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  Chi è il vero nemico dell'Europa?

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  •  DrHouse
      DrHouse
Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#91
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/11/2007
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perspicace ha scritto:
Tu piuttosto che prima hai affermato che abbiamo bisogno di un "deterrente nucleare" per difenderci da balordi o nemici o invasori non hai ancora detto chi sono, strano non trovi?
Non sarà che non esistono?

perspicace,
per quanto mi riguarda, credo di aver risposto alla tua domanda. Non sono i nostri nemici, ma i nemici del nostro "alleato". Lui ci usa come avamposto, noi non abbiamo voce in capitolo, neppure possiamo scegliere liberamente tra gli Eurofighter e gli F35, figurati se possiamo anche considerare la possibilità di liberarci delle basi e delle testate nucleari. Questo, in essenza, il mio pensiero, che potrai condividere o meno, ma credo che sia comunque una risposta alla tua domanda.

Per quanto riguarda il punto su cui ci eravamo soffermati qualche giorno fa, ossia l'obiettivo di lungo termine, penso che il sistema si possa solo erodere dall'interno. Non vedo onestamente possibilità di cambiamento a partire dalla periferia. Il ritardo tecnologico (non solo quello militare) è tale che l'emancipazione dell'Europa (e, in particolare, dell'Italia) dagli Stati Uniti, che è ciò che a te sembra stare a cuore, mi sembra, oggi come oggi, utopia. Solo quando ci sarà un'opposizione interna forte e consapevole negli Stati Uniti potrà, forse, iniziare a cambiare qualcosa. Parliamo naturalmente di tempi molto lunghi, ma credo che alla lunga sia anche l'unica strada che possa portare dei frutti. Il caso Snowden sembra confermarlo.
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E dopo 10 anni, siamo a discutere se il Volo 77 è arrivato proprio lungo questa linea, o piuttosto è arrivato due metri più a sinistra, o due metri più a destra? (Perle complottiste)
Inviato il: 22/11/2013 10:08
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  •  perspicace
      perspicace
Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#92
Sono certo di non sapere
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@Dr.house

Grazie per la risposta, che mi trova d'accordo "non abbiamo nemici nostri ma solo quelli statunitensi".

Mi trovi anche d'accordo sul fatto che per cambiare la politica estera statunitense c'è bisogno di un emancipazione interna, però non posso negare di aver maturato la convinzione che le pressioni internazionali verso gli USA possano accelerare questo processo di "presa di coscienza" del loro popolo.

Ma è anche vero che nonostante le forti già ora pressioni internazionali la propaganda statunitense (sia sul loro territorio che nel mondo) contrasta questo "processo" e che è quindi necessario fare da contrappeso.

C'è una data il 2020 in cui le tre nazioni Euroasiatiche (Europa, Russia, Cina) avranno raggiunto il massimo livello di sviluppo politico ed io posiziono lì uno dei traguardi più importanti delle nostra civiltà, uno dei grandi passi necessari.

Quindi si ci vuole tempo ma anche determinazione, una determinazione che sia contemporaneamente sia il frutto di iniziative popolari che di "spinte" provenienti dall'alto.
_________________
Io non parlo come scrivo, io non scrivo come penso, io non penso come dovrei pensare, e così ogni cosa procede nella più profonda oscurità. Kepler
Inviato il: 22/11/2013 10:41
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  •  perspicace
      perspicace
Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#93
Sono certo di non sapere
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Io non parlo come scrivo, io non scrivo come penso, io non penso come dovrei pensare, e così ogni cosa procede nella più profonda oscurità. Kepler
Inviato il: 22/11/2013 16:25
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  •  DrHouse
      DrHouse
Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#94
Dubito ormai di tutto
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Comunque, sempre nell'ambito dell'alleanza...
Potrebbe essere lo spot del PD
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E dopo 10 anni, siamo a discutere se il Volo 77 è arrivato proprio lungo questa linea, o piuttosto è arrivato due metri più a sinistra, o due metri più a destra? (Perle complottiste)
Inviato il: 22/11/2013 16:56
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  •  perspicace
      perspicace
Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#95
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Comunque, sempre nell'ambito dell'alleanza...
Potrebbe essere lo spot del PD




Il caso Datagate e la guerra del debito europeo

L'America spiava i leader Ue proprio nel momento più cupo della crisi dell'eurozona

Misteri della diplomazia. Tutti i leader europei, chi più chi meno, si sono affrettati a criticare l’operato dell’amministrazione americana per il caso Datagate. Nulla di più giusto. Peccato che la loro voce sia stata molto più fievole negli ultimi anni, quando la moneta unica stava per collassare anche e soprattutto per l’epidemia finanziaria trasmessa al Vecchio continente dagli Stati Uniti.

Germania in testa, seguita da Francia, Spagna e Italia, tutta l’Unione ha reclamato la propria autonomia e stigmatizzato i milioni di intercettazioni (e acquisizioni di dati) effettuate dalla Nsa, novella Spectre nelle mani di un inconsapevole Barack Obama. Nessuno ha notato però che il clou di questa mastodontica operazione di schedatura di informazioni, carpite a 35 leader mondiali, tra cui Angela Merkel e alcuni suoi importanti colleghi europei, è avvenuto quando l’eurozona era lì lì per passare a miglior vita e che tutto ebbe inizio quando l’euro emetteva i primi vagiti. È stato solo un caso, frutto del boom della civiltà informatica per cui non esiste più alcun tipo di segreto, o c’è qualcosa di più?

Se il mondo occidentale da cinque anni è in affanno e se il Pil dell’Unione europea è di due punti percentuali più basso rispetto al 2007, è anche perché Washington non è riuscita per tempo a cambiare davvero le regole della finanza derivata e a impedire l’esportazione del contagio finanziario iniziato col crack di Lehman Brothers.

