Non è propriamente una perdita di tempo cercare di comprendere il perché l’uomo si è dato delle –regole- Forse serve a capire perche’ ora ne stiamo discutendo. All’inizio della storia umana, l’uomo era dominato dalle “regole della natura” , e poiche’ non era e non è dotato di artigli, corna ,zoccoli,zanne …immediatamente funzionali ai suoi bisogni,in poche parole –non bastava a sé stesso- ha avuto necessita’ (bisogno) di una organizzazione politica : cioe’ la possibilità di mediare e coordinare le necessità individuali. E’ evidente , quindi, che la convivenza politica tra gli uomini non è una virtu’ connaturata nell’uomo, ma è sopravvenuta e trasmessa in maniera consapevole (tradizioni), e se è trasmessa sta da sé che è insegnabile : le regole non sono altro che l’insegnamento della convivenza tra gli uomini ,tradizionalmente condivise, e si evolvono con l’evolvere stesso dell’uomo.
La lingua della convivenza civile è la giustizia, che non ha nessun senso se non si impara ad essere giusti. Le regole servono ad insegnare anche ad essere giusti, limitando l’utile individuale a favore dell’utile collettivo.
Ora la domanda : chi ha l'autorita' di fare in modo che le regole siano rispettate ? Anticamente erano i saggi , che non solo insegnavano e tramandavano le regole civili e morali della convivenza. Ma la convivenza degli uomini era limitata alle città, non ad uno Stato . Pero' lo Stato non è un insieme di citta'?
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