Makk
Citazione:
E' per questo che ti dico che è andata bene: perché tanti di noi si sono accorti
che il nostro ruolo è stare fuori dal "loro" sistema...
…Puoi casomai contestargli l'irrazionalità del ragionamento che sta dietro alla convinzione che il sistema sia irrecuperabile, ma se questo vuoi fare questo devi argomentare: la domanda allora è casomai "perché considerate il sistema irrecuperabile?", ma se non metti PRIMA in discussione questo...
Ecco, è questo che non riesco a capire del tuo ragionamento: se la storia della lotta operai esprime tanto bene quale debba essere l’obiettivo del non-voto, e cioè tirarsi fuori dal sistema e dalle apparenti vie d’uscita che esso stesso concepisce, perché dài per assodato che darlo per irrecuperabile sia irrazionale?
E’ solo un errore di interpretazione del tuo commento, il mio?
Quanto a questo:
Citazione:
i danni che l'astensionismo può fare ci sono.
Potrebbe, per esempio, condannare alla scomparsa dall'orizzonte politico quella ignobile farsa che chiamiamo "sinistra"
Sono convinta che gran parte dell’astensione venga da “sinistra”, appunto. Cosa pare essere stata confermata, seppur vagamente, dai risultati elettorali degli ultimi anni.
E ritengo che su quella parte di elettorato abbia fatto più presa la retorica del voto come “diritto”, propagandata ad arte dal PCI fin dalla dirigenza togliattiana.
Il discorso è vastissimo, ed apre a riflessioni determinanti a spiegare cosa si nasconda dietro il termine “democrazia”. Voglio comunque sottoporre alla tua attenzione un articolo di Gian Piero de Bellis preso dal
“Gongoro”, articolo che trovo molto chiarificatore.
“La politica oppio dei popoli (e i politicanti imbonitori furfanti)”Ne riporto un passaggio:
“...Un movimento di liberazione degli individui deve andare quindi necessariamente contro la politica (ed essere quindi post-politico) perché, se fosse un movimento politico e avesse successo, sarebbe destinato quasi inevitabilmente a trasformarsi in partito politico riproponendo così tutta il vecchio sudiciume e i soliti imbrogli.
Per questo, la lotta contro l’oppressione dello stato, cioè contro il massimo esponente della politica, non è una battaglia politica ma un conflitto per l’affermazione dei propri diritti civili (alla libertà, all’autonomia, all’autodeterminazione, all’autogestione o comunque si voglia caratterizzare la libertà di decisione della persona).
La lotta di liberazione dallo statismo ha bisogno quindi non di un movimento politico ma di un movimento o di una rete per i diritti civili in vista del superamento della politica, cioè delle contrapposizioni fasulle che si risolvono poi nella subordinazione materiale di tutti a un potere e a una ideologia dominanti (lo stato o qualunque altra sia la denominazione o forma che assume il potere monopolistico).”