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   Politica Interna & Estera
   Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse.

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Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse.
#1
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/2/2006
Da
Messaggi: 1460
Offline
Dorian:
Citazione:
Qualcuno di voi ha capito che ci fa l'Italia in Afghanistan?
Cioè... l'Iraq aveva una sua ragione... una sua... logica... ma l'Afghanistan...?

Non posso dire di averlo capito, ma una vaga idea potrebbe venire dalla parola "gasdotto" (oltre che dalla parola "oppio"). Settori in cui sono coinvolti alla fin fine un po' tutti..
Una veloce ricerca in rete porta a questi risultati:


-- Problemi energetici e Afganistan in guerra (Peacelink.it)

(...) Nel luglio 1997, subito dopo la conquista di Kabul (25 settembre 1996), i talebani firmano un memorandum d'intesa con Pakistan, Turkmenistan e
Uzbekistan per la costruzione di un gasdotto che, attraversando l'Afghanistan, dovrebbe portare fino in Pakistan il gas naturale del Caspio. Si incomincia anche a progettare un oleodotto Caspio-Pakistan che, per un ampio tratto, dovrebbe seguire lo stesso "corridoio" del gasdotto.
Il 27 ottobre 1997: sette compagnie petrolifere e il governo del Turkmenistan costituiscono il consorzio Central Asia Gas Pipeline Ltd. (Centgas), che presenta il progetto di un gasdotto di 1.464 km Turkmenistan-Pakistan via Afghanistan, estendibile per altri 750 km fino in India. A capo del consorzio è la compagnia statunitense Unocal. Le altre sono la saudita Delta Oil, la pakistana Crescent Group, la russa Gazprom, la sudcoreana Hyundai Engineering Construction Company, le giapponesi Inpex e Itochu. Ecco che il gasdotto, con una capacità annua di 20 miliardi di metri cubi, potrebbe essere costruito in 2-3 anni. Vi è però un problema: una compagnia concorrente, l'argentina Bridas, dichiara il 4 novembre di essere vicina a un accordo con i talebani afghani per la costruzione del gasdotto.
(...) giugno 1998: dopo che la russa Gazprom ha ceduto la sua quota del 10% nel Centgas, la Unocal e la Delta Oil acquistano il pieno controllo del consorzio con l'85% del pacchetto azionario. A questo punto, però, qualcosa si incrina nell'alleanza Usa-Arabia saudita. Washington non si fida più del regime talebano, sia per le sue crescenti tendenze anti-Usa, sia perché lo ritiene inaffidabile per il controllo del decisivo "corridoio" afghano. L'Arabia saudita, che per anni (d'accordo con Washigton) ha finanziato i talebani in funzione anti-russa e anti-iraniana, invece vuole continuare a sostenerli.
(...) il 20 agosto 1998, gli Usa lanciano il primo attacco aereo in Afghanistan contro sospette roccaforti del sospetto terrorista Osama bin Laden. Naturalmente, il 21 agosto 1998, il giorno dopo l'attacco aereo, la Unocal annuncia di sospendere la sua attività per la realizzazione del gasdotto, dichiarando che la riprenderà solo "quando l'Afghanistan conseguirà la stabilità necessaria a ottenere finanziamenti al progetto del gasdotto dalle principali agenzie internazionali". E l'8 dicembre 1998 la Unocal annuncia anche il suo ritiro dal consorzio Centgas. Fatto rilevante, alla guida del Centgas subentra, al posto della Unocal statunitense, la Delta Oil saudita.
Tutto bloccato dunque? No, perché nell'aprile 1999 Afghanistan, Pakistan e Turkmenistan annunciano di essersi accordati per riattivare il progetto del gasdotto e chiedono al consorzio Centgas, ora diretto dalla Delta Oil saudita, di procedere alla sua realizzazione. A questo punto gli Usa si vedono sfuggire di mano il controllo del "corridoio" afghano e, con esso, la possibilità di controllare l'approvvigionamento energetico dell'Asia con il gas e petrolio del Caspio.
(...) Si verifica, in altre parole, la situazione prevista nel documento strategico pubblicato dal Pentagono il 30 settembre (...), cioè "la possibilità che potenze regionali sviluppino capacità sufficienti a minacciare la stabilità di regioni cruciali per gli interessi statunitensi, la possibilità che emerga in Asia un rivale militare con una formidabile base di risorse" (Quadrennial Defense Review, 30 settembre. 2001). La risposta non può che essere quella indicata nello stesso documento del Pentagono: usare "le forze armate, il cui scopo è proteggere e promuovere gli interessi nazionali degli Stati uniti", per "cambiare il regime di uno stato avversario od occupare un territorio straniero finché gli obiettivi strategici statunitensi non siano realizzati".



