Nell'autunno del 2000, un anno prima dell'11 Settembre, un documento intitolato
''Rebuilding America's Defenses'' (ricostruendo le difese dell'America) e' stato pubblicato da un'organizzazione che si denomina il
''Project for the New American Century'' (
Progetto per il Nuovo Secolo Americano), conosciuto con l'acronimo di PNAC [3]. Questo istituto neo conservatore collegato alla Difesa ed ai servizi segreti, al partito repubblicano ed al potente ''Council on Foreign Relations'' [20], e' costituito da membri o sostenitori delle amministrazioni Reagan e Bush padre, alcuni dei quali sarebbero diventati figure centrali nell'amministrazione di Bush figlio. Questo gruppo comprende Jeb Bush (fratello del Presidente degli Stati Uniti d'America George Walker Bush), Richard Armitage, John Bolton, Dick Cheney (vicepresidente degli Stati Uniti), Paul Wolfowitz (vicesegretario alla difesa), Zalmay Khalilzad (strettamente legato a Paul Wolfowitz [4]), Lewis "Scooter" Libby (capo dello staff di Cheney), Richard Perle, Donald Rumsfeld (segretario alla difesa) e James Woolsey. Libby (capo dello staff di Cheney) e Wolfowitz (vice di Rumsfeld) sono elencati tra coloro che hanno partecipato direttamente al progetto
''Rebuilding America's Defenses''. E' interessante notare che John Lehman, membro della ''Commissione sull'11 Settembre'', sia stato membro del
PNAC o almeno si sia pubblicamente allineato con esso [5].
L'obbiettivo principale dell'organizzazione, costituitasi nella primavera del 1997, consiste nell'affermare ed estendere il piu' possibile la leadership americana nel mondo [6]; il documento indica che gli Usa progettano di essere coinvolti simultaneamente in diversi teatri di guerra, in differenti regioni del globo [20]. Il
PNAC delinea una mappa per la conquista. Esso chiede l'
''imposizione diretta di basi avanzate Usa in Asia centrale ed in Medio Oriente'' con il fine di assicurare il dominio economico del mondo, strangolando tutti i potenziali
''rivali'' od ogni possibile alternativa alla concezione americana di economia di
''libero mercato'' [21]. Nel documento viene evidenziato a piu' riprese che, tale processo di egemonia militare statunitense, sarebbe avvenuto molto piu' velocemente se un qualche
"evento catastrofico e catalizzatore" si fosse abbattuto sugli USA [6]. Il piano del
PNAC delinea come debba essere pianificata la propaganda di guerra. Un anno prima dell'11 Settembre 2001, si invoca apertamente ad un evento che potesse galvanizzare l'opinione pubblica degli Usa a sostegno dell'agenda di guerra [22]. Gli artefici del
PNAC sembra abbiano anticipato con cinica precisione l'utilizzo,
''come pretesto per una guerra'', degli attentati dell'11 Settembre 2001. Il riferimento del
PNAC ad
''un evento catastrofico e catalizzante'' fa eco ad una simile dichiarazione di David Rockefeller al Consiglio Economico delle Nazioni Unite del 1994:
''siamo sull'orlo di una trasformazione globale. Tutto cio' di cui abbiamo bisogno e' la giusta grande crisi e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale''.
Simili le parole di Zbigniew Brzezinski nel suo libro
''The Grand Chessboard'' (''La Grande Scacchiera''):
''[…] creare consenso in materia di politica estera potrebbe essere difficile, a meno che non si verifichi una minaccia esterna diretta veramente enorme ed ampiamente avvertita.''. Zbigniew Brzezinski, che era Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter, e' stato uno dei progettatori della rete di Al Qaeda, creata dalla CIA all'inizio della guerra sovietico-afgana (1979-1989) [20].
Eventi
''catastrofici e catalizzanti'', come quelli dichiarati dal
PNAC, costituiscono, quindi, parte integrante della pianificazione militare e di intelligence; sono in molti a sostenere che la ''militarizzazione delle Nazioni'' nel mondo occidentale sia un'ipotesi gia' operativa e che attacchi terroristici che provocheranno numerose vittime da qualche parte nell'emisfero occidentale, metteranno in discussione la Costituzione dei principali Governi. Le risultanti crisi ed agitazioni sociali saranno strumentalizzate ed utilizzate con l'intento di realizzare importanti spostamenti nelle strutture politiche, sociali ed istituzionali, sino ad arrivare ad una vera e propria militarizzazione per evitare che altre stragi si possano ripetere [23].
