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  con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran

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  •  ancopietro
      ancopietro
con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#1
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/11/2009
Da
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lettera alla conduttrice di Prima Pagina a proposito dell'Iran in subbuglio


cara Menafra,

l'Iran è fritto comunque. L'occidente ed in particolare gli anglosassoni non ne hanno mai consentito l'autonomia. Nel 1967 la Cia uccise Mossadeq, un grande civilissimo uomo politico che aveva commesso il crimine di nazionalizzare le imprese petrolifere delle sette sorelle. Al posto di Mossadeq insediò lo Scià, un sanguinario e losco individuo che garantì gli interessi angloamericani. Ora non sopporta il regime autocratico quanto si vuole ma che difende gli interessi nazionali del popolo iraniano.
Si serve di un gruppo di dirigenti messi in minoranza nell'estambliscement per la loro propensione a fare affari con l'Occidente e magari ad utilizzare l'Iran nell'aggressione all'Iraq ed all'Afghanistan che gli americani non riescono da soli a controllare.
Non tutte le rivoluzioni sono giuste. In Cile la rivoluzione delle massaie portò al potere Pinochet. In Europa Hitler e Mussolini. Non è detto che il movimento di Rafsaniani e Mausavi sia portatore di bene.
Se la rivoluzione "colorata" non riesce c'è sempre Israele pronto a menar le mani. Ha già bombardato due volte Teheran. Il signor Venturini stamane si chiedeva quanto ancora deve pazientare l'Occidente come quel tale nel Senato romano.
Mi dispiace che in qualche modo gli intellettuali di sinistra portino acqua al mulino della guerra.
Cordialità
Pietro Ancona
PS: Obama sta bombardando lo Jemen e si prepara all'invasione.
Inviato il: 28/12/2009 9:19
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  •  Pispax
      Pispax
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#2
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 19/3/2009
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Citazione:
Pietro Ancona
PS: Obama sta bombardando lo Jemen e si prepara all'invasione.



Mi chiedo in quale parte del mondo sia lo Jemen.
Non ne parla nemmeno wiki.


In ogni caso:

QUINDICI I MORTI PER LA REPRESSIONE DELLA MANIFESTAZIONE

Almeno questo è quello che ammette la TV di stato iraniana. Nessun giornalista estero può verificare il numero.
Arrestato fra gli altri il leader dissidente Ebrahim Yazdi.


Grande libertà, non c'è che dire.


Pietroanco, se non la smetti di fumare quella roba prima o poi ti schizzerà fuori il cervello dalle orecchie.
Inviato il: 28/12/2009 9:26
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  •  Garrett
      Garrett
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#3
Mi sento vacillare
Iscritto il: 8/7/2009
Da The Lost City
Messaggi: 685
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Il fatto che l'Iran sia soggetto alle minacce di altre nazioni "democratiche", in realtà si tratta di pressioni per "regolamentare" il mercato petrolifero, non rende affatto Ahmaninejad un paladino della Libertà. Anzi è, con buona probabilità, un fetente come tutti gli altri.
Inviato il: 28/12/2009 11:16
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  •  francesco7
      francesco7
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#4
Mi sento vacillare
Iscritto il: 25/5/2006
Da Tarentum
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Quest'articolo è del 2005 ma è quanto mai attuale...
..."Oggi l’ingrato – o comunque ipocrita – apprendista stregone Ahmadinejad, per distogliere i sudditi dal disastro economico e dalla corruzione che dilaga nel suo sventurato paese, annuncia che Israele va cancellata dalle carte geografiche. Proprio lui che deve tutto a Israele e agli Stati Uniti della dinastia Bush, senza i quali non esisterebbe. Però rischia di sbagliare le mosse, perché sembra non aver fatto tesoro della Storia, quella degli Imperi che usano gli ascari e poi se ne liberano spietatamente, creano Frankenstein e poi fingono di averne perso il controllo per poterne invadere la nazione di appartenenza (do you remember Noriega ex agente Cia?). A meno che Ahmadinejad non stia continuando a fare la marionetta attaccato agli stessi fili di quando prolungava il sequestro dell’ambasciata fino a far vincere le elezioni a Reagan su volere della Cia guidata da Bush, cioè per gli interessi dell’apparato che da oltre mezzo secolo impone al mondo un’economia di guerra, terrorizzando il pianeta perché è terrorizzato dall’ipotesi di doversi adeguare a un’economia di pace, nella quale il denaro pubblico non terrebbe più in piedi un sistema di privilegi economici ereditato dalla Guerra Fredda"...
_________________
La mente non è un vaso da riempire ma un legno da far ardere perché s'infuochi il gusto della ricerca e l'amore della verità. (Plutarco)
Inviato il: 28/12/2009 11:59
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  •  gronda85
      gronda85
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#5
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 2/12/2008
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Citazione:

