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  Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)

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  •  SecondLife
      SecondLife
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#31
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 20/3/2010
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Red_Knight
Citazione:
Basta leggere Tacito, rappresentante dell'élite solitamente abbastanza affidabile, per capire che si trattava proprio di schifo. Probabilmente il giudizio è correlato con la sgradevole abitudine di creare problemi ai colonizzatori romani, in ogni caso è sicuro che non abbiano mai avuto un debole per i palestinesi. Del resto, a parte quello che è entrato dal retro grazie al Cristianesimo, la romanità dall'ebraismo non ha mai preso nulla in prestito. E non è nemmeno un caso che il lato non militare della repressione sia stato così duro, dove invece i romani erano soliti menare la solita menzogna dell'esportazione della civiltà (scusa piuttosto vecchia).

Ok.

Citazione:
Senz'altro ma non i potenti, abbastanza snob e già abbondantemente riforniti di ideologie elitarie soddisfacenti, in quel periodo. Ci voleva qualcos'altro. Ma questa è solo una mia sensazione e non è importante: intendevo soltanto dire con "vocazione politica" che il Cristianesimo già nelle origini doveva prestarsi come ideologia (anche) per gente ricca, colta e potente, sicuramente priva di dettami antimperiali.

Innanzitutto ti dico che secondo me è profondamente errato, in termini di prospettiva storica, utilizzare il termine “ideologia” in riferimento a come il cristianesimo poteva essere inquadrato al tempo, in quanto, anche se capace di grande pragmatismo e concretezza come certamente erano i romani, l’uomo antico mancava culturalmente dei presupposti per un approccio generalizzato alle cose di stampo rigorosamente razionalistico ed utilitaristico.
Il disincanto ed il cinismo che portano alla valutazione esclusivamente strumentale e manipolatoria delle pulsioni interiori dell’essere umano, comprese quelle religiose, sono un fenomeno prettamente moderno ed estraneo - se non totalmente comunque sostanzialmente - all’antichità, che era un contesto, se non per altro perlomeno per l’assenza di sistemi di pensiero teorico adeguatamente complessi ed estesi in ambito sociologico, molto meno dotato di possibilità - e quindi di prospettive - manipolatorie degli attuali.

Dopodiché, se per “prestarsi” intendi che il cristianesimo nella sua fase iniziale risultasse particolarmente comodo e funzionale in termini politici per la classe dirigente dell’epoca, dovresti argomentare meglio il perchè.


Citazione:
Se fosse stata solo promessa di riscatto per i poveracci (e all'inizio lo era senz'altro, anche se è difficile stabilire in che modo), probabilmente oggi ne sapremmo a malapena qualcosina.

Qui però non riesco a conciliare il tuo “e all'inizio lo era senz'altro (affermazione recisa) con il seguente “anche se è difficile stabilire in che modo” (espressione di indeterminatezza). Puoi spiegare meglio? Perché così non mi suona coerente.


Citazione:
Ancora più difficilmente ne sapremmo qualcosa se avesse realmente predicato la sovversione.
Di fatto Paolo sembra aver fatto di tutto per eliminare il lato politico del Cristo in favore di un messiah puramente spirituale.

Mi dispiace, ma io il “lato politico” del cristianesimo, specialmente in quello delle origini, non ce lo vedo proprio. Il cristianesimo non si pone minimamente come proposta politica. Che poi una proposta di valori religiosi ed etici cui aderisce un numero ampio di membri della comunità abbia inevitabilmente una ricaduta politica è un fatto, ma si pone come conseguenza, non come fine primario.


Citazione:
È più credibile pensare che ci fossero alcune fazioni ostili al nuovo culto (o ai nuovi culti in genere) e altre più disposte a cavalcarne la tigre, che poi hanno appunto vinto con l'avvento della dinastia costantiniana.

Io credo che il “cavalcare la tigre” del cristianesimo in termini politici possa avere senso solo dopo una sua certa affermazione nella società romana, mentre mi pare di avere capito che adesioni illustri si sono avute anche quando la religione cristiana era ancora nella fase “difficile”, in cui aderirvi avrebbe portato nessun vantaggio politico e numerosi svantaggi personali.


Citazione:
Questo non dimostra una particolare idoneità (di cui non è semplicissimo intuire le caratteristiche) del Cristianesimo per il potere?