In Italia, proprio in quei giorni, il governo Berlusconi dovette varare due provvedimenti per garantire i bond delle imprese ed estendere ad libitum la garanzia statale sui depositi bancari. Successivamente, dall’estate del 2011 al fatidico novembre successivo, un micidiale attacco speculativo ha portato a quasi 600 punti lo spread tra Btp decennali e Bund, messo alle strette un intero sistema economico e comportato nei fatti la caduta dell’esecutivo di centrodestra. E nei mesi in cui nasceva il gabinetto Monti, sponsorizzato da Berlino e dalla stessa Casa Bianca, e si diffondeva il contagio della crisi del debito sovrano dalla Grecia a Madrid e Roma, si infittivano le voci di una exit strategy messa a punto dai tedeschi, intenzionati a creare un euro del Nord Europa molto simile al marco.
Sempre in quegli anni, a cavallo tra il 2010 e il 2011, proprio la cancelleria Merkel sarebbe stata intercettata dagli spioni americani, più o meno nello stesso momento in cui tutte le banche tedesche cominciavano ad inserire nelle loro clausole sui conti correnti la possibilità di restituire i depositi dei propri clienti in euro o “altra moneta”. Tutti questi eventi concitati e drammatici avvenivano nel pieno delle presunte intercettazioni americane.

Ma le coincidenze non finiscono qui. El Mundo ha reso noto che la Nsa statunitense ha intercettato 60,5 milioni di telefonate di utenti spagnoli in un solo mese, tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio di quest’anno. Guarda caso, il 3 dicembre del 2012 il ministro delle finanze spagnolo comunicò ufficialmente il piano di salvataggio da 39,5 miliardi di euro per il sistema bancario iberico e non è un mistero che l’amministrazione Obama fosse molto interessata allo stato di salute degli istituti di Madrid.
Si tratta di una successione di eventi causaeffetto che in altri tempi avrebbe dato fuoco alle polveri di un conflitto; nei fatti ha polverizzato per molto tempo il grado di fiducia esistente tra i diversi operatori, nel Vecchio continente come oltreoceano. Gli scossoni finanziari, la recessione che ne è seguita, hanno fatto peggiorare il livello di vita di quasi tutti i paesi dell’eurozona e con esso è peggiorato – e di molto – anche il loro livello di debito pubblico; hanno chiuso decine di migliaia di imprese e i disoccupati sono arrivati alla cifra record di 20 milioni.
C’è stata una guerra, insomma, combattuta senza cannoni e senza nemmeno sapere bene chi fosse il nemico da battere. Grazie ai sacrifici di milioni di europei, e, va detto, alla cocciutaggine del paese dei lander che ha purtroppo impostato il rigore come unica road map, questo rischio sembra scongiurato. Ora però è lecito chiedersi chi ci avrebbe guadagnato dalla fine dell’euro.

Chi dal 2002, anno di nascita della moneta unica, era dall’altra parte della cornetta, è stato certamente uno spettatore molto interessato. Perché l’Europa e la sua moneta hanno rotto il monopolio monetario ed economico del dollaro, mutando per sempre gli scenari politici e commerciali.

Le parole più sincere su un caso che peserà sui rapporti tra Europa e Usa, contribuendo, si spera, ad una crescita politica della stessa Unione, le ha dette al Messaggero Michael Stürmer, storico esperto di sicurezza, già consigliere di Helmut Kohl: «La Germania non è più lo scacchiere della guerra fredda ma il giocatore numero uno in Europa, ha sviluppato un rapporto speciale con la Russia e sta costruendo una partnership strategica con la Cina. Gli Usa sono una potenza globale, noi siamo una potenza economica. E naturalmente gli Stati Uniti vogliono sapere dove andiamo. Ovunque si cerca di farsi un’idea di che cosa fanno i tedeschi e il quadro viene arricchito dall’intelligence elettronica».

Forse gli americani, oltre a milioni di file, avevano anche un documento riservato del Foreing Office britannico che tre anni fa stilò la lista delle dieci potenze mondiali in caso di eurocrack: la Germania, al nono posto, era l’unico paese europeo.
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Inviato il: 23/11/2013 11:27
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  •  DrHouse
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#96
Dubito ormai di tutto
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Spiano anche l'Africa.
Non credo che l'idea di carpire illegalmente dati sensibili sia da ricollegare specificamente alla volontà di sotterrare l'Euro, ma piuttosto all'obiettivo di sapere dove va il mondo e anticipare le mosse. Ovvio che un "occhio di riguardo", è proprio il caso di dirlo, sia stato riservato alla Germania e alla Merkel.
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E dopo 10 anni, siamo a discutere se il Volo 77 è arrivato proprio lungo questa linea, o piuttosto è arrivato due metri più a sinistra, o due metri più a destra? (Perle complottiste)
Inviato il: 23/11/2013 12:53
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  •  perspicace
      perspicace
Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#97
Sono certo di non sapere
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Guardian: 70 atomiche Usa custodite in Italia saranno adeguate per il lancio con gli F-35

A sorpresa rispetto agli impegni di Obama sul disarmo, il Pentagono stanzia 11 miliardi di dollari per interventi di 'ammodernamento' dei 200 ordigni B61 ospitati da basi Nato europee: 50 sono ad Aviano, 20 a Ghedi. L'operazione ruota intorno al controverso caccia-bombardiere di ultima generazione
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Inviato il: 24/11/2013 11:48
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  •  DrHouse
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#98
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perspicace ha scritto:
Guardian: 70 atomiche Usa custodite in Italia saranno adeguate per il lancio con gli F-35

A sorpresa rispetto agli impegni di Obama sul disarmo, il Pentagono stanzia 11 miliardi di dollari per interventi di 'ammodernamento' dei 200 ordigni B61 ospitati da basi Nato europee: 50 sono ad Aviano, 20 a Ghedi. L'operazione ruota intorno al controverso caccia-bombardiere di ultima generazione

A Obama sono avanzati soldi dall'ultimo bilancio e non sapeva come spenderli.
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Inviato il: 24/11/2013 12:32
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  •  perspicace
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#99
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Come nasce una colonia nel XXI secolo?

