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   Politica Interna & Estera
  Il cavalier Fassino vuol salvare Israele dal "Bobo cattivo"

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  •  schiumaqua
      schiumaqua
Il cavalier Fassino vuol salvare Israele dal "Bobo cattivo"
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/6/2004
Da dalla grotta
Messaggi: 358
Offline
Da "La Stampa"
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Salvare Israele
18/7/2006
di Piero Fassino

A Lucia Annunziata che si chiede se lo Stato ebraico non sia oggi davvero in pericolo di esistenza, la mia risposta è sì. E i segni di questo enorme pericolo sono tanti: le ripetute dichiarazioni del Presidente iraniano, non un fanatico isolato, ma un uomo eletto a quella carica da milioni di iraniani e dunque «rappresentativo»; la legittimazione politica e la libertà di azione di cui gode in Libano Hezbollah, un movimento che dichiaratamente predica la distruzione di Israele e ogni giorno agisce militarmente per questo; il rifiuto di Hamas di riconoscere esplicitamente il diritto di Israele a esistere e, dunque, il rifiuto a negoziati diretti di pace; la campagna quotidiana, capillare, ossessiva messa in essere da una rete di associazioni islamiche che ogni giorno istillano in milioni di persone odio nei confronti degli ebrei e di Israele.

Insomma, sono cresciute nel mondo islamico pulsioni integraliste e fanatiche che vedono nella negazione di Israele il segno del riscatto dell’Islam nei confronti di un Occidente vissuto come corruttore di costumi, oppressore politico e espropriatore di ricchezza (il petrolio).

Avere questa consapevolezza significa che ogni Paese democratico, e quindi anche l’Italia, deve rendere chiaro al mondo islamico e alle sue classi dirigenti - non solo agli estremisti, anche ai moderati e ai riformatori che non sempre arginano con determinazione le derive fanatiche - che mai il mondo democratico, e in primo luogo l’Europa, accetterà qualsiasi forma di messa in causa o anche solo di precarizzazione dello Stato di Israele e della sua esistenza.

Solo in quanto si renda garante dell’esistenza di Israele, l’Europa ha titolo anche per sollecitare il governo israeliano a non ignorare che nell’uso della forza - anche quando per difendersi - non si può smarrire un principio di proporzionalità.

Ed è questo anche il modo più limpido per rendere evidente che in Medio Oriente non sono in conflitto un torto (degli israeliani) e una ragione (dei palestinesi), ma due ragioni.

E’ una ragione il diritto dello Stato di Israele a vivere sicuro, riconosciuto e senza paura dei propri vicini.

Ed è una ragione il diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato indipendente. Quelle due ragioni «simul stabunt, simul cadent»: ciascuno dei due popoli potrà vedere riconosciuto e affermato il proprio diritto solo in quanto riconosca la pari legittimità del diritto dell’altro e operi per una soluzione di reciproca soddisfazione.

Insomma, la pace, la sicurezza, la democrazia non basta invocarle, occorre affermarle assumendosi le responsabilità che comportano. Vale per il Medio Oriente, vale anche quando si tratta di scelte difficili, come essere presenti in teatri di conflitto come l’Afghanistan.

Una scelta che - contrariamente a quanto sostiene una parte, sempre minore, della sinistra radicale - non è affatto in contraddizione con l’Articolo 11 della Costituzione. Quell’articolo dice no alla guerra, ma dice anche no al terrorismo e no alla negazione dei diritti universali delle persone. Ripudia la guerra, ma dichiara l’impegno dell’Italia a concorrere alle azioni promosse dalle istituzioni internazionali per il mantenimento della pace e della democrazia. D’altra parte chiunque sia intellettualmente onesto deve riconoscere quanto sia forzato rappresentare come «guerra» azioni e interventi che hanno in realtà il carattere di «polizia internazionale» a tutela di valori, di diritti e principi essenziali per la sicurezza del mondo.

Anche così, con atti limpidi e coerenti, una sinistra riformista dimostra la propria cultura di governo.

segretario dei Ds


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_________________
La verità, dal momento che me la impongono, non mi interessa.
Inviato il: 18/7/2006 11:42
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