(fonte: espressonline.it, "2006 fuga dalla tivù" - di Denise Pardo)
Mala tempora e mala television. Alla Rai, capace di trascinare nel baratro degli ascolti persino il gioiello della stagione tv e del pubblico Amarcord, cioè Sanremo, ridotto quest'anno al peggior festival della nostra vita. A Mediaset, capace di far balzare in testa all'Everest del trash, il totem del pubblico giovane e scafato, cioè il 'Grande Fratello', reality principe, quest'anno arrivato al massimo della sua espressione artistica con l'uso da parte delle signore concorrenti dello spazzolino da denti come misuratore di peniche lunghezze. Una mala television così incapace (o volontariamente distratta?) dal non intuire l'impatto e i risultati di ascolto di un evento sano, non corrotto ed esteticamente perfetto come le Olimpiadi, salito a vertiginosi picchi di share con il pattinaggio su ghiaccio. A dimostrazione che il talento e l'impegno pagano. Anche in termini di spot. Di male in peggio. Cinque anni di mal governo, cinque anni di mala television. Che ha spazzato via, da viale Mazzini come da Cologno Monzese, un'intera generazione di professionisti della tv, cacciati dall'azienda o rinchiusi in cantina ad ammuffire. Da Carlo Freccero a Paolo Francia, a Giovanni Minoli visibile solo all'ora delle streghe, in Rai. Da Giorgio Gori a Roberto Giovalli, sotto il segno del Biscione. Sostituiti da una pletora di uomini del Cavaliere, Fabrizio Del Noce, capo di Rai Uno in testa, e di Piersilvio Berlusconi, delfino del Cavaliere, perfettamente indottrinati e integrati nel disegno di non disturbare il manovratore ovvero il perfetto inciucio rappresentato dal duopolio. La Rai non deve infastidire Mediaset: episodi esemplari Paolo Bonolis, record di share del Sanremo 2005 e di 'Affari tuoi', passato a un programma in seconda serata a Canale 5; la scomparsa da Raiuno di 'Novantesimo minuto' con oltre il 30 per cento di share per fare spazio all'interno di 'Buona domenica' a 'Serie A' al 21,39 circa.
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