Pispax ha scritto:
Citazione:
Pietro Ancona
PS: Obama sta bombardando lo Jemen e si prepara all'invasione.



Mi chiedo in quale parte del mondo sia lo Jemen.
Non ne parla nemmeno wiki.


ma non si scrive yemen?
_________________
non puoi vincere
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Inviato il: 1/1/2010 14:32
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  •  Pispax
      Pispax
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#6
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 19/3/2009
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Citazione:
ma non si scrive yemen?


Già.
Forse ha trovato il termine con una ricerca cospirazionista su Wikipedia.
Inviato il: 2/1/2010 1:35
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  •  gronda85
      gronda85
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#7
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 2/12/2008
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DOMANDE NON RETORICHE NE' IRONICHE:

1)Ahmadinejad è il cattivo?

2)siamo sicuri che, come qualcuno aveva ipotizzato, le insurrezioni dellla popolazione non siano spinte dall' occidente?

3)è possibile che la posizione stategica dell' iran sia una causa primaria dei problemi che affliggono il paese da anni?

4)gasparri esiste veramente?

i miei dubbi nascono dall' insistenza e dal clamore con cui la stampa segue le vicende;solitamente ciò è indicatore del tentativo di indirizzare le menti delle persone verso un pensiero ben preciso, che sia il più univoco possibile

aspetto notizie da chi ha informazioni più precise
_________________
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Inviato il: 2/1/2010 13:27
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  •  Floh
      Floh
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#8
Dubito ormai di tutto
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Da Milano
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Dalle domende mi sembravi la redazione de "Il tirreno"
A parte gli scherzi...
A mio parere l'occidente sta spingendo per ottenre il controllo del petrolio dell'Iran attraverso le rivolte (in oltre la posizione dell'Iran è utlie per far passare le condutture di petrolio dall'Iraq all'Asia, evitando un giro delle condutture molto più lungo a sud).

La posizione di Ahmadinejad nei confronti del capitalismo/imperialismo occidentale è netta, scomoda, lungimirante e sincera come testimonia questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=cNuE06XvZmM

Ovviamente quando vedo come questi vengono criticati dai Tg...sono mandati in onda solo con la cronaca della pseudo-giornalista e senza audio, così la verità sull'imperialismo occidentale è sempre taciuta
Per esmpio: http://www.youtube.com/watch?v=wo3Yt0eq0vw

Certo che in Iran sia in vigore la Sharia è un fatto innegabile e orribile.
Purtroppo coloro che ora protestano per questo però non sanno la povertà e lo sfruttamento che verranno portati da un governo filoccidentale.
Come cadere dalla padella alla brace.

Non ho una conoscenza che mi permetta di dire se le elezioni siano state truccate o no...
Dei media non mi fido però, questo è certo e tendo a credere che la cosa sia una montatura per delegittimare il governo.

Quella dell'Iran è una situazione molto controversa...
La mossa migliore che potrebbe fare ora Ahmadinejad sarebbe:
Abolire la legge coranica e le proteste perderebbero il grosso della loro ragionevolezza.
Oltre a promuovere una capillare ricerca degli agenti della Cia (sobillatori) in territorio Iraniano.
Con loro nessuna pietà, pena di morte, non è una situazione in cui si può andare per il sottile.
Ne va del futuro del paese.

