando del senso complessivo del lavoro del team di ricerca, è cercare di “caratterizzare il fenomeno in maniera quantitativa sfruttando tecniche di data mining” all’interno della cosiddetta Computational Social Science cui è dedicato il laboratorio da lui stesso diretto all’interno dell’Institute for Advanced Studies di Lucca.

Lo scetticismo, tuttavia, è evidente: “L’attenzione è scarsa e i criteri di verifica sono strettamente vincolati al sistema di credenze più che alla veridicità dei contenuti“, spiega. “Questa contingenza permette alle voci online di diventare virali e a volte succede che anche informazioni satiriche vengano usate come argomento di dibattito (a volte anche politico)“. Le cause sono complesse. “La globalizzazione e il processo tecnologico hanno aumentato la complessità dei fenomeni“, prosegue Quattrociocchi, “ma nonostante il livello di istruzione sia migliorato nel tempo (anche se rimaniamo sempre ben posizionati nelle classifiche di analfabetismo funzionale nel mondo) si cercano risposte nelle narrazioni più strampalate, come il finto allunaggio richiamato anche da esponenti politici con laurea triennale in biotecnologie“.

Non è solo che “nel web questi contenuti proliferano” e che “la verifica è scarsa“. Ora abbiamo una prima conferma sperimentale che “i tentativi di arginare la diffusione tramite campagne di informazione non fanno che rinforzare la fruizione di versioni ‘alternative’“. Se davvero esiste l’intelligenza collettiva vista per tanti altri versi all’opera in rete, forse è il caso si attivi per cercare una soluzione al problema. Ammesso ce l’abbia.


source: http://www.wired.it/attualita/2014/09/05/facebook-bufale/
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La fine del futuro
Pubblicato il 7 settembre 2014 · in Schegge taglienti ·
di Alessandra Daniele

A seguire i media mainstream sembra d’essere tornati indietro di oltre un decennio: la stessa martellante propaganda adoperata ai tempi dell’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq replicata identica, come se non fosse già stata sputtanata come una tragica truffa da anni.
Stessi slogan, stessi cliché, stessa retorica, stesse menzogne. In tempi di crisi si ricicla tutto.
L’unica differenza sostanziale è la reazione della maggioranza dell’opinione pubblica che stavolta sembra accettare l’idea della guerra con una rassegnazione quasi apatica, come qualcosa di assolutamente inevitabile.
Come se fosse già successo.
Sembra essere morta non solo la speranza d’un futuro diverso, ma proprio l’idea stessa di futuro.
Assassinata dal cosiddetto “pragmatismo post ideologico”, cioè dal pensiero unico che nega la possibilità di qualsiasi alternativa allo statu quo, sfruttamento, precarizzazione, disgregazione sociale, e guerre coloniali comprese.
La maggioranza s’è rassegnata alla continua ripetizione d’un presente sempre più grigio e logoro come un vecchio nastro smagnetizzato, seguita soltanto dal collasso definitivo della civiltà, magari schiantata da un’infezione come un moribondo già gravemente immunodepresso.
Come sempre succede, la fantascienza rispecchia fedelmente questa condizione dell’immaginario collettivo, il 99% delle serie sf/horror in circolazione in questi anni prevedono un futuro post apocalittico: The Walking Dead, Falling Skies, The Last Ship, Z Nation, Revolution, Defiance.
Anche Doctor Who ormai, quando non si rifugia in un passato posticcio di stereotipi retrò (la Londra vittoriana, la foresta di Sherwood, l’Orient Express) ritrae cupi scenari futuri di guerra globale.
È lo stesso anche per quasi tutti i film sf. Persino il franchise di Star Trek – nato come fantascienza utopica per antonomasia – è diventato sempre più distopico, fino a descrivere una federazione iper militarizzata e continuamente assediata da minacce terroristiche interne ed esterne.
La maggior parte di queste distopie apocalittiche però non è concepita per denunciare la deriva millenarista, ma per assecondarla, spesso con toni molto reazionari. Seguire il trend per motivi commerciali.
Un trend che è stato creato per motivi commerciali.
L’idea di futuro è stata assassinata da chi ha bisogno di far credere che l’unica alternativa allo status quo sia l’apocalisse.
Per cancellare il “sole dell’avvenire” s’è cancellato l’avvenire.



Da http://www.carmillaonline.com
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
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Infatti, quegli sono semplici affari per i capi di stato USA.

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"Ho capito, chiamatemi la Yellen, magari riesco a scucirle qualche milioncino".
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
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Il link non è più visibile.
Ma che strano...
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1157
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Wow, l'autorevole Loredana Berté...
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1158
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Citazione:

PCornelio ha scritto:
Wow, l'autorevole Loredana Berté...


Effettivamente i debunker sono riusciti ad ignorare pure la testimonianza resa sotto giuramento del Ministro dei Trasporti Americano... figuriamoci il parere di una cantante invitata ad una cena di gala!
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1159
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link Filosofia della tecnica. Non conviene produrre auto di serie in italia

In sintesi addio alla produzione industriale con tutto quel che ne conseguirà.
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1160
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Citazione:


Non capisco perché in questa sezione.

Cosa c'è di preoccupante?


Semplice: è preoccupante dove possa mai arrivare la mancanza di serietà di taluni politici.
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1161
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1162
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Citazione:

ivan ha scritto:
Citazione:


Non capisco perché in questa sezione.

Cosa c'è di preoccupante?


Semplice: è preoccupante dove possa mai arrivare la mancanza di serietà di taluni politici.

Io non vedo nessuna mancanza di serietà.
Al contrario, ci vedo assoluta coerenza.

Ci spieghi dove sarebbe questa supposta mancanza?
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1163
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"Dimmi con chi vai ti diro' chi sei".

Se si va con certa gente ... ovvio.

Poi se lì ci vedi della coerenza spiega dov'è la coerenza.
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1164
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perchè nei villaggi dell'Africa passano il tempo sui siti complottisti?
ivan, ma per la miseria, ma ci pensi a quello che scrivi, prima di farlo?
a volte spari certe minchiate.
non sarà che quelle persone hanno notato qualcosa di strano, tipo che dove passavano i "sanitari", i casi aumentavano invece di diminuire?
del resto non sarebbe la prima volta, è già accaduto con l'AIDS, il vaiolo ecc.


edit: gli USA hanno mandato in loco 3.000 militari, mica 3.000 medici.
è partita la fase 1 dell'operazione spopolamento?
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Re:L'angolo delle cose preoccupanti...
#1166
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Davvero ?

Ma pensa te.
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#1168
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Citazione:

ivan ha scritto:
"Dimmi con chi vai ti diro' chi sei".

Se si va con certa gente ... ovvio.

Poi se lì ci vedi della coerenza spiega dov'è la coerenza.

Non sono io che ce la vedo, è così. Assoluta coerenza e serietà.

Basta conoscere la storia del tizio in questione, le sue frequentazioni ed affiliazioni e non troverai nessuna contraddizione.

Se tu ne vedi qualcuna sei pregato di portarla, sarebbe una prima mondiale.

Dai ivan, falla finita di fare l'anguilla. Hai detto una cazzata su...
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#1169
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@ Invisibile

Non vorrai cercare di abolire i numeri uno, vero ? [ivan cit]

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