Molto molto spesso mi ritrovo a discutere con chi propone visioni della realtą molto diverse dalle mie.
Io sono un materialista del cazzo? Boh, diciamo di si.
Il fatto č che non so proprio come comportarmi quando si parla di religione, di reincarnazione, di anima e di tutto ciņ che č immateriale e indimostrabile.
Mi rendo conto che questa potrebbe sembrare una provocazione, ma non lo č.
E' senz'altro probabile che, se dovesse svilupparsi una discussione, lo scambio possa anche diventare "animato" e magari "duro", ma non č questo il mio scopo.
E' che proprio non capisco come facciano gli "altri" a barcamenarsi tra una religione con un dio invisibile e una ipotetica reincarnazione, fino a considerarle come certe e sicure, al punto da indirizzare la propria vita secondo quell'idea.
Per me č pazzesco.
E' come se mi dicessero che posso buttarmi da un grattacielo perché la mia parte spirituale mi sopravvivrebbe: gną posso fa'!
NB: nel titolo parlo, forse impropriamente, di "spiritualitą". Chiedo scusa da subito, ma non mi veniva in mente nessun altro termine "breve" che racchiudesse tutto.
Qualcuno č in grado di spiegarmi che cosa, esattamente, gli fa pensare di essere nel giusto, pensando di avere un'anima o una vita futura dopo la morte, o simili?
C'č un modo per superare l'incomunicabilitą tra materialisti e "spiritualisti"?
Se non dovesse esserci, almeno vorrei capire in che cosa la vita diventa "migliore" credendo in dio o nella reincarnazione o nell'anima.
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Rende Encomiabili Dire No A Religiosi Orpelli. Mentire Provoca Eccidii. (Stefano Bartezzaghi)
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