Alla luce di quanto affermato nelle pagine del
''Rebuilding America's Defenses'', non ci si stupisce del fatto che personaggi di spicco dell'establishment statunitense come Donald Rumsfeld o Condoleeza Rice, all'indomani degli attentati dell'11 Settembre 2001, invoglino la gente a
''pensare a come capitalizzare quest'opportunita' fondamentalmente per cambiare [...] la faccia del mondo'' [7], sottolineando come
''gli eventi dell'11 Settembre 2001 hanno aperto nuove, vaste possibilita'.'' [8]. Lo stesso Presidente George W. Bush ha dichiarato che gli attentati dell'11 Settembre hanno rappresentato ''una grossa opportunita''' per gli Stati Uniti [9]; Bob Woodward, giornalista del
''Washington Post'' e cronista presso la Casa Bianca, nel suo libro
''Bush at War'', cita le seguenti parole del Presidente degli Stati Uniti:
''Questa e' un'occasione eccellente. Dobbiamo considerarla un'opportunita'.'' [24].
Un evento catastrofico e catalizzatore di tale portata, sarebbe servito anche per poter richiedere ai contribuenti americani un aumento considerevole di fondi per la realizzazione dello ''scudo di difesa missilistica'', conosciuto anche con il nome di "US Space Command" [10], realizzato con lo scopo di prevenire la capacita' di altri paesi di scoraggiare gli Usa dal lanciare un primo attacco contro di loro [11]. Nel solo anno anno fiscale 2004, il Presidente George W. Bush ha firmato il bilancio della difesa stanziando fondi per 401,3 miliardi di dollari e prevedendo, fra l'altro, un aumento medio del 4,1 per cento della retribuzione dei militari.
A quegli oltre 400 miliardi di dollari vanno aggiunti i circa 87 miliardi stanziati per la guerra in Iraq e in Afghanistan e per la ricostruzione dei due Paesi e i 9,3 miliardi di una legge per la realizzazione d'installazioni militari. Si arriva cosi' sulla soglia dei 500 miliardi, il che significa che le spese militari degli Stati Uniti sono confrontabili con il prodotto interno lordo di un Paese del G7, il Canada. E sono superiori al prodotto interno lordo globale della Russia [12].
Mentre lo
''USA Patriot Act'' (
Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act), il
''Rebuilding America's Defenses'' e lo
''Us Space Command'' forniscono validi "moventi" per un'operazione di tipo ''false flag'' volta ad incrementare lo stanziamento di fondi per la difesa, la possibilita' di presidiare e controllare la zona del Mar Caspio mette in evidenza risvolti economici legati allo sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere dell'Afghanistan.
Sia il presidente Bush che il vice presidente Cheney sono petrolieri. Entrambi provengono dall'industria petrolifera. Le carriere di tutti e due sono state modellate da interessi petroliferi. La loro fortuna politica e' stata propagandata dalle lobby del petrolio. Il presidente Bush comincio' il suo percorso di uomo d'affari negli anni '80 in Texas, fondando una societa' di esplorazione petrolifera chiamata
''Arbusto'' (per approfondimenti vedi ''Quando la famiglia bin Laden faceva affari con la famiglia Bush''): nel 1984, si fuse con un'altra societa' di esplorazione petrolifera, dando vita alla
''Spectrum 7''. E Bush ne divenne il presidente.
Due anni dopo, decise di vendere la sua societa' alla
''Harken Energy Company'', per la quale gia' lavorava come consulente. All'epoca la
''Harken'' aveva interessi in Medio Oriente. Da parte sua, il vice presidente Cheney, prima del suo insediamento alla Casa Bianca, e' stato presidente e amministratore delegato della
''Halliburton Company''. La
''Halliburton'' e' uno dei maggiori fornitori al mondo di prodotti e servizi legati all'industria petrolifera ed energetica e conduce affari in oltre 100 paesi.
