Beh, insomma, effettivamente il quadro si è fatto di uno squallore senza pari.
Tanto da domandarsi se ci troviamo in presenza di qualcuno che si qualifica come studioso, oppure di qualcuno che vuole prendere in giro il prossimo.
Queste, ad ogni modo, sarebbero le rivoluzionarie novità:
1) la prova della presenza della FEMA sul luogo del disastro, il
28 settembre, starebbe in un comunicato stampa del
26 settembre, nel quale si annuncia che era già tutto finito: “FEMA's Disaster Field Office reports that the Urban Search and Rescue mission is completed”.
“Completed”: finita, conclusa, completata.
Comunicato che ripeteva quello del giorno prima, e quello del giorno ancora prima, ecc., ma lasciamo perdere perché di fronte a tanta pochezza non c’è neanche bisogno di entrare nei particolari.
2) seconda prova: l’esistenza di un ufficio, denominato “FEMA's Disaster Field Office” (con compiti meramente amministrativi, di coordinamento, assistenza alle vittime, numero verde ecc.), situato non nel Pentagono ma ad Arlington, in Clarendon Avenue.
3) Dunque il testimone di Henry subisce un’ulteriore metamorfosi. Non appartiene più a una delle squadre di soccorso della FEMA (“I identified the author of the photo:
he is a member of a FEMA rescue team”), che erano andate via il 21 settembre, ma al FEMA's Disaster Field Office, con funzioni di coordinamento.
Coś, coordinando coordinando, il 28 settembre, non trovando più macerie da spalare al Pentagono, il testimone di Henry stava spalando macerie con il suo fido
skidsteer in Clarendon Avenue, ad Arlington.