In merito alla discussione sui contenuti proposti da Icke, volevo segnalare un punto che non è stato messo ancora messo in evidenza nel corso della discussione e che a mio avviso giustificherebbe un giudizio meno severo o critico della sua opera. Il prolifico autore non solo si è esposto quasi imbelle alla violenza della critica mediatica distruggendo la sua attività professionale e probabilmente la gran parte delle sue relazioni sociali ( http://it.wikipedia.org/wiki/David_Icke ), ma nel corso degli anni, e mi riferisco soprattutto alle ultime due opere, il suo pensiero è andato incontro a un' importante ristrutturazione concettuale in cui è passato da una "troppo materiale" interpretazione della presenza aliena quale minaccia fisica a un'interpretazione più sottile in cui rettiliana è la seduzione del male (per lui extradimensionale) che agisce sui potenti. Male inteso quale desiderio egoistico, narcisistico e sadico di dominio e sottomissione dell' "altro o del diverso da sè" e che alcuni interpretano arbitrariamente come tratto ereditato di una psicoembriologia che vede l'istintualità, la lotta per la sopravvivenza, l'ossessione per i riti derivare filogeneticamente da un cervello rettile (talamico ipotalamico e mesencefalico) integrato con una natura mammifera sociale e affettiva ( sistema limbico) e una prettamente analitica e categoriale (neocorteccia) secondo un processo evolutivo.
Icke inoltre giunge, nell'ultimo periodo, anche a seguito di alcune esperienze psichedeliche, alla comprensione della natura prettamente virtuale della nostra realtà di consenso che lui, con termini noti, definisce matrice o velo di maya e dalle quali non è possibile evadere se non attraverso un difficile percorso di rielaborazione del proprio percepirsi e del percepirsi nel mondo. Tema che in fondo e in maniera più o meno folkloristica viene continuamente riproposto da certe correnti new-age o contattiste, che se pur giustamente criticate quali sistemi per creare altri falsi idoli e allontanare l'individuo da una dolorosa ricerca personale e solitaria di verità, trovano proprio nel desiderio crescente della gente di un cambiamento radicale e di un nuovo paradigma l'esca per menti insoddisfatte ma poco critiche e attente.
Icke, invece, lo apprezzo perchè non offre soluzioni. La descrizione reale o metaforica del rettiiano che è nel mondo serve come monito per salvaguarci da chi tenta di distrarci dal proprio percorso di autoscoperta offrendoci facili soluzioni......quando le soluzioni possono venire solo da noi stessi e al limite esserci solamente suggerite con l'esempio da altri. Per Icke la speranza è sottile ma per Don Juan praticamente non v'è speranza nella lotta contro il tempo per la consapevolezza. Quello che nel mio piccolo percepisco è che vi è un altro io minaccioso e intollerabilmente alieno in attesa dietro questa piccola mente che per alcuni anni ha vissuto in un minuscolo giardino di riferimenti credendosi al sicuro dal VIVO VUOTO che era tutto attorno a sè.
...se ho capito bene il messaggio finale sarebbe "rifuggi il rettiliano che è in te"......
Allora pensi che sia tornato ad ipotesi meno rivoluzionarie? ovvero dal concetto di entità rettiliana, ovvero un essere alieno che si traveste da umano è passato alla definizione di rettiliano come parte integrante di noi stessi?
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LA GUERRA E' PACE LA LIBERTA' E' SCHIAVITU' L'IGNORANZA E' FORZA
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