Non c'e' da stupirsi, infine, che nella campagna per le elezioni presidenziali del 2000, l'allora candidato repubblicano George W. Bush sia stato il beneficiario numero uno del denaro proveniente dall'industria energetica, riuscendo a raccogliere oltre 1,8 milioni di dollari in contributi: piu' di quanto qualunque altro candidato alla carica federale abbia ricevuto negli ultimi dieci anni [13].
La
''Halliburton'', azienda fornitrice di prodotti e servizi alle compagnie petrolifere e del gas, e' attiva come nessun'altra in regioni di crisi o dove sono in corso conflitti.
La compagnia si e' guadagnata le prime pagine dei giornali in seguito ai legami con il Vicepresidente americano Dick Cheney. Dal 1995 al 2000 il Ministro della Difesa sotto George Bush Senior era direttore dell'azienda, prima di rientrare a Washington nel ruolo di vice di George Bush Junior [27].
Come Ministro della Difesa, gia' nel 1992, Cheney aveva approvato lo stanziamento di 9 milioni di dollari per finanziare al consorzio uno studio su quali funzioni logistiche le forze armate avrebbero potuto affidare a societa' private [25]. Poco dopo l'azienda vinse un contratto di cinque anni per appalti su scala mondiale per i corpi ingegneristici dell'esercito.
''Kellog Brown and Root'' (
KBR), affiliata di
''Halliburton'', negli anni in cui Cheney e' stato in carica a Washington, ha ricevuto dal Governo contratti per un valore di almeno 3,8 miliardi di dollari.
Insieme al consorzio americano
''Bechtel'',
''Halliburton'' ha domato numerosi incendi sviluppatisi nei giacimenti petroliferi in fiamme durante la prima guerra del Golfo. Prima della seconda guerra del Golfo, su incarico dell'esercito, ha redatto uno studio su potenziali azioni di sabotaggio di giacimenti petroliferi. Il rapporto segreto e' stato usato come base per un contratto di spegnimento e manutenzione che, senza alcuna firma, e' stato assegnato alla
''Kellog Brown and Root'', e il cui valore e' stato stimato dal
''New York Times'' in sette miliardi di dollari per due anni [27].
L'8 Marzo 2003, due settimane prima dell'inizio dei conflitti, la
''Kellog Brown and Root'' ha ottenuto dall'esercito americano un contratto del valore di 490 milioni di dollari, inerenti alla ristrutturazione dei pozzi petroliferi alla fine della guerra [26].
''E questo e' solo l'inizio. Con questa guerra, Halliburton si sta guadagnando il pane in maniera idiota e vergognosa.'', ha affermato
Pratap Chatterjee, dell'organizzazione
''Corpwatch''.
''Oltre alle prime misure di emergenza, la continua manutenzione dell'industria petrolifera irachena potrebbe arrivare a costare 1,5 miliardi di dollari.'' [25]. Dalla fine del 2001 all'inizio di Aprile, la compagnia, secondo dati ufficiali, ha ricevuto dal Pentagono appalti per un valore di almeno 830 milioni di dollari: dalla costruzione e gestione di tendopoli ed insediamenti temporanei per i soldati americani in Afghanistan, Turchia, Kuwait, Georgia, Uzbekistan, Giordania e Gibuti, fino a un affare di 323 milioni di dollari per la costruzione e la gestione di una prigione destinata ad ospitare centinaia di detenuti sospettati di terrorismo nella baia di Guantanamo.
Nel Kuwait, dall'estate del 2002, almeno 1800 dipendenti della
''Kellog Brown and Root'' sono occupati ad organizzare per le forze di occupazione americane recinti di filo spinato, alloggi, servizi di lavanderia, bar, fast food, campi di pallavolo ed altre amenita' del genere. Alla base c'e' un contratto di dieci anni, valido in tutto il mondo, di nome
''LOGCAP'' (
Programma per l'incremento della logistica civile).
Ma non e' tutto: Dick Cheney percepisce una pensione di circa un milione di dollari all'anno, elargita dal suo ex datore di lavoro. Nel suo Ministero si avvicendano anche numerosi nomi di punta dell'azienda e viceversa.
''Halliburton e' un modello di nepotismo di prima grandezza, al cui interno vige il principio 'una mano lava l'altra'.'', afferma Pratap Chatterjee [25].
