Mi sento vacillare
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- D’Alema “sento il fascino della fede”- a cura di Paolo De Gregorio – 4 dicembre 2007
Come Bertinotti, che poche settimane fa donò cinquantamila Euro al parroco di Tor Tre Teste (Roma Est) dopo una mistica visita al monastero del monte Athos, l’ex-comunista D’Alema, dopo 40 anni in politica, esterna davanti alla platea degli studenti di un istituto tecnico la grande notizia dell’ingresso nella sua fase mistica. “La carne al mondo e le ossa a Dio” recita la saggezza popolare e infatti,si osserva spesso che puttane e mangiapreti, quando la prospettiva di vita comincia ad essere corta, si convertono e magicamente approdano alla speranza cristiana. I due signori di cui parliamo sono due falliti avendo abbandonato progressivamente gli obiettivi dichiarati, sono senza identità, hanno passato la vita facendo credere ai lavoratori che i progressivi cedimenti a favore dello strapotere padronale, fino alla mobilità selvaggia e al precariato, sono in realtà evoluzione, modernità, realismo. Dovrebbero essere imputati di spaccio di oppio, poiché con grande spregiudicatezza hanno fatto credere durante la loro lunga carriera di essere interessati al destino dei subordinati, mentre la stella polare era il proprio IO, l’ambizione, il benessere economico. La loro decisione di usare il denaro per andare in barca o a favore dei preti dimostra più di qualunque documento e pronunciamento l’orientamento di un personale esistenzialismo totalmente svincolato dall’etica e dalla prassi di una identità antagonista. L’assistere a queste parabole discendenti degli uomini al potere ci potrebbe essere risparmiato da quella regoletta, da me per primo indicata e poi fatta sua da Grillo, che in ogni carica elettiva, compresa la segreteria dei partiti e dei sindacati, il massimo di eleggibilità sia di due mandati, e questa diventi cultura di una nuova democrazia, quella che viene definita “antipolitica” da coloro che nel sistema della Casta e dei professionisti politicanti a vita vogliono continuare a gozzovigliare. Berlusconi è un bandito della razza padrona, che è stato uno specialista dell’intreccio politica-affari, che ha ottenuto tutto il suo potere da Craxi, è un pericoloso esempio della onnipotenza dei soldi e dei media, ma ha identità precisa, riconoscibile, capitalista. Un signore che si chiama Bertinotti, che ci dice che al comunismo si arriva con la non violenza, l’educazione e la spiritualità, stando comodamente seduti, e quando ha qualche lira la dà ai preti invece che a sostegno dei cassaintegrati, è una figura ambigua, inafferrabile, cagadubbi, da disagio psicoanalitico, potenzialmente un infiltrato, che ha svenduto il futuro dei lavoratori. I salariati, gli stipendiati, i precari, i disoccupati, i pensionati, sono numericamente la stragrande maggioranza del popolo italiano, hanno interessi economici e di servizi in comune, e non hanno un partito laico, autogestito, senza avvocati, senza parolai, senza intellettuali, senza giornalisti, che difenda i propri interessi con le sole armi che si possiedono: la partecipazione e la lotta di massa, fidandosi solo di se stessi con l’obiettivo di soddisfare i propri bisogni. Dalla crisi identitaria della sinistra deve nascere un sindacato unico e un partito del lavoro. Paolo De Gregorio
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