No, sinceramente non mi pare che, esposta in questi termini, dimostri alcunché. Mi sembra, specialmente a fronte di quel “di cui non è semplicissimo intuire le caratteristiche”, una semplice e vaga ipotesi di lavoro.
Inviato il: 1/5/2010 1:25
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  •  Red_Knight
      Red_Knight
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#32
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
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@SecondLife

Approvo tutte le tue obiezioni. Non do risposte esaurienti perché oggi vado a letto presto... Dopo la nanna saprò spiegarmi meglio.

Citazione:
Innanzitutto ti dico che secondo me è profondamente errato, in termini di prospettiva storica, utilizzare il termine “ideologia” in riferimento a come il cristianesimo poteva essere inquadrato al tempo


Sono assolutamente d'accordo: ho usato il termine ideologia come nome comune di cosa, nel senso che gli do comunemente io (ovvero "insieme di idee"). Faccio ammenda. "Filosofia" suonava male per il Cristianesimo, "religione" suonava male per lo stoicismo e le altre dottrine "snob" (passami il termine).

Citazione:
se per “prestarsi” intendi che il cristianesimo nella sua fase iniziale risultasse particolarmente comodo e funzionale in termini politici per la classe dirigente dell’epoca, dovresti argomentare meglio il perchè.


No, questo sarebbe un semplicismo. Per "prestarsi" intendo che, per natura, poteva rivelarsi efficace, senza presupporre necessariamente una volontà truffaldina da parte di nessuno. Non credo che le idee nascano con l'intento di avere successo, del resto: semplicemente alcune spopolano, altre no. Proverò a spiegarmi meglio più avanti.

Citazione:
non riesco a conciliare il tuo “e all'inizio lo era senz'altro” (affermazione recisa) con il seguente “anche se è difficile stabilire in che modo” (espressione di indeterminatezza). Puoi spiegare meglio? Perché così non mi suona coerente.


Il Cristianesimo è di origine provinciale, non aveva libri divulgativi o "pamphlet", non aveva scuole. Non è nato come "proposta" culturale, come le dottrine greche. Era correlato a un contesto estremamente preciso e limitato: il calderone palestinese del I secolo d.C.. E infatti era una religione, non per niente; ma non era nemmeno misterica. Insomma, non poteva in alcun modo essere destinata (non da subito e non nell'immaginazione dei fondatori, intendo) alle classi medie o alte dell'epoca, se non quelle del ristretto luogo d'origine. Anche contenutisticamente, il discorso della montagna, per fare un esempio, è rivolto ai poveracci, e Cristo è morto crocifisso come un brigante. Credo che possiamo essere sicuri che il target originario fosse popolare.
Tuttavia rimane difficile stabilire in che modo si proponesse ai poveracci, nel dettaglio. Con la fondazione di comunità e la carità sistematica? È possibile ma non è chiaro. E che atteggiamento aveva nei confronti degli schiavi? Un dettaglio non da poco nel definire il rapporto sia con le masse sia con l'élite. Insomma, non penso ci sia nulla di preciso facilmente deducibile, al riguardo.

Citazione:
Mi dispiace, ma io il “lato politico” del cristianesimo, specialmente in quello delle origini, non ce lo vedo proprio.


Ho detto il lato politico del Cristo, non del Cristianesimo: è ben diverso. E ho anche detto che Paolo ha cercato in tutti i modi di eliminarne le tracce. Ma questo è un discorso estremamente luuuungo... e non immediatamente pertinente.

Citazione:
Io credo che il “cavalcare la tigre” del cristianesimo in termini politici possa avere senso solo dopo una sua certa affermazione nella società romana, mentre mi pare di avere capito che adesioni illustri si sono avute anche quando la religione cristiana era ancora nella fase “difficile”, in cui aderirvi avrebbe portato nessun vantaggio politico e numerosi svantaggi personali.


Concordo, si tratta infatti di capire come un culto popolare (se sei d'accordo) abbia attratto i ricchi e si sia poi fatto socialmente trasversale. Secondo me bisogna scindere in quattro fasi, una per ogni secolo: I, II, III e IV.
Comunque, che ci sa stata una fase "difficile" è possibile, ma non lo darei per scontato.
Inviato il: 1/5/2010 4:03
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#33
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/10/2006
Da Leith
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la solita menzogna dell'esportazione della civiltà (scusa piuttosto vecchia).