In Iraq, dopo la guerra,
''Halliburton'' e' diventata uno dei nomi di punta per quanto riguarda l'esplorazione, l'estrazione e la manutenzione dei giacimenti petroliferi; e' con la guerra in Iraq che il gigante del petrolio realizza il colpo grosso. Il Direttore Generale di
''Halliburton'',
David Lesar, nel rapporto annuale del 2004 della Societa' con sede a Houston, Texas, scrive che il complesso petrolifero, nonostante molte difficolta', e' messo meglio che mai :
''Mi piace cio' che vedo dalla mia scrivania.''.
La
''Halliburton'', infatti, e' riuscita a mettere in porto contratti per 7,1 miliardi di dollari, di cui 1,9 miliardi per il progetto
''Restore Iraqi Oil'' (
RIO), appaltato ad
''Halliburton'' senza alcun concorso, evento che avrebbe fatto accusare la stessa azienda di corruzione e, successivamente, di una serie di imputazioni come quella di aver presentato all'esercito statunitense in Iraq conti esorbitanti per i rifornimenti; i pagamenti per razioni alimentari mai arrivate sul piatto dei soldati sarebbero finiti direttamente al Pentagono e la benzina ed il diesel per le truppe motorizzate sarebbero state importate dal Kuwait e maggiorate nel prezzo [36]. Senza dimenticare che
''la Halliburton, attraverso le affiliate europee, vendeva componenti di ricambio all'industria petrolifera irachena, nonostante le sanzioni dell'ONU.'' [38]. Il giornalista
Dan Briody, da anni attivo in ricerche sul complesso militare-industriale statunitense, evidenzia le continue contraddizioni nel comportamento di Dick Cheney, il quale
''ha comandato la guerra contro l'Iraq come Ministro della Difesa, poi, come Direttore Generale della Halliburton, ha sostenuto la ricostruzione dell'industria petrolifera irachena per poi, come Vicepresidente americano, tornare all'attacco dell'Iraq. Il grado di cattiveria di Saddam Hussein dipende, evidentemente, dal lato del continuum economia-governo in cui ci si trovi in quel momento.'' [37].
Il 7 Ottobre 2001 George Bush decide di spedire i
suoi soldati in guerra contro Bin Laden ed i suoi alleati, i talebani.
Il Presidente degli Stati Uniti d'America si fa vedere trenta minuti dopo l'inizio dei primi attacchi aerei sull'Afghanistan dalla
''Treaty Room'' della
Casa Bianca e promette:
''Non falliremo. La pace e la liberta' saranno vincitrici.''. L'operazione
''Enduring Freedom'' (
''Liberta' Duratura'') ha inizio 26 giorni dopo l'11 Settembre 2001 e vede gli Stati Uniti lavorare a stretto contatto con le truppe dell'
''Alleanza del Nord'', gli avversari afghani dei talebani.
Nei mesi seguenti, l'attenzione dei principali mass media inizia a focalizzarsi sull'Afghanistan e sullo strano regime dei talebani che, fino a quel momento, avevano governato il Paese. Iniziano quindi a venire alla luce alcuni affari relativi al petrolio che iniziano a causare non poco imbarazzo alla
''Unocal'', compagnia petrolifera californiana con sede a Sugarland, in Texas, paese di nascita del Presidente George Walker Bush [32]. Il 14 Settembre la
Unocal, messa alle strette, si vede costretta a diffondere un comunicato stampa dal titolo:
''La presa di posizione dell'Unocal: la societa' non appoggia in nessun modo i talebani.'' [28].
Emergono alcuni retroscena riguardanti la Compagnia che, a meta' del anni Novanta, si trova ad affrontare una forte crisi di identita'. Nel 1994 la
''Unocal'' aveva perso 153 milioni di dollari e doveva trovare il modo di rientrare in attivo; il direttore dell'azienda decide, dunque, di giocare il tutto per tutto ed annuncia che la
''Unocal'' sarebbe diventata, in breve tempo,
''La piu' grande azienda per le risorse energetiche del Mondo.''.
