Si passa ad un livello di complessità che eccede le possibilità, di gestione come spesso anche di comprensione, del singolo. Bisognerebbe rendersi conto che il “ciclo vitale” delle società e quello degli individui non coincidono, e che pur incrociandosi seguono percorsi diversi con diverse caratteristiche e priorità.
Chiaro, ne consegue che: Citazione:
L’accumulo di esperienza di una società, per il differente arco temporale come per l’ampiezza intrinseca, è naturalmente diverso e maggiore di quello possibile all’individuo; quando questo si affaccia nel contesto sociale lo fa nell’ambito di un processo già in corso da tempo di cui, ovviamente, non possiede gli estremi ed è quindi naturale e facilissimo che non capisca il senso delle regole esistenti, e che di conseguenza le possa percepire come “vessatorie” a prescindere dalla loro sensatezza.
Ergo: Citazione:
Non è che ci siano molte possibilità, a questo punto: o si rinuncia alla complessità o si accetta la priorità dei meccanismi sociali su quelle individuali, svincolandoli dalla (assurda, ai fini dell’efficienza) necessità di dovere ottenere, momento per momento e puntualmente, l’approvazione della totalità dei componenti.
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