[...] l’assemblea tradizionale dei capi tribali, dà il via libera all’intesa per consentire alle truppe statunitensi di restare fino al 2024. [...]
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Inviato il: 25/11/2013 15:28
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#100
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Non è una novità che le aziende corrompano dirigenti e politici per spingere i compratori all'acquisto.

Per cui quando questi dirigenti e politici non vogliono sentire ragioni e vanno dritti per la loro strada (l'acquisto) ignorando tutto e tutti la cosa dovrebbe far riflettere.

Ora uno dei più anti-europeisti d'Europa putacaso chiede aiuto oltre oceano trovandolo e quelli che in precedenza non hanno voluto sentir ragioni si schierano con lui.

Sarà un caso? Bo

Sarà un caso che quando ci sono le lobby degli armamenti nucleari e quelle farmaceutiche molti politici italiani non vogliono sentir ragioni?

Sarà un caso che quando bisogna scegliere fra l'essere competitivi come i Tedeschi e aiutarli a spingere l'economia Europea e il lasciare che tutti gli sprechi e le mala-economie restino al loro posto i politici non vogliano sentir ragioni, e puntano tutto sull'economia truccata e la compravendita dei voti.

Io non credo.
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Inviato il: 26/11/2013 14:42
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#101
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Usa, sfida alla Cina: B-52 sorvolano le isole contese tra Pechino e Tokyo

[...]il portavoce del Governo cinese, rispondendo a una domanda nel corso del briefing quotidiano, non ha lasciato spazio a dubbi: «È scritto a chiare lettere nell'annuncio che è stato fatto. La Cina potrà rispondere di volta in volta in maniera appropriata, in base alle diverse circostanze e al livello della minaccia da affrontare». Washington e Tokyo sono avvertite.
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Inviato il: 27/11/2013 10:02
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#102
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Il contributo della Legge di stabilità alla cantieristica navale militare