La chiave per raggiungere questo imponente ed ambizioso traguardo era recarsi la' dove nessuno osava mettere pirede,
''l'Afghanistan era il luogo giusto'', scrive
Steve Coll, giornalista del
''Washington Post'' nel suo libro sulla guerra in Afghanistan
''Ghosts Wars'' [29], per il quale, nel 2005, vince il premio
Pulitzer. Si trattava di un'idea piuttosto ardita: il trono del presidente turkmeno
Saparmurat Niyazov si trovava sopra un vero e proprio mare di petrolio, 32 miliardi di barili, e su enormi giacimenti di gas.
Egli non voleva utilizzare la rete di oleodotti russi, perche' riteneva che non fosse possibile fare buoni affari con Mosca; un oleodotto che passasse per l'Iran non era pensabile, perche' un simile progetto non avrebbe trovato l'approvazione americana. Al contrario, il progetto di un oleodotto che trasportasse petrolio e gas dall'Asia centrale senza attraversare i territori russi ed iraniani avrebbe trovato l'appoggio di
Bill Clinton [32].
''La politica statunitense doveva affrettarsi ad appoggiare l'estrazione di riserve energetiche del Caspio [...[. Ci siamo mossi in questa direzione in particolare per accelerare il processo di indipendenza di queste regioni e per rompere il monopolio russo sul trasporto di greggio dalla Regione, ma anche per garantire all'Occidente, attraverso la diversificazione, un approvvigionamento energetico sicuro'', dichiaro'
Sheila Heslin, esperta del settore energetico del
''National Security Council'' (
Consiglio di Sicurezza Nazionale) della Casa Bianca [30].
La
''Unocal'' propone due itinerari, avrebbe trasportato petrolio e gas dai giacimenti del Turkmenistan sud-orientale al Pakistan, passando per l'Afghanistan occidentale e meridionale, facendo nascere, cosi', il consorzio
''CentGas''. I soci del nuovo gruppo firmano ad Ashgabat un contratto preliminare con Saparmurat Niyazov, che prevede la costruzione di un oleodotto per il petrolio e di uno destinato al gas, per un costo pianificato di 8 miliardi di dollari.
Nel 1995 Niyazov si reca a New York in occasione dell'anniversario della fondazione delle
Nazioni Unite, per partecipare ai festeggiamenti nel quartiere generale dell'
ONU, sull'East River, a Manhattan. Niyazov ritiene che la
''Unocal'' debba pubblicizzare l'oleodotto
''CentGas'' ed i suoi desideri sono esauditi da
Henry Kissinger, il quale, in una sala per banchetti affittata per l'occasione, nel suo discorso, pone l'accento sul progetto
''CentGas'',
''il trionfo della speranza sull'esperienza.''.
I rapporti tra il Governo statunitense e Saparmurat Niyazov si fanno sempre piu' saldi, quindi la
''Unocal'' non si preoccupa piu' di tanto quando, nel 1998, i talebani prendono Kabul divenendo la forza dominante del Paese.
Secondo
Richard Keller, direttore dell'
''Unocal Pakistan Ltd.'', la conquista di Kabul da parte dei talebani e' da considerarsi, addirittura uno
''sviluppo positivo.'' [32].
Uno dei primi passi di George Walker Bush da Presidente degli Stati Uniti d'America e' incaricare il Vicepresidente Dick Cheney di redigere un piano d'azione per la politica energetica; piano pronto nel Maggio del 2001.
La relazione al Presidente, nella quale e' evidenziata una grave crisi energetica, contiene anche un avviso:
''Entro i prossimi vent'anni l'America sara' costretta a importare i due terzi del suo fabbisogno di greggio: di conseguenza si entrera' in una fase di forte dipendenza da potenze straniere, che non avranno necessariamente in testa gli interessi americani.'' [33].