Per comprendere il modo di agire dell'America per assoggettare i paesi alla sua dominazione è bene guardare questo film:
ZEITGEIST ADDENDUM

In particolare le parti che trattano questo argomento sono:

Parte 3
(dal minuto 09.19)
http://www.youtube.com/watch?v=CP9-CzBkiIA&feature=related

Parte 4
http://www.youtube.com/watch?v=g7EYPhXR_tM&feature=related

Parte 5
http://www.youtube.com/watch?v=WFij89zZ-Ik&feature=related

Un film illuminante devo dire!
(E' il seguito di un altro film ZEITGEIST)
_________________
Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia (William Shakespeare, da Amleto)
Inviato il: 2/1/2010 20:49
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  •  gronda85
      gronda85
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#9
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 2/12/2008
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Citazione:

Floh ha scritto:
Dalle domende mi sembravi la redazione de "Il tirreno"
A parte gli scherzi...
A mio parere l'occidente sta spingendo per ottenre il controllo del petrolio dell'Iran attraverso le rivolte (in oltre la posizione dell'Iran è utlie per far passare le condutture di petrolio dall'Iraq all'Asia, evitando un giro delle condutture molto più lungo a sud).

La posizione di Ahmadinejad nei confronti del capitalismo/imperialismo occidentale è netta, scomoda, lungimirante e sincera come testimonia questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=cNuE06XvZmM

ovviamente quando viedo come questi vengono criticati dai Tg vengo mandati in onda solo con la cronaca della pseudo-giornalista e senza audio, così la verità sull'imperialismo occidentale è sempre taciuta
Per esmpio: http://www.youtube.com/watch?v=wo3Yt0eq0vw

Certo che in Iran sia in vigore la Sharia è un fatto innegabile e orribile.
Purtroppo coloro che ora protestano per queto però non sanno la povertà e lo sfruttamento che porterà un governo filoccidentale.
Come cadere dalla padella alla brace.

Non ho una conscenza che mi permetta di dire se le elezioni siano state truccate o no...
Dei media non mi fido però, questo è certo.
e tendo a credere che la cosa sia una montatura per delegittimare il governo.

Quella dell'Iran è una situazione molto controversa...
La mossa migliore che potrebbe fare ora Ahmadinejad sarebbe abolire la legge coranica e le proteste perderebbero il grosso la loro ragionevolezza.
Oltre a una capillare ricerca degli agenti della Cia (sobillatori) in territorio Iraniano.
Con loro nessuna pietà, pena di morte, non è una situazione in cui si può andare per il sottile.
Ne va del futuro del paese.

Per comprendere il modo di agire dell'America per assoggettare i paesi alla sua dominazione è ben comprensibile guardando questo film:
ZEITGEIST ADDENDUM

In particolare le parti che trattano questo argomento sono:

Parte 3
(dal minuto 09.19)
http://www.youtube.com/watch?v=CP9-CzBkiIA&feature=related

Parte 4
http://www.youtube.com/watch?v=g7EYPhXR_tM&feature=related

Parte 5
http://www.youtube.com/watch?v=WFij89zZ-Ik&feature=related

Un film illuminante devo dire!
(E' il seguito di un altro film ZEITGEIST)


ciao floh
non mi dirai che il tirreno arriva anche a milano.......io preferisco il vernacoliere!
zeitgeist uno e due li ho visti anche io e alcuni passaggi sono utili per avere un' infarinatura generale su alcuni problemi che tratta (politiche monaterie, religione, sviluppo energetico sostenibile) anche se poi vanno approfonditi
molto interessante, invece, la parte sulla politica espansionistica statunitense
sull' iran ho più o meno le tue stesse opinioni
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Inviato il: 2/1/2010 21:11
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  •  Floh
      Floh
Re: con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
#10
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 13/12/2009
Da Milano
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Riporto un articolo pubblicato anche su Comedonchisciotte che cerca di fare il punto della situzione in Iran.
Credo sia una visone pressochè in linea con quanto sostenuto fin ora nel thread e ben argomentata.
Mi discosto un po per quanto riguarda la minimizzazione dell'apporto di aiuti Israelo-statunitensi alle rivoluzione colorata, secondo me senza il loro zampino non sarebbe successo nulla, mentre l'articolo non ci mette la mano sul fuoco (anzi).

DI DANIELE SCALEA

Dalle ultime elezioni presidenziali (12 giugno 2009) ad oggi l’Iràn è stato continuamente sconvolto da manifestazioni, più o meno pacifiche, degli oppositori al presidente riconfermato Mahmud Ahmadi Nejad e – talvolta – pure alla guida suprema ayatollah Alì Khamenei. Il tutto inserito nel quadro della controversia internazionale sul programma nucleare iraniano, con relative sanzioni e minacce d’attacco militare al paese da parte degli USA o di Israele. Anche in occasione delle recentissime manifestazioni per celebrare il trentunesimo anniversario della Rivoluzione islamica, la stampa occidentale ha dato decisamente più risalto agli scontri tra forze dell’ordine e contestatori che non alle celebrazioni ufficiali, che pure hanno attirato centinaia di migliaia, milioni di persone nelle piazze iraniane.Ben presto in Occidente gli osservatori si sono polarizzati su due valutazioni opposte ma speculari.