Nel testo unico della Legge di Stabilità, è ben definito il sostegno al settore marittimo a tutela degli interessi della Difesa nazionale, anche al fine di consolidare l’industria navale italiana ad alta tecnologia. Il contributo sarà diviso in tre anni con i primi 80 milioni di euro a decorrere dall’esercizio del 2014, a seguire 120 milioni, per terminare nel 2016 con 140 milioni. Un ulteriore stanziamento, dovrebbe provenire dal Ministero per lo Sviluppo Economico, a favore della partecipazione ai programmi europei aeronautici, navali ed aerospaziali; l’esborso potrebbe aggirarsi intorno ai 2,6 miliardi di euro. L’impiego di tali somme, sarà possibile analizzarle concretamente solo nella primavera del 2014, ma parte di esse hanno, di fatto, già una precisa destinazione. L’Italia ha assunto il criterio di approccio globale civile-militare a supporto delle crisi internazionali per contribuire fattivamente al mantenimento della pace e della sicurezza. Pertanto, unità navali con una spiccata agilità operativa, in termini di comando e controllo, sono necessarie per diventare delle basi da cui operare missioni diverse, siano queste militari o di assistenza civile. L’operazione Mare Nostrum rappresenta l’ultimo intervento, in ordine di tempo, della Marina Militare Italiana, resasi necessaria dopo il naufragio di Lampedusa. Sono cinque le unità di altura coinvolte nella missione, oltre all’appoggio aereo con elicotteri, velivoli Piaggio, i Breguet Atlantic ed i droni. In ordine economico, l’impegno è abbastanza gravoso, e la cifre sono oggetto di contendere fra la stampa specializzata, come il Sole 24 ore, ed i dati resi dal Ministero della Difesa, dove la differenza oscilla dai quattro ai dieci milioni al mese. Il punto di partenza per calcolare l’importo, lo si potrebbe desumere dal costo giornaliero della fregata Maestrale, impiegata in Mare Nostrum, che sembra si avvicini ai 60.000 euro. L’operazione dovrebbe svolgersi congiuntamente con il sistema di pattugliamento europeo Frontex e con quello di rilevamento dell’Unione Europea Eurosur, ma il primo non ha unità nel canale di Sicilia ed il secondo sarà pienamente operativo solo a Dicembre. Il Ministro della Difesa Mario Mauro, ha definito questa iniziativa come un rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare, ma l’invio di due fregate, con capacità anti aree ed anti sommergibile, lascia trasparire un impiego diverso della flotta italiana, la quale con tutta probabilità sarà chiamata ad operazioni militari, forse congiuntamente con la marina libica. Di fatto, la collaborazione fra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo torna ad essere oggetto di approfondimento. La tecnologia industriale europea della difesa è imperniata sulle capacità operative poste all’implementazione ed alla produzione di beni a servizio delle Forze Armate appartenenti alla UE, una peculiarità per lo sviluppo economico e per la proiezione militare e diplomatica dell’intero sistema continentale. Gli attori partecipanti sono tra loro difformi sul piano finanziario, ma tutti rappresentano un valore aggiunto in questo contesto; alcuni sono strutturati per la produzione e l’integrazione di piattaforme e sistemi d’arma, altri sono specializzati nei sistemi e sottosistemi sia nell’ambito motoristico quanto nell’ingegneria meccanica. Le alleanze politiche, strategiche ed economiche dell’Industria Europea della Difesa, l’European Defence Technological and Industrial Base, ha iniziato dal 2000 un viatico di aggregazione verso nuove aziende con accordi di cooperazione imperniate sull’export. La crisi finanziaria internazionale, ha ingenerato un profondo impatto negativo in ordine di domande, dunque dagli stessi Governi dell’EDTIB, pertanto, quest’ultimi sono stati costretti necessariamente a rivedere al ribasso i programmi di investimento sulla difesa, andando a ledere significativamente la capacità militare congiunta in ambito delle cooperazioni NATO, in particolare nel distaccamento delle unità di altura per la Forza di intervento rapido e per la missione Active Endeavour a prevenzione del terrorismo e traffico d’armi. Sotto il profilo economico, l’EDTIB ha tentato di contenere l’effetto della crisi sul comparto industriale continentale, promuovendo l’iniziativa di esportare beni verso i paesi emergenti extra europei, senza però riuscire ad arginare completamente le ricadute dei tagli alle spese sulla competitività finanziaria, ed in particolare sui livelli occupazionali. Un tentativo di impulso al mercato, è giunto dalla fusione di aziende protagoniste nel settore, ad esempio il trattato franco-italiano siglato nel novembre 2005, ma i risultati sono stati variabili in termini finanziari, dunque non risolutivi. La sfida che gli Stati Membri dell’UE si sono posti, è quella di arginare la crisi identificando nuove aree di sviluppo come i segmenti di mercato dell’elettronica e della sicurezza, finalizzando le risorse ed ottimizzando le iniziative verso accordi bilaterali fra gruppi anche di diversa nazionalità, ma sempre in ambito dell’EDTIB. In questo insieme si colloca in controtendenza l’implementazione della flotta italiana, con il varo delle modernissime fregate FREMM, i sommergibili a propulsione AIP ed otto pattugliatori. Per le prime è previsto un ulteriore stanziamento di 749 milioni di euro per la realizzazione di ulteriori due unità, oltre le quattro già finanziate dalle legge di stabilità 2013. La decisione finale dovrà concretizzarsi tra il 2014 ed il 2015. Milano Finanza ha riportato un costo unitario di 300 milioni per ogni singolo pattugliatore, che dovrebbero essere inseriti nel bilancio a seguito di una indagine del Centro Studi e Ricerche del Mezzogiorno, della Banca d’Italia ed Assoporti. Alcuni economisti hanno ipotizzato che su una base di 100 euro investiti, il sistema finanziario nazionale dovrebbe trarne 249, dunque un impatto positivo sul prodotto interno lordo che potrebbe agevolare un impulso nella dinamica economica italiana. Una ulteriore ricaduta al sistema Italia, arriverebbe dai proventi dell’export, secondo la valutazione del Capo di Stato Maggiore della Marina: su tre unità prodotte una sarebbe esportata. I ricavati delle vendite saranno diretti a sostenere l’industria della Difesa ed entro i prossimi 5 anni dovrebbero essere dismesse 26 unità. Le fregate FREMM, rappresentano il più importante programma militare congiunto in ambito europeo, con un investimento complessivo di 11 miliardi di euro ripartiti fra Francia, 6,5 miliardi, ed Italia, 4,5. I fondi verranno stanziati dal Ministero per lo Sviluppo Economico e da quello della Difesa nel prossimo biennio per un importo pari a 261 milioni nel 2014 e 268 nel 2015, che si sommano ai 321 erogati nel 2013. Le aziende partecipanti al progetto sono la Orizzonte Sistemi Navali, costituita da Fincantieri e Finmeccanica, e la francese Armaris. In particolare, nel programma di sviluppo sono interessate: la Selex Sistemi Integrati, la Oto Melara e la Wass, un comparto produttivo di grande valenza per l’economia e per l’alta tecnologia nazionale, con importanti capitali sociali ed un alto livello occupazionale; la sola Finmeccanica ne conta oltre 39.000. Quello della cantieristica navale, si attesta come settore in crescita: i ricavi della Finmeccanica nel 2012 hanno superato i 17 miliardi di euro, che si associano ai 15 di Fincantieri. Quelli relativi al primo semestre del 2013, analizzati nel settore Difesa e Sicurezza, mostrano segnali positivi, seppur in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma sono migliori nei confronti degli introiti previsti in sede di bilancio dalla Finmeccanica. La curva dei guadagni è favorevole a quelli stimati nel comparto Aerospazio e Difesa e dunque nel complesso il risultato è migliore se confrontato con le aspettative. La consegna delle unità di superficie è già in essere, con l’ultima che dovrebbe prendere il mare nel 2021. Un investimento notevole, in ragione del momento di crisi, ma recuperabile nel corso della vita minima di attesa operativa delle unità navali, stimata a circa 30 anni. Tale limite è imposto dalla fatica delle strutture e dal deterioramento degli apparati, che ingenerano una significativa lievitazione dei costi relativi alla manutenzione. Attualmente, le fregate Grecale, Libeccio e Maestrale hanno superato la soglia critica, rendendole pertanto obsolete, ma mantenerle operative è un preciso intento del Governo allo scopo di recuperare il ritardato rinnovamento dell’intero sistema aeronavale. L’industria della difesa italiana in materia di vendite ed a livello occupazionale, è uno dei comparti produttivi più attivi dell’intero sistema del paese, infatti annovera quasi 64 mila addetti. L’Italia è al settimo posto nel mondo tra i produttori di sistemi d’arma, sia di seconda fascia che complessi, e la Finmeccanica è fra le prime dieci aziende nel settore. In termini di volume di affari nel campo tecnologico, riferito all’integrazione dei sistemi, ai singoli apparati o sottosistemi, partecipano attivamente gruppi come l’Avio e l’Iveco. La scelta del Governo italiano di approvare la costruzione delle nuove fregate, ha un fondamento preciso: lo scenario futuro avrà la Marina Militare come attore protagonista a garanzia della libera navigazione per favorire le opportunità economiche e commerciali, non solo in aree come quello del Pacifico o dell’Oceano Indiano, quanto nel Mediterraneo stesso, perché