Inviato il: 1/5/2010 4:12
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  •  SecondLife
      SecondLife
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#34
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 20/3/2010
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Red_Knight
Citazione:
Il Cristianesimo è di origine provinciale, non aveva libri divulgativi o "pamphlet", non aveva scuole. Non è nato come "proposta" culturale, come le dottrine greche. Era correlato a un contesto estremamente preciso e limitato: il calderone palestinese del I secolo d.C.. E infatti era una religione, non per niente; ma non era nemmeno misterica. Insomma, non poteva in alcun modo essere destinata (non da subito e non nell'immaginazione dei fondatori, intendo) alle classi medie o alte dell'epoca, se non quelle del ristretto luogo d'origine. Anche contenutisticamente, il discorso della montagna, per fare un esempio, è rivolto ai poveracci, e Cristo è morto crocifisso come un brigante. Credo che possiamo essere sicuri che il target originario fosse popolare.

No, mi dispiace ma non concordo affatto con la tua sicurezza. Io credo che il discorso cristiano sia assolutamente universale, del tutto privo di obiettivi specificamente sociali (gli effetti sociali sono semmai una ricaduta della sua precettistica morale).


Citazione:
Tuttavia rimane difficile stabilire in che modo si proponesse ai poveracci, nel dettaglio. Con la fondazione di comunità e la carità sistematica? È possibile ma non è chiaro. E che atteggiamento aveva nei confronti degli schiavi? Un dettaglio non da poco nel definire il rapporto sia con le masse sia con l'élite. Insomma, non penso ci sia nulla di preciso facilmente deducibile, al riguardo.

Io credo che molta della difficoltà che trovi consista nel volergli appiccicare a forza una connotazione primariamente sociale, che non gli è propria.


Citazione:
Ho detto il lato politico del Cristo, non del Cristianesimo: è ben diverso. E ho anche detto che Paolo ha cercato in tutti i modi di eliminarne le tracce. Ma questo è un discorso estremamente luuuungo... e non immediatamente pertinente.

Va bene, allora casomai più avanti.


Citazione:
Concordo, si tratta infatti di capire come un culto popolare (se sei d'accordo)...

No.

Citazione:
abbia attratto i ricchi e si sia poi fatto socialmente trasversale. Secondo me bisogna scindere in quattro fasi, una per ogni secolo: I, II, III e IV.

Sicuramente, come dicevo in risposta a Makk, considerare come blocchi unici fenomeni che attraversano periodi tanto lunghi sarebbe senz'altro superficiale e sbagliato. Quindi contemplare diverse fasi - anche se la loro definizione precisa è certamente una cosa complessa - mi sembra perfettamente sensato ed anzi necessario, volendo fare un discorso serio.

Citazione:
Comunque, che ci sa stata una fase "difficile" è possibile, ma non lo darei per scontato.

Bè, a me veramente sembra che la fase "difficile" sia storia...
Inviato il: 4/5/2010 22:44
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  •  SecondLife
      SecondLife
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#35
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 20/3/2010
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Makk
Citazione:
Non necessariamente.
Laica era fra virgolette, per evitare un lungo discorso ma tant'è...
Il fatto è che, pur non muovendo un passo senza prima propziarsi uno o l'altro dio, non permettevano a una religione (qualsivoglia) di interferire con la pargmatica.
In realtà si destreggiavno piuttosto abilmente in un "balance of power" fra divinità per cui facendo una cosa e il suo contrario si riusciva comunque a far "benedire" il proprio comportamento da questo o dall'altro sacerdote.
Di fatto non facevano nessuna (ma veramente nessuna) fatica ad integrare sempre nuovi culti e riti, ad aggiungere nuovi e interessanti dei al loro pantheon.
E questo senza che l'aspetto religioso scalfisse di un millimetro la loro struttura mentale, le concezioni giuridiche, le abitudini politiche.
Non è tutto ciò in contraddizione con la religione in quanto "inscindibilmente legata alla sfera civile, familiare e socio-politica"?

