Re: Disastro o cospirazione? Discussione sulla crisi economica in corso
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
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Dal ministro Tramonti in giù (o in su, vedete voi) è un gran fiorire di discorsi sull'etica del "vero capitalismo" e delle critica spietata alla finanza. Sembra di essere sul punto di "épater les societés financières" (e, a volte, qualcuno ci prova per davvero:Francia, libero il manager ostaggio).
Ma hanno senso questi discorsi? O non sono un modo come un altro per non vedere le cose come stanno, e on come si vorrebbe che stessero?
CHE CONFUSIONE SOTTO IL CIELO DEL CAPITALE Marcello Foa, giornalista de Il Giornale, ha commentato sul suo blog una dichiarazione di George Soros, effettivamente scandalosa, poichè proferita da uno speculatore senza remore il quale, appena nel ’92, attraverso il Quantum Fund, creato insieme a Jim Rogers, è stato capace di affossare sterlina e lira con mosse speculative così ardite (fin troppo “autorizzate” e “teleguidate” politicamente), che hanno determinato l’espulsione delle due valute dallo Sme. Soros enuncia, senza nessun pudore, che: “l’idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anziché rispecchiare la realtà sottostante, la distorcono sempre“. Per chi come noi proviene dalla scuola marxista, tale affermazione non suona per nulla paradossale. Anzi, uno dei concetti continuamente ripetuti da Marx, nella sua indagine sul modo di produzione capitalistico, è proprio la non coincidenza tra apparenza dei fenomeni, così come essi si rivelano sulla superficie sociale, ed essenza degli stessi (“se la forma fenomenica e l’essenza delle cose coincidessero direttamente non ci sarebbe bisogno della scienza”). La sfera degli scambi (il mercato), in un sistema sociale fondato sulla merce, è quella dove la mistificazione e l’inversione della realtà raggiungono il massimo livello. Tuttavia, Foa, nel suo intervento accalorato, si fa prendere la mano dall’indignazione e come sempre accade quando si vuol risolvere un problema teorico con il moralismo o con la bassa ideologia, si finisce per sprofondare nell’ingenuità più disarmante. Riporto una parte della sua invettiva per far emergere cosa non va in quel che ci racconta: “…io sono da sempre un liberale e penso che l’economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l’impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l’utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l’effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all’economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l’effetto leva è così vertiginoso da distorcere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perché non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un’ottica autenticamente liberale.” Prima Osservazione. Foa sostiene: “Ho l’impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria”. Da dove derivi questa impressione-certezza Foa però non lo dice, anche se possiamo intuirlo da noi. Nella sua visione ideologica esiste un “normale” incrocio tra domanda ed offerta ma in verità, se si guarda anche agli eventi del passato, si riscontra sempre una tendenza speculativa operante sul mercato finanziario che puntualmente, allorché i prodotti finanziari divengono sovrabbondanti, fa avvitare su sé stesso il castello di carte costruito. La coincidenza tra domanda offerta è un fatto del tutto casule ma per i preti capitalistici che vivono con la testa nel paradiso dottrinale della loro formazione sociale le cose vanno al contrario e accidentali sono solo gli elementi perturbatori di quel fantasmagorico equilibrio. Proprio la mancata comprensione di un problema cruciale com’è quello esposto fa nascere in Foa la domanda pretestuosa ed al contempo ingenua (che mai verrebbe posta in tempi di crescita e di massima espansione, quando cioè l’arricchimento speculativo sembra non aver fondo): “Ma servono [i prodotti di alta ingegneria finanziaria] all’economia reale?” Foa dice no ma la risposta è, invece, assolutamente sì, soprattutto nella misura in cui la specifica forma sociale di cui si tratta è quella capitalistica. Come ha scritto La Grassa altrove (A partire dal Capitale finanziario): “Gli apparati finanziari sono ineliminabili [ed, ovviamente, i prodotti da questi esitati] fino a quando non saranno superati i rapporti capitalistici. La finanza nasce dalla presenza del denaro, e quest’ultimo è il necessario duplicato della merce che è la forma generale assunta dai prodotti nella società moderna, l’“immagine” della ricchezza reale riflessa nello specchio della produzione effettuata secondo strutture di rapporti e modalità capitalistiche.” Quindi la proposta di Foa di limitare o abolire tali prodotti non ha alcun senso, a meno che lui stesso non voglia entrare nella schiera di chi auspica il superamento della forma sociale attualmente dominante. Seconda Osservazione. A questo ragionamento occorre affiancarne un altro per poter meglio comprendere ciò che accade nell’ambito della sfera finanziaria. Perché si determina questa “sovrabbondanza” finanziaria che, prima o poi, sfugge a qualsiasi tentativo di regolazione? Perché il denaro (così come i suoi sostituti e derivati) è lo strumento di cui si servono gli agenti strategici che operano nella sfera finanziaria, questo è il loro specifico strumento di battaglia e questo sanno usare in modo precipuo.(La Grassa) Tale asserzione ci riporta alla teoria degli agenti strategici e alla lotta tra decisori nelle diverse sfere sociali (politica, economica e ideologica) in cui noi suddividiamo la società capitalistica. In questo senso, gli agenti della sfera politica, in quanto portatori di una visione strategica più ampia, sono gli unici a poter mettere dei limiti alla speculazione, la quale, ad un certo momento, va oltre il suo ruolo mettendo a repentaglio lo sviluppo complessivo di una data formazione sociale (particolare o di area). Ma detti interventi (fondamentali per rimettere ordine quando il caos sistemico, determinato proprio dalla ripresa della conflittualità tra agenti decisori a livello globale, è totale) non sono mai definitivi e i limiti imposti saranno, prima o poi, nuovamente infranti. Foa, pertanto, ignora non solo la teoria degli agenti strategici ma anche le intrinseche caratteristiche che rendono il sistema capitalistico così fortemente dinamico.
Buona vita
Guglielmo
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
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