La prima, che va decisamente per la maggiore essendo quella propagandata dai mainstream media e fatta propria anche da molti governi, è che in Iràn sia in corso la lotta tra un regime tirannico e la maggioranza della popolazione spontaneamente insorta per abbatterlo. La seconda, meno diffusa ma fortemente radicata in alcune “nicchie”, è che i disordini iraniani siano da ricondursi ad un tentativo di “rivoluzione colorata” ad opera della CIA.

Senza soffermarci troppo sul carattere democratico o meno, rappresentativo o meno, repressivo o meno della Repubblica Islamica, vorrei concentrare l’attenzione sulla genesi e la natura delle proteste. Le due interpretazioni – a) sono assolutamente spontanee e genuine, senza ingerenze esterne e b) sono assolutamente artificiose e manovrate dall’estero – sono, a mio modesto parere, entrambe fallaci in quanto intrinsecamente riduzioniste. Entrambe vedono la realtà in bianco e nero: semplicemente una dice “bianco” e l’altra dice “nero”, ma entrambe rifiutano di vedere tutte le tonalità intermedie, quella variegata scala cromatica che compone la realtà fattuale.

Partiamo da un fatto: l’ingerenza esterna c’è, è fin troppo palese. Chi s’ostina a negarla difetta d’informazioni e/o pecca d’ingenuità. È di dominio pubblico che l’amministrazione Bush puntasse ad un “cambio di regime” in Iràn: tant’è vero che all’epoca se ne sentiva parlare sulla stampa con la medesima frequenza con cui oggi si tratta di “rivoluzione verde” (una coincidenza significativa). Seymour Hersh, forse il più importante giornalista investigativo statunitense (vincitore del Premio Pulitzer per aver svelato al mondo il massacro di Mai Lai), ha rivelato sul “New Yorker” che la passata amministrazione statunitense destinò nel 2007 circa 400 milioni di dollari per finanziare gruppi ribelli in Iràn. Al di là della correttezza o meno delle cifre, la cosa non può sorprendere: ciò è semplicemente in linea col proposito, più volte manifestato, di favorire un “cambio di regime” a Tehrān. E con le ripetute denunce da parte delle autorità iraniane d’ingerenze straniere. Si sa per certo che anche l’amministrazione Obama continua a finanziare l’opposizione iraniana: 20 milioni di dollari è la cifra destinata alla sola USAID per «promuovere la democrazia» nel paese mediorientale. E la segretaria di Stato Hillary Clinton, intervistata dalla CNN, ha ammesso che gli USA hanno discretamente appoggiato i dimostranti dell’opposizione in giugno. Thierry Meyssan (“La Cia e il laboratorio iraniano” e “Fallisce in Iran la rivoluzione colorata”) ha indagato sul coinvolgimento straniero nella contesa politica iraniana, senza essere mai confutato dai critici.

I sostenitori dell’assoluta “spontaneità” della cosiddetta “rivoluzione verde”, che fin nel nome ed in certi schemi d’azione richiama decisamente le “rivoluzioni colorate” orchestrate dagli USA in giro per il mondo, sono o male informati, o più semplicemente degl’inguaribili romantici che, identificandosi nell’opposizione iraniana, vogliono a tutti i costi crederla “senza macchia e senza paura”. Spesso essi rifiutano sic et simpliciter la cosiddetta “dietrologia”, convinti che la verità e tutta la verità sia quella vista in televisione. Ma la realtà è un po’ più complessa di così, e non si possono valutare le vicende umane senza prendere in considerazione tutti i fattori, compresi quelli che agiscono sullo sfondo o che sono volutamente celati al grande pubblico. Chiunque oggi scriva un libro sulla genesi della Prima Guerra Mondiale non potrà esimersi dal porre in primo piano alcune questioni geostrategiche ben distanti dai casus belli ufficialmente addotti all’epoca. Oggi è pacifico che la vera motivazione dell’ingresso in guerra dell’Inghilterra non fu difendere la neutralità del Belgio, bensì la sua supremazia marittima ed extra-europea dalla Weltpolitik del Reich germanico. Allo stesso modo, sottolineare che la scoperta dell’America non derivò da un “colpo di testa” di Colombo, bensì dall’ambizione spagnola di risalire la filiera del commercio delle spezie orientali, rientra nella normalissima analisi storica – cosa diversa dalla “cronaca” – e non è certo “dietrologia”. Ciò è pacifico; ma perché mai si dovrebbero adottare schemi interpretativi diversi quando s’indaga un fatto presente anziché uno passato? Chi rifiuta di prendere in considerazione qualsiasi fattore che non sia evidente e palese già alla prima occhiata inevitabilmente si condanna ad osservare da una sola prospettiva, e dunque a non cogliere la profondità ed il reale significato dell’oggetto del suo sguardo.