Non necessariamente, appunto.
Infatti era così: la religione era un supporto psicologico per affrontare la vita, ma non c'era la prevalenza della religione sulla vita reale. La stessa convivenza di credenze diverse fra loro dovrebbe suggerire che esisteva una capacità elevata di sincretismo* e non solo religioso.
Esemplifico per chiarezza: Giove è importante ma se il suo culto (sparo a caso) mi dice di non fare affari con gli schiavi, mi rivolgo a Serapide che non trova niente di male nel fatto che io venda le mie merci agli schiavi.
Non dovrebbe peraltro stupire, visto che questo sincretismo è una caratteristica abbastanza comune nel paganesimo mediterraneo.

Rimane che l'ebraismo era conflittuale perché non ammetteva né il panteismo (dio era unico) e tanto meno il sincretismo (sostanziale strafottersene, alla bisogna, dei dettami di culti e sacerdoti).
In questo senso la concezione dei romani era "laica" irrimediabilmente.
Per questo motivo gli ebrei aborrivano usi e costumi sia religiosi che di vita concreta dei romani.
Ricambiati dde còre.

Non è però assolutamente detto che il sincretismo che esisteva a livello della società corrispondesse ad un sincretismo a livello dei singoli; non è detto, cioè, che la coesistenza di molti culti diversi nell’ambito della società riconducesse ad una loro disinvolta interscambiabilità a livello individuale. A me sembra molto più plausibile che i fedeli dei diversi culti seguissero stabilmente il proprio, senza saltabeccare estemporaneamente dall’uno all’altro secondo l’utilità contingente del momento. Il profilo della religiosità romana che tratteggi tu è invece quello di un’adesione dei singoli simultaneamente ad una molteplicità di culti relativi ad un mazzo di divinità le più disparate da cui estrarre a piacere quella più comoda per l’occasione. Non è quello che risulta a me, né mi sembra compatibile con la formazione culturale di quei tempi. Se tu disponi invece di fonti che attestino qualcosa del genere, allora condividile.


Citazione:
Non è che "non era escluso". Compenetrava completamente la vita.

Bisogna intendersi: la vita spirituale e la vita concreta di tutti i giorni sono "sfere" di influenza. Esse dovrebbero convivere dentro l'individuo senza contraddizione, facendogli trarre godimento sia dalle soddisfazioni materiali (mangiare, guadagnarsi da vivere, crescere figli, scopare, coccolarsi in vari modi) che da quelle spirituali (viversi l'incognito, crescere culturalmente, ecc). Per i paganesimi questa convivenza non è affatto un problema.

Il cristianesimo delle origini non è dato saperlo in dettaglio, ma se quello successivo è specchio dell'antecedente si direbbe in forte contrasto con questa visione, in virtù del netto primato che dà alla vita spirituale rispetto a quella materiale.
Da qui la supposizione che fosse dirompente come dottrina. E la presumibile difficoltà di penetrazione nel panteismo romano.

Ma sulla difficoltà di penetrazione "nel panteismo romano" nessuno dubita, per la verità. Era senz'altro una proposta "difforme"; ma, proprio per questo, di spicco, ed in quanto tale capace di provocare reazioni individuali "forti". In fase iniziale nella maggior parte dei casi negative, certamente; ma in qualche altro caso, evidentemente, positive.


Citazione:
Veramente il punto non era se poteva o meno "affascinare". Era perché fosse affascinante per i romani...
La tua risposta è che penetrava perché erano avvolti nella superstizione (incantati = tutt'altro che disincantati) e il cristianesimo li "disincantava"?

Ma assolutamente no, Makk. La mia risposta è che “la figura, la storia e la proposta del Cristo” possedessero caratteristiche capaci di fascino per individui aperti all’aspetto “magico” della realtà. Nessun “disincanto”, quindi; semmai un “incanto” più profondo.


Citazione:
Sarà una "tranquilla" possibilità, ma l'incontro fra il cristianesimo e la romanità è cominciato a botte di arena e leoni: riconoscerai che si potrebbe definire... tutt'altro che insoddisfacente.

Immagino intendessi "tutt'altro che soddisfacente" .