Il rapporto accenna anche alcuni suggerimenti rispetto alla direzione da prendere e, nell'ottavo capitolo, la Casa Bianca viene invitata
''nel campo della politica estera e dei rapporti commerciali con l'estero, a dare priorita' alla sicurezza nell'approvvigionamento energetico'' e ad incoraggiare gli Stati come quelli del Golfo ad aprire i propri settori energetici ad
''investimenti privati''. Nel rapporto alla Casa Bianca l'Iraq non viene mai menzionato, ma in un discorso tenuto a Nashville, Tennessee, il Vicepresidente degli Stati Uniti d'America, nonche', e' bene ricordarlo, ex direttore della
''Halliburton'', Dick Cheney, parla apertamente dell'Iraq e di Saddam Hussein, sottolineando in particolare il pericolo che quest'ultimo possa aspirare nuovamente ad una posizione di egemonia nel golfo e dunque abbia l'ambizione di
''prendere sotto il proprio controllo buona parte delle riserve energetiche mondiali'' [34].
La rivista
''The New Yorker'' e' una delle poche a sottolineare un fatto interessante ma, stranamente, passato inosservato:
''Il discorso di Cheney e' stata una delle ultime occasioni nel corso della quale un membro dell'Amministrazione Bush ha ammesso un legame tra politica energetica e politica di sicurezza. In seguito le dichiarazioni si sono accordate a quella del Ministro della Difesa Donald Rumsfeld, secondo cui la decisione di far capitolare Saddam non 'aveva nulla a che vedere con il petrolio, assolutamente nulla''' [35].
Ma se non il petrolio, quali sono state allora le ragioni di questa guerra? Le argomentazioni americane sostengono prima l'importanza del disarmo di Saddam Hussein e dell'annientamento del suo arsenale di armi per la distruzione di massa, per passare poi alla necessita' di un cambiamento di regime, quando appare evidente che nel Paese non c'e' traccia di un simile armamento. In seguito, l'attenzione dell'opinione pubblica viene dirottata in quella che, con l'emanazione di provvedimenti che calpestano di fatto tutti i principi base del diritto internazionale e della liberta' individuale, quali lo
''USA Patriot Act'' (
Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act), a tutti gli effetti diviene una vera e propria ''guerra al terrore''.
Prima della Guerra, all'interno dell'Amministrazione americana si combatte un'altra guerra, la
''War behind Closed Doors'' [39], la ''guerra di gabinetto''.
All'interno dell'Amministrazione conservatrice di George Walker Bush, tre scuole di pensiero litigano tra loro. L'allora Viceministro della Difesa Paul Wolfowitz ed i neo-conservatori ritengono che l'America sarebbe stata al sicuro solo quando il resto del mondo fosse diventato uguale a lei. L'apertura dei mercati di questo resto del mondo alle merci americane e la possibilita' di sfruttare le materie prime locali da parte di societa' americane e' un piacevole beneficio collaterale di questa strategia. Questo gruppo, dunque, promuove l'invio in Iraq di un potente esercito a cui sarebbero seguiti generosi programmi di ricostruzione, secondo l'esempio del
''Piano Marshall''.
Gli
assertive nationalists, ovvero i ''nazionalisti dichiarati'', come il Ministro della Difesa Donald Rumsfeld ed il Vicepresidente Dick Cheney, non condividono questa visione ambiziosa e dispendiosa dal punto di vista economico: per servire al meglio gli interessi della sicurezza americana era necessario eliminare i potenziali fattori di pericolo. Per i nazionalisti dichiarati l'obiettivo di un intervento americano in Iraq non e' tanto la creazione di un paradiso democratico, l'interesse di questo gruppo per un processo di democratizzazione in Iraq dopo la terza Guerra del Golfo era altrettanto scarso di quello di democratizzazione del Kuwait dopo la seconda Guerra del Golfo [40]. A Cheney, Rumsfeld e compagnia stavano a cuore soprattutto i vantaggi immediati che l'America avrebbe potuto ricavare da una guerra in Iraq: la creazione di importanti basi militari nella Regione, dalle quali, nel peggiore dei casi, intervenire nei paesi ricchi di petrolio quali Arabia Saudita e Kuwait e la possibilita' di minacciare l'Iran, dove il petrolio e' altrettanto abbondante.
Il terzo grupo e' quello degli ''internazionalisti'', ''nazionalisti realisti'', ''realisti conservatori'' o come si voglia chiamare gente come Colin Powell o Condoleezza Rice, secondo cui l'impiego della violenza e' giustificato solo di fronte ad una monaccia diretta degli interessi americani. Questo gruppo vuole dare al mondo intero una giustificazione morale della guerra, aspirando ad una legittimazione internazionale. Ecco spiegate anche le ragioni dell'entrata in scena di Powell davanti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il 5 Febbraio 2003.
