Toussaint
Citazione:
Mc, io volevo solo dirti che anche tu hai un Dio, credi in cose che nessuno ha dimostrato e soprattutto nessuno puň dimostrare.
Come tutti.
Fidati, non puoi dimostrare neanche che sei vivo perché l'unico modo di farlo č il famoso "cogito, ergo sum" ma questa prova ha lo stesso valore della cosiddetta prova ontologica dell'esistenza di Dio.
Hai presente?
Esiste il mondo, quindi qualcuno deve averlo creato.
Quindi, pensa un pň, il razionalismo poi alla fine va a braccetto col fideismo.
Ecco, questo tipo di prove per me ha valore 0, perché si basa comunque su un assioma, ossia un'asserzione indimostrata, ossia che le cose esistono.
O che tu cogiti.
Chi l'ha detto?
Magari te lo stai solo immaginando e sei ancora nel punto 0, prima che tutto abbia inizio.
No ho nessun dio.
Evidentemente non hai mai davvero ragionato su di una affermazione del genere se me la poni tra le cose in cui credo e le cose che non posso dimostrare.
Avere un dio (ed immagino tu intenda credervi) e' una scelta di vita.
Una scelta non una condizione naturale: e questa gia' e' imperdonabile come affermazione di relativista ("sě, sono un relativista, ma neanch'io ci credo poi tanto..." ... e si vede...). E nel momento in cui scelgo come vivere (tipo le cose in cui credere) a quel punto posso essere abbastanza confidente di essere vivo.
Nel caso religioso, nel caso delle divinita', le proprie scelte travalicano la relativita' soggettiva, invadendo la concezione oggettiva della realta' altrui.
Questo sarebbe inaccettabile, si direbbe, ma lo e' davvero solo se si usa la logica. Razionalmente non si puo' accettare che la mia realta' debba essere per forza uguale alla tua e solamente perche' io credo fermamente nella mia.
Miracolo!... con i credenti, invece, accade che la cosa venga accettata, e non solo accettata, viene imposta perche' "non puo' essere altrimenti" (altrimenti viene a mancare la condizione fideistica ... quella che tu definisci analoga alla razionalistica!!!
).
Per cui, tornando al discorso, il tuo: "anche tu hai un dio, come tutti", e' la cosa piu' ridicola che si possa dire per definire le limitazioni del non credere perche' e' detto da qualcuno che ha scelto di credere (ove per "credere" intendo subordinare tutta l'esistenza ad un creatore come sembri fare tu, suggerendomi che sia palese che io mi ritrovi nelle tue stesse condizioni) e puo' rappresentare solo le limitazioni di chi crede.
Io non potrei mai dire che "tu non hai un dio come tutti", perche', per me, "avere" un dio (o non averlo) e' una semplice scelta personale per cui sarebbe ridicolo suggerirti di fare le mie stesse scelte, anzi imporre il vincolo assoluto di non poter fare altrimenti. E non lo faccio perche' non e' tra la cose che ho scelto di ritenere "scontate" la sua non esistenza.
Primo perche' inutile: per me e nella mia condizione di non credente, non ho bisogno che tu creda nelle mie stesse cose, perche' in base al mio approccio relativista non avrebbe senso "assolutizzare" le scelte in generale.
Secondo perche', so bene di non avere possibilita' di dimostrare che dio non esiste, ma so altrettanto bene che la cosa non determini automaticamente la sua esistenza:
sarebbe ridicolo, no?? (E chissa' perche' sembra essere cosi' importante per i credenti il fatto che io non possa dimostrarlo e che rinforzi la loro fede... mistero della fede)...
Per un non credente come me, non c'e' nessuna differenza nella dimostrazione di esistenza, perche' sarebbe una dimostrazione che andrebbe dal soggettivo-subcosciente all'indeterminabile oggettivamente. Dimostrazione nulla per tutti gli altri all'infuori del "dimostrante".
