Praticamente, l'illimitato dedalo di soluzioni soggettive e collettive, dirigibile verso qualsiasi cosa si voglia raggiungere, che descrivevo io.
Molteplice è diverso da infinito. Almeno questo è un concetto facile.
L’esempio della fattucchiera era totalmente fuori strada, in termini popolari non c’entrava una mazza.
Il discorso sulle lettere che facevo e' proprio nell'ottica di chi interpreta e pretende che i simboli, rappresentino determinati concetti, del tutto soggettivi o "faziosi".
E qui stiamo tentando di farti capire che esiste un ambito preciso entro cui i significati di ciascun simbolo si possono muovere. Limitato Parliamo due lingue diverse.
...che tradotto suona come : da qualsiasi punto di vista si guardi e' potenzialmente neutro, opposti che convivono, grazie ad un compromesso accettato, in equilibrio.
Parliamo due lingue diverse.
In quanto alla perdita di tempo, anche questa e' una cosa che sostengo dal secondo post di questo forum (e di altri...)...
Appunto…
la zingara o chi "divina", carpisce, dal pollo che sta per analizzare, alcune informazioni, da subito, e trae delle semplici deduzioni, da quello che viene comunicato dal cliente.
Parliamo due lingue diverse.
Trito: Cioè? Non se ne cura? O non considera una contraddizione la coesistenza di concetti antitetici?
All’interno del simbolismo trova spazio anche la possibilità che concetti antitetici coesistano, e questa possibilità è opportunamente rappresentata. L’Uroboros è il simbolo per eccellenza che esprime tale concetto.
Non è ovviamente un concetto semplice, e non a caso solo attraverso il simbolismo può essere evocato.
Tanto per capirci, potresti farmi qualche esempio pratico di interpretazioni simboliche errate e spiegarmi il motivo per cui sono errate?
Molto banalmente, sarebbe sbagliato sostenere che la montagna evoca la profondità, e tutto ciò che ne consegue, che l’elefante evochi la leggerezza, e tutto ciò che ne consegue, che il sole evochi la conoscenza nascosta, che una fontana evochi l’introspezione, che un fiume evochi la stagnazione, che il numero uno evochi la dualità e non il principio, che il numero due evochi la comunicazione e non la dualità che ancora non è in contatto, che il numero tre evochi la materia e non la comunicazione tra i principi opposti, che il numero quattro evochi il microcosmo umano e non la materializzazione del concetto di comunicazione tra gli opposti alla base della trinità che da origine al mondo sensibile, e così via.
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