dal Golfo Persico transita il 40 per cento dei beni sia come merce importata che esportata dell’intera Europa. L’economia è condizionata dalla possibilità di importare a costi competitivi l’energia e le materie prime; attraverso il mare l’Italia scambia il 54% delle merci, importa il 75% del petrolio ed il 45% del gas per il fabbisogno energetico interno. Altro ruolo sarà l’apporto marittimo alle politiche dell’UE e della NATO, perché in Europa sono quattro le marine di rilievo: Francia, Spagna, Inghilterra ed Italia. L’esigenza di una maggiore cooperazione, si palesò durante la crisi Libica, dove si rese necessaria una rapidità di reazione al di fuori del Paese africano, senza coinvolgere le truppe terrestri. Il compito venne svolto con successo sulla base della velocità di intervento, della sorveglianza e deterrenza, le quali sono possibili solo con elevate capacità operative. Quest’ultime sono fondamentali anche per opporsi alla pirateria, al terrorismo ed alla guerra asimmetrica, ossia dal confronto fra Nazioni dalla forte capacità militare ed economica. Dunque, è necessario garantire la difesa e la sorveglianza integrata marittima, non solo nelle acque nazionali, ma la si deve estendere dal Golfo di Aden all’Oceano Indiano con il preciso scopo di limitare le ripercussioni sulla terra ferma delle attività criminose provenienti dal mare, sostenendo la legalità ed il libero scambio economico. Le unità della MMI, incrociano continuamente nello Stretto di Sicilia con la consegna di monitorare i flussi migratori e per tutelare i pescherecci. Sono nel Corno d’Africa nell’operazione antipirateria Atlanta, nell’Oceano Indiano a protezione delle navi mercantili e nel Golfo di Aden nell’ambito del progetto Ocean Shield. La flotta italiana dovrà proiettarsi verso una flessibilità di impiego a supporto di attività diverse, spaziando dalla cooperazione militare a quella umanitaria, dove le forze armate italiane si sono già distinte. Il contributo nel ruolo interforze tattico della MMI in ambito UE e NATO, è di appoggio alle forze di terra in quelle aeree oppresse dalle guerre civili, dalle calamità naturali e più in generale da situazioni di emergenza, come in Libano, in Libia e Haiti, dove sono stati tratti in salvo sia cittadini italiani quanto stranieri con la flessibilità dei mezzi, come l’utilizzo della portaerei Cavour trasmutata a ruolo di nave ospedale e non più di proiezione di forza. Nell’attuale contesto di crisi economica e nel quadro di risanamento delle finanze, probabilmente si renderà necessario uno snellimento ed una ristrutturazione delle unità sia di superficie quanto di quelle sottomarine. In questo ambito si colloca la nuova classe FREMM, di cui è stato impostato il sesto esemplare con la consegna stimata per il 2017. Tali fregate hanno un dislocamento di 6000 tonnellate e sono propulse da due motori elettrici alimentati da quattro generatori diesel da 2100 KW. Possono raggiungere i 29 nodi ed a 15 nodi sono in grado di una autonomia di 11.000 Km o 55 giorni di crociera. I sistemi di bordo, principalmente sono composti dal radar di navigazione a bassa probabilità di intercettazione LPI SPN-730 / Selex SPN 753, dal radar di scoperta IR SASS Galileo, da due sistemi di puntamento multi sensore, sia infrarosso che radar MSTIS NA 25X, radar per appontaggio elicotteri e l’IFF SIR-M5 PA. Le unità dispongono inoltre della tecnologia per la comunicazione Datalink Link 11,16 e 22 M-DLP e della satellitare SATCOM. Il sonar attivo è montato sul bulbo Thales 4110CL, dotato anche di telefono subacqueo, con trasduttore WASS composto da 500 idrofoni. Le FREMM ASW montano un sonar rimorchiato a profondità variabile attivo a bassa frequenza Thales 4249 ed un sonar antimine WASS SNA-2000-I. La difesa antinave ed antisommergibile è affidata ai missili a lungo raggio del tipo MBDA Teseo Mk2 Block IV, al sistema combinato missile/siluro a medio raggio tipo MBDA Milas ed a due sistemi lanciasiluri con caricamento semi-automatico da 324 mm per gli MU 90 Impact. Quest’ultimo è un siluro ad alta velocità, che sembra essere in grado di eludere le contromisure, oltre alla peculiarità di una versatilità d’impiego, sia a quote elevate che su bassi fondali, in ambienti acustici perturbati e molto severi. Tra il 2007 ad oggi, le fregate FREMM classe Bergamini, hanno ricevuto alcune modifiche, innanzi tutto con un allungamento della poppa, sembra per bilanciare un appruamento evidenziatosi durante le prove in mare, ma ufficialmente a permettere un più agevole appontaggio per gli elicotteri EH-101. Altra implementazione ha riguardato le scorte di carburante e la dotazione dei lanciatori verticali Sylver, con una cadenza di tiro pari ad 8 missili al secondo, accoppiato al sistema missilistico antiaereo SAAM-ESD per migliorare la difesa aerea con i vettori Aster 15 e 30, ed antinave Scalp. A questo è associato il radar multifunzione 3D EMPAR SPY-790, il quale è in grado di svolgere contemporaneamente compiti di sorveglianza aerea a medio raggio e guida missili. Dispone del rilevamento tridimensionale, tracciamento fino a 12 bersagli multipli e 300 tracce simultanee. E’ del tipo passivo a singola faccia rotante ed opera in banda C e G, con una portata di oltre 100 Km ad una velocità di rotazione dell’antenna pari a 60 giri al minuto. L’antenna inclinabile, è in grado di generare un fascio elettronico con una scansione compresa nell’arco di +/- 45° in profondità e di +/- 60° in elevazione. La scoperta di superficie è affidata al sistema RASS che opera in banda E ed F. La versione FREMM multiruolo disporrà di depositi automatici per le munizioni dei due cannoni a tiro super rapido da 120 colpi al minuto Oto Melara 76/62, usato come protezione anti-aerea, anti-missile e per la difesa di punto. Agevolato dal calibro, può essere impiegato anche in altri ruoli, come il bombardamento navale e costiero. Il cannone è controllabile da remoto ed è armato con munizioni convenzionali, dalle incendiarie alle perforanti, fino ai proiettili a frammentazione con spoletta di prossimità. Nel progetto di acquisizione della classe Bergamini, sei fregate avranno compiti multiruolo e quattro saranno configurate per l’ASW. Se la crisi inciderà in modo negativo sullo stato di avanzamento del programma, è plausibile supporre che sarà bloccato proprio a quest’ultima appena impostata. In tal caso, probabilmente, tutte le unità della classe Bergamini dovranno essere configurate come multiruolo per la difesa antinave, antiaerea, per l’attacco al suolo in profondità, il bombardamento contro costa ed antisommergibile. Per raggiungere un compromesso, il Ministero della Difesa potrebbe valutare di ridurre le FREMM ad otto e destinarne due alla guerra antisommergibile. Tale analisi è nel computo di una condizione più ampia che coinvolge l’intera flotta, destinata ad essere ridotta a sole 22 unità, almeno secondo una stima del Ministero della Marina Militare. La Francia, ha disposto la costruzione di nove FREMM in versione ASW, e due per la difesa aerea. L’ultimo varo è previsto per il 2022. L’accordo fra Italia e Francia non è limitato alla sola produzione congiunta delle fregate, ma le due Nazioni hanno istituito un comitato bilaterale che ha la finalità di favorire una visione di insieme sui futuri progetti, sia in materia di difesa quanto di sicurezza europea, oltre che di cooperazione per lo sviluppo di sistemi d’arma, con lo scopo di coordinare ed ottimizzare le capacità tecniche. L’Italia è il primo paese compartecipante per gli armamenti con la Francia, in particolare sui sistemi missilistici contraerei, aria-terra e lanciarazzi. La cooperazione continua nell’ambito elicotteristico, UCAV ed aerospaziale. Quest’ultimo è imperniato sui satelliti radar ed ottici, i quali agevoleranno un punto di vista attualizzato della situazione tattica relativa alle missioni di prevenzione e risoluzioni delle crisi, ed in campo civile soddisferà i bisogni crescenti nelle telecomunicazioni dei principali attori istituzionali. Dismesso l’ultimo incrociatore e con la Garibaldi che sarà probabilmente rinnovata e convertita in portaelicotteri, la nave di maggior valore resterà la Cavour, ma la forza navale ha nelle fregate il suo punto di forza. Alla precedente classe Maestrale ora sono affiancate proprio le FREMM. Per versatilità d’impiego, però, i cacciatorpedinieri recitano la parte dei protagonisti: fra questi i recenti Andrea Doria e Caio Duilio, che sono delle ottime piattaforme di lancio, con dotazioni all’avanguardia in tutti i compartimenti delle unità. La componente subacquea è formata da sei battelli, in particolare con i due formidabili 212A propulsi dai silenziosissimi motori AIP a celle di combustibile, che hanno consentito alla MMI una innovazione sia in termini tecnologici che di impiego. In definitiva, la scelta di abbandonare o proseguire nell’assemblaggio delle FREMM, decreterà la continuità della Marina Militare Italiana nell’assolvere o meno i compiti istituzionali e le collaborazioni internazionali, per confermare la presenza dell’Italia nell’ambito delle alleanze geopolitiche e strategiche, nelle operazioni umanitarie ed a garanzia della sicurezza dei mari.
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Inviato il: 28/11/2013 10:44
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#104
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Caccia cinesi seguono aerei americani e giapponesi nella «zona di difesa»

