Padma devo ammettere che per quanto abbia ottenuto esperienze interessanti con la meditazione (dhyana), che facilmente conduce a un potenziamento delle proprie facoltà mentali, artistiche ed emozionali, non sono stato in grado di raggiungere significative alterazioni dello stato ordinario di coscienza che andassero oltre a brevi stati visionari e distorsioni dello schema corporeo.
Personalmente una vera epifania che potremmo anche definire come completa derealizzazione e depersonalizzazione dell'io l'ho ottenuta solo con sostanze psichedeliche. Il totale stato di libertà raggiunto dalla coscienza durante quell'esperienza è stato etichettato dallo stato ordinario, in mancanza di termini migliori, con il termine di samadhi o Sat-Chit-Ananda (Esistenza, Conoscenza, Beatitudine) per analogia con quanto precedentemente intelluttualmente estrapolato da resoconti altrui. Vedi Ramakrishna, Yogananda, Patanjali etc.
Questo ovviamente non vuole essere un invito a "giocare" con le sostanze psichedeliche ma la semplice ammissione che senza di queste mi sarebbe stata preclusa la sperimentazione di certi stati dei quali avevo una semplice rappresentazione intellettuale e che probabilmente tale sarebbe rimasta.
Citazione:
ogni esperienza accresce. La ripetitivita' nelle esperienze alla lunga non dona piu' niente di nuovo. Rifare alcune esperienze in maniera differente, dimenticando o non facendo cio' che si e' sempre fatto, potrebbe essere funzionale all'accrescimento (cosa che nella ripetitivita' della "normalita'" non avverrebbe)
Condivisibile ma non applicabile a ogni nuova esperienza. La valutazione del rapporto rischio/beneficio è fondamentale ma a sua volta è inficiata dalla soggettività del giudizio su cosa sia corretto perseguire e con che rischi.
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