bisogna rivedere un pochino il quadro politico. Nel 48' scoppị in Francia una rivoluzione di natura repubblicana che depose il re Luigi Filippo e mise al comando l'allora presidente della repubblica Napoleone (il nipote del famoso corso) che in seguito riveḷ le sue vere intenzioni autoritarie proclamandosi egli stesso imperatore. Gli avvenimenti francesi si ripercossero in prussia e addirittura i democratici-repubblicani austriaci organizzarono una sollevazione popolare anti-asburgica a Vienna. Di riflesso tutti gli stati italiani si dettero alle riforme e la casa savoia vedendo un indebolimento austriaco,sconfiṇ il ticino ed entṛ nel lombardo-veneto (lo stesso garibaldi combattè per i savoia anche se i suoi legionari non vennero inquadrati nelle truppe regie). Dopo la sconfitta dei piemontesi, la situazione internazionale muṭ di nuovo ritornando nel corso datogli nel 1815. Il garibaldi si troṿ esautorato e lo stesso Carlo Alberto dette l'ordine di arrestarlo qual'ora non fosse rientrato nei confini del regno di sardegna. Promosso generale dall'allora governo provvisorio di Milano combattè contro le forze soverchianti austriache sul lago maggiore dove ottenne qualche risultato,ed entrando in Bergamo e Brescia lancị uno dei suoi soliti proclami agli italiani per una rivolta popolare. I proclami furono accolti con freddezza e il nizzardo dovette rinunciare alla guerriglia riponendo le sue speranze nell'Italia centrale e nella repubblica romana. Contemporaneamente, il papa si ritiṛ dalla coalizione anti-asburgica avendo timore di una scissione dei cattolici austriaci. Tutti gli altri sovrani dei ducati dell'Italia centrale e nel mezzogiorno ritirarono le riforme (lo stesso Federico II "il re bomba"sospese la carta costituzionale e riconquisṭ nello stesso anno Palermo,bombardata dal mare). Dunque, alla fine del 48' avvenne in Italia la cosidetta restaurazione che ricostrú il precedente status-quo. L'Austria era arbitro della situazione e la Francia si assunse l'onore di difendere gli stati pontifici.
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