Come ho detto in altre occasioni
la
teoria dei giochi é una TEORIA
quindi pone le basi di niente: é una "intuizione" da verificare.
Ma viviamo tempi difficili e "le teorie" sembra debbano assumere
sempre più spazio nel vissuto quotidiano, come le famose "residenze provvisorie"
dei
terremotati del Belice che
diventano con il tempo sempre meno "provvisorie" e sempre più "definitive"
per una sorta di perversa e malavitosa interazione di forze
che tendono alla sedimentazione (conviene di più in generale che le cose
permangano in uno "stagno puzzolente" malavitoso)
Questa teoria infatti, non é applicabile proprio nel contesto di riferimento
(gli ambienti malavitosi in generale) perché manca del punto di vista cardine:
il punto di vista malavitoso.
Chiunque abbia dimestichezza con la psico-patologia del malavitoso
può concordare su un fatto: l'ultima preoccupazione di un malavitoso (vero),
é quello di tradire o meno un possibile compagno.
Il malavitoso in procinto d'essere giudicato
NON si preoccupa del compagno
o del fatto che si metta a "parlare", ma dei compagni che troverà in cella una volta in carcere
o in strada una volta fuori dal carcere. Un malavitoso "bruciato" é un malavitoso morto,
per il semplice fatto che la parola é l'unica e l'ultima garanzia che gli rimane da spendere.
Sette anni di carcere, non sono neanche lontanamente paragonabili a
sette giorniin una cella condivisa con chi ti considera "traditore".
La mafia é un esempio dell'efficacia di queste regole "alternative".
In altre parole queste teorie considerano solo la premesse e non "lo stato della persona"
la teoria dei giochi, e in particolare il dilemma del prigioniero, funziona
solo per "disperati", cioé persone che "non hanno niente da perdere" e che
(
attenzione!!!) non sono malviventi, ma gente comune che "sente
d'essere obbligata a delinquere".
Confondere le due cose é un atto gravissimo, che corrisponde a tapparsi il naso
per non chiudere i rubinetti che stanno innondando di merda la nostra vita.
Questa teoria non ci dice niente sui "metodi" efficaci per malavitosi,
ma fornirebbe (se applicabile a un sottoinsieme consistente di situazioni malavitose)
un ottimo dato sull'indice di "disperazione", cioé di pantano sociale in cui siamo immersi.
Detto questo, rimango poi sorpreso di come venga applicata in modo più saggio
tale teoria in ambienti molto distanti come la ricerca biologica.
La teoria dei giochi infatti, fuori dal contesto malavitoso
conferma sperimentalmente
e con vigore quanto ho appena sostenuto qui ma conserva la capacità di
rendere in forma matematica i dati sperimentali. Cioé si conferma come
modello"sostenibile" (perdonate prendo a prestito tale termine da tutt'altro contesto)
E' infatti una frontiera della sperimentazione, l'osservazione di come i virus evolvano
"imbrogliando" (letteralmente "prendendo in giro se stessi") ma
solo e soltantoquando una ben determinata
classe di virus oppone certi particolari comportamenti
a danno di un'altra
classe di virus, più efficienti ma meno efficaci dei primi.
E' il caso della mafia inserita nei processi decisionali della redistribuzione del denaro pubblico.
Come possiamo notare da soli, nonostante tutti i processi per mafia in corso
la mafia vince (questo può dar molto fastisio e non fa comunque di me un mafioso,
ma i dati sono dati, non ci si può opporre con "opinioni").
Ciò che può permettere un ribaltamento della situazione a favore di ambienti sociali "sani"
é lo strapotere mafioso (se "i furbi" aumentano troppo, avviene concorrenza tra loro)
e quindi si passa da uno stato sociale malavitoso ma "tranquillo" a uno malavitoso
e brutale (si passa dai delitti "silenziosi" alla mafia bianca come oggi, ai delitti mafiosi
da mafia nera, come nei tempi bui delle guerre tra cosche nel napoletano)
fino a un "ristabilirsi" di una condizione malavitosa minore (si sfoltisce un po' la merda da sola),
o un cambio di regole radicale, tale per cui lo stesso sostentamento mafioso
cioé "l'interpretazione" libera di certe regole, venga meno.
In questo caso possiamo avere una specie di "ufficializzazione" della regola mafiosa
(come in Russia o in Israele, dove i servizi segreti collusi con la malavita si sono sostituiti
integralmente al governo centrale) che può portare anche a colflitti sanguinosi
ma brevi (come all'epoca del prefetto Mori, che assorbì la regola mafiosa "o con me,
o contro di me", dichiarando una guerra che possiamo considerare a tutti gli effetti "di mafia").
Se credete che ciò significhi "pessimismo", non avete capito niente di quello che ho scritto.
Se credere che ciò significi essere umani, siete pessimisti per natura.
Personalmente credo che ciò rappresenti solo quel lato della follia umana che non vuole
riconoscere i propri limiti, permettendo alle proprie paure interiori di dominare il mondo.
Il risultato unico di un unica sublimazione: la paura.