Citazione:
A parte la tua tranquillità sulla intrinseca superiorità (o fascinosità) del messaggio cristiano, ci sono altre evidenze o ragionamenti che ti portano a ritenere che un cambio di atteggiamento dei romani di alto rango NON abbia origine da un mutare atteggiamento a loro volta dei cristiani rispetto a quelli che si facevano crocifiggere (ad esempio un mutamento in senso "politico", che non è una parolaccia)?

No perché, visto l'inizio poco promettente, un modo di "venirsi incontro" fra cristianesimo e romanità sembra una supposizione ragionevole

Mi spiace ma non si capisce bene cosa intendi con "un mutamento in senso "politico"" e "venirsi incontro": così mi è impossibile risponderti. Devi dire qualcosa di più preciso, altrimenti è inutile. Tra l'altro ti ricordo che stiamo parlando di eventi concreti, storici, e che quindi mantenersi su un piano puramente congetturale non ha molto significato. Va benissimo partire da impressioni e ipotesi, ma poi bisognerebbe cercare di sostenerle anche con qualche dato.


Citazione:
Dati due secoli di persecuzioni sembra invece molto sensato pensare che ai piani alti dell'impero c'era una notevole unità d'intenti.
Che poi non sia "sensato storicamente" richiederebbe di sapere cosa significa "storicamente sensato".

Significa che, come detto in precedenza, è un errore marchiano - dunque è insensato - supporre che le caratterizzazioni di un gruppo corrispondano per filo e per segno alle caratterizzazioni individuali dei suoi componenti: la “notevole unità di intenti ai piani alti dell'impero” di cui parli non implica affatto che tutti i membri dei piani alti fossero la fotocopia gli uni degli altri. Tra questi è perfettamente plausibile - innanzitutto su un piano logico, poi anche perché è documentato - che ci siano stati degli “originali” che hanno recepito la proposta cristiana positivamente, al punto di convertirsi alla nuova religione.


Citazione:
Certo, certo.
Invece che i romani abbiano smesso di mettere alla graticola i cristiani perché erano superstiziosi affascinati dal messaggio cristiano è approfondita e raffinata come analisi

Per quanto appena detto, si, è senz'altro più raffinata della tua che continua a mancare di cogliere la fatale eterogeneità che ogni gruppo umano porta con sé.


Citazione:
Non direi proprio.
Hai detto che i cristiani hanno fatto cambiare idea ai romani sul messaggio di Cristo in virtù... del messaggio di Cristo.
Lo stesso messaggio aveva portato all'arena per due secoli e poi per incanto aveva portato non solo all'accettazione ma addirittura alla proclamazione del cristianesimo come religione di stato dell'impero e allo spazzare via qualsiasi religione concorrente.
Potenza del "disincantamento" contenuto nel messaggio.

Anche in questo caso, parlare dei "due secoli" come un insieme monolitico, come se il primo anno fosse stato identico al duecentesimo, non ti sembra un po' grossolano? A me risulta che in quei due secoli la crescita del cristianesimo, l'aumento della sua base, sia stata costante. Da un punto di vista politico, pertanto, fare i conti col cristianesimo nei primissimi anni della sua diffusione a Roma e farli invece due secoli dopo significava, nei numeri, due cose molto diverse. Per cui, utilizzare l'espressione "per incanto" come fai tu in relazione ad un fenomeno della durata di due secoli non ti sembra un po' una stupidaggine? A me francamente si.


Citazione:
RadKnight ha ipotizzato un atteggiamento in senso politico dei cristiani, che li ha resi a un tempo più dialoganti verso il potere nonché più graditi, se non addirittura preferibili a tutte le forme di potere/controllo religioso pre-esistenti. [Il problema quindi sarebbe come mai i potenti fra i romani ci hanno messo quasi tre secoli a notare questa attitudine politica dei crstiani. Secondo me è perché il messaggio si è ampiamente rimodellato in tal senso, col passare del tempo]

Come appena detto, l'aumento cospicuo della massa dei fedeli al cristianesimo - dunque il loro "peso" sociale - è un fattore più che sufficiente a motivare un cambio di condotta politica nei confronti della nuova religione, senza alcuna necessità di invocare - specialmente in mancanza di dati a sostegno - una ipotetica e particolare "attitudine politica dei cristiani".