-- Afghanistan: la storia vera (Studiperlapace.it)

(...) Esaminiamo ora un documento di A.W. Burke della Logistica del corpo dei marines scritto per l'ultimo numero del '99 su "Strategic Review", dello U.S. Strategic Institute di Boston, in commento del documento presidenziale " National Security Strategy" del 30/10/1998: (...)
Seguono raccomandazioni che così riassumiamo:
1. Pieno supporto alla realizzazione delle condotte transcaspiche (tra cui la Baku-Ceyan) che avrebbero il pregio di mettere fuori gioco le vie controllate da Iran e Russia
2. Limitare la penetrazione russa nella regione
3. Sostenere la Turchia in quanto fedele alleato contro Russia ed Iran
4. Controllare l'Iran
5. Coltivare il Pakistan in chiave anti-Iran; "Il Pakistan è già un possibile punto di passaggio per l'esportazione del gas (pur di passare per l'Afghanistan, ndr)"
6. Aumentare la presenza militare americana in Asia Centrale istituendo rapporti di cooperazione con i vari governi locali.
(......)
Dal marzo 2001 ad agosto 2001 l'America offre un ultimatum ai talebani: se ci consegnate Bin Laden (e ci lasciate costruire il gasdotto Unocal, ndr) vi copriremo d'oro, altrimenti vi seppelliremo di bombe.



-- Afghanistan: solo terrorismo? (Warnews.it)

(...) l’Afghanistan oltre a fornire il 75% del raccolto mondiale di oppio, ha una posizione geografica strategica (confina con sei paesi diversi: Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan, Cina e Pakistan), ideale via di transito per il petrolio e il gas naturale dell'Asia centrale, le cui riserve fanno di questa regione il secondo deposito energetico mondiale dopo quello del Golfo Persico.
Da un gruppo di compagnie petrolifere, tra le quali comparivano l'americana Unocal (il cui consulente principale è nientemeno che Henry Kissinger), la Gazprom russa, e la Saudi Arabia Delta Oil (di proprietà della famiglia reale saudita) avrebbe dovuto essere realizzato il Centgas: un gasdotto multimiliardario il cui progetto risale ai primi anni 90, lungo circa 1.400 chilometri, che avrebbe dovuto trasportare 20 miliardi di metri cubi all'anno di gas dal Turkmenistan (terzo produttore mondiale) al Pakistan, via Afghanistan, curiosamente indicato come “la traccia del petrolio” caspico-centroasiatico nella politica afgana degli Usa. Nell’ambito della messa in opera di questo ambizioso progetto sia la californiana Unocal, che la saudita Delta già nel 1996 avevano invitato i leader talibani a visitare la West Coast per discutere con i loro dirigenti in merito a una vantaggiosa offerta: la concessione di una generosa fetta dei profitti sul petrolio e sul gas che sarebbe passato attraverso il gasdotto.



-- 6 giugno 2002: Approvato il gasdotto "talebano" (Afghanistan.it)

I presidenti del Pakistan e Turkmenistan, Musharraf e Niyazov, e il primo ministro afghano Hamid Karzai, hanno sottoscritto il 30 maggio, a Islamabad, un accordo che rilancia il progetto del gasdotto Turkmenistan-Pakistan via Afghanistan. (...) Sarà la via più breve, ha sottolineato il presidente pakistano Musharaff, attraverso cui le risorse energetiche dell'Asia centrale potranno essere trasportate in Giappone ed Estremo Oriente e in Occidente.

(La guerra in Afghanistan era iniziata a un mese dagli attacchi dell'11 settembre 2001. Coincidenze?)


-- Il ruolo geopolitico dei mari interni (Rivista Marittima)

Sul Mar Caspio si affacciano la Russia, l’Azerbaigian, l’Iran, il Kazakhistan e il Turkmenistan. (...) L’area è di fondamentale importanza sotto l’aspetto della produzione e soprattutto delle riserve. Il sottosuolo di questi Paesi contiene infatti il 30% del fabbisogno mondiale di petrolio e gas. L’unico difetto è la distanza dai mercati di consumo. Da notare che, secondo il settimanale britannico The Economist (4 gennaio 2007), l’Azerbaigian è il paese per il quale è previsto per il 2007 il maggiore incremento di Pil su scala mondiale, pari al 18% e al sesto posto, con un incremento prossimo al 10%, è indicato il Kazakhistan, a conferma dell’importanza crescente di quest’area.?Per i geopolitici, chi controllerà l’estrazione e il trasporto degli idrocarburi di questa parte dell’Asia ex sovietica, disporrà di un potere enorme in termini di influenza politica. Non si deve dimenticare che a ridosso di quest’area, e precisamente in Iraq, si sono insediati — seppure provvisoriamente in termini militari — gli Stati Uniti, presenti anche in Afghanistan. Semplificando, la partita per l’egemonia si gioca tra Stati Uniti Russia e Iran


Ma l'Italia che c'entra?