[...]«L'aviazione militare cinese è in stato di allerta e prenderà misure per fronteggiare le varie minacce aeree e difendere con fermezza la sicurezza dello spazio aereo nazionale». Lo ha detto il portavoce del ministero della Difesa di Pechino Yang Yujun, in risposta al sorvolo di aerei militari americani, giapponesi e sudcoreani sulla «zona aerea di difesa e identificazione» della Cina. E il quotidiano Global Times, controllato come tutti i media dal governo, avverte che la Cina deve prepararsi per un «potenziale conflitto» con Tokyo.

Cina: jet seguono aerei Usa e Giappone


(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Jet militari cinesi hanno seguito aerei americani e giapponesi che stavano sorvolando la "zona aerea di difesa e identificazione" proclamata unilateralmente della Cina.

Lo ha reso noto l'aviazione militare cinese, come riporta la Bbc, sottolineando che tutti gli aerei in transito nella zona hanno l'obbligo di identificarsi, per evitare "misure difensive d'emergenza". I cinesi hanno identificano due velivoli americani di sorveglianza e dieci aerei giapponesi, tra cui dei caccia.
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Inviato il: 29/11/2013 16:44
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#105
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Questa è importante:

La Russia ha ridotto del 75% il suo arsenale nucleare

La Russia ha ridotto il volume del suo arsenale nucleare non strategico ad un/quarto della somma che era a disposizione dell'URSS nel 1991, questo è quanto riferito dal presidente del Consiglio della Federazione Russa Valentina Matviyenko.

Venerdi, durante una conferenza internazionale sulla sicurezza nucleare a San Pietroburgo, Matviyenko ha ricordato che la Russia da sempre segue una strategia globale di riduzione e limitazione degli arsenali nucleari. Inoltre il presidente ha anche dichiarato che: “La sicurezza nucleare nel mondo moderno è la condizione per la stabilità dello sviluppo umano e la conservazione della Terra”.
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Inviato il: 29/11/2013 21:28
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#106
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Kiev, i dimostranti europeisti si barricano nel Duomo di San Michele

A Kiev circa 300 manifestanti di Piazza dell'Indipendenza si sono salvati dalle forze speciali di polizia nel cortile della Cattedrale di Michele. Secondo quanto trasmesso dai media, le camionette delle forze speciali "Berkut" attendono i manifestanti proprio presso l'ingresso della cattedrale. I dimostranti si sono barricati serrando il portone d'ingresso con mezzi di fortuna per sfuggire alle forze di sicurezza. Sabato mattina la polizia con manganelli e gas lacrimogeni ha sgomberato il presidio a sostegno dell'integrazione europea in Piazza dell' Indipendenza, nel centro di Kiev. Secondo i media ucraini, lo sgombero e l'uso della forza da parte della polizia contro i manifestanti sono motivati dalle autorità dalla necessità di installare l'Albero di Natale ed addobbare la piazza per le feste di Capodanno.