La guerra dietro le porte del gabinetto e' vinta, come noto, dall'alleanza tra
neocons e nazionalisti dichiarati: hanno inizio i bombardamenti e l'invasione dell'Iraq.
Karl Marx, dopo il colpo di Stato del nipote di Napoleone Bonaparte del 1851, nota, in relazione con il golpe di Napoleone del 1799, che tutti i grandi avvenimenti della storia
''avvengono, per cosi' dire, due volte[...]. La prima come tragedia, la seconda come farsa.'' [41]. Per quanto ci riguarda, siamo arrivati al tempo della farsa,
''il disarmo dell'Iraq'', la
''liberazione del popolo iracheno'' e la
''difesa del mondo contro un serio pericolo'', come tiene a sottolineare in televisione il presidente Bush poco dopo l'inizio della guerra.
Thomas Kleine-Brockhoff, corrispondente di
''Die Zeit'' a Washington, dichiara che, sebbene inizialmente fossero divisi sul da farsi,
''rispetto alla questione del dopoguerra sono tutti uniti, ne' i neocons, ne' gli assertive nationalists e nemmeno gli 'internazionalisti' credono alla tesi del Nation Building'' [42].
L'esercito americano piazza un paio di carri armati
M-1-Abrams di fronte al palazzone di cemento di 10 piani sede del Ministero del petrolio, che si trova un paio di chilometri fuori dal centro di Baghdad. L'Air Force statunitense evita opportunamente di bombardare l'edificio, come era avvenuto con il Ministero della pianificazione ed ai soldati e' dato ordine di evitare i saccheggi, autorizzati, invece, negli ospedali, nei musei e nella biblioteca nazionale. L'edificio racchiude infatti la chiave del principale tesoro della nazione: mappe dei giacimenti petroliferi, dati sugli oleodotti, contratti. Dopo la Guerra, come nel 1991, gli americani sperano di poter finanziare il conflitto utilizzando i proventi iracheni dal petrolio. Le societa' amercane
''Halliburton'', la sua consociata
''Kellog, Brown and Root'', la
''Bechtel'' e tutte le altre, ottengono gli appalti, l'Iraq paga [43].
Come disse anni fa il Generale
William Looney, a capo delle forze anglo americane che volano sopra l'Iraq quasi tutti i giorni:
''Se accendono i loro radar noi faremo saltare in aria i loro fottuti missili. Lo sanno che possediamo il loro paese e il loro spazio aereo... Siamo noi che dettiamo il loro modo di vivere e di parlare, e questo e' cio' che al momento c'e' di grandioso parlando dell'America. E' una cosa buona, specialmente visto che li' c'e' un sacco di petrolio di cui abbiamo bisogno.'' [44].
Se ci fosse qualche motivo per essere sospettosi delle vere intenzioni della Casa Bianca in merito all'Iraq, certamente il fatto che il vicepresidente Cheney abbia tenuto segreti incontri di governo a porte chiuse con i leader dell'industria energetica dovrebbe almeno far sollevare il sopracciglio a qualche appartenente al mondo dei media: perche' quei meeting sono avvenuti immediatamente dopo aver ricevuto il suo incarico; sono stati fatti allo scopo di progettare le future iniziative dell'America nel campo dell'energia. E poi, nonostante i continui sforzi dei membri del Congresso di rendere pubblici quegli atti, Cheney si e' sempre rifiutato di rilasciare i verbali delle discussioni, oltre ai nomi dei partecipanti e delle societa' [13].
Dopo l'11 Settembre 2001, sono in molti i
''Teorici del Complotto'' che arrivano a supporre che la guerra in Afghanistan si tratti di un'operazione di tipo
false flag, pianificata dallo stesso Governo statunitense ben prima dell'11 Settembre 2001, che trova nella realizzazione dell'oleodotto uno dei motivi principali per la realizzazione di un auto-attentato di simili proporzioni. Il libro uscito in Francia il 14 Novembre 2001, due mesi dopo gli attentati, intitolato
''Ben Laden: La vérité interdite'' [31], suscita, con simili sospetti, l'interesse del pubblico.