Sono certo di non sapere
Iscritto il: 25/6/2004
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Forse hai ragione, dovevano andare gratis a Nassirya.
Ancora meglio, se li poteva pagare l'ENI, i suoi mercenari da sistemare intorno al pozzo.
Anzi, a pensarci bene, non dovevano proprio andarci, dovevano decidere di restare a casa, perché è così che si comportano i soldati professionisti, è questo che ci si aspetta da loro.
Giammai: ci si aspetta che obbediscano agli ordini, come dovrebbe fare ogni buon soldato. Anche per questo semplice motivo ci si aspetta che il cittadino medio abbia un M-60 in casa, così se il soldato sbrocca insieme al governo, e decide di caricarci tutti su un treno, gli si può infilare il mestiere del futuro dove merita, tanto per capirci.
Se il governo decide una guerra che non piace, basta rifiutarsi di andare, è la formula del futuro.
Si potrebbe osservare che, se il "soldato" avesse avuto la possibilità di fare un lavoro vero, al posto del "soldato", magari sarebbe stato più contento, visto che a nessuno piace farsi sparare addosso per la bella faccia dei neocon, per parare il culo di Sharon, o per "rappresentare l'Italia" ed ascoltare le boiate di Ciampi al suo ritorno.
Allora è giusto prendere per il culo i nostri soldati, perché magari si mischiano le proprie idee sulla guerra in Iraq con l'impegno di persone che, ti piaccia o no, rappresentano l'Italia.
Mi sembra giusto chiamarli "nostri", visto che la refurtiva fiscale viene impegnata per farli razzolare in mezzo alla sabbia e agli arabi assortiti, anziché per costruire le proverbiali scuole ed i proverbiali ospedali. Evidentemente portare la democrazia in Iraq era tanto tanto importante, come avremmo fatto senza? Magari Berlusconi non avrebbe ricevuto un'altra targa di plastica da Mr. Foxman.
E' retorica? Forse, ma è anche la verità.
Dopo essere stato rappresentato dai nostri rappresentanti, mi viene una gran voglia di fare il turista in Somalia. Che ne dici, è un'idea?
Non ti senti rappresentato da loro?
"Rappresentato?" Ora il soldato serve a "rappresentare?"
Una volta il soldato serviva per ammazzare, mutilare e a tempo perso difendere il territorio: ora fa il nation building, il peacekeeping e la rappresentanza, magari dopo aver affrontato corsi per la sensibilizzazione alla diversità culturale, non sia mai che accoppi un sunnita di passaggio sparando con la mano sinistra.
Li ritieni soldati di un'altro paese o di una sola parte del paese? Non posso farci niente, ma sappi che non è così.
Per "sola parte del paese" intendi la dirigenza dell'ENI, o i pagliacci al seguito di Ciampi e della sua Stella Polare?
Non te ne frega niente? Liberissimo.
Liberissimo, certo: di pagare come un imbecille.
Quello che volevo dire (e che qui ribadisco), sperando di non cadere nella retorica guerriera (altrimenti vedo che cominci ad emettere strani versi), era di non strumentalizzare le fasi di una battaglia (anche se non molto cruenta) per trarre conclusioni ingenerose nei confronti dei soldati.
Ma ben venga la retorica guerriera, soprattutto quando ci sarà da cacciare a calci in culo i fottuti peackeeper venuti dal Congo a scoprire la ruota, portare la pace e difendere l'ordine pubblico. Temo però che in tal caso i nostri "soldati" avrebbero altri "ordini" ai quali "obbedire".
Il sospetto, molto forte, è che certi "soldati" non siano "i rappresentanti del paese, che donano la vita per difenderlo" ma una manica di disperati che si fanno sparare addosso (o attaccano elettrodi ai genitali degli indigeni) per quattro soldi, in mancanza di meglio, visto che a pulire i cessi ci pensano già gli immigrati del caso sbarcati il giorno prima ("il motore dell'economia.") In cambio di ciò, ottengono una miserabile fetta della refurtiva fiscale (le briciole lasciate da Ciampi) ed eventualmente un funerale con applauso. Clap Clap Clap! Lascia moglie e figli, l'ENI ringrazia, è tutta colpa degli arabi cattivi.
Ma anche volendo considerare questi soldati dei valorosi rappresentanti, ancora non è ben chiaro per quale porco motivo abbiamo dovuto sbattere milioni nella tazza del water per portare la fottuta democrazia in Iraq, della quale onestamente penso che non sbatta niente a nessuno (si potrebbe dimostrare facilmente chiedendo un contributo volontario e contanto i soldi...)
Vista la curiosa relazione tra il prezzo del petrolio e la guerra in Iraq, non potrei neanche dire che sia stata una guerra per il petrolio: un altro forte sospetto m'indurrebbe a spendere due parole sui neocon e i loro soci russi che pascolano in mezzo alla sabbia radioattiva di Dimona, ma visto che è Natale è meglio far finta di niente.
Mi fa piacere comunque questo tuo attaccamento alla retorica guerriera, vuol dire che abbiamo trovato un altro accanito sostenitore del secondo emendamento.
si vis pacem, para bellum
Infatti: e gli iraniani non sono nati ieri. Strano!
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