Citazione:
Non hai né spiegato in cosa consisterebbe il salto logico del ragionamento di Red, né dove sarebbe il filo logico alternativo a quello di Red che collega "persecuzioni" a "diventare i coccoli dell'imperatore".
La fascinosità del messaggio è la stessa dai tempi delle persecuzioni a Costantino, giusto?

Ancora una volta mi sembra che la questione che poni potevi ponderarla meglio.

Il messaggio cristiano, come qualunque altro messaggio culturale, non ha vita autonoma, indipendente dal mezzo di trasmissione. È tramite il mezzo che raggiunge i destinatari, e in questo caso il mezzo erano i gruppi di cristiani presenti nella società romana. Il radicamento del cristianesimo, nell'arco del periodo di tempo che indichi, presso un numero sempre crescente di cittadini ne ha sicuramente attenuato gli aspetti di estraneità ed incomprensibilità - che all'inizio ne dovevano risultare i tratti salienti - verso il resto della comunità. E non credo sia necessario sottolineare come la familiarità, specie in una società assai tollerante in campo religioso, sia un elemento estremamente efficace nel minare i presupposti stessi di una volontà persecutoria.

Per esempio, non c'è dubbio che Nerone abbia avuto gioco molto facile nel riversare la colpa dell'incendio famoso sui cristiani in quanto essi erano ancora un "oggetto" estremamente misterioso ed alieno per il resto della popolazione, dunque comodissimo catalizzatore di sentimenti di diffidenza e rigetto. All’epoca di Costantino, la situazione era, da questo punto di vista, di certo radicalmente diversa.
Inviato il: 4/5/2010 22:49
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  •  Red_Knight
      Red_Knight
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#36
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
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@SecondLife

Citazione:
No, mi dispiace ma non concordo affatto con la tua sicurezza. Io credo che il discorso cristiano sia assolutamente universale, del tutto privo di obiettivi specificamente sociali (gli effetti sociali sono semmai una ricaduta della sua precettistica morale).


Sì, il discorso cristiano sarà anche universale, non lo metto in dubbio, ma bisogna vedere:

1) se il neonato Cristianesimo era già universale appena nato (e io credo di no);
2) se, universale o no, un culto provinciale, senza scuole, senza pamphlet e con protagonisti provinciali, per giunta finiti molto male, poteva realmente interessare un ricco romano posto a miglia di distanza. "Roba per barbari" doveva pensare sprezzante un qualsiasi membro del ceto alto, posto che la cosa arrivasse alle sue orecchie, che non è scontato. Almeno finché il fenomeno non fosse diventato più consistente, cosa che deve aver richiesto del tempo.

Non a caso alcuni considerano il fondatore del Cristianesimo Paolo, che muore nel 67, prendendo per buoni i dati in nostro possesso, e con un numero di seguaci contenuto. È lui che predica alle classi colte, e lo fa in aperta contrapposizione con i cristiani di stampo giudaico. Mentre faceva ciò questi altri, più giudaici se così si può dire, portavano avanti il Cristianesimo, verosimilmente con molti più proseliti, delle cui peculiarità si sono però perse le tracce. Questo perché il target appunto era diverso.

Preciso: con target, che non è un termine negativo, non devi intendere il bersaglio di una precisa volontà di proselitismo, ma semplicemente i potenziali interessati.
È chiaro che, per fare un esempio qualsiasi, se predico "castità e generosità" il mio target non è il nullatenente medio, sebbene il messaggio nelle mie intenzioni sia universale. Possiamo anche usare "bacino d'utenza", se preferisci.

Bisogna però definire quando questi due cristianesimi si sono rifusi completamente: se per tutto il I secolo è come minimo improbabile che ci fosse una sola anima, non è affatto chiaro se all'inizio del II secolo il Cristianesimo fosse già una dottrina ben definita o se il polimorfismo sia durato fino al III.

Citazione:
Io credo che molta della difficoltà che trovi consista nel volergli appiccicare a forza una connotazione primariamente sociale, che non gli è propria.


Non è affatto mia intenzione, ma capisci anche tu che la popolarità presso certi ambienti, o presso altri, sia stata una diretta conseguenza di alcune sue caratteristiche. Per questo è a mio parere importante l'atteggiamento verso gli schiavi: anche senza volerne avere uno in particolare, le autorità da un lato, così come i potenziali interessati dall'altro dovevano comunque farsi un'opinione anche in base alle impressioni al riguardo.
L'Impero non avrebbe certo gradito un movimento percepito come rivoluzionario - a torto o a ragione non ha importanza; i diseredati, come sempre nella storia, forse ci sarebbero andati a nozze.