D’altro conto, a tale visione naif si contrappone quella troppo estrema spesso bollata come “complottista”, secondo cui alla base degli eventi iraniani ci sarebbe un’oscura manovra di Washington. Le politiche di destabilizzazione dell’Occidente sono certo un fattore importante, ma non si possono ignorare né minimizzare quelli endogeni – che sono presenti in ogni “rivoluzione colorata”, e tanto più in Iràn dove, propriamente, non siamo di fronte ad un evento di quel tipo (ossia un colpo di Stato promosso dalla CIA) bensì ad uno scontro interno, che gli USA hanno contribuito a fomentare ed in cui si sono inseriti, ma che non hanno plasmato essi stessi né che manovrano in toto. Cerchiamo d’essere più chiari e precisi.

Lo scontro in corso è tra il Presidente e la Guida Suprema da un lato, e l’ayatollah Akbar Hashemi Rafsanjani dall’altro. Rafsanjani – una sorta di “eminenza grigia” della Repubblica Islamica – non può essere considerato un semplice burattino coscientemente o incoscientemente in mano alla CIA. Rafsanjani è un chierico di primo piano, per otto anni presidente della Repubblica, oggi alla testa dell’Assemblea degli Esperti e del Consiglio per il Discernimento, due organi non elettivi dotati d’ampi poteri (tra cui l’elezione e persino la destituzione della Guida Suprema). Nel corso degli anni ha accumulato enormi ricchezze e svariate accuse di corruzione da parte dei suoi avversari. Val la pena notare che Rafsanjani è catalogabile, per utilizzare le categorie trite e ritrite della stampa nostrana, come un “conservatore” e non certo come un “riformista”. Nel 2005 cercò il terzo mandato presidenziale (dopo otto anni di presidenza Khatamì), ma fu a sorpresa sconfitto dal sindaco di Tehrān, il laico Mahmud Ahmadi Nejad. Da lì cominciò la rivalità, esplosa in tutta la sua violenza negli ultimi mesi. Rafsanjani, sconfitto alle urne, ha trovato appoggi presso altre importanti figure della politica iraniana, come gli ex presidenti Khatamì e Musavì. Nemmeno costoro sono sospettabili d’essere agenti della CIA. Stessa cosa dicasi per gran parte dell’opposizione, eccetto i gruppi terroristi – monarchici e comunisti dei Mugiahiddin i-Khalq, cui appartenevano i dissidenti recentemente giustiziati (condannati appunto per aver preso parte non a manifestazioni pacifiche, bensì ad attentati che sono costati la vita a decine di persone) – e probabilmente qualche gruppetto di giovani militanti, che agiscono in sintonia con le tipiche procedure delle “rivoluzioni colorate”.