Ancora devo capirci qualcosa.. Comunque è chiaro che l'Italia dipende da forze straniere per l'approvvigionamento energetico. E in Afghanistan passa il famoso gasdotto..
Qualche link:

-- Le torri gemelle dell'Italia (Ideazione.com)

Ciò che accade in questa parte del mondo non è mai - e non può essere - senza conseguenze per l’Italia, che è immersa nel Mediterraneo sino al collo, e che ha intensi rapporti con i paesi dell’altra sponda. Anzi, l’essenziale della politica estera italiana (a parte le scelte “istituzionali” effettuate negli anni Cinquanta per la Nato e per l’Europa) si svolge nei paesi del Mediterraneo, come peraltro in questi paesi hanno sempre operato quel po’ di servizi segreti che non risultano in un modo o nell’altro deviati verso la lotta politica interna.


-- Per l'Italia a rischio la via dei gasdotti (Rassegna.it)

L'Italia dell'energia esposta verso i "Paesi sensibili", quelli sui quali soffiano i venti di guerra o quelli oggetto dell'attenzione internazionale.
(...) Sul metano, basta pensare ai nuovissimi contratti di importazione firmati dalla milanese Italcogim: il gas arriva dal Turkmenistan, paese che confina con l'Afghanistan.
(...) Agip, Api, Erg, Iplom e Saras figurano tra i maggiori importatori in Europa di greggio iraniano; l'Eni è una delle prime compagnie petrolifere rientrate in Iran dopo la rivoluzione khomeinista, suscitando le invidie dei concorrenti statunitensi, cui quel petrolio è vietato.
(...) Nella zona del Caspio, in quell'Asia Centrale che fa gola agli Stati Uniti, ecco ancora una volta in prima linea l'Eni, con giacimenti e progetti di rilievo internazionale. La Saras della famiglia Moratti è fra i principali compratori di greggio iracheno.
(...) Diverso è il caso del metano, ancora legato alle maglie larghe della rete di gasdotti. (…) Il fascio di tubi che scende dalla Siberia (…) si divide come una grande ipsilon verso la Germania e verso l'Italia; la linea che sale dall'Algeria va in Sicilia. E l'Algeria lacerata dalla guerra civile vede in prima linea l'Eni e l'altra compagnia milanese, l'Edison.
(...) I gasdotti principali che riforniscono l'Italia sono tre: uno giunge dalla Russia, ed è connesso con la rete dell'Asia Centrale, uno dall'Olanda e il terzo dall'Algeria.



-- Afghanistan: l'impegno italiano nel Paese (Vita.it)

L'Italia ha poi assunto sempre quest'anno la guida del Prt (Provincial Reconstruction Team, ndr) di Herat. Si tratta di un prototipo di collaborazione tra militari (120 uomini) e civili (qualche decina) che lavora alla ricostruzione della provincia più sviluppata del paese, strategica anche dal punto di vista economico per il passaggio di oleodotti e gasdotti e la vicinanza del confine iraniano.


Altri link sul gasdotto via Afghanistan (Scroogle.org)
Inviato il: 3/3/2007 18:25
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Oggetto: Autore Data
     Re: Italia via dall orkid 9/2/2007 14:52
     Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. florizel 10/2/2007 1:22
       Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Marco M 10/2/2007 1:32
         Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. _gaia_ 12/2/2007 23:22
           Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Dorian 12/2/2007 23:59
             Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. yarebon 13/2/2007 8:47
             Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Orwell84 13/2/2007 9:24
               Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. _gaia_ 14/2/2007 19:16
                 Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. _gaia_ 15/2/2007 17:47
                   Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Marco M 15/2/2007 18:39
                     Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Enrico 15/2/2007 22:12
                       Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. _gaia_ 3/3/2007 18:25
                         Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. PikeBishop 4/3/2007 9:14
                           Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Marco M 3/4/2007 11:59
                             Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Marco M 15/5/2007 15:26
                               Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Pausania 15/5/2007 15:57
                                 Re: Italia via dall'Afghanistan? Certo. Nel 2011. Forse. Marco M 21/5/2007 19:11
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