In ogni caso il Cristianesimo ha fatto proseliti trasversalmente; come ha fatto se, ripeto, era nato come culto provinciale? L'idea che il Cristo, da solo, potesse attrarre ricchi e poveri, cittadini e non cittadini, liberi e schiavi mi sembra insufficiente. Anche perché tutti avevano già le loro belle idee filosofiche e/o religiose, e una già più che abbondante gamma di alternative. Tutti innamorati d'un tratto dell'ultimo arrivato? Mi suona davvero male.

La mia opinione è che fino a una certa data convivessero più cristianesimi: quello paolino, poi vincitore, e altri con diversi gradi di somiglianza col vecchio ebraismo o al contrario con i vari paganesimi. Il che implicherebbe atteggiamenti differenti da parte delle diverse componenti sociali nei confronti di ognuno di essi, e viceversa.

È da dimostrare, naturalmente... intanto lo trovi plausibile?

Citazione:
Bè, a me veramente sembra che la fase "difficile" sia storia...


Fino a un certo punto. Persecuzioni ce ne sono state, ma quanto sistematiche e quante appositamente dirette nei confronti dei soli cristiani? E tornando al mio discorso di prima, nei confronti di quali cristiani? Mi sembra difficile intravedere una vera e propria reazione esplicitamente anticristiana prima di Diocleziano, vale a dire molto tardi, quasi alla vigilia del trionfo cristiano.
Inviato il: 5/5/2010 2:19
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  •  Makk
      Makk
Re: Cristianesimo e cultura antica (astenersi esagitati, grazie)
#37
Mi sento vacillare
Iscritto il: 9/12/2009
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Citazione:

SecondLife ha scritto:
Makk
Citazione:
Non necessariamente.
Laica era fra virgolette, per evitare un lungo discorso ma tant'è...

Non dovrebbe peraltro stupire, visto che questo sincretismo è una caratteristica abbastanza comune nel paganesimo mediterraneo.

Non è però assolutamente detto che il sincretismo che esisteva a livello della società corrispondesse ad un sincretismo a livello dei singoli; non è detto, cioè, che la coesistenza di molti culti diversi nell’ambito della società riconducesse ad una loro disinvolta interscambiabilità a livello individuale. A me sembra molto più plausibile che i fedeli dei diversi culti seguissero stabilmente il proprio, senza saltabeccare estemporaneamente dall’uno all’altro secondo l’utilità contingente del momento. Il profilo della religiosità romana che tratteggi tu è invece quello di un’adesione dei singoli simultaneamente ad una molteplicità di culti relativi ad un mazzo di divinità le più disparate da cui estrarre a piacere quella più comoda per l’occasione.
Non è quello che risulta a me, né mi sembra compatibile con la formazione culturale di quei tempi. Se tu disponi invece di fonti che attestino qualcosa del genere, allora condividile.
Ti "risulta" o ti "sembra plausibile"? Stai deducendo o riportando conoscenze?
Diciamo che non è plausibile solo per chi non sa cosa sia il panteismo e prende il monoteismo come unico parametro di conoscenza degli umani e delle loro aggregazioni.