Il clan Rafsanjani ha, invece, una propria base sociale. Una parte consistente del clero, ad esempio, non gradisce la popolarità acquisita dal Presidente – un laico – e la crescente influenza delle Forze Armate. Inoltre, Ahmadi Nejad ha impostato la propria politica sociale sull’attenzione per le classi basse: si può discutere quanto si vuole sull’effettiva efficacia e sincerità dei suoi provvedimenti, ma è certo che il “popolo minuto” rappresenta la sua base di consenso, mentre è nei ceti alti e soprattutto nella borghesia urbana che trova numerosi critici, se non altro perché la sua politica economica e l’isolamento commerciale hanno danneggiato i loro interessi materiali. Egualmente, molti studenti universitari – tradizionalmente inclini al “ribellismo” verso la società, e che hanno l’occasione di entrare facilmente in contatto con altre culture e punti di vista esterni – fanno parte dell’opposizione. Alcuni di questi saranno certamente mossi anche dal desiderio di una liberalizzazione politica e dei costumi. Quest’interpretazione “sociale” degli schieramenti politici in Iràn (che non va presa troppo rigidamente: Ahmadi Nejad ha sostenitori anche tra i ricchi e gli universitari, e oppositori tra la povera gente) non è certo una mia invenzione, ed è suffragata dall’approfondita indagine condotta da Terror Free Tomorrow e New America Foundation (vedi Ken Ballen e Patrick Doherty, “The Iranian people speak”).

Esiste dunque un’opposizione genuina dotata d’una propria base sociale, sicché la lotta dal livello istituzionale è potuta scendere fin nelle piazze, come sperimentato negli ultimi mesi. Precisiamo, a scanso d’equivoci, che il sostegno a Ahmadi Nejad è superiore all’opposizione, come hanno dimostrato le ultime elezioni (i cui risultati tengo per buoni, poiché le tesi dei sostenitori dei brogli massicci e decisivi che ne avrebbero sovvertito l’esito non hanno retto all’analisi critica che ho svolto in “ Elezioni iraniane: la tesi dei brogli al vaglio ”, al momento mai confutata e che perciò ritengo valida). Perché negli ultimi mesi questo scontro al vertice si è tramutato in una lotta così violenta e serrata? Ritengo che gli USA abbiano avuto in ciò un ruolo diretto, non decisivo, ed uno indiretto, decisivo. Il ruolo diretto è, ovviamente, il finanziamento e la manipolazione di elementi dell’opposizione.

È ipotizzabile senza suscitare scandalo la presenza di qualche agitatore statunitense in seno all’opposizione, soprattutto in quelle manifestazioni egemonizzate dall’ala più radicale, come i disordini provocati da comunisti e monarchici durante le celebrazioni dell’Ashura a Tehrān – sconfessati anche da Musavì. Eppure, se non ci fosse una reale massa d’oppositori non sarebbe stata possibile una così lunga serie di manifestazioni e disordini, nemmeno per un’agenzia ricca e potente com’è la CIA. L’opposizione iraniana esiste indipendentemente dal ruolo diretto degli USA, che si può supporre preponderante solo nel caso delle fazioni più estremiste (e violente), come i terroristi dei Mugiahiddin i-Khalq le cui basi si trovano in Occidente. È assai plausibile che ci siano stati contatti informali tra l’opposizione iraniana e gli Statunitensi, vista la contingente parziale coincidenza d’interessi. Ma non è credibile che questa parte cospicua, anche se minoritaria, della società iraniana possa essersi improvvisamente venduta in massa alla Casa Bianca.

Maggiore rilievo ha avuto il ruolo indiretto degli USA, determinante per spingere Rafsanjani ed i suoi alleati a cercare lo scontro aperto con Ahmadi Nejad (e Khamenei). La posizione di George W. Bush verso l’Iràn si potrebbe riassumere grosso modo come segue: l’Iràn è uno “Stato canaglia”, un nemico che dev’essere sottomesso con la forza (invasione o colpo di Stato etero-diretto) e le cui istituzioni vanno “occidentalizzate”, quindi con l’abbattimento della Repubblica Islamica. Con un interlocutore del genere c’era ben poco spazio di manovra. Le cose sono cambiate con Barack Obama. Il Presidente democratico, in omaggio alle tesi geopolitiche del suo consulente Zbigniew Brzezinski (si veda il suo The Grand Chessboard), ritiene che l’Iràn debba costituire un tassello fondamentale nella strategia mondiale statunitense, fungendo da argine all’influenza russa e cinese nel “Grande Medio Oriente”. Dato che le disavventure in Afghanistan e Iràq rendono improponibile un’invasione anche dell’Iràn, e dal momento che un “cambio di regime” a Tehrān è assai improbabile, l’unica scelta è trattare, mediare. Obama ha osato (e uso questo verbo perché negli USA è difficile contestare apertamente i programmi di Tel Aviv) persino costruire una parte della sua campagna elettorale su questo tema, sicché non si può ignorarlo. Il problema è che né Obama né Ahmadi Nejad sono disposti a fare grandi concessioni, e così è arduo per loro venirsi incontro. Anche se si risolvesse lo scoglio del programma nucleare, per Obama sarebbe solo un primo tassello: provocare il riallineamento geostrategico dell’Iràn sarebbe operazione ancora più difficile e laboriosa. La differenza tra USA e Iràn sta in questo: che essendo i primi più forti del secondo, negli USA l’opposizione alla “linea Obama” è la “linea dura”, quella della contrapposizione frontale all’Iràn, della promozione del “cambio di regime” o dell’attacco militare; in Iràn invece chi s’oppone alla “linea Ahmadi Nejad” è favorevole all’ appeasement con Washington.