Dio e' solo un vezzo culturale (nel caso migliore), sino ad incarnare il peggior strumento di controllo di massa della storia dell'uomo (nella peggiore delle ipotesi), e non implica nessun compromesso razionale-logico per me il rifiutarlo, perche' baso la mia percezione sull'uomo e sui suoi mezzi mentali e questo non cambierebbe granche' con il manifestarsi o meno di una divinita'.
Per cui, sempre razionalmente, mi chiedo come sia possibile associare le due scelte, assimilandole al vincolo religioso che nell'accezione agnostico-ateistica non implica nessuna rinuncia alle proprie convinzioni?
Non esiste nessuna subordinazione a cui fare riferimento, nessun regolamento da seguire. Nessun vincolo psicologico, solo i miei limiti personali e i miei doveri relativi di animale sociale:
non esternabili, almeno sino in fondo, e non esportabili ad altri... perche' non e' possibile farlo.
Come gia' detto in passato, e' un modo puerile e adattabile all'intransigenza meno intellettuale e razionale del primordiale ateismo, quello avventato e annichilente delle prime ribellioni alla divinita', e non adattabile ad una forma piu' elastica di relativismo agnostico come quella che mi pare di sostenere.
E' un modo usato dai credenti per affermare la parita' dei diritti di palusiblita' delle teorie (arcaico e pessimo), che suona piu' come "Se mi hai beccato nell'apice della mia incoerenza fideistica, annullato dal mio dogma, allora sei un dogmatico anche tu". Che se ci pensi bene e' una ammissione di idiozia:
un credente e' per definizione dogmatico, condizione che non rappresenta minimamente l'agnostico che se ne disinteressa o non lo ritiene rilevante.... o per un relativista... o piu' semplicemente per chi non crede in una divinita'.
"Per cui, se io sono idiota aloora anche tu devi esserlo cosi' siam pari... "... ma manco per il cazzo.
Oltre al danno fatto dall'outing di ammettere la propria idiozia nel dogma, la beffa di non riuscire ad inquadrare un difetto logico nel non credente che non e' per definizione dogmatico (e parlo, soprattutto, per quanto mi riguarda in qualita' di soggetto individuale con le proprie concezioni...).
Citazione:
Quindi, pensa un pň, il razionalismo poi alla fine va a braccetto col fideismo.
Scusa ma questa frase, aggiunta a "io sono relativista come te" e "tu hai un dio come tutti" testimonia in maniera decisa l'incoerenza del tuo punto di vista e della tua concezione dell'argomento.
Spero di non aver capito bene quello che stai cercando di dirmi, perche' non vi trovo nessun senso logico-razionale che io possa prendere in considerazione (perche' VALORI soggettivi non possono essere comunicati adeguatamente e quindi correttamente assimilati).
Citazione:
Magari te lo stai solo immaginando e sei ancora nel punto 0, prima che tutto abbia inizio.
La prova schiacciante che io "cogito" e' il fatto che tu stia leggendo il mio pensiero in questo momento.
Certo puoi sempre dire che credi che io sia una illusione, o che sia un "generatore di parole" ma a quel punto perderesti l'interlocutore per manifesta inferiorita' cognitiva.
Stessa dimostrazione richiestami dal giochino da ritardati che dimostra la pateticita' di tale idiozia in generale.
Il fatto che poi qualcuno possa dire qualcosa di diverso (o in meno) rispetto ai pensieri esperiti, non implica l'impossibilita' di dimostrare il proprio pensiero che esiste senza nessun ragionevole dubbio.
Ripeto, il mio pensiero "esiste senza nessun ragionevole dubbio" in quanto ne stai facendo parte in questo momento leggendolo.p.s.:
Toussaint, cosi', ad una prima analisi superficiale e del tutto personale, tu parli come un credente che crede di non esserlo.
Pochi concetti, ma in compenso inutili e confusi. Inoltre, sembri non comprendere a fondo cio' che sostengo e lo dico in relazione a cio' che mi consigli...
IMHmO (m=modesta)
mc