Kiev, manganellate contro i sostenitori dell'integrazione europea dell'Ucraina

A Kiev sabato mattina 40 persone sono state ricoverate in ospedale con ferite di varia gravità a seguito della repressione della manifestazione a sostegno dell'integrazione europea, che si svolgeva presso "Maidan Nezalezhnosti" ("Piazza Indipendenza", nel centro di Kiev), riferiscono i media ucraini citando i dimostranti. Per sgomberare la manifestazione sono stati coinvolti circa 1000 uomini delle forze speciali di polizia "Berkut". "Le persone sono state prese a manganellate! Sono stati usati i gas lacrimogeni! In Piazza dell'Indipendenza sono state sentite delle esplosioni! Le persone sono state scaraventate via dalla piazza come spazzatura," - è scritto in un comunicato dell'ufficio stampa del movimento della Rivoluzione Arancione. Inoltre circolano voci sull'arresto di 33 dimostranti.
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Inviato il: 30/11/2013 12:40
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#107
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#108
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E un caso che USA e Giappone sfidino apertamente la Cina oppure è un classico che si ripete?

Ogni volta che la stampante raggiunge il limite massimo gli Usa e adesso anche il Giappone hanno bisogno di una guerra che nasconda tutto sotto il tappeto.

L'hanno fatto spesso in passato ed ora inizia un nuovo giro di giostra.

La storia ciclicamente si ripete.

Jet giapponesi e sudcoreani sfidano la Cina, sorvolano isole contese

Gli Usa sfidano la Cina: due B-52 sorvolano le isole giapponesi reclamate da Pechino

Non a caso le chiamano economie di guerra.
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#109
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
#110
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Caccia cinesi seguono gli aerei da guerra giapponesi e statunitensi nell’Adiz contestato

[...]Lungi dall’operare “normalmente”, gli Stati Uniti e il Giappone hanno approfittato dell’Adiz cinese per giustificare una maggiore collaborazione nel progresso militare nelle aree adiacenti al continente cinese. [...]
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
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E da Wikipedia sparisce l’elenco dei politici Goldman Sachs



La screenshot qui sopra è un particolare della pagina di Wikipedia fotografata dalla Wayback Machine il 23 aprile 2010. Come potete vedere include l’elenco dei dirigenti di Goldman Sachs passati alla funzione pubblica o viceversa. Compaiono Mario Draghi, Romano Prodi, Massimo Tononi, Gianni Letta e Mario Monti, del quale però manca ancora il prestigioso passaggio alla carica di Presidente del Consiglio italiano. Fino a qualche giorno fa, l’elenco era visibile.
Ora la lista dei politici passati alla funzione pubblica è stata rimossa.
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Citazione:

Sertes ha scritto:
E da Wikipedia sparisce l’elenco dei politici Goldman Sachs



La screenshot qui sopra è un particolare della pagina di Wikipedia fotografata dalla Wayback Machine il 23 aprile 2010. Come potete vedere include l’elenco dei dirigenti di Goldman Sachs passati alla funzione pubblica o viceversa. Compaiono Mario Draghi, Romano Prodi, Massimo Tononi, Gianni Letta e Mario Monti, del quale però manca ancora il prestigioso passaggio alla carica di Presidente del Consiglio italiano. Fino a qualche giorno fa, l’elenco era visibile.
Ora la lista dei politici passati alla funzione pubblica è stata rimossa.


Non è che puoi fare del male così a Ivan, come niente fosse, almeno avvisa i disinformatoi con la scritta "attenzione immagini forti". Checcazzo, Sertes, un po' di netiquette.

Secondo me, gli sarà caduta la parruca

PS

Mai refuso fu così utile - disinformatoi senza "r" .. fantastica. D'ora in poi la userò per i migliori di loro
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
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Ue contro Russia: la campagna di Ucraina

26 novembre 2013

Lo scontro fra Unione Europea e Russia ha per teatro di operazioni l’Ucraina, sempre più ostaggio di opposti interessi, che, naturalmente, non sono quelli del popolo, ma di oligarchie sostenute da potenze straniere che vogliono farne terra di conquista economica.

Se, però, la Russia, nel perseguire i suoi interessi, sta operando attraverso le legittime forme di pressione consentite dal diritto e gli usi internazionali, l’UE, prima ancora di aver inglobato l’Ucraina, già la considera come un paese a sovranità limitata, intervenendo direttamente nei suoi affari interni con estrema arroganza.

Il primo passo di questa affermazione di potere era stato l’esigere che l’Ucraina trovasse modo di scarcerare la corrotta ex primo ministro Yulia Timoschenko, condannata a sette anni di reclusione dopo un regolare e legittimo processo, perché questa era stata l’eroina di quella rivoluzione arancione, con cui si voleva imporre l’influenza geopolitica occidentale sul paese, esportandovi democrazia a dispetto dei risultati delle urne. Le leggi ad personam, però, che prevedevano la possibilità di curare all’estero la Timoschenko, con un biglietto di sola andata, sono state respinte dal Parlamento eletto dal popolo ucraino e questa manifestazione di sovranità popolare ha interrotto il negoziato: nessuno può opporsi al volere di una eurocrazia, che essendo priva di qualsiasi legittimazione democratica, la aborre.