Ecco dunque che, dopo l’ascesa alla presidenza di Obama, la fazione che fa capo a Rafsanjani – tradizionalmente favorevole all’inserimento nell’economia capitalista globalizzata ed a rapporti “distesi” con l’Occidente – ha intravisto l’opportunità ed ha scelto di agire per liberarsi di quella che considera come una zavorra per gl’interessi dell’Iràn (o per i propri personali), ossia l’oltranzismo e l’idealismo di Ahmadi Nejad. Il clan Rafsanjani vorrebbe spodestare Ahmadi Nejad per fare maggiori concessioni agli USA e così rendere possibile la distensione diplomatica con l’Occidente, cosa che favorirebbe in particolar modo gl’interessi economici dei ceti alti iraniani, gli stessi che forniscono la base di sostegno all’opposizione. Khamenei è un ostacolo infinitamente minore: egli ha scelto attualmente d’appoggiare Ahmadi Nejad, ma se questo dovesse cadere in disgrazia, non avrebbe grossi problemi a mostrarsi conciliante col clan Rafsanjani: Khamenei è la Guida Suprema dal 1989, il che significa che ha convissuto per 8 anni con Rafsanjani presidente e per altri otto con Khatamì. Siccome, però, la popolazione è in larga maggioranza a fianco di Ahmadi Nejad, Rafsanjani ed alleati hanno scelto d’optare per la via extra-istituzionale: lo scontro di piazza, il tentativo di rovesciare il Presidente con la forza, logorandolo costantemente ai fianchi finché non sarà possibile dargli lo scossone finale.

Se il progetto dell’opposizione iraniana dovesse avere successo, cosa succederebbe all’Iràn? Come già si è detto, si troverebbe un accordo sul nucleare con l’Occidente; prevedibilmente, sarebbe Tehrān a dover compiere numerosi passi indietro (o avanti, a seconda dei punti di vista), ossia a fare ripetute concessioni. La contropartita, quella tanto agognata, sarebbe la riapertura a pieno regime dei canali commerciali con l’Occidente. Sul piano interno, è assai probabile che la liberalizzazione dei costumi sarebbe scarsa se non nulla: infatti, l’ala più radicale e libertaria dell’opposizione sarebbe prevedibilmente tagliata fuori dai giochi subito dopo la presa del potere. Aumenterebbe anzi il potere del clero a dispetto di quello delle Forze Armate, e si andrebbe in direzione opposta alla “democratizzazione”, in quanto il demos ha già mostrato in maniera eclatante da quale parte stia. Sul piano internazionale, però, non ci sarebbe quel radicale ribaltamento d’alleanze auspicato da Obama e dai realisti statunitensi. I rapporti di forza nel mondo stanno cambiando, ed oggi anche Russia e soprattutto Cina offrono opportunità commerciali e politiche non inferiori a quelle dell’Occidente. Un Iràn “de-ahmadinejadizzato” si limiterebbe a condurre una politica più cauta, “multi-vettoriale”, cercando di mantenere buoni rapporti con tutte le grandi potenze.

Un quadro molto diverso da quello naif ed idealistico che oggi si figurano gli entusiasti sodali occidentali dei “verdi” iraniani.

Daniele Scalea (redattore della rivista “Eurasia”)
Fonte: www.eurasia-rivista.org
Link: http://www.eurasia-rivista.org/3037/iran-uninterpretazione-di-quanto-sta-accadendo
12.02.2010
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Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia (William Shakespeare, da Amleto)
Inviato il: 15/2/2010 18:34
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