Quanto alle fonti da condividere, ho condiviso i motivi per cui i romani non apprezzavano i giudei (che a te non risultavano quando li porgeva RedKnight e adesso un po' ti risultano, pare).
Ho condiviso la concezione religiosa dei romani, che prima mi dici "da Wiki" che non ne so niente e ne hai una visione assolutistica, adesso addirittura dai per accettato un sincretismo che neanche sapevi cos'era... "mapperò è un sincretismo collettivo e non individuale" (anche questo te l'ha detto wiki? O è l'ennesimo "mi sembra più probabile"?).
E, come prima non capivi la religiosità romana, adesso non capisci che il sincretismo (tanto per cominciare prendi in considerazione solo quello religioso) non può essere altro che una caratteristica sociale e condivisa, quindi che ricade sul comportamento del singolo. Altrimenti che senso ha?
Il sincretismo che "accetta le religioni" fianco a fianco ma senza la possibilità di "saltabeccare" dall'una all'altra non è semplicemente sincretismo.
E' tolleranza (delle varie religioni e non solo).
Il sincretismo và più in là di questo. E' la capacità di accorpare (religioni e interi piani di comportamento diversi). E' la capacità di conciliare le contraddizioni, mutuando e adattando le caratteristiche positive o interessanti.
Nulla a che vedere con la tua bizzarra idea che "ci si attiene stabilmente a un solo rito", che è tipica del monoteista dogmatico, il quale non ha nel suo orizzonte cognitivo la possibilità di "avere un altro dio all'infuori di XYZ", poi che si chiami Mitra, Giunone o quello che ti pare ma, per carità, che sia uno solo. La vita prima dell'appiattimento intollerante voluto dai monoteisti era probabilmente molto più variata, dal punto di vista religioso.
Anche nel monoteismo, tuttavia, capita ancora di "scegliersi" S.Antonio come protettore da cruscotto dell'automobile, la Madonna per l'intercessione di fertilità e Padre Pio per la protezione/guarigione dalle infermità. Figure diverse per "compiti sacri" diversi: in fondo che in antico appartenessero a riti diversi è un dettaglio, visto che appartenevano allo stesso "sistema di credenze" come le superstizioni moderne appartengono al sistema di credenze cattolico.

Se comunque vuoi interessarti delle mentalità, delle società e dei modi di pensare antichi puoi leggere per esempio Gurevic (il primo che mi ricordo su questi temi: è un medievalista, ma tratta approfonditamente della differenza con le mentalità pre-medievali, rispettivamente barbarica e tardo-romana) il titolo non lo ricordo, ho googlato ma non sono sicuro se è "le categorie della cultura medievale" o "la nascita dell'individuo nell'Europa medievale" (trattano tutt'e due l'argomento ma non ricordo qual'è quello - appunto - approfondito).

Rimane curioso che con tutti i tuoi "mi sembra probabile", "è più plausibile", ecc. ti permetti di "dedurre" un sacco (e ci mancherebbe, per carità), ma agli altri vai a chiedere le fonti...


Citazione:
Devi dire qualcosa di più preciso, altrimenti è inutile. Tra l'altro ti ricordo che stiamo parlando di eventi concreti, storici, e che quindi mantenersi su un piano puramente congetturale non ha molto significato. Va benissimo partire da impressioni e ipotesi, ma poi bisognerebbe cercare di sostenerle anche con qualche dato.
Sostieni con qualche dato la tua congettura che i romani "seguissero stabilmente il proprio [culto], senza saltabeccare"

Citazione:
Citazione:
Dati due secoli di persecuzioni sembra invece molto sensato pensare che ai piani alti dell'impero c'era una notevole unità d'intenti.
Che poi non sia "sensato storicamente" richiederebbe di sapere cosa significa "storicamente sensato".
Significa che, come detto in precedenza, è un errore marchiano - dunque è insensato - supporre che le caratterizzazioni di un gruppo corrispondano per filo e per segno alle caratterizzazioni individuali dei suoi componenti
Infatti "notevole unità d'intenti" non significa "per filo e per segno".
Inoltre cosa c'è di "storico" nella tua tautologia che "le caratterizzazioni di un gruppo non corrispondono al singolo"? A parte non averla detta io, è valida in certi momenti storici e in certi altri no!?
Citazione:
la “notevole unità di intenti ai piani alti dell'impero” di cui parli non implica affatto che tutti i membri dei piani alti fossero la fotocopia gli uni degli altri.
infatti non c'è bisogno di avere intorno solo fotocopie di sé stessi per ordinare una strategia persecutoria.

Citazione:
Tra questi è perfettamente plausibile - innanzitutto su un piano logico, poi anche perché è documentato - che ci siano stati degli “originali” che hanno recepito la proposta cristiana positivamente, al punto di convertirsi alla nuova religione.
Certo. Ma che siano "originali" lo dici tu. Potrebbero benissimo essere "ambiziosi" e vedere una religione come un'ottima opportunità. Particolarmente una religione che vuole programmaticamente far fuori tutte le altre e prestarsi a costituire un centro di potere e controllo unico e indiviso.
Inviato il: 5/5/2010 16:44
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