Nonostante ciò, il vero intervento a gamba tesa dell’UE è l’impedire all’Ucraina di discutere direttamente e pariteticamente con la Russia. Così, alla richiesta di aprire un tavolo trilaterale parallelo alle trattative per l’ingresso nell’Unione, la risposta di Bruxelles è stata negativa: non vi è alcun motivo che un terzo possa interferire in una trattativa che è esclusivamente bilaterale e sbilanciata.

Inoltre, dimostrando così di trattare Kiev come ormai subalterna a Bruxelles, gli eurocrati hanno dichiarato che, comprendendo che la Russia può aver delle preoccupazioni per l’ingresso dell’Ucraina nello spazio economico dell’Unione, sono pronti ad aprire un tavolo bilaterale con Mosca. Con Mosca e basta, però. Kiev per Bruxelles non avrebbe già più alcuna voce in capitolo: l’Ucraina viene trattata come uno Stato a sovranità limitata, assoggettato al volere delle oligarchie atlantiste.

Gli ucraini sono, comunque, fortemente divisi: da una parte c’è il pragmatismo di chi parteggia per la Russia nella consapevolezza della situazione disastrosa in cui versa l’UE, che ha poco da offrire e che quel poco promesso non lo formalizza; dall’altra c’è il ricordo dell’Holodomor, il genocidio per fame che subì il paese nel 1933 sotto il dominio stalinista, e il fatto che gli ucraini hanno sempre vissuto l’unione alla Russia come una dominazione straniera.

Gli scontri intestini sarebbero, pertanto, legittimi e comprensibili, non fosse che sono guidati dall’estero e che entrambe le fazioni si ritrovano a essere non al servizio degli interessi della propria nazione, ma asserviti a quelli delle potenze che stanno usando l’Ucraina come un campo di battaglia in una guerra combattuta con le armi della pressione economica.

Anche il fronte della (dis)informazione è, naturalmente, mobilitato. Euronews, la voce dell’eurocrazia, titola «Manifestazioni e scontri a Kiev», sottolineando che sono scesi in piazza a migliaia contro il presidente Viktor Yanukovich, colpevole «di una gestione miope del Paese e di subalternità a Mosca», ma solo en passant rileva che vi sono state anche manifestazioni anti UE a poca distanza. Sono, però, paradossalmente le manifestazioni antieuropeiste che rendono l’Ucraina più vicina agli altri popoli d’Europa, anch’essi mobilitati contro Bruxelles, anziché l’adesione ai vincoli di un contratto capestro, propugnato da dirigenti di partiti che, quanto a “subalternità”, non scherzano affatto.

La succitata rete all news, nel sostenere il diritto dell’UE a inglobare l’Ucraina, si lascia sfuggire un dettaglio da cui emerge chiaramente che l’interesse ucraino è di entrare nell’unione doganale con Russia, Bielorussia e Kazakhstan: «la Russia è il primo partner commerciale e il principale fornitore di gas metano. Con questo dietrofront Kiev si è messa al riparo da, più volte minacciate, ritorsioni da parte di Mosca».
Interessante notare, anche, come le naturali conseguenze economiche derivanti dall’adesione ad una organizzazione sovrannazionale invece che a un’altra, siano presentate come ritorsioni se messe in atto dai russi, mentre si ritiene normale che la UE sbatta la porta in faccia e ponga in atto le medesime “ritorsioni” in rapporto alla vicenda Timoschenko, inalberandosi perché il Parlamento ucraino, nel sovrano esercizio delle sue funzioni, non approva le leggi volute da una oligarchia straniera che pretende la scarcerazione di un corrotto.

È evidente che sia la Russia che la UE perseguono i loro interessi, più o meno legittimi, ma gli ucraini nel decidere con chi schierarsi dovrebbero tenere a mente un “dettaglio” fondamentale: nello scontro per “conquistarli” Mosca è favorevole ad incontri trilaterali e non sembra intenzionata a sedere a un tavolo bilaterale con la sola UE ed escludendo Kiev, mentre la UE rifiuta di trattare se non bilateralmente. Questo significa che per la Russia l’Ucraina è uno Stato sovrano, mentre per l’Unione no. Secondo Bruxelles l’Ucraina la sovranità l’ha già persa e non può pretendere di sedere ad un tavolo paritetico che preveda anche la Russia: a rappresentarla ci pensa l’UE, e Kiev può solo trattare per l’adesione e in posizione di sudditanza.

Infine, c’è da chiedersi che senso abbia entrare in uno spazio economico in via disgregazione e che non ha nessuna intenzione di rinnovarsi e riformarsi, neppure per salvarsi, come conferma l’arroganza dirigistica con cui vengono affrontati i negoziati con l’Ucraina. Arroganza che gli eurodeputati ardiscono anche contro Putin al quale, in una risoluzione, richiedono lo stop alle minacce e alle pressioni sui Paesi dell'Europa orientale, pronti a stipulare accordi con l'Unione Europea, dopo le recenti “sanzioni commerciali” nei confronti di Ucraina e Moldavia e le minacce all'Armenia, nell’intento di dissuaderle dallo stringere intese con la stessa Ue.

Certo che se l’UE sostiene che di sanzioni si tratti c’è da crederle, visto che essa ha una lunga tradizione come sanzionatrice di tutto e tutti, ma forse si tratta di “sanzioni” non solo legittime, ma logiche, considerato che l’UE le pratica regolarmente. Per Bruxelles, infatti, l’annuncio dell'Armenia di voler aderire all'unione doganale russa sarebbe incompatibile con un accordo di libero scambio con l'Ue. Non è forse anche questa una sanzione, nel segno della minaccia e della pressione? Se sì, ciò legittima le misure russe di ritorsione; se no, il comportamento di Mosca rientra nei normali tentativi di condizionamento: l’UE si rassegni, il mondo è ridiventato multipolare anche per le potenze economiche e, come in geopolitica, non conviene mettersi contro la Russia o si rischia di ritrovarsi alla canna del gas.

Ferdinando Menconi
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Che dici?

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Ezra Pound
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
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Re: Chi è il vero nemico dell'Europa?
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