Quando si discute di regimi alimentari inevitabilmente si formano spontaneamente due "squadre": quella dei "carnivori" e quella dei "non-carnivori".
Una delle argomentazioni più ricorrenti della "squadra" dei non-carnivori è che uccidere gli animali per nutrirsene è "male". Questo concetto pervade la stragrande maggioranza degli interventi, che in linea di massima tendono o a sottolineare questa cosa o a utilizzarla in modo implicito come base teorica delle argomentazioni successive.
Questo è un corportamento apparentemente inutile. Gli aggettivi intuitivi dei discorsi sull'alimentazione sono "buono" o "cattivo", "commestibile" o "velenoso", "sano" o "non sano". Robe così, robe che riguardano il cibo di per sé. Di fatto invece, introducendo il concetto di "bene" e "male" su una cosa come l'alimentazione, si sta trasferendo il discorso da un piano alimentare a un piano strettamente morale. In tutta evidenza c'è un numero significativo di persone che aderiscono alla dieta vegetariana non solo per motivi "igienici" legati all'alimentazione (peraltro ancora molto controversi), ma anche perché "aderiscono" a una sorta di "codice morale" ben preciso. Che è un codice morale più personale che tradizionale, e in quanto tale sembra dare risposta a un'esigenza "spirituale" ben precisa.
Ma questo crea un problema, perchè facendo così si parla di un "gioco" le cui "regole" non sono chiare, ma vengono sempre lasciate sottintese. Con il sospetto che neppure tutti i giocatori che militano nella squadra "vegetariana" diano la stessa interpretazione delle "regole".
Dire "non è GIUSTO mangiare la carne" è argomentazione che merita un approfondimento. Lasciata così non serve a niente. E' solo un'enunciato vuoto.
Insomma: perché preservare la vita degli animali astenendoci dal nutrirsene è Bene, e il non farlo è Male? Se ce ne sono, quali sono i fini di questo codice morale? Quali sono i suoi bisogni? Sulla base di quali necesstità nasce? Quali sono i confini che ne delimitano il perimetro? Detto in parole più pratiche, dove si fermano i confini del Male?
La dignità degli Animali come si colloca rispetto a quella dell'Uomo? Questo "rispetto per la vita" vale solo per l'alimentazione o vale anche per il resto? E anche in questo caso, quali sono i suoi limitii?
Forse può essere il caso di approfondire - finalmente - il concetto.
(Questo forum nasce in appendice a questo articolo. Più o meno intorno al 550mo post. Anche se le discussioni dell'articolo servono solo a dare l'idea dei motivi per cui è nato, e non sono necessari per questa discussione, mi fa piacere